30 aprile 2018

VACCINI / DUE SCIENZIATI INDIANI SCOPRONO LE CARTE TRUCCATE DI GLAXO

Il colosso farmaceutico britannico e numero uno dei vaccini a livello mondiale, GlaxoSmithKline, trucca le carte. Alcuni ricercatori indiani, infatti, hanno scoperto che un recente rapporto inviato all'EMA, l'Agenzia europea per il farmaco, contiene dati incompleti e fuorvianti: quindi tali da non fornire un attendibile profilo circa la sicurezza di un vaccino, Infanrix Hexa.
In sostanza, secondo quanto ricostruito, sono stati taroccati i numeri sui decessi post vaccino. Un fatto – se confermato – di eccezionale gravità.
Vediamo cosa è successo. Si tratta di un prodotto-combinazione di svariati vaccini: vale a dire contro difterite, tetano, pertosse, epatite B, polio e influenza di tipo B.
GSK, ovvero GlaxoSmithKline, lo ha immesso sul mercato nel 2005, lo stesso anno in cui è entrato nel circuito commerciale un altro prodotto simile, Hexavax, realizzato da Sanofi Pasteur, la casa 'rivale' sul fronte dei vaccini: ebbene, nel 2005 Sanofi ha dovuto ritirarlo perchè alcune verifiche successive hanno dimostrato un aumento nelle morti di bimbi a 48 ore dall'assunzione.
Cosa succede ora per Infanrix? Qualcosa di simile, solo che fino ad oggi tutto è rimasto ben nascosto.

QUEI RICERCATORI FICCANASO
Fino al momento in cui due ricercatori indiani, Jacob Pulijel e Christina Sathyamala, hanno scoperto delle anomalie in un rapporto trasmesso dalla casa produttrice, GSK, ad EMA, l'Agenzia per mesi al centro delle polemiche per la sede trasferita da Londra (dove tra l'altro c'è il quartier generale di GSK) ad Amsterdam, mentre Milano è rimasta clamorosamente esclusa.
In particolare i due scienziati hanno passato ai raggi x il rapporto periodico sulla sicurezza, il cosiddetto PSUR, contenente dati sul vaccino prodotto da Glaxo, aggiornati a tutto il 2015. Si tratta di un report "riservato", che per fortuna i due sono riusciti ad ottenere grazie alla legge sull'informazione che vige in India (certo più avanzata di quella esistente oggi in Italia, a botte di querele penali e citazioni civili milionarie)

Jacob Pulijel

Ecco cosa denuncia Corvelva, il coordinamente veneto per la libertà delle vaccinazioni: "I medici hanno scoperto che l'ultimo rapporto presentato da Gsk nel 2015 ha cancellato i decessi riportati dalla stessa Gsk in precedenza (il sedicesimo rapporto del 2012)".
Uno degli autori del rapporto farlocco, tra l'altro, ha ammesso di "aver omesso informazioni statisticamente significative: cioè che i maschi afroamericani a cui era stato somministrato il vaccino prima di 36 mesi, erano a maggiore rischio di autismo".
Tutta l'equipe al servizio di Glaxo, quindi, ha trovato prove sull'incremento del rischio, ma ha  pensato bene di eliminare i dati di "un elevato numero di bimbi di colore".

NUMERI TAROCCATI
Sono stati poi presentati i dati finali – taroccati – secondo cui "non vi era un aumento del rischio di autismo". Un vero e propro gioco delle tre carte: sulla pelle dei bambini di mezzo mondo, tanto è ampio il mercato internazionale di uno dei pezzi da novanta di Big Pharma, GSK appunto.
Puntualizza Corvelva: "se queste morti non fossero state cancellate, il numero dei decessi dopo vaccinazione sarebbe stato significativamente superiore. Il produttore, Gsk, avrebbe dovuto ammettere davanti all'Ema che quel vaccino era la causa di tali morti in eccesso".


Christina Sathyamala

Pulijel e Sathyamala sostengono poi che la casa produttrice del vaccino "deve spiegare le cifre che ha presentato alle autorità regolatorie. Fino ad ora ha sostenuto che le morti riportate dopo il vaccino sono 'coincidenti' e che avrebbero avuto luogo anche se non ci fossero state le vaccinazioni".
I due ricercatori sottolineano che la loro analisi ha dimostrato e portato alla luce un dato clamoroso e drammatico: ben l'83 per cento delle morti prese in esame è avvenuto immediatamente dopo la vaccinazione, cioè nei primi 10 giorni. E solo il 17 per cento si è verificato nei successivi 10 giorni.
Quindi, "se si fosse trattato di morti 'coincidenti', non si sarebbero tutte raggruppate subito dopo la vaccinazione, ma sarebbero state distribuite uniformemente nel periodo di 20 giorni".
Durissimo un altro commento degli scienziati indiani. "Qualsiasi argomento – precisano – secondo cui le morti improvvise dopo la vaccinazione sono compensate dalle vite salvate dal vaccino, non è accettabile: allo stesso modo in cui sarebbe considerato illecito uccidere una persona per usare i suoi organi per salvare altre 5 persone".
Non è finita. Il j'accuse va avanti: "Celare le morti dopo le vaccinazioni può impedire o ritardare le valutazioni dei profili di sicurezza e ciò può portare a decessi inutili e difficilmente giustificabili  sotto il profilo etico".

GLAXO PIGLIATUTTO 
E mettono in guardia anche le autorità indiane circa l'importazione di vaccini dagli Usa e dall'Europa, chiedendo il massimo rigore da parte del "Drug Controller General of India" e una revisione dell'attuale politica di approvazione autorizzativa all'import.
D'altro canto l'India è all'avanguardia sul fronte della produzione pubblica di vaccini, con il Serum Institute of India.
Va ricordato che ad inizio anni '80 anche l'Italia poteva contare su un grosso polo nazionale di produzione: la vecchia e prestigiosa Sclavo, passata a inizio anni '80 all'Eni e da questa smistata alla sua divisione chimico-farmaceutica, Anic. A fine anni '80, poi, Eni passò il suo gioiello Sclavo al gruppo Marcucci, già oligopolista degli emoderivati e all'epoca sotto la protettiva ala di Sua Sanità Francesco De Lorenzo.


Manifesti di Corvelva

Ma chi ha poi fatto un sol boccone di Sclavo? GlaxoSmithKline, of course: nel momento in cui il gruppo Marcucci ha deciso di tuffarsi a capofitto nei mari 'rossi' e miliardari. Veleggiando a bordo della sua corazzata Kedrion, che qualche anno fa ha celebrato l'ingresso nel suo azionariato (ben il 25 per cento) della nuova Iri di casa nostra, la Cassa Depositi e Prestiti, che ha 'investito' nella lavorazione e nel commercio di sangue ben 100 milioni di euro.
Torniamo a bomba. Farà sapere ad EMA (e non solo) i dati reali sul suo vaccino Big Glaxo? Sarà in grado di fornire prove tangibili sui profili di rischio del suo Infanrix Hexa? O dovremo aspettare il prossimo report?
E poi. Come mai EMA nel frattempo sta a guardare? Timorosa di disturbare il Manovratore? O troppo impegnata nel trasloco da Londra ad Amsterdam?

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29 aprile 2018

Il clamoroso reportage di Robert Fisk dalla Siria: “Non era gas, era polvere”

Robert Fisk in Siria
Robert Fisk è considerato uno dei più grandi reporter di guerra del mondo. In Medio Oriente dal 1976 come corrispondente del Times, ha seguito la guerra civile libanese, l’invasione sovietica dell’Afghanistan, la guerra Iran-Iraq, le guerre balcaniche, la prima e la seconda guerra del Golfo, sempre denunciando crimini di guerra di opposte fazioni e molte delle attività dei governi occidentali in Medio Oriente. Un vero testimone del nostro tempo. Oggi collabora con l’Independent, e qui vi proponiamo ampi stralci del suo ultimo clamoroso articolo sulla Siria. Titolo: “La ricerca della verità tra le macerie di Duma – e i dubbi di un medico sull’attacco chimico”. La parola di Fisk ha un peso, e se anche lui si chiede “gli attacchi con il gas sono avvenuti davvero?”, il mondo non può non ascoltare.
Questa è la storia di una città chiamata Duma, un luogo devastato tra palazzi distrutti, e di una clinica sotterranea le cui immagini di sofferenza hanno autorizzato tre delle nazioni più potenti del mondo occidentale a bombardare la Siria la settimana scorsa. C’è un dottore amichevole in camice verde che, mentre lo seguo nella clinica, allegramente mi dice che il video sul “gas” che ha fatto inorridire il mondo, malgrado i dubbiosi, è perfettamente autentico.
Le storie di guerra, comunque, hanno l’abitudine di diventare sempre più oscure. E lo stesso esperto dottore siriano 58enne aggiunge poi qualcosa di profondamente disturbante: i pazienti, sostiene, non sono stati sopraffatti dal gas ma dalla carenza di ossigeno nei tunnel pieni di immondizia e nelle cantine dove vivono, durante una notte di vento e di pesanti bombardamenti che hanno sollevato una tempesta di polvere.
Mentre il dottor Assim Rahaibani  annuncia questa straordinaria conclusione, è giusto osservare che per sua stessa ammissione lui non è un testimone, e malgrado parli un buon inglese si riferisce due volte ai miliziani jihadisti di Jaish el-Islam (l’Esercito Islamico) a Dumas come a dei “terroristi”, la parola del regime per definire i nemici e un termine usato da tanta gente per tutta la Siria. Sto capendo bene? A quale versione degli eventi dobbiamo credere?
Per mia sfortuna, inoltre, i dottori che erano in servizio quella notte del 7 aprile sono tutti a Damasco per rispondere ad una commissione di inchiesta, che cercherà di arrivare ad una risposta definitiva alla questione nelle prossime settimane.
La Francia, intanto, ha detto di avere “le prove” che siano state usate armi chimiche, e i media USA hanno citato fonti che sostengono che i test di sangue e urina hanno mostrato la stessa cosa. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha comunicato che i suoi partner sul posto hanno trattato 500 pazienti “che esibiscono segni e sintomi consistenti con l’esposizione ad agenti chimici tossici”. Gli ispettori dell’Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche (OPAC) però non riescono ad arrivare nel sito del presunto attacco col gas, apparentemente in quanto mancanti dei corretti permessi ONU.
Prima di andare avanti, i lettori devono sapere che questa non è l’unica storia a Duma. Ci sono molte persone con cui ho parlato, tra le rovine di questa città, che affermano di “non aver mai creduto” alle storie sul gas che vengono solitamente diffuse, così sostengono, dai gruppi armati islamisti. (…)
E’ stata una breve camminata fino al Dr Rahaibani. Dalla porta della sua clinica, chiamata “Punto 200” nella strana geologia di questa città in parte sotterranea, scende un corridoio fino al suo ospedale e ai pochi letti, dove una bambina piange mentre le infermiere le curano un taglio sopra un occhio. “Ero con la mia famiglia nella cantina della mia casa a 300 metri da qui, quella notte, ma tutti i dottori sanno ciò che è successo. C’erano grossi bombardamenti (delle forze governative) e gli aerei sono sempre sopra Duma durante la notte. Ma quella notte c’era vento, e grandi nuvole di polvere hanno cominciato ad infiltrarsi nelle cantine dove vive la gente. Le persone hanno cominciato ad arrivare qui in ospedale soffrendo di ipossia e scarsità di ossigeno. Poi qualcuno alla porta, un Casco Bianco, ha urlato “Gas!” ed è cominciato il panico. Le persone hanno preso a tirarsi addosso l’acqua l’una con l’altra. Sì, il video è stato filmato qui, è genuino, ma quelle che tu vedi sono persone colpite da ipossia e non da avvelenamento da gas. (…)
I Caschi Bianchi -i primi soccorritori, già leggendari in occidente, ma con alcuni risvolti interessanti nella loro stessa storia- hanno giocato un ruolo familiare durante le battaglie. Loro sono parzialmente finanziati dal Foreign Office inglese, e molti degli uffici locali impiegano uomini di Duma. (…)
Naturalmente volevamo ascoltare il loro punto di vista, ma non è stato possibile: una donna ci ha detto che tutti i membri dei caschi Bianchi hanno abbandonato il loro quartier generale e hanno scelto di evacuare con i bus organizzati dal governo verso la provincia ribelle di Idlib, insieme ai miliziani che hanno aderito alla tregua. (…)
Le mie domande sul gas hanno trovato solo una franca perplessità. Come è possibile che i rifugiati di Duma che hanno raggiunto i campi in Turchia abbiano descritto un attacco con il gas che nessuno a Duma oggi sembra ricordarsi? Mi è venuto in mente, mentre camminavo per un miglio in questi tunnel, che i cittadini di Duma vivono così isolati gli uni dagli altri e per così tanto tempo che le notizie come le intendiamo noi semplicemente per loro non hanno significato. La Siria non è una democrazia, come dico cinicamente ai miei colleghi arabi, ed è sicuramente una spietata dittatura, ma questo non dovrebbe trattenere persone felici di incontrare finalmente stranieri, dal rispondere con parole di verità. Così, cosa mi stavano davvero dicendo? (…) Un colonnello siriano in cui mi sono imbattuto davanti a uno di questi edifici mi ha chiesto se volevo vedere quanto erano profondi i tunnel. Mi sono fermato dopo oltre un miglio, e lui ha curiosamente osservato: “Questi tunnel possono arrivare lontano, fino in Gran Bretagna”. Ah sì, la signora May, mi ricordo, i cui bombardamenti sono così intimamente collegati a questi luoghi di tunnel e polvere. E anche di gas?
L'articolo Il clamoroso reportage di Robert Fisk dalla Siria: "Non era gas, era polvere" proviene da ByoBlu - Il video blog di Claudio Messora.

27 aprile 2018

[Reseau Voltaire] Les principaux titres de la semaine 24 04 2018


Réseau Voltaire
Focus




En bref

 
Lafarge travaillait pour les services secrets français en Syrie
 

 
Le Conseil de sécurité se réunit en Suède à huis clos
 

 
Les esprits s'échauffent à Ankara et Washington
 

 
Les ratées de l'opération alliée contre la Syrie
 

 
Coordination militaire entre Téhéran, Bagdad, Damas et Moscou
 

 
La vengeance du général Benoît Puga
 

 
La Russie découvre un laboratoire chimique à Douma
 

 
De l'armement russe livré à Tartous
 

 
Vers une alliance des chrétiens contre la guerre en Syrie
 

 
Les négociations secrètes USA-Syrie
 

 
Les experts suisses identifient le poison des Skripal
 
Controverses
Fil diplomatique

 
Discours d'Emmanuel Macron au Parlement européen
 

 
Déclaration des dirigeants du G7 sur la Syrie
 

 
Déclaration du Gouvernement à l'Assemblée nationale sur l'intervention des forcées armées françaises en Syrie et débat sur cette déclaration
 

 
Déclaration du Gouvernement au Sénat sur l'intervention des forcées armées françaises en Syrie et débat sur cette déclaration
 

 
Déclaration du président de la Commission de l'Union africaine sur la Syrie
 

 
Déclaration du Conseil de l'Atlantique Nord sur les actions menées contre l'emploi d'armes chimiques en Syrie
 

 
Déclaration de Federica Mogherini au nom de l'UE sur les frappes en Syrie
 

 
Évaluation nationale du ministère français de la Défense sur l'attaque chimique du 7 avril 2018
 

 
Communiqué d'Emmanuel Macron sur l'intervention des forces armées françaises en réponse à l'emploi d'armes chimiques en Syrie
 

 
Conférence de presse du colonel-général Sergueï Roudskoi sur l'attaque occidentale de la Syrie
 

 

« Horizons et débats », n°8, 16 avril 2018
Raison et hystérie anti-russe
Partenaires, 16 avril 2018
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Così i giornalisti provocano le guerre, di Thierry Meyssan



A dicembre 2016 i Caschi Bianchi apposero la propria firma sulla rivendicazione degli jihadisti che avevano assediato Damasco e tagliato i rifornimenti d’acqua. Impedire ai civili l’accesso all’acqua è un crimine di guerra.


Il bombardamento della Siria del 14 aprile 2018 resterà negli annali come esempio delle conseguenze del giornalismo scandalistico. Thierry Meyssan ritorna sull'uso del sensazionalismo nella propaganda di guerra.

Stati Uniti, Francia e Regno Unito hanno bombardato la Siria nella notte tra il 13 e il 14 aprile 2018. L’operazione, un’aggressione secondo il Diritto Internazionale, è stata presentata come risposta degli alleati al supposto utilizzo di armi chimiche da parte della Repubblica Araba Siriana.
Il segretario della Difesa statunitense, generale James Mattis, aveva dichiarato di non avere prova dell’accusa, ma di basarsi su «articoli di stampa credibili». Nel 2011, anche il procuratore della Corte Penale Internazionale, Luis Moreno Ocampo, si fondò su articoli di stampa – oggi tutti smentiti – per emettere un mandato di arresto internazionale contro Muammar Gheddafi, e giustificare così l’intervento della NATO.
Nel 1898 il governo statunitense fece altrettanto: basandosi su «articoli di stampa credibili» dei giornali di William Randolph Hearst [1] scatenò la guerra ispano-americana. Gli articoli si rivelarono in seguito totalmente mendaci [2].
Gli «articoli di stampa credibili» cui, dal canto suo, Mattis si riferisce si basano sulle dichiarazioni dell’ONG britannica Caschi Bianchi (White Helmets). Quest’organizzazione, che si presenta come «associazione umanitaria», è in realtà coinvolta nel conflitto: ha ufficialmente partecipato a diverse operazioni di guerra, tra cui l’interruzione dei rifornimenti di acqua a 5,6 milioni di abitanti di Damasco per una quarantina di giorni [3].
Poche ore prima del bombardamento degli alleati, Russia e Siria avevano pubblicato le testimonianze di due persone che, al momento del presunto attacco, si trovavano all’ospedale di Duma e asseriscono essersi trattato di una messinscena e che non c’è stato attacco con armi chimiche [4].
Come già nel XIX secolo, anche nella nostra epoca accade che giornalisti riescano a manipolare Stati e un tribunale Internazionale, sospingendoli a rovesciare un regime o a bombardare Stati sovrani.
Per questo, in democrazia, parte della stampa può proclamarsi Quarto Potere. Un potere non eletto, quindi illegittimo.
I media che possiedono simili facoltà appartengono a grandi capitalisti, a loro volta strettamente legati a responsabili politici che non esitano a far credere di essere stati ammorbati da “articoli credibili”. William Randolph Hearst era, per esempio, molto vicino al presidente statunitense, William McKinley, che mirava a scatenare una guerra ispano-americana e che poi la dichiarò.
Alla fine della seconda guerra mondiale, Unione Sovietica e Francia fecero adottare all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite numerose risoluzioni di condanna della propaganda di guerra [5]. Gli Stati membri le inglobarono nel loro diritto nazionale. In teoria, i giornalisti che praticano simile attività andrebbero perseguiti. Eppure non accade perché, di fatto, solo gli Stati hanno facoltà di avviare questo genere di azione giudiziaria. Dunque, la propaganda di guerra è vietata ma, al momento, possono essere ritenuti colpevoli, secondo il diritto internazionale, solo i giornalisti di opposizione, che certo non hanno il potere di scatenare guerre, ma non gli Stati che le fanno.

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26 aprile 2018

Chernobyl - La Storia Siamo Noi

Rete Voltaire: I principali titoli della settimana 26 aprile 2018


Rete Voltaire
Focus




In breve

 
Lafarge lavorava per i servizi segreti francesi in Siria
 

 
Il Consiglio di Sicurezza si riunisce in Svezia a porte chiuse
 

 
Ad Ankara e Washington gli animi si scaldano
 

 
I fiaschi dell'operazione alleata contro la Siria
 

 
Coordinamento militare tra Teheran, Bagdad, Damasco e Mosca
 

 
La vendetta del generale Benoît Puga
 

 
La Russia scopre un laboratorio chimico a Duma
 

 
Armamento russo a Tartus
 

 
Verso un'alleanza dei cristiani contro la guerra in Siria
 

 
I negoziati segreti USA-Siria
 

 
Esperti svizzeri identificano il veleno utilizzato nel caso Skripal
 

 
Le testimonianze che invalidano le accuse dei Caschi Bianchi
 
Controversie

 
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