Nell'enclave in mano ai ribelli a pochi chilometri da Damasco, la zona di Goutha, i civili sono vittime dei bombardamenti ma anche degli stessi ribelli. Ce ne parla MUNIR HANASHY
A comando, l'indignazione del mondo occidentale si alza. Da quando l'astuta menzogna della politica estera di Barack Obama ha dipinto il presidente siriano Assad come un dittatore da eliminare come già fatto con Gheddafi, basta un colpo di bacchetta e la scena si ripete. Foto di bambini morti, gente travolta dalle macerie di case bombardate, gas chimici che avrebbero fatto addirittura una vittima (un bombardamento con gas chimici, se veramente fosse stato tale, di vittime ne avrebbe fatte a migliaia), titoli a lettere giganti del tipo "L'inferno di Goutha, duemila morti nel silenzio del mondo". Nessuno nega che nell'enclave di Goutha, a pochi chilometri da Damasco, una delle ultime zone rimaste in mano ai ribelli anti-Assad tra cui la gran parte sono miliziani di al Qaeda, sostenuti e armati da sempre dagli Stati Uniti, ci siano vittime civili; ma forse, come ci ha detto padre Munir Hanashy, parroco a Damasco (raggiunto al telefono dopo ore di bombardamenti sulla capitale siriana da parte dei "ribelli") sarebbe ora di ammettere che ci sono due facce alla medaglia dipinta da Obama e dal suo successore Trump, il cui unico interesse è sempre stato eliminare Assad in quanto alleato di russi e iraniani.
Padre Munir, ci giungono notizie di stragi immani tra i civili che si trovano nella zona di Goutha, massacrati dai bombardamenti dell'esercito governativo, che cosa ci può dire della situazione?
Io vorrei pregare voi giornalisti occidentali di smettere di dipingere quello che accade in Siria da anni e anche adesso come una strage di innocenti voluta dal governo siriano.
Perché, invece di cosa si tratta?
Date tutte e due le facce della medaglia, per favore. Fate lo sforzo di conoscere la nostra realtà e dipingetela senza menzogne.
Ci spieghi.
Non c'è solo Goutha dove la gente muore. Di quello che succede qui a Damasco non parla nessuno ma sono settimane che siamo sotto alle bombe dei ribelli. Le scuole sono chiuse, la vita sociale ed economica è paralizzata, siamo stati fino a pochi minuti fa sotto ai colpi di mortaio provenienti da Goutha, dai ribelli.
Staranno cercando di difendersi dagli attacchi.
Ma noi a Damasco sono anni che siamo attaccati, lei pensa che un governo che ha a cuore i suoi cittadini possa non reagire e cercare di spazzare via questi cosiddetti ribelli e cercare di difenderci? Non sono neanche più colpi di mortai, hanno imparato a fabbricare missili e ci colpiscono con quelli.
Di mezzo ci vanno i civili di entrambe le parti, no?
Purtroppo, ma nessuno dice che appena è cominciata la tregua proposta da Putin e sono stati aperti i corridoi umanitari, i civili di Goutha che cercavano di fuggire sono stati presi di mira dai cecchini ribelli. O che molti civili sono siriani rapiti che vengono rinchiusi in gabbie messe lungo il confine così che il nostro esercito non possa bombardare. Loro usano scudi umani, lo hanno sempre fatto in questa guerra, anche ad Aleppo.
Dunque lei, anche da sacerdote cristiano, non ritiene che l'esercito governativo stia esagerando in questa offensiva?
In questo esercito ci sono i nostri figli, ci sono i ragazzi della mia parrocchia. Purtroppo dove ci sono gruppi terroristici, questi vanno bombardati. Il governo siriano ha proposto più volte a questa gente di lasciar andar via i civili, ma non vogliono. Da anni soffriamo morte e distruzioni da parte di questi gruppi, è ora che finisca.
Certo le sue parole danno una visione diversa di quello che scrive la stampa occidentale…
Io sono direttore delle scuole salesiane di Damasco, quante volte ho dovuto dire ai ragazzi andate a nascondervi, chiudiamo la scuola perché ci bombardano. Ma questo nessuno di voi lo ha mai scritto, Damasco è una città di otto milioni di persone che vivono nel terrore. Scrivete la verità: i cattivi non siamo noi, il nostro esercito cerca solo di difenderci. Il sangue degli innocenti ricade sulle milizie dei ribelli.
(Paolo Vites)
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