27 ottobre 2009

Webster Tarpley intervistato da Russia Today

In questa intervista, rilasciata a Russia Today il 20 ottobre scorso, Webster Tarpley conferma le accuse lanciate da Ahmadinejad, e spiega i retroscena che collegherebbero la CIA al gruppo Jundallah che ha rivendicato gli attentati della scorsa settimana in Iran. http://www.youtube.com/watch?v=E2nDyuMlnN8

24 ottobre 2009

Dr. A. True Ott: "Il virus dell'influenza suina è stato brevettato!"

Il Dr. A. True Ott ha trovato nell'ufficio brevetti USA un documento appartenente all'azienda americana Medimmune, un brevetto per il virus dell'influenza suina richiesto nel 2007 e ricevuto nel 2008. L'Oms ha dichiarato che la comparsa di questo virus non ha avuto precedenti. Possibile che l'OMS non sia al corrente di questo brevetto?! Link brevetto varianti H ed N: http://www.google.com/patents?id=EGSoAAAAEBAJ&printsec=abstract&zoom=4&source=gbs_overview_r&cad=0#v=thumbnail&q=&f=false Video brevetto vaccino: http://www.youtube.com/watch?v=m6Ngao5SYJw Link brevetto vaccino H1N1: http://www.theoneclickgroup.co.uk/documents/vaccines/Baxter%20Vaccine%20Patent%20Application.pdf DIFFONDERE QUESTO VIDEO!! http://www.youtube.com/watch?v=CmedEmVmKSA

20 ottobre 2009

Project Camelot - Intervista a Jane Burgermeister su OMS, Vaccino e Suina

Bill Ryan di Project Camelot intervista Jane Burgermeister, la giornalista austriaca che ha presentato accuse penali contro l'OMS, la Baxter e diversi personaggi legati alla propagazione volontaria dell'influenza suina, con scopo di lucro e di depopolamento mondiale. I 194 paesi aderenti all'OMS dovranno conformarsi ai Regolamenti di Sanità Internazionale del 2005 che POTRANNO forzare la vaccinazione di massa!

video intero:
mariorossinet.ning.com

Grazie per la traduzione a:
moksha75ar
www.altrogiornale.org

15 ottobre 2009

Che Fine ha Fatto la Giustizia Americana?

Undici Settembre 2001: Che Fine ha Fatto la Giustizia Americana?


E’ dal 2002 che mi chiedo che cosa avvenne veramente l’Undici Settembre e negli anni ho imparato ad osservare solo e soltanto i fatti. Non ho mai trovato appassionanti le dispute senza fine fra sostenitori della versione ufficiale e cosiddetti complottisti. Come se ne esce da controversie come quelle scaturite, per esempio, intorno al foro del Pentagono? C’è chi afferma che è bello largo e chi al contrario è troppo stretto per l’impatto di un Boeing. Ma chi di noi ha mai avuto accesso alla scena del crimine?

Per tagliare la testa al toro sarebbe bastato alle autorità militari mostrare il contenuto di uno dei tanti filmati ripresi dalle telecamere di sorveglianza dislocate lungo il perimetro del Pentagono. Ed invece le uniche sequenze di immagini rese pubbliche non consentono in modo incontrovertibile di individuare che tipo di oggetto abbia effettivamente colpito l’edificio. Senza video, nell’era dei media, le discussioni continueranno inevitabilmente all’infinito.

Ecco perché è consigliabile stare sui fatti e a distanza di otto anni da quell’inferno è possibile affermare senza tema di smentita che almeno da un punto di vista giudiziario non un solo processo è stato celebrato contro esecutori e mandanti del più sanguinoso atto di terrorismo della Storia. Fatta eccezione per Zacarias Moussaoui, figura di secondo piano, aspirante dirottatore arrestato pochi giorni prima degli attentati mentre si addestrava in una scuola di volo americana.

Anzi l’indiziato numero uno, Osama Bin Laden, non è ancora mai stato formalmente incriminato da un Gran Giurì per le stragi dell’11 settembre, mentre è ricercato per gli attentati contro le ambasciate degli Stati Uniti a Dar-es-Salam in Tanzania e a Nairobi in Kenia, avvenuti il 7 agosto 1998.
Sono stati invece incriminati cinque detenuti “ospitati” a Guantanamo: sono accusati di aver organizzato gli attacchi dell’11/9. Ma l’iter giudiziario che avrebbe dovuto portare i cinque presunti terroristi di fronte a una commissione militare speciale, e’ per ora congelato. Il presidente Barack Obama ha infatti bloccato i processi militari a Guantanamo e intende rivedere l’intera procedura. Senza contare che ha disposto la chiusura del centro di detenzione.

A guidare il quintetto terrorista c’è il famigerato Khalid Sheikh Mohammed, ritenuto pomposamente la mente dell’undici settembre. Catturato in Pakistan nel 2003, di lui si erano perse le tracce nelle prigioni segrete della CIA sino al giugno del 2008 quando è ricomparso in un’aula di Camp Justice, una struttura per i processi ai terroristi costruita nella base navale cubana. Magro, turbante in testa, una lunga e folta barba, occhiali neri, Ksm, ha rivelato – stando alle cronache – che fu lui ad avvicinare Osama Bin Laden nel 1996 per proporgli di dirottare aerei passeggeri da far schiantare contro edifici pubblici negli Stati Uniti. Reo confesso, dunque, al tal punto da accollarsi la responsabilità di una lunga sfilza di altre nefandezze (31) tra cui spiccano il mancato assassinio dei presidenti Usa Carter e Clinton, di quello pakistano Pervez Musharraf, nonché di papa Wojtyla nel 1995 a Manila. Con le sue mani avrebbe tagliato invece la gola del giornalista a mericano Daniel Pearl. Infine ha ammesso di essere il regista del progetto “Bojinka”, non andato a segno, che prevedeva di far saltare contemporaneamente 12 aerei americani sul pacifico ben prima dell’11 settembre.

Il guaio è che queste sconvolgenti confessioni sono avvenute – per stessa ammissione della CIA – sotto tortura. Mentre cioè i suoi carcerieri lo sottoponevano alla procedura nota come waterboarding, nella quale il sospetto viene sdraiato con la testa più bassa dei piedi, bendato e legato. Gli si mette in bocca un panno, e gli si versano in faccia litri e litri di acqua, dandogli la sensazione di annegare. Una tecnica praticata durante la Grande Inquisizione. Secondo la documentazione resa pubblica da Barack Obama, Khalid Sheikh Mohammed, dopo la cattura, è stato sottoposto per 183 volte in un mese alla tortura del waterboarding, una media di sei al giorno. Il 24 agosto scorso la pubblicazione di un nuovo rapporto dell’intelligence ha gettato una luce ancora più sinistra sulla vicenda: nelle 159 pagine si legge che gli 007 che interrogarono Khalid Sheikh Mohammed lo minacciarono di uccidergli i figli di 7 e 9 anni se non avesse confessato.

Nessun tribunale americano, neppure negli anni della seconda Guerra Mondiale quando l’ Fbi arrestava gli agenti hitleriani in Usa, ha mai accettato confessioni estorte con la tortura.
Nella culla del “Giusto Processo” come si possono ritenere attendibili le 26 pagine di confessioni rese da Mohammed, detenuto per anni in condizioni bestiali, sottoposto a torture fisiche e mentali tali da cancellarne la personalità.
Un’eredità quella lasciata dall’Amministrazione Bush tanto imbarazzante da spingere prima il presidente degli Stati Uniti a stoppare l’operato dei Tribunali speciali militari e poi il ministro della Giustizia Eric Holder ad avviare formalmente un’inchiesta sugli abusi commessi dalla Cia. Anche il nuovo capo dello spionaggio, Leon Panetta, non si è sottratto all’opera di bonifica annunciando un piano per la chiusura delle prigioni segrete, i cosiddetti ‘’siti neri”, molti dei quali si trovavano in Afghanistan e in Thailandia ma anche in alcuni paesi democratici dell’Europa dell’Est (Polonia e Romania). La rete dei ‘’siti neri” della Cia era stata smascherata quattro anni fa dal Washington Post con uno scoop che fece vincere alla sua autrice Dana Priest il prestigioso premio Pulitzer.

Nuovi documenti emersi dal Congresso mostrano che fin dall’estate del 2002 diversi esponenti dell’amministrazione Bush, compresa Condoleezza Rice (all’epoca consigliere per la sicurezza nazionale), avevano approvato l’uso dei metodi duri di interrogatorio. Alle discussioni avevano sicuramente partecipato, oltre al direttore della Cia George Tenet, anche il vice-presidente Dick Cheney, il ministro della Giustizia John Ashcroft e il legale della Casa Bianca Alberto Gonzales. Dalla discussione sembra essere stato lasciato fuori invece l’allora segretario di stato Colin Powell, forse per il timore che potesse esprimere parere contrario.

In conclusione, è chiedere troppo che vengano celebrati dei “giusti processi”, dove agli accusati venga riconosciuta l’innocenza fino a che non sia provata la loro colpevolezza, concedendogli di sapere quale siano i reati e le prove a loro carico, di avere un avvocato difensore e di contro-interrogare i testimoni? Basterebbe rispettare la Costituzione americana anche e soprattutto in nome di quasi tremila persone morte in quel maledetto giorno di settembre.


www.mentecritica.net

12 ottobre 2009

Jacque Fresco - Introduction

Jacque Fresco's background includes industrial design and social engineering, as well as being a forerunner in the field of Human Factors. Mr. Fresco has worked as both designer and inventor in a wide range of fields spanning from biomedical innovations to totally integrated social systems. The Venus Project reflects the culmination of Jacque Fresco's life work: the integration of the best of science and technology into a comprehensive plan for a new society based on human and environmental concern. It is a global vision of hope for the future of humankind in our technological age. http://www.youtube.com/watch?v=Xf8gP6UVSv0

11 ottobre 2009

Lutto nazionale: la mafia ha vinto ancora!



Oggi è un giorno triste per l'Italia.
E non soltanto per i funerali dei morti di Messina.
CdM è diventato l'acronimo di Consiglio dei Mafiosi: il Comune di Fondi non è stato sciolto per mafia come chiedeva la procura antimafia di Roma e il procuratore di Latina. Fondi è il principale centro di distribuzione agroalimentare in Italia, il secondo in Europa. A Fondi la camorra e la ndrangheta hanno molti affari. Gli amministratori di Fondi sono i loro referenti politici. Fanno affari con loro. Spesso i politici sono i parenti dei boss dei clan. Insomma, uno dei tanti comuni in cui non ci sono infiltrazioni mafiose, perché i mafiosi sono nelle istituzio ni. La giunta di Fondi è tutta PDL, area Forza Italia. Fondi è un bacino di voti del senatore PDL Fazzone; i ministri Brunetta, Meloni, Matteoli hanno in vario modo stretti rapporti con la zona del basso Lazio, come rivela Il Fatto di oggi (per leggere l'articolo andate qui). Probabilmente sono stati loro a convincere Maroni (che mesi fa prometteva lo scioglimento della giunta di Fondi) che non era necessario sciogliere il Comune. Il presidente del Consiglio del mafiosi, ovviamente, non ravvisa nulla di anomalo nel Comune di Fondi. E' sempre lui, quello che ha avuto per anni alle sue dipendenze un pluricondannato per mafia, Mangano.
Ora si tornerà a votare, e grazie al mancato intervento del Governo gli assessori e consiglieri amici-parenti dei clan, o gli stessi esponenti dei clan, potranno ricandidarsi liberamente ed essere rieletti a furor di popolo.
Perché a Fondi, oggi, come dice il senatore Fazzone, ha vinto la democrazia!

Facciamo conoscere il nostro sdegno ai diretti interessati. Ecco una lista di mail cui inviare i vostri commenti di cittadini indignati:

Senatore Fazzone: fazzone_c@posta.senato.it
ministro Brunetta: brunetta_r@camera.it
ministro Meloni: meloni_g@camera.it
ministro Matteoli: matteoli_a@posta.senato.it
ministro Maroni: maroni_r@camera.it
Per scrivere al Presidente della Repubblica: https://servizi.quirinale.it/webmail/

Fate girare il più possibile questa notizia, e scrivete ai giornali. Gridate a tutti "Fuori la mafia dallo Stato!"


Loro non molleranno mai, noi neppure!


10 ottobre 2009

Byoblu.Com - Bastavano due parole

9 ottobre 2009 - 18.45

 Bastavano due parole


Ricevo e volentieri pubblico questa lettera di Marina De Monte. Per tutti quelli che un terremoto non l'hanno mai vissuto. Per tutti quelli che due parole avrebbero potuto dirle e non l'hanno dette. Oppure l'hanno dette, per telefono, ma erano le parole sbagliate.

BASTAVANO DUE PAROLE
Marina De Monte

Caro claudio,
 mi permetto di inviarti un e-mail, perchè so di poter contare sulla tua disponibilità e comprensione, visto anche come ti dai da fare per essere il tramite tra Giuliani e noi, il popolo della rete. Un ringraziamento a tutti e due.

 Vedere le immagini del servizio mai mandato sulla rai, mi ha fatto veramente male. Vedere i banchi della De Amicis, scuola elementare, coperta di calcinacci è stato un pugno dritto nello stomaco. Vedere poi il sindaco della nostra città essere presente nello scantinato della De Amicis con Giuliani mi ha disorientato. So che un annuncio drastico avrebbe potuto generare il caos, ma sarebbe bastato dare delle semplici indicazioni di comportamento per poter salvare delle vite. Bastava direciò che qualche giorno fa ha consigliato Giuliani (ricordi?): se si manifestano scosse importanti, ravvicinate, prendete precauzioni. Se fossi stata avvertita, non so cosa avrei fatto, ma sicuramente non sarei tornata a dormire tranquillamente con il pensiero "domani forse è meglio preparare una valigia d'emergenza".... non ne ho avuto il tempo.

 Guardo le mie ragazze, mio marito, la mia casa.... mi sembra di aver vinto la lotteria. Ma quella notte mi è entrata nelle ossa e nell'anima.
Non posso descriverti il terrore che si prova, la luce che va via, il rumore, anzi l'urlo della tua casa che oscilla, fai le cose più sbagliate che potresti fare, ti precipiti per le scale (il pensiero che non possano esserci nemmeno ti sfiora!) senti degli oggetti sotto i piedi e speri che non siano mattoni ...finalmente fuori.

 Sei fuori, in pigiama, senza nemmeno le ciabatte, il terremoto che continua, ma tu rientri in casa, per prima cosa prendi il telefonino e con quello ti fai luce per cercare alcuni vestiti. Entri ed esci in fretta, a turno con tuo marito,per prendere poche cose per volta lasciando la porta spalancata e le ragazze fuori. Pensi che puoi avere freddo in macchina ad allora strappi le coperte dal letto, cerchi i giacconi, finalmente trovi anche la torcia che non ti ricordavi nemmeno di avere e puoi cercare meglio ciò che ti serve. Per ultime prendi le chiavi delle macchine e ti metti in cammino per raggiungere i nonni e vedere come stanno. Per fortuna fai una strada praticabile, ancora non sai che un ponte è crollato, proprio quello sulla strada più breve per arrivare alla meta e non ancora capisci, non ti rendi conto, nemmeno quando sulla carreggiata trovi un masso rotolato dalla scarpata, nemmeno quando vedi il primo piano di un palazzo con un muro crollato, ma è ancora buio e le luci lungo le strade non ci sono, solo i fari delle centinaia di macchine che si sono messe in cammino con il tuo stesso pensiero.

 Quello che è veramente successo lo capisci solo molte ore dopo, quando accendi la radio. Torni a casa, è quello il tuo posto, ma non sai che fare, non hai il coraggio di entrare per vedere se è tutto a posto, hai la fortuna di fermarti in giardino... dopotutto è una bella giornata di sole, ti stendi sul prato e aspetti, cosa non lo sai nemmeno tu. Entri ancora in casa, apri la finestra che dà sul giardino e ci metti davanti la televisione, la accendi per poterla guardare dal giardino, sintonizzi su sky e finalmente prendi coscienza:.LA TUA CITTA' NON C'E' PIU'.

Bastavano due parole: se sentite scosse importanti, ravvicinate, prendete precauzioni.

Un affettuoso abbraccio
Marina



Con l'occasione pubblico l'aggiornamento radon di ieri sera, 8 ottobre 2009. Ringrazio come sempre Linus per la trascrizione puntuale dell'intervento in diretta streaming sul mio profilo Facebook.

AGGIORNAMENTO RADON 8 OTTOBRE 2009 h.9.30

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Le Tre D che salveranno il mondo!

09 ottobre 2009

SUINA: MARKETING FARMACEUTICO O TERRORISMO MEDIATICO?

Sull'influenza suina circolano molte informazioni confuse. A chi conviene? Una conferenza del Gruppo Macro e del Comilva - Movimento Italiano per la Libertà delle Vaccinazioni - spiega la posta in gioco. Informati su http://www.macroedizioni.it

08 ottobre 2009

Bocciato il Lodo Alfano - TONY TROJA

Ecco come si reagisce alle belle notizie!!!

Byoblu.Com - Il Nano Ghiacciato

7 ottobre 2009 - 19.52

  Il Nano Ghiacciato


 La madre nera sta partorendo. La Corte Costituzionale ha rotto le acque. I parenti tutti, soprattutto i fratelli, sono immediatamente accorsi all'ospedale ed hanno preso ad aggirarsi nervosamente per i corridoi. Dalla sala parto arrivano echi sinistri e lugubri lamenti.

 Finalmente, la danza rituale che precede la frenesia del pasto acquisisce contorni più nitidi. Finalmente, il rivolo di bava colato dalle fauci del giornalista saprofago diviene evidente e comprensibile per tutti.
 Non ci sbagliavamo, i segnali erano inequivocabili: perfino i guardiani della torre d'avorio erano improvvisamente più soli.

 Ora, speriamo che l'apertura si dilati. Ricorrere ad un cesareo non è mai consigliabile.

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Articolo 3:  

Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

Giornalismo partecipativo

 

 

 


07 ottobre 2009

Gli spioni

Francesco Sblendorio, noto tirapiedi di Paolo Attivissimo e del C.I.C.A.P. , viene colto in flagrante mentre, in trasferta dalla Lombardia, scatta fotografie della nostra abitazione (violando la privacy), insieme con l'amico Wasp il falsario, altro disinformatore dalla lingua biforcuta ed il cervello piccolo. Sblendorio, lesto rientra in auto e tenta la fuga, ma si infila in una strada senza uscita. Lì rimane rintanato per quasi un'ora. L'auto impiegata per la sortita è stata noleggiata probabilmente a Torino [1]. Curioso è il fatto che la sigla relativa alla provincia, che dovrebbe trovarsi sul lato destro della targa, non è visibile. In effetti sembra volutamente offuscata. Ringraziamo l'amico Pirata Pantani per le sue preziose ricerche. AGGIORNAMENTO: Francesco Sblendorio a Superquark
[1] Intestatario SAVARENT SPA Sede Sociale AOSTA (AO) LOCALITA REG. BORGNALLE 10 Cap 11100 ACI PRA Automobile Club d'Italia Pubblico Registro Automobilistico Ispezione a mezzo del Sistema Informativo Centrale dell'ACI Effettuata il 19/08/2009 alle ore 19:31 Targa DM349GT TARGA: DM-349GT DATI VEICOLO Omologazione OEZFA17 Telaio ZFA31200000054241 Fabbrica Tipo FIAT GROUP AUTOMOBILES S.P.A. 312AXA1A00 Classe/Uso AUTOVETTURA / PRIVATO LOCAZIONE SENZA CONDUCENTE Alimentazione BENZINA Cilindrata 01242 Cavalli Fiscali 0 Carrozzeria CHIUSA Posti 4 Portata 365 Assi 2 Tara 940 Kw 51 Peso 1305 Data Immatricolazione 14/12/2007 Prima Formalità 15 1.A ISCRIZ. VEICOLO NUOVO del 12/02/2008 Ultima Formalità 15 1.A ISCRIZ. VEICOLO NUOVO del 12/02/2008 DATI INTESTAZIONE Iscrizione del 12/02/2008 R.P. A013685N Intestatari 1 Atto SCRITTURA PRIVATA del 17/12/2007 Valore Veicolo Euro *9.300,00* Partita IVA 05982560012 Intestatario SAVARENT SPA Sede Sociale AOSTA (AO) LOCALITA REG. BORGNALLE 10 Cap 11100
NOTA: Da alcune indagini svolte, risulta che la SAVARENT fornisce i suoi servigi alla Polizia di Stato, oltre che a varie agenzie governative.

Byoblu.Com - 7 giorni. La videocassetta che uccide.

7 ottobre 2009 - 05.45

 7 giorni. La videocassetta che uccide.

 L’Aquila. 6 aprile 2009. Davanti alla casa dello studente regna un silenzio pesante. La disperazione è una nebbia densa, avvolge gli sguardi attoniti, la rabbia senza voce dei ragazzi assiepati su un fazzoletto di erba, il dolore muto dei genitori sospesi in una speranza senza speranze.

  Un operatore Rai mi si fa incontro. Mi racconta di un servizio realizzato una settimana prima, nello scantinato di una scuola elementare che i bimbi avevano abbandonato in fretta, dopo che il tetto gli era caduto addosso. Là in fondo, nella polvere, spasmodicamente intento a controllare e ricontrollare numeri, grafici e quaderni di appunti c’era un uomo. Accanto a lui, attento e visibilmente preoccupato, il sindaco Massimo Cialente. Al telefono il commissariato di polizia, in trepida attesa di notizie. Quell’uomo era Giampaolo Giuliani, ricercatore controverso, scienziato folle, inventore geniale di una tecnica accreditata presso tutte le istituzioni locali. Quello era l’uomo che sapeva predire i terremoti.

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Le Tre D che salveranno il mondo!

03 ottobre 2009

Nasce con Latinoamerica una rete internazionale di controinformaz

Nasce con Latinoamerica una rete internazionale di controinformazione

Il numero 108 della rivista Latinoamerica, in uscita in questi giorni, propone un’interessante novità, il sito rinnovato, promotore di una rete di controinfomazione internazionale, alla quale collaborano i prestigiosi intellettuali da sempre al fianco della rivista: dal premio Nobel della Pace Adolfo Péerez Esquivel al teologo della liberazione Frei Betto, dal prestigioso linguista nordamericano Noam Chomsky al sociologo e ricercatore Bruce Jackson, dal poeta argentino candidato al Nobel Juan Gelman fino a Eduardo Galeano e Luis Sepulveda, collaboratori storici di Latinoamerica, insieme a tanti voci libere del mondo.
Uno sforzo in un’epoca dove molti pensano sia d’obbligo resistere all’informazione negata.
Il numero 108, per esempio, è centrato sulla lezione politica che viene dall’Honduras. Una nazione senza identità, una volta base operativa delle “guerre sporche” di Ronald Reagan in centro America e ora simbolo dell’ambiguità di parte della politica estera dell’attuale governo di Washington che, nonostante le promesse di Obama di cambiar metodi in America latina, vuole riavere il controllo di quello che fino agli anni ’90 era il “cortile di casa”.
Latinoamerica 108 sottolinea questa contraddizione con una conversazione virtuale di Adolfo Pérez Esquivel proprio con il nuovo presidente degli Stati Uniti al quale probabilmente in questa occasione, come spiega subito dopo in un saggio Juan Gelman, il vecchio apparato militare di Bush J. ha confezionato e lasciato in eredità una polpetta avvelenata.
Nella sezione “Analisi” l’argomento è trattato anche dal sociologo colombiano Frank Molano Camargo e dallo scrittore uruguaiano Raúl Zibechi, che inquadra gli eventi in corso in Honduras in un panorama dove il tentativo di restaurare i vecchi equilibri di potere in America latina comprende anche i massacri degli indigeni in Perù, assolutamente elusi dalla grande stampa occidentale.
Il numero 108 di Latinoamerica propone anche un articolo del teologo della liberazione Frei Betto, sorpreso perchè il primo presidente nero degli Stati Uniti non abbia ancora liberato i cinque agenti dell’intelligence cubana che dieci anni fa smascherarono le centrali terroristiche, coperte dalla Cia, in Florida e in New Jersey, attive nell’organizzare attentati a Cuba.
Il numero in uscita è arricchito anche dalla testimonianza di Harry Villegas, detto Pombo, sopravvissuto al Che in Bolivia, e da un ricordo di Alessandra Riccio del poeta uruguaiano Mario Benedetti e di Bruna Gobbi, intrepida fondatrice, trent’anni fa, della rivista e recentemente scomparsi.

01 ottobre 2009

Byoblu.Com - Memorie di un partigiano

1 ottobre 2009 - 10.04

Memorie di un partigiano


  Il futuro non c'è ancora. Tutto quello che abbiamo è il passato. La storia ci ha fatti come siamo. La storia ha creato i nostri pensieri, ha deciso perfino il nostro nome. Eppure, la storia non interessa a nessuno. Forse per questo stiamo perdendo il senso delle cose. Se non sappiamo più chi eravamo, come possiamo capire chi siamo?

  Molti di noi si definiscono partigiani della rete. Ma chi erano davvero i partigiani? Cosa pensano dell'Italia di oggi, loro che l'hanno costruita con le loro stesse mani? E cosa pensano della Costituzione, loro che l'hanno vista scrivere con i loro stessi occhi?
 
  Il blog ha intervistato Massimo Rendina, presidente dell'ANPI, l'Associazione Nazionale Partigiani d'Italia.

MEMORIE DI UN PARTIGIANO
Intervista di Helene Benedetti

H.B. «Buonasera Massimo Rendina, ci vuole raccontare per un partigiano cos'è stata la guerra?»

M.R. «Io pensavo che la guerra partigiana fosse perduta, che vincessero i tedeschi, che Hitler avesse veramente l’arma segreta. Per poco non l’ha avuta perché, perseguitando una ricercatrice di fisica ebrea, che fu fatta scappare dalla Germania, si privò della possibilità di avere la bomba atomica prima degli americani. Il nostro destino era un destino che vedevamo segnato. Avevamo detto: “Beh, vinceranno, ci uccideranno. Cerchiamo di non farci torturare.”. Dicevamo ai nostri garibaldini: “Se vedete che io casco nella mani dei tedeschi sparatemi addosso, perché io non voglio essere torturato!». Procedevano con sistemi talmente barbari e disumani nei confronti dei prigionieri, che tutti noi avevamo questo senso della disperazione, in qualche misura. Nello stesso tempo non potevamo dirlo, perché dovevamo rassicurare i nostri garibaldini e la popolazione civile. Dico garibaldini perché i miei partigiani erano garibaldini. Dovevamo rassicurarli che ci sarebbe stata questa vittoria, dare questa speranza, e quindi tenerci per noi l’ansia e la paura che questo non avvenisse.»

H.B. «Quanti anni aveva lei quando siete partiti?»

M.R. «Avevo 23 anni.»

H.B. «Durante la guerra, si aveva il tempo di avere paura?»

M.R. «Beh… La paura è connessa alla guerra. Il problema è che se tu hai delle responsabilità, cioè se sei un comandante di reparto, anche di quello più piccolo, non puoi mostrare di averne. Anzi: ci montavamo, io facevo anche un po’ lo spaccone per non dimostrare di avere paura. Guai se tu mostri ai tuoi sottoposti di avere paura. Devi essere sicuro di quello che fai, e sicuro di quello che fai fare a loro. E delle volte, quando poi i soldati muoiono, quando dei garibaldini, dei partigiani morivano, e sono morti in tanti, ti viene un’angoscia spaventosa, perché pensi che avresti potuto agire diversamente. Pensi che forse doveva toccare a te piuttosto che a loro, a dei ragazzi che nella guerra partigiana avevano 15 o 16 anni addirittura. Li ho visti morire e sono ancora davanti a me. Uno, tra l’altro medaglia d’oro, mi fece ripiegare. Volle stare alla mitragliatrice e farci sganciare, cioè rientrare nel nostro territorio di fronte ad un attacco nazista. C’era poi un soldato tedesco, non giovane, avrà avuto una quarantina d’anni, anzi noi lo qualificavamo molto anziano. Non sapevamo neanche il suo nome, lo chiamavamo il tedesco. Era venuto con noi, era un disertore. Mi ricordo che fummo attaccati al bivio del Gallareto, in Piemonte, da un reparto di SS tedesche. Lui aveva il suo fucile e non voleva sparare contro i tedeschi. Diceva “Questi sono i miei fratelli”. Io ero indignato, gli dissi che era un vigliacco, che era una carogna, glielo dissi anche in tedesco. Lui mi disse: “No, io non sono un vile. Ti mostrerò come sa morire un tedesco”. Si alzò in piedi e gli andò incontro urlando: “uccidete un tedesco per la libertà”. E morì in quel modo. Non saprò mai come si chiamava perché non avevamo i suoi documenti e il suo nome vero.
Questi sono piccoli episodi che possono però dimostrare quale era il nostro sentimento. Qual era questa guerra molto personale. La guerra partigiana è una guerra fatta di piccole storie di ciascuno, che si uniscono per questa idea di dignità della persona e della libertà. Senza tanto pensare a un futuro, anzi: ci difendevamo da questa idea di immaginare un futuro politico del nostro paese, anche perché i comunisti – e ce n’erano tra noi, ma non così tanti come si dice – temevano che si potesse accostare la loro ideologia a quella sovietica, mentre i cattolici pensavano che si potesse definirli clericali. Ognuno pensava realmente a un futuro soprattutto di libertà e di dignità della persona, che poi ritroviamo nella stessa Costituzione. La Costituzione tiene conto proprio di queste aspirazioni non definite. Noi non sapevamo neppure se sarebbe stata repubblica o monarchia, e ci fu chi – soprattutto tra gli azionisti lombardi – nell’ultimo periodo prima della guerra di liberazione diceva: “ma perché non continuiamo un po’ con questa esperienza del comitato di liberazione nazionale, in modo che ci sia un avvio lento alla democrazia, quando saremo veramente sicuri che ci potrà essere una responsabilità civile delle persone?». Invece i comunisti e i democristiani dissero: “no, diamolo al popolo questo potere. Sarà il popolo che deciderà, attraverso un organismo – che poi diventerà la Costituente”. Vinsero questa battaglia ideologica per poter affidare alla gente il proprio futuro. Questo lo troviamo nella Costituzione, laddove c’è scritto che la sovranità è del popolo

H.B. «Il valore della Costituzione: molti ragazzi non riescono a capirlo

M.R. «La Costituzione dopo tanti anni è ancora un documento straordinariamente attuale, anche perché non è stata del tutto attuata. Quindi occorre realmente pensare alla sua attuazione, al diritto al lavoro per tutti, a un’uguaglianza non utopistica. Il mondo è fatto di differenze, anche tra le persone. L’uguaglianza deve essere soprattutto un’uguaglianza di opportunità: dare a ciascun bambino che nasce la stessa opportunità al di fuori del fatto che sia una famiglia ricca o povera. Il diritto allo studio per tutti, il diritto di affermazione, il diritto di sopravvivenza, con una remunerazione decente. Queste sono le grandi battaglie. Forse per questo mi dicono comunista, ma non so se questo sia comunismo o non forse pensare al Vangelo, come penso io che sono cattolico.»

H.B. «A noi ragazzi, che siamo molto preoccupati per tutto quello che sta succedendo in Italia, per il governo, per tutto quello che non abbiamo più - non abbiamo più una Costituzione, perché anche se è scritta non viene più rispettata - cosa consiglia lei?»

M.R. «Dobbiamo fare una riflessione sul pericolo che ci sia domani non più un governo parlamentare, ma un governo di élite. Questo è il sogno del presidente del Consiglio, di Berlusconi, che non è solo suo: si allaccia si Bush, si allaccia a una situazione di politica internazionale. I governi devono essere diretti da persone capaci, che hanno dato dimostrazione nell’industria, nella finanza e così via di essere capaci. Per cui, ecco il governo azienda, con il capo dell’azienda che può nominare, licenziare, stabilire le remunerazioni, dare i premi… Siamo veramente in uno stato azienda, ma un’azienda che non rispetta i diritti della persona umana. Nel momento in cui siamo in una crisi così profonda del capitalismoper carità, io non voglio fare un discorso contro o pro capitalismo –, decidiamo di salvare un capitalismo che ha dato queste prove, di farlo in modo soft, riformista solo di alcuni lati mentre il problema è globale. Bisogna invece assumersi delle responsabilità di cambiamento che deve essere un cambiamento radicale. Non parliamo mai o quasi di quello che sta accadendo nel mondo. Un terzo dell’umanità vive in una situazione straordinaria di benessere, anche se ci sono delle sacche di povertà, mentre tre quarti dell’umanità sta soffrendo, e moltissimi muoiono di fame, tanti bambini, i più deboli… Allora il discorso della globalità va visto anche in questo senso, non soltanto come globalità di comunicazione, di cultura o finanziaria. Poi c’è anche il problema della risorse: abbiamo risorse sufficienti per stabilire uno standard di vita così elevato in tutto il mondo? Gli economisti dicono di no. C’è proprio una scuola di economisti della decrescita che dicono che non si può più dissennatamente sfruttare le risorse di un pianeta perché ce ne vorrebbero quattro, di pianeti, per elevare lo standard di vita di tutti. Allora stiamo assistendo a un neo-colonialismo molto grave e pesante, come se questi tre quarti dell’umanità dovessero stare in soggezione per sempre.
Siamo di fronte a una società dominata dalla politica teatrale, imposta anche da questo governo attraverso i sistemi audiovisivi di massa, che sono assolutamente deleteri perché fanno diventare reale una società che non è reale. Per esempio, questi giochi di prestigio di certi spettacoli che mostrano situazioni, anche sessuali, esasperate, che non sono nella normalità ma che fanno diventare normali. L’automobile simbolo, il vestiario simbolo, la marca. E’ tutto un mondo sfacciatamente bugiardo che la televisione accredita come vero, naturale e praticato da tutti, e che tutti devono praticare: chi non lo pratica è fuori, diventa assolutamente emarginato da una sottocultura alla quale non opponiamo una cultura seria di solidarietà, e anche di crescita della persona umana. La persona umana ha anche bisogno proprio di una nuova filosofia, mi pare. La filosofia sta diventando storia della filosofia, e non sta diventando un dibattito etico sull’avvenire, sui perché che ancora ci tormentano: chi siamo, perché viviamo, perché moriamo. Queste grandi domande sembrano assolutamente essere rinchiuse in un privato e non essere elemento di meditazione collettiva

H.B. «E a chi dice “Scendiamo in piazza per protestare”, cosa dice?»

M.R. «Io credo che sia una cosa giusta. Io sono contro il populismo, influenzato anche dai mass-media ecc. La piazza, però, assume un valore di testimonianza: l’essere insieme. Diamo voce a chi non ha voce, e a chi non si sa servire della voce diciamogli che deve servirsene. Dobbiamo avere questa compartecipazione di gruppi, di una società che probabilmente non conosciamo, perché passiamo sempre per i partiti politici, per i sindacati, per le associazioni culturali, però non sappiamo che la società vera è anche un’altra. la piazza si dimostra in questo momento come un elemento essenziale di protesta, perché con una stampa così malata come è la nostra, che è sempre stata malata fin dal dopo guerra, perché in mano ai gruppi economici che se ne sono serviti come ricatto, o come appoggio, con tutt’altro scopo – sono stati i giornalisti che hanno dato dignità alla stampa, francamente non il sistema – con una stampa così malata, la società ha perso potere. Io mi ricordo che non molti anni fa, quando Camilla Cederno scrisse delle cose che probabilmente non erano vere sui figli del presidente della Repubblica, il presidente della Repubblica si dimise. Quando si parò del delitto Montesi, il povero Piero Piccioni non c’entrava assolutamente niente. Fu dimostrato. Ciononostante il padre si dimise da vicepresidente del Consiglio. Oggi puoi dire qualsiasi cosa, non si dimette nessuno. Questo è anche grazie all’opinione pubblica, che è diventata un’opinione pubblica malata, come sono malati i giornali. Ringraziamo che ci sia qualche giornalista, che nel bene e nel male fa sentire una voce dissidente, e che si cerca di opprimere fino in fondo, adeguando la stampa ai desideri di un potere che poi è un potere scollacciato, un potere anche volgare, un potere che finisce nelle alcove e nell’uso della cocaina. Con tutta franchezza, che lezione diamo ai nostri nipoti, ai nostri bambini che crescono e che sanno tutte queste cose, perché capiscono molto di più di quello che pensiamo che sia possibile capire a una certa età. Che cosa diciamo loro? Qual è l’esempio, il modello che noi offriamo alle nuove generazioni? Ecco perché dico che i giovani hanno una responsabilità enorme anche in questo, nell’aggregarsi tra di loro, nell’esprimersi, nel fare politica e dare alla politica un nuovo senso. Quando i ragazzi dell’Onda sfilano per le strade, giustamente, contro dei provvedimenti assurdi, sbagliati, di un Ministro della Pubblica Istruzione, dicendo “non vogliamo sapere niente dei partiti”, è un gravissimo errore. Lo capisco anche, ma è un gravissimo errore. Modifichiamo i partiti, però è attraverso le aggregazioni politiche che esprimiamo la democrazia, attraverso il confronto democratico, come diceva Moro il quale non pensava assolutamente al compromesso storico ma al confronto tra due forze rivali che si univano nel bene del paese.

Questa era la strada: rimanere quello che si è, però trovare insieme quei motivi per il bene comune, ed è una cosa che vale per i cattolici ma anche per i laici, francamente.»


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