Donald Trump ha pensato di entrare in politica in risposta agli eventi dell’11 settembre di cui contesta la versione ufficiale. Solo dopo aver incontrato Steve Bannon ha deciso di correre per la presidenza statunitense. Ha fatto di lui il suo direttore della campagna, e una volta eletto, il suo consulente speciale. Costretto a licenziarlo dai membri del Congresso, lo sostiene sottobanco per prendere il controllo del Partito Repubblicano. I due uomini intendono rifare degli Stati Uniti una Repubblica.
Dalla fine di luglio il presidente degli Stati Uniti ha dato l'impressione di essere uno sbruffone che mette a repentaglio la pace mondiale con le sue dichiarazioni sconsiderate. Thierry Meyssan dimostra che dietro questi interventi avventati, Donald Trump persiste tranquillamente nella sua politica estera nonostante l'opposizione quasi unanime del Congresso. E dunque si tratta, a suo avviso, di quel che oggi chiamiamo un "artificio di comunicazione" e un tempo un "doppio gioco". Inoltre, il presidente sta cercando di convincere i suoi amici a prendere il controllo del Partito Repubblicano, cosa che gli consentirebbe di razionalizzare la sua comunicazione e di attuare ancora più rapidamente la sua politica (...)
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