31 maggio 2019

Dal Medio Oriente all’Irlanda del Nord, gli stati occidentali sono fin troppo felici di scampare alle accuse di crimini di guerra


Quand’è che un crimine di guerra non è un crimine di guerra? Quando è stato commesso da noi, ovviamente.
Ma questo truismo sta assumendo oggi un significato nuovo e sinistro, e non solo perché Trump e i suoi scagnozzi potrebbero pianificare un’altra serie di atrocità in Medio Oriente.
Perché ora si avverte un pericoloso slittamento, che rende gli stati occidentali più che mai pronti ad incoraggiare i crimini di guerra contro l’umanità, ad accettarli, approvarli e ad aspettarsi la nostra complicità per queste violazioni grossolane e disgustose del diritto internazionale.
Non sto solo riferendomi al comportamento patetico e grottesco del nostro attuale Ministro della Difesa, che parla di “amnistia per i procedimenti penali storici,” il che significa che possiamo uccidere Iracheni e Afghani e farla franca, ma dobbiamo essere un po’ più cauti nell’Irlanda del Nord. Ma non tanto più cauti, badate bene, basta guardare le giovani e scattanti élite Tory e gli incartapecoriti ex generali che blaterano di estendere questa licenza di uccidere a tutti quelli che avevano assassinato cittadini britannici a Belfast e Derry.
Questo non solo offende l’umanità degli uomini e delle donne dell’Irlanda del Nord che hanno la cittadinanza britannica, li sta anche precipitando nel limbo, tra i Mussulmani dagli occhi scuri in Medio Oriente, che possono essere dimenticati 10 anni dopo essere stati liquidati, e gli Inglesi dagli occhi azzurri, i cui omicidi comporterebbero squadre di poliziotti e di gruppi anti-terrorismo in tutte le strade della nazione a dare la caccia e ad assicurare alla giustizia i loro assassini.
Non si tratta solo una differenza con il DNA delle nostre vittime, ovviamente. È la parola “storici.” Perchè quello che sta proponendo Penny Mordaunt insieme ai suoi ruffiani è un provvedimento che depenalizza i crimini di guerra, qualcosa che migliaia di ex-nazisti avevano cercato e desiderato ardentemente dopo la Seconda Guerra Mondiale.
No, i soldati dell’esercito britannico non sono nazisti, i Marines statunitensi non sono la Wehrmacht, la RAF e l’USAF non sono la Luftwaffe (anche se, per un confronto del genere, dovremmo mettere da parte Amburgo e Dresda). Sto parlando di paralleli, non di confronti, sull’improvvisa crescita di una mentalità pericolosa e deforme, che si propone di scagionare gli assassini prima che commettano il loro crimine.
Ma lasciamo perdere il vergognoso accanimento della Gran Bretagna nel nord-est dell’Irlanda, anche se molti fautori della Brexit sono pronti a ritornarvi su. Invece, attraversiamo l’Atlantico fino al grande manicomio di Washington, dove Trump ha appena concesso il perdono totale al tenente dell’esercito americano, Michael Behenna.
Quest’uomo aveva assassinato un Iracheno di nome Ali Mansur il 16 maggio 2008. A Behenna era stato ordinato di riportare Mansur a casa sua, dopo che era stato interrogato dagli agenti dell’intelligence statunitense sull’uccisione di due soldati americani per lo scoppio di una mina stradale. Non avevano trovato prove della sua colpevolezza. Ma Behenna aveva portato il suo prigioniero nel deserto, lo aveva spogliato, lo aveva nuovamente interrogato puntandogli contro una pistola e gli aveva sparato alla testa e al petto. Il caso era semplice, o almeno così potreste pensare. Behenna era stato arrestato per omicidio non premeditato e condannato a 25 anni di carcere.
Ma poi il dipartimento di giustizia degli Stati Uniti gli aveva ridotto la pena da 25 a 15 anni, e lo aveva rimesso in libertà vigilata nel 2014. Behenna era stato un prigioniero modello, ammirato dagli amici nella sua natia Oklahoma.
E, solo 10 giorni fa, Trump ha concesso a questo assassino militare il perdono completo. Nessuna sorpresa dal punto di vista di Trump, ovviamente. Aveva detto che “la tortura funziona” e crede che anche l’omicidio di massa funzioni.
Bisogna eliminare le loro famiglie, quando si prendono questi terroristi, bisogna eliminare le loro famiglie,” aveva detto il presidente degli Stati Uniti in un’intervista del 2015. Behenna aveva commesso l’omicidio poco più di 10 anni fa, quindi nessuna protesta da parte della Mordaunt e dei suoi amici di Londra: il suo crimine aveva superato la data di scadenza dei 10 anni per gli omicidi nel mondo musulmano.
Un altro Americano, veterano della guerra in Iraq, aveva smentito questa assurdità il giorno dopo la concessione della libertà, da parte di Trump, al criminale di guerra Behenna. Waitman Wade Beorn era stato un ufficiale di cavalleria che aveva sempre detto ai suoi soldati di trattare i civili iracheni come se fossero vicini di casa, piuttosto che nemici. In un coraggioso articolo sul Washington Post, Beorn aveva scritto che il comandante in capo degli Stati Uniti aveva preferito trascurare dei gravi crimini di guerra “a favore di una nozione distorta di patriottismo ed eroismo.” Trump aveva dato la sua approvazione “alle cose brutte che capitano nel contesto bellico,” il che è strano per un uomo che aveva evitato il servizio militare.
Ma Beorn è un caso particolare, perché ha anche scritto un libro sulla partecipazione dell’esercito tedesco all’Olocausto. Anche considerando l’ambiente volutamente razzista e ideologicamente influenzato della Wehrmacht, [Beorn] ritiene che “la cultura di ciascuna unità e la sua leadership istituzionale abbiano influenzato in modo diretto l’esecuzione o meno di crimini di guerra. Unità assassine erano guidate da comandanti assassini.”
Beorn non paragona l’esercito americano alla Wehrmacht. Parla, anche se in modo un po’ sdolcinato, dei “sistemi di educazione militare dell’America che mettono in risalto i nostri valori, le regole di un conflitto armato” e le loro “salde basi etiche.”
Ma ricorda anche l’infame “Ordinanza giurisdizionale” di Adolf Hitler del maggio 1941, poco prima dell’invasione nazista dell’Unione Sovietica, che informava le truppe tedesche che “per reati commessi da membri della Wehrmacht e da suoi dipendenti nei confronti di civili nemici, l’accusa non è obbligatoria , nemmeno se il reato è allo stesso tempo un crimine militare o una infrazione.
Come osserva Beorn, “ai soldati era stato detto, letteralmente, che non sarebbero stati processati per comportamenti che ovunque in Europa sarebbero stati considerati criminali.”
Che poi è una cosa, in realtà, spaventosamente simile alle proposte teoriche del nostro Ministro della Difesa. Lasciare impuniti degli assassini se uccidono Afgani o Iracheni (anche se solo dopo un intervallo decente), ma non se uccidono degli Inglesi, potrebbe sembrare piuttosto familiare ai veterani della Wehrmacht. Quando un presidente degli Stati Uniti elogia i criminali di guerra alla stregua di coraggiosi patrioti vittime solo della correttezza politica, “condona comportamenti non etici e criminali,” scrive Beorn. E il gioco è fatto. Improvvisamente, torna alla memoria il Bloody Sunday. E l’inchiesta a Belfast di questa settimana per la strage di Ballymurphy, dove un ex soldato britannico ha descritto alcuni dei suoi compagni del reggimento paracadutisti in termini davvero spaventosi. Ha affermato che c’erano soldati buoni e professionali, ma poi ha aggiunto: “c’erano anche degli psicopatici, c’erano persone con cui era pericoloso stare insieme.
Su questo ci potete scommettere. “I soldati canaglia erano fuori controllo, uccidevano la gente per la strada, sapendo che sarebbero stati protetti,” ha detto il testimone M597 all’inchiesta di Belfast, anche se è discutibile quanto “canaglia” fossero questi soldati, meno di un anno dopo il Bloody Sunday. Ma ricordate, Ballymurphy è successo 48 anni fa, il Bloody Sunday 47. Questo è il tipo di ragionamento che ora si sta perdendo tra quei politici britannici che vorrebbero fare tabula rasa.
Trump ha difeso pubblicamente il maggiore americano Matt Golsteyn, che è attualmente accusato di omicidio premeditato per aver sparato ad un uomo disarmato e per aver dato alle fiamme il suo corpo, in Afghanistan nel 2010. Trump lo ha definito un “eroe di guerra americano.”
Beorn ha anche ricordato il caso del sostegno di Trump all’ex Navy Seal Edward Gallagher, un altro presunto criminale di guerra che, secondo il New York Times“aveva sparato ad una ragazza che indossava un vestito a fiori e che camminava con altre ragazze sulla riva del fiume Tigri” a Mosul, nel 2017.
Era caduta a terra stringendosi lo stomaco ed era stata trascinata via dalle altre donne. Beorn ricorda che nello stesso anno, ed ora stiamo parlando di meno di due anni fa, Gallagher avrebbe ucciso un adolescente ferito, pugnalandolo più volte al collo e una volta al petto.
Trump ha twittato che a Gallagher sarebbero state concesse condizioni migliori di reclusione “in onore del suo passato servizio,” ha scritto Beorn, “un onore che molti direbbero aveva gettato alle ortiche molto tempo fa.”
Beh, grazie a Dio, potreste dire, per tutti i Beorn di questo mondo. Ma che dire della nostra mite accettazione del conto ufficiale delle vittime causate dai nostri eserciti e dalle nostre forze aeree in Medio Oriente? Le forze della “coalizione” dicono di aver portato a termine 34.464 attacchi in Iraq e in Siria dall’agosto 2014, uccidendo involontariamente 1257 civili. Ma Amnesty International ha indagato sulle vittime civili di una sola città, Raqqa in Siria, per un periodo di soli quattro mesi nel 2017 e, secondo i suoi conteggi, le vittime civili sarebbero più di 1.600.
Molto più inquietante, più fantastico, è forse la parola giusta, è il fatto che la Royal Air Force afferma di aver ucciso 1.019 “combattenti nemici” in Iraq e in Siria in più di quattro anni. Ma solo un civile. Solo uno, solo un singolo civile è stato ucciso fra 1.020 morti. Queste cifre, che coprono il periodo tra settembre 2014 e gennaio di quest’anno, sono state rilasciate dal Ministero della Difesa britannico in base ad una richiesta sul principio della libertà di informazione fatta dell’ente benefico Action on Armed Violence. E tutti questi dati sono basati, secondo il Ministero della Difesa, sulla “migliore analisi post-strike disponibile.”
Quasi inquietante quanto questa cifra palesemente ridicola è il fatto che la BBC ne abbia parlato, il 7 marzo scorso, come fosse una semplice notizia, giustificando nel corso della trasmissione questo incredibile dato con il caritatevole commento che un fatto del genere costituisce sicuramente “un record mondiale nei conflitti moderni.”
Il corrispondente della BBC al Ministero della Difesa aveva poi osservato che si trattava di “dati straordinariamente precisi,” ma che l’analisi sul campo di battaglia è “non una scienza esatta.”  Il che significherebbe, ancora una volta per quel che vale, che la RAF sarebbe responsabile per solo uno dei 1.257 civili “involontariamente” uccisi dagli attacchi aerei della coalizione nello stesso periodo.
Devo dire che statistiche di questo tipo non sono solo inverosimili, incredibili ed offensive per chiunque le legga o le studi. Sono ovviamente prodigiose, prive di senso, irresponsabili, assurde, bizzarre, strane, fuori dal mondo, oniriche e, per chi ha fatto il giornalista di guerra negli ultimi quarant’anni, completamente false. Chiunque creda veramente a queste stronzate deve anche essere fermamente convinto dell’esistenza dei marziani, di Babbo Natale o dei piccoli omini verdi in fondo al giardino.
Eppure, il Ministero della Difesa britannico se l’è cavata. Uccidere civili in incursioni aeree non può essere meno criminale di un soldato che, individualmente, uccide civili. E, uccidere dei civili “involontariamente” dal cielo, non è sufficiente perchè le forze militari possano dichiararsi innocenti.
Le indagini di Amnesty sugli attacchi di Raqqa dicono che il reale bilancio delle vittime civili è non solo scioccante, ma del tutto inutile.
Tuttavia, a questo ci siamo abituati. Dal cielo, nelle strade, nel deserto, uccidiamo e poi ci assolviamo da soli.
No, “l’azione giudiziaria non è obbligatoria.” Possiamo persino definire eroi degli assassini. Al giorno d’oggi possiamo anche farla franca per l’omicidio, e non ci lamentiamo nemmeno. Siamo conniventi.
Robert Fisk
Fonte: www.independent.co.uk

Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org 

29 maggio 2019

La pagliacciata dell'Unione Europea, di Thierry Meyssan


Secondo Thierry Meyssan, gli europei sono ciechi perché non vogliono vedere. Nonostante gli innegabili fallimenti, insistono a ritenere che l'Unione Europea significhi pace e prosperità. Credono che sul piano interno ci sia contrapposizione tra patrioti e populisti, in realtà entrambe le parti si pongono sotto la protezione del Pentagono, che le difende dalla Russia. La strategia internazionale nata dopo la seconda guerra mondiale va avanti a loro spese, senza che ne abbiano consapevolezza.

Dopo la comune vittoria della seconda guerra mondiale, Sati Uniti e Regno Unito fecero propria l’immagine dell’alleato sovietico descritta dall’ambasciatore USA a Mosca, George Kennan: l’URSS, un impero totalitario che ambiva conquistare il mondo. Sicché invertirono la rotta e studiarono la strategia del contenimento (containment): il mondo si divideva in tre parti, la parte già sotto il dominio sovietico, la parte libera e, infine, la parte da decolonizzare e da proteggere dall’orco sovietico.
Inizialmente, quando Stalin continuava a deportare popolazioni nei gulag, l’analisi poteva sembrare corretta. Ma, almeno dopo la morte di Stalin, la sua falsità avrebbe dovuto essere evidente. Infatti, Che Guevara, ministro dell’Economia a Cuba, scrisse un libro contro il modello sovietico e proseguì la rivoluzione in Africa senza chiedere permesso ai sovietici, contando però sul loro appoggio.
Comunque sia, Stati Uniti e Regno Unito decisero di proteggere l’Europa Occidentale dal giogo sovietico e di creare gli “Stati Uniti d’Europa”, secondo un modello che si richiamava a quello che gli europei, stanchi di farsi la guerra, concepirono all’inizio del XX secolo. In realtà si trattava di un modello completamente diverso, paragonabile invece a quello della Lega Araba o a quello dell’Organizzazione degli Stati Americani, istituita nello stesso periodo.
Poche furono le personalità dell’Europa Occidentale che vi si opposero. Tuttavia, mettendo a frutto la lezione della divisione del mondo uscita dalla Conferenza di Yalta, gollisti e comunisti francesi non sciolsero l’alleanza che strinsero durante la guerra mondiale e ostacolarono la creazione di una struttura sovranazionale, nell’intento di preservare, più o meno, le sovranità nazionali, benché sotto le bandiere britannica e statunitense. Per questa ragione gollisti e comunisti francesi si opposero insieme al comando integrato della NATO e alla riformulazione della costruzione europea degli anglosassoni. Gollisti e comunisti francesi consideravano l’Europa coincidente con l’intero continente, «da Brest a Vladivostok». In effetti, dopo aver concepito il loro particolare sistema giuridico, gli inglesi si erano allontanati dalla cultura europea, mentre i russi l’avevano estesa conquistando la Siberia.
La dissoluzione dell’URSS nel 1991 avrebbe dovuto mettere fine a queste discussioni. Non fu così. Infatti, il segretario di Stato James Baker annunciò che Comunità Europea e NATO avrebbero integrato tutti gli Stati europei liberatisi dal giogo sovietico. Gli Stati accettarono. Baker fece contemporaneamente redigere il Trattato di Maastricht, che trasformava gli Stati del Vecchio Continente in «Stati Uniti d’Europa», sotto la tutela della NATO. La moneta unica di questa entità sovranazionale, l’euro, avrebbe dovuto essere emessa a equivalenza del dollaro. Tutto fu fatto troppo rapidamente perché così avvenisse. Come sempre diffidenti verso la Russia, Washington e Londra ne respinsero l’adesione all’Unione Europea, però l’associarono nella gestione delle leve del potere, aprendole la porta del G7, che divenne così G8 con prerogative decisionali.
Nel 1999 la caduta di Boris Eltsin e l’ascesa al potere di Vladimir Putin mise fine a questo periodo di titubanza. Le istituzioni controllate da Washington divennero più rigide. La strategia del containment – fallita durante la guerra fredda – fu rispolverata e nell’immaginario anglosassone l’orso russo sostituì l’orso sovietico. Oggi, con i pretesti più diversi, e persino senza alcun pretesto, Washington adotta ogni genere di sanzioni economiche, politiche e militari contro Mosca. La Russia è stata anche espulsa dal G8.
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Manfred Weber (a sinistra) sarà democraticamente eletto alla successione di Jean-Claude Juncker (a destra). Juncker fu costretto a dimettersi da primo ministro del Lussemburgo dopo che furono accertate le sue responsabilità nel rete clandestina «stay-behind» della NATO.
Per comprendere le elezioni del parlamento europeo del 23-26 maggio, nonché la successiva nomina del presidente della Commissione Europea, bisogna collocarle in questo contesto storico e strategico. Gli Stati Uniti hanno deciso che alla presidenza della Commissione siederà Manfred Weber, che hanno incaricato di sabotare l’approvvigionamento dell’Unione Europea di idrocarburi russi. La prima battaglia di Weber sarà fermare la costruzione del gasdotto Nord Stream 2, nonostante i miliardi di euro investiti e i miliardi di euro che si risparmierebbero.
Affinché il parlamento europeo elegga democraticamente Weber non è necessario il sostegno della maggioranza dei parlamentari. È sufficiente che il suo gruppo, il PPE [Partito Popolare Europeo] ottenga il maggior numero di voti: il Trattato prescrive solo che il Consiglio Europeo deve «tener conto del risultato delle elezioni». Washington ha perciò preparato un parlamento dominato dal PPE e, in seconda posizione, dall’Europa delle Nazioni e della Libertà (ENL).
Steve Bannon è stato spedito in Europa per consigliare Matteo Salvini e creare una spinta da parte dei partiti identitari – non indipendentisti –, facendo però particolare attenzione a che l’ENL non possa ottenere la maggioranza.
-  Per questa ragione, nonostante le fatiche di Salvini, il partito polacco Diritto e Giustizia è stato convinto a restare in seno ai Conservatori e Riformisti Europei (CRE), in cambio di un aumento “significativo” dei soldati USA in Polonia.
-  Il 13 maggio Donald Trump ha ricevuto alla Casa Bianca l’ungherese Viktor Orban, ingiungendogli di mantenere il proprio partito all’interno del PPE, in cambio di armi e di gas naturale.
-  Infine, è stato fatto trapelare alla stampa tedesca un video in cui Heinz-Christian Strache, capo del Partito della Libertà Austriaco (FPÖ), si fa corrompere. Il video è di vecchia data ed è stato messo in scena e filmato da una donna che si presenta come agente russo, ma che verosimilmente è un’agente della CIA.
Nonostante quel che la stampa ripete insistentemente, non c’è contrasto di fondo tra il Partito Popolare Europeo (PPE) e l’Europa delle Nazioni e della Libertà (ENL): entrambi non muovono obiezioni alla NATO, che impone le proprie decisioni politiche fondamentali. Esiste solo una ripartizione dei ruoli.
La propaganda ufficiale per lo svolgimento delle elezioni ripete in continuazione che «L’Europa è pace e prosperità». Uno slogan incompatibile con la funzione antirussa svolta dall’Unione Europea.
-  Cominciamo dalla pace: l’Unione è stata incapace di liberare Cipro ¬– membro della UE dal 2004 – occupata dal 1974. L’esercito turco occupa un terzo dell’isola e ha creato un’unità di collaborazione, chiamata Repubblica Turca di Cipro del Nord. I ciprioti che vi abitano non hanno potuto essere iscritti nelle liste elettorali per le elezioni del parlamento. Non solo Bruxelles se ne infischia della loro sorte, stende anche un tappeto rosso al presidente turco, Recep Tayyip Erdoğan, cui elargisce sovvenzioni per miliardi di euro. Vero è che la Turchia è membro della NATO.
-  Riguardo alla prosperità, questione del gasdotto Nord Stream 2 a parte, l’Unione ha già applicato così bene la strategia USA che, mentre il resto del mondo è in crescita, essa è in stagnazione. Nel decennio successivo alla crisi finanziaria del 2008 la Cina è cresciuta del 139%, l’India del 96%, gli Stati Uniti del 34%, l’Unione Europea è invece in decrescita del 2%.
Dal momento che non esiste un sentimento di appartenenza all’Unione, la campagna elettorale si compie a livello degli Stati membri: non ci sono partiti politici su scala europea, bensì unioni di partiti politici dei diversi Paesi. Non c’è nemmeno una giornata elettorale unica, ma elezioni organizzate su quattro giorni, secondo le tradizioni nazionali.
Dal momento che negli elettori prevale un diffuso sentimento di mancanza di chiarezza e di poca onestà, l’astensione dovrebbe essere massiccia. Nonostante in alcuni Paesi il voto sia obbligatorio e in altri si svolgano contemporaneamente elezioni nazionali, oltre metà degli elettori diserterà le urne. Di conseguenza, sebbene le procedure siano perfettamente democratiche, il risultato non sarà rappresentativo della volontà dell’insieme del corpo elettorale, quindi non sarà democratico. Manfred Weber sarà eletto dalla minoranza di un parlamento a sua volta eletto dalla minoranza degli elettori.

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27 maggio 2019

PANTANI / QUEL GIRO “TAROCCATO” DI VENT’ANNI FA


Vent'anni fa Marco Pantani veniva scippato del suo Giro d'Italia, l'ultimo al quale prese parte.
Fu fermato prima della tappa di Madonna di Campiglio perché alle analisi il suo ematocrito risultò appena lievemente superiore a quanto stabilito.
Cosa era successo? La provetta contenente il sangue del campione era stata taroccata, manipolata, utilizzando una tecnica relativamente semplice, ossia prelevando un piccolo quantitativo di plasma, in modo tale da far elevare i valori.
Semplice come bere un bicchier d'acqua, ed estremamente difficile da appurare. Soprattutto se il capo dell'equipe medica qualche mese dopo muore in un misterioso incidente d'auto, affondando in un lago ghiacciato. E i componenti del team – 'convinti' al punto giusto da persone di 'rispetto' – eseguono la 'mission'.
Perché "'O Pelato" a Milano non doveva arrivare. Quel Giro Pantani non doveva concluderlo.
Così avevano sentenziato le maxi scommesse della camorra che aveva puntato montagne di milioni di lire su quel risultato 'sballato'.
A rivelare la combine, dopo molti anni, è Renato Vallanzasca, il bel Renè, che riceve le confidenze di un camorrista durante la sua permanenza in galera. Una tesi che verrà suffragata da diversi altri collaboratori di giustizia nei successivi mesi di indagini avviate dalla procura di Forlì.
invece di concludere con rinvii a giudizio e un processo cosa fa? Archivia tutto. E chissenefrega di quelle verbalizzazioni di fuoco.
Tre anni fa il fascicolo si riapre a Napoli, perchè la famiglia Pantani non si arrende. Ecco così che quelle indagini abbandonate a Forlì riprendono vigore alla Direzione distrettuale antimafia partenopea, affidate al pm Antonella Serio.
In tanti mesi, però, non si muove una foglia. Niente, il silenzio più assordante.
E anche il 'suicidio' di Marco quel tragico San Valentino di 15 anni fa, il 14 febbraio 2004, viene archiviato: pietra tombale sancita dalla Cassazione il 19 settembre 2016, giorno di San Gennaro.
Un chiaro delitto, anche stavolta, di camorra. Un corpo martoriato di ferite che fa letteralmente a cazzotti con la pista del suicidio.
La bellezza di 100 anomalie e passa documentate dal legale della famiglia Pantani, Antonio De Renzis. Ma anche stavolta, chissenefrega.
Anche le Iene, in alcuni reportage dei mesi scorsi, hanno dettagliato l'assurdità di quella archiviazione, come sta succedendo per il giallo di David Rossi, il responsabile delle comunicazioni del Monte dei Paschi di Siena, "suicidato" dal quarto piano di palazzo Salimbeni.
Questa è la giustizia di casa nostra.

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26 maggio 2019

Rete Voltaire: I principali titoli della settimana 26 mag 2019


Rete Voltaire
Focus




In breve

 
Liberato il prigioniero politico della Nato, Mateusz Pskorski
 

 
Washington riprende le accuse di Al Qaeda contro Damasco
 

 
L'ONU ingiunge a Londra di restituire l'arcipelago delle Chagos, fra cui Diego Garcia
 

 
L'Arabia Saudita sapeva in anticipo degli attentati in Sri Lanka
 

 
Notre-Dame: è iniziata l'operazione immobiliare più grande d'Europa
 

 
Circa 200 mila ciprioti non potranno votare per le elezioni europee
 
Controversie

 
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24 maggio 2019

[Reseau Voltaire] Les principaux titres de la semaine 23 mag 2019

Réseau Voltaire
Focus




En bref

 
Le prisonnier politique de l'Otan, Mateusz Piskorski, libéré !
 

 
L'Onu enjoint Londres de restituer l'archipel des Chagos, dont Diego Garcia
 

 
Washington reprend les accusations d'Al-Qaïda contre Damas
 

 
L'Arabie saoudite était informée à l'avance des attentats au Sri Lanka
 

 
Notre-Dame : la plus grande opération immobilière d'Europe a débuté à Paris
 

 
Près de 200 000 Chypriotes ne pourront pas voter aux élections européennes
 
Controverses
Fil diplomatique

 
Utilisation présumée d'armes chimiques par le régime d'Assad
 

 
Entretien d'Emmanuel Macron avec Youssef Ier Absi
 

 
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Tesla Italy Communications: Model 3: Gancio Traino Ora Disponibile

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22 maggio 2019

Newsletter Voce delle Voci - 22 maggio 2019

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LA NEWSLETTER DI MERCOLEDI' 22 MAGGIO 2019


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17 Maggio 2019
  di Luciano Scateni


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16 Maggio 2019
  di Andrea Cinquegrani




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19 Maggio 2019
  di PAOLO SPIGA
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21 Maggio 2019
  di Giulietto Chiesa
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19 Maggio 2019
  di MARIO AVENA
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DI LUCIANO SCATENI
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