“La fisica è su una strada sbagliata. Siamo tutti su una strada sbagliata.”
Questa frase viene attribuita ad Ettore Majorana poco prima della sua scomparsa nel 1938 e ci viene riportata come testimonianza dal prof. Carrelli, allora direttore dell’Università Federico II di Napoli, ma non è l’unica frase “strana”: sappiamo infatti, sempre grazie alla testimonianza del prof. Carrelli, che Ettore Majorana aveva anche detto:
“Che può sapere la gente delle mie cose?”
“A chi posso parlare se il mio linguaggio è tale che nessuno lo comprende?”
A volte, quando mi trovo al bar mentre prendo un caffè o bevo una birra, chiedo se qualcuno ha sentito parlare di Ettore Majorana. Le risposte che ottengo sono quasi sempre molto vaghe, qualcuno ricorda che forse era uno scienziato importante sparito misteriosamente nell’epoca fascista. Ho potuto così constatare che quasi nessuno segue e approfondisce ciò che in questi ultimi anni, a distanza di quasi ottant’anni, sta uscendo allo scoperto in merito alla scomparsa di Ettore Majorana.
Intrighi internazionali, complotti, depistaggi, spionaggio, Vaticano, CIA, NSA, Governo Italiano, Massoneria, Fascismo, Nazismo, NazionalSocialismo... queste sono solo una piccola parte (come titoli) delle chiavi di lettura di questa incredibile e affascinante storia.
Pochi sanno che la probabile futura rivoluzione nel campo delle telecomunicazioni e nell’elaborazione e archiviazione dati sarà possibile grazie alle formule di fisica quantistica elaborate e scritte da Ettore Majorana circa ottanta anni fa. Le sconfinate ipotesi di applicazioni quantistiche derivanti dalle sue previsioni sono ancora oggi oggetto di studio, sperimentazione e applicazione.
Ettore Majorana è stato, nei pochi anni prima della sua scomparsa, un genio al pari se non superiore a Nikola Tesla, Galileo, Newton. Fin dalla tenera età ha dimostrato di possedere predisposizioni geniali per la matematica e la fisica. Figlio e nipote “d’arte”, da una famiglia composta di rettori universitari, ingegneri, fisici, matematici, deputati e senatori, giudici. Tutti questi familiari, come vedremo più avanti, hanno probabilmente segnato e in qualche modo forgiato il suo sviluppo scientifico, culturale e filosofico. Uno su tutti, lo zio Quirino Majorana, come diremo più avanti.
Per tornare alla scomparsa di Ettore Majorana, nel 2008 la trasmissione “Chi l'ha visto?” della Rai ha intervistato un italiano emigrato in Venezuela a metà degli anni cinquanta del secolo scorso, Francesco Fasani. Costui aveva conosciuto un certo signor Bini che, a suo dire, era Ettore Majorana, e a sostegno della sua testimonianza portava una fotografia scattata nel 1955 che lo ritraeva a fianco del Bini (questo sarebbe l’alter ego che avrebbe scelto Ettore Majorana) e una cartolina rinvenuta sulla macchina del Bini che Quirino Majorana, lo zio di Ettore, spedì nel 1920 al fisico americano W. G. Conklin.
Nel 2011 la Procura di Roma, in seguito all’intervista, affidava ai carabinieri ulteriori verifiche e nel 2015 archiviava l’inchiesta dopo la comparazione tra la fotografia del Bini fornita dall’emigrante italiano e le immagini del padre di Ettore Majorana, concludendo che il Bini era Ettore Majorana e che lo stesso era vivo tra il 1955 e il 1959 e si trovava in Venezuela. Questa è stata la “verità” offerta dalla Procura di Roma. L’analisi degli incartamenti del caso permette però di affermare che si è su una pista sbagliata.
La foto periziata dai carabinieri su incarico della Procura di Roma, tramite un’arzigogolata trasformazione, diventa una prova del fatto che Ettore Majorana era fuggito in Sud America. La perizia è stata eseguita prendendo una foto del padre anziano di Ettore Majorana e confrontandola con la foto del Bini consegnata dal Fasani.
Tramite un particolare software che simula l’invecchiamento del volto, partendo dalla foto del padre di Ettore Majorana, la procura di Roma conclude sostenendo che molto probabilmente il sig. Bini era Ettore Majorana.
A questo punto molte domande sorgono spontanee: ad esempio, perché utilizzare una foto del padre di Majorana sostenendo che la somiglianza tra padre e figlio trova corresponsione evidente con il sig. Bini, quando potevano con lo stesso software simulare l’invecchiamento facciale direttamente con una foto di Ettore Majorana da giovane? Le analisi forensi sui volti di solito viene fatta in tutt’altro modo, come vedremo più avanti.
Come mai gli investigatori della procura di Roma non hanno banalmente verificato l’altezza del sig. Bini, tramite la foto in cui lui è con il Fasani, e confrontata con l’altezza nota di Ettore Majorana?
Francesco Fasani era alto quasi un metro e ottanta, come si può riscontrare dalla testimonianza della nipote Lidia Fasani (sentita personalmente al telefono) e dai dati forse riportati nella carta d’identità del Fasani. Ettore Majorana era alto un metro e sessantotto, quindi ci sono ben 12 cm di differenza tra lui e il Fasani.
Dalla foto seguente [sopra, ndr], diffusa dalla Procura di Roma, che raffigura Francesco Fasani e il sig. Bini presunto Ettore Majorana, questa differenza di altezza non è evidente, anzi, al contrario apparentemente sembrano alti uguali.
Ultimamente poi si è avvallata la tesi, da parte di tre giornalisti che hanno ripercorso le tracce indicate dalla Procura di Roma, che il signor Bini, presunto Ettore Majorana, si spostasse in Venezuela su una vistosa macchina gialla. Ettore Majorana all’epoca della sua sparizione nel 1938, non aveva la patente, per spostarsi usava mezzi pubblici, treni, traghetti, filobus; certamente nessuno può avergli vietato di prendere la patente in seguito, ma uno che ha deciso di sparire, di non farsi notare, di non farsi riconoscere, acquista ed utilizza una fuoriserie sportiva gialla?
Non quadra, come non quadra il fatto che da testimonianze autorevoli in merito al suo carattere e ai suoi modi di fare…


Continua…
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