19 settembre 2009 - 12.58
Pecorella Go HomeRingrazio Alessandro Gilioli, di Piovono Rane, per avere pubblicato sul numero de L'Espresso del 17 settembre 2009, a pag.139, la notizia dell'ordinanza di sequestro occorsa a Byoblu.Com. C'è un Italia che ha ingranato una marcia superiore e fila via a tutta birra verso la modernità. C'è un'altra Italia che non ha ancora la più pallida idea di cosa sia la rete né di come funzioni, e crede che una legge pensata per la stampa e promulgata nel 1948 possa essere applicata alle autostrade di bit che scorrono sotto ai social network, nelle viscere dei portali di video streaming e nella circolazione arteriosa dei blog. Il DDL Pecorella Costa, nuova spada di damocle appesa sulla libertà di informazione in Italia proprio mentre in Germania esce il Manifesto del Giornalismo Web, è presentato per l'appunto dagli onorevoli Costa e Pecorella. Che a quest'ultimo la rete non piacesse era già più che evidente. Il blog ne parlerà la settimana prossima con Guido Scorza, esperto di diritto, politica dell'innovazione e società dell'informazione, che ha scoperto e denunciato i pericoli che deriverebbero da un'eventuale approvazione del Disegno di Legge. Pecorella Go Home. |
|
Diffondere, Divulgare, DiramareLe Tre D che salveranno il mondo! |
20 settembre 2009
Byoblu.Com - Pecorella Go Home
18 settembre 2009
Le novità di MicroMega.net - 17 settembre 2009
Newsletter
17
settembre 2009
Lo sconcertante rinvio della manifestazione di sabato
19
Il cordoglio e l’umana pietà per i militari
morti a Kabul sono
incompatibili
con la difesa della libertà di stampa?
di Paolo Flores d'Arcais
SCANZI
Noi "farabutti" che sogniamo ancora un'Italia
democratica
OVADIA Senza libertà di stampa non c’è
democrazia (AUDIO)
COLOMBO Rilanciare la battaglia contro il conflitto
d’interessi (AUDIO)
VATTIMO Situazione drammatica, intervenga
l’Europa (AUDIO)
MARAINI Da Berlusconi un attentato alla libertà di
stampa (AUDIO)
ROBECCHI
Vespa
e papi fanno flop
MARTELLI Silvio
come il Duce
GIULIETTI In
piazza contro il bavaglio alla
democrazia
PEZZOPANE Porta
a Porta, propaganda indecente. In Abruzzo migliaia ancora senza
casa
"Il criminoso" di Andrea Scanzi
Il Comandante Garkos, Silvio Il Magnifico e la chitarra di
Capezzone
Silvio Berlusconi ha scritto da Bruno Vespa
irrinunciabili e mirabili pagine di storia. Un’altra lezione di democrazia, di
strategia: di vita. Il suo intervento a Porta a Porta andrebbe
insegnato nelle scuole, assieme alla pubblicità della Cedrata Tassoni e ai
dialoghi di Giorgio Mastrota nelle televendite.
Allegria! (di naufragi) di Valerio
Magrelli
I Funerali di Stato decretati in onore di Mike Bongiorno sono
una pura e semplice ignominia. Rappresentano la capitolazione intellettuale e
morale delle istituzioni italiane e un'autentica Cernobyl
culturale
I ministri dell'Astio e l'assalto alla
cultura di Francesco Merlo
Ogni
giorno c'è un ministro che vomita trivialità ora su uno ora su un altro pezzo
d'Italia: i cineasti sono parassiti, la borghesia marcia, i professori
ignoranti, gli statali fannulloni, gli studenti stupidi, gli economisti
sconclusionati...
DI MODICA La
cultura in pasto ai bruti
La politica della devastazione di
Angelo d'Orsi
Come e più di un castigo biblico il governo Berlusconi
opera indefesso a smontare quanto in sessant'anni pazientemente, con difficoltà
ed errori, si era costruito per dare una parvenza di Stato alla società
italiana.
Come ti nego i diritti di cittadinanza di
Domenico Gallo
Non solo gli immigrati (regolari o irregolari) nel mirino
del "pacchetto sicurezza". Tra le nuove norme, passata quasi inosservata, ve n'è
una fortemente discriminatoria verso Rom, senza casa e poveri in genere.
Lo Stato è Cosa Nostra di Ferdinando
Imposimato
Il filo rosso che lega pezzi dello Stato, servizi e mafie,
oggi viene alla luce destando clamore con le rivelazioni di Ciancimino, ma parte
da lontano. Imposimato, un protagonista di quegli anni della storia italiana,
ripercorre le tappe del patto scellerato.
BARBACETTO Indagini
su mafia e stragi, partita finale per Berlusconi
Lo shock di Videocracy e il "fascismo
estetico" di Andrea Inglese
La visione del
film di Erik Gandini è un’esperienza profondamente sgradevole. Interroga la
nostra coscienza civile sulla mutazione antropologico-televisiva che ha
radicalmente cambiato la società italiana negli ultimi
trent'anni.
FORUM Dì
la tua su Videocracy
Democrazia feudale di Loretta
Napoleoni
Fiumi di inchiostro sugli anniversari del crollo delle torri e
di quello della Lehman Brothers. Ma chi ha guadagnato da queste tragedie?
Un’oligarchia di privilegiati che detengono il potere economico-finanziario e
controllano l’informazione.
Non avrai altro mattone all’infuori di
Caltagirone di Silvia Cristofori
Roma,
Alemanno contro il diritto alla casa. Da qualche settimana è in corso nella
capitale un violento attacco politico e mediatico ai movimenti di lotta per la
casa, culminato nel tentativo di sgombero dell’occupazione della ex scuola “8
marzo”.
Attributi da Cavaliere di Marco
Travaglio
I processi contro 'la Repubblica' e 'l'Unità', denunciate da
Silvio Berlusconi per 1 e 2 milioni di euro di danni, si annunciano avvincenti e
spettacolari quant'altri mai. Da mettersi in fila e pagare il
biglietto.
RAME Quando
Feltri era quasi comunista
PELLIZZETTI
Il
machismo berlusconiano
Impastato, il sindaco leghista cancella la
targa di Giuseppe Giulietti e Nello
Trocchia
A Ponteranica, in provincia di Bergamo, rimossa dalla
biblioteca la targa dedicata alla memoria di Peppino Impastato, ucciso dalla
mafia nel 1978. Giovanni Impastato: "Una scelta indegna".
Berlusconi, io ti ripudio di Paolo
Farinella
"Io, Paolo Farinella, prete, ripudio lei, presidente pro
tempore del consiglio e tutto quello che rappresenta insieme a coloro che
l'adulano, lo ingannano, lo manipolano e lo sorreggono. La ripudio in nome della
politica, dell'etica e della fede cattolica. E prego Dio che liberi l'Italia dal
flagello nefasto della sua presenza".
Nelle immagini e nelle testimonianze dell'inchiesta di "Presadiretta" (Raitre) sui respingimenti, la spaventosa vergogna dell'accordo Italia-Libia, approvato dal Parlamento con voto bipartisan.
17 settembre 2009
Byoblu.Com - Il parto della madre nera
16 settembre 2009 - 04.42
Il parto della madre neraGli avvoltoi roteano alti nel cielo. Sentono il puzzo di carogna spandersi tutto intorno. Sono eccitati, inquieti, e nella frenesia del rito famelico abbandonano la loro abituale codardia venendo allo scoperto, planando sulla radura in gruppetti sempre più folti. Così Vespa, Sansonetti ed affini iniziano a volteggiare intorno a Berlusconi. Qualcuno si avvicina e prova a dare una beccata. Il pachiderma allo stremo reagisce debolmente, incespica, prova a fare paura, ma la sua fine è segnata. Sono le regole della savana. Gli uccelli spazzini non cacciano, non ne sono capaci. Attendono che altri lo facciano per loro. Così, il giornalista saprofago, consapevole di infierire su un corpo inerte, decide di affondare sul conflitto di interessi, senza vergogna, senza pudore, come se il sovrano deposto l'avesse finito lui, dopo una lunga, estenuante e valorosa battaglia. Il suo sguardo compiaciuto scintilla di una malvagità primordiale. Non conosce lealtà nè riconoscenza. Dileggia lo sconfitto, vantando meriti di guerra sui quali non ha alcun titolo, avendo assistito all'epico scontro nascosto dietro a montagne di letame, oscurandosi alla vista dei prodi combattenti per non essere chiamato alle armi, nutrendosi di avanzi in putrefazione, mimetizzato nel guano. Ora che la bestia è morente, ora che può vederne il sangue scorrere in rivoli sempre più insistenti, ora che il drago è in ginocchio, solo ora può uscire allo scoperto e prepararsi a salire sul cavallo del vincitore. |
|
Diffondere, Divulgare, DiramareLe Tre D che salveranno il mondo! |
15 settembre 2009
Superquark
"Superquark": le dieci strategie per ingannare il pubblico: censurato più volte da Youtube sù pressioni della rai http://www.tanker-enemy.tv/Superquark.htm
14 settembre 2009
News da Minà e da Latinoamerica
Aggiornamento sito:
Su Chávez la disinformazione italiana
di Gianni Minà
da "Il Manifesto" del 10 settembre 2009
La riflessione più evidente che nasce dalla lettura dei media italiani dopo il trionfale passaggio a Venezia del presidente venezuelano Ugo Chavez, per la prima del film-documentario South of the Border a lui dedicato da Oliver Stone, è che da noi proprio non ne vogliono sapere di dire la verità su quello che sta accadendo nel mondo e perchè.
La nostra informazione, pateticamente impantanata nel suo stupido gioco di gossip, insulti e contro insulti locali, sembra ormai malata di autismo nelle sue certezze, anche quando queste certezze sono smentite dai fatti, come è accaduto nel recente crollo del muro del capitalismo.
Questa informazione è, infatti, così abituata ad essere bugiarda, superficiale, ridicola nel raccontare le persone e riferire i fatti che non sente nemmeno più il bisogno di chiedersi, per esempio, perchè il regista Oliver Stone, quello di Salvador, Platoon, JFK, Wall Street, cioè un regista aduso a dire la verità fuori dai denti e a riflettere sul mondo che lo circonda, abbia sentito il bisogno di raccontare l’America latina oggi, usando il meccanismo del documentario, incontrando i presidenti del continente a sud del Texas, da Ugo Chavez, appunto, al brasiliano Lula da Silva, all’argerntina Cristina Kirchner con suo marito Nestor (che l’ha preceduta nella presidenza), all’ecuadoriano Rafael Correa, al paraguaiano Fernando Lugo, al cubano Raul Castro, tutti in qualche modo protagonisti del vento di attenzione sociale e civile che sta cambiando e rendendo più giusta quella parte del mondo. Un vento che, secondo tutti gli indicatori internazionali, sta spingendo l’America latina verso un riscatto, storicamente atteso dal tempo delle conquiste coloniali di Spagna e Portogallo, e non gradito agli interessi delle nazioni del nord del mondo.
Oliver Stone compie questa traversata di un continente che sta recuperando diritti democratici, mentre in Europa si perdono ogni giorno brandelli di conquiste civili e sociali, inframezzando le incursioni nella vita di questi leaders a frammenti di telegiornali nordamericani che hanno il merito di sbriciolare la fama usurpata della tante volte esaltata capacità giornalistica dei media d’oltreoceano.
Non a caso proprio a Venezia, nella cena organizzata dalla produzione, dove c’era anche Chavez, Stone mi ha ribadito “Molti dei paesi latinoamericani che hanno recentemente conquistato un’indipendenza reale sono scorrettamente indicati da settori del nostro governo e da parte della stampa miserevolmente asservita come “non democratici”, perchè le loro nuove scelte economiche e politiche nuociono ai nostri interessi. Tutto questo è insopportabile e bisogna avere la froza di denunciarlo”.
Insomma, il regista di Nato il quattro luglio e di Assassini nati fa il lavoro che una volta facevano i giornalisti, i saggisti, e che, da qualche tempo, fanno i registi come lui, come Sean Penn, George Clooney, perfino come Soderbergh (nella rigorosa ricostruzione della vita e dell’epopea di Che Guevara, che smentisce tutte le invenzioni montate contro lui e contro Cuba), o come Michael Moore, l’iniziatore di questo genere, premiato da un pubblico che evidentemente vuole sfuggire le mistificazioni e le menzogne della televisione.
Non è quindi sorprendente che, salvo Il manifesto, i media italiani non abbiano sentito il bisogno di raccontare ai propri lettori il contenuto di South of the Border (A sud del confine), che sarebbe stato doveroso per aiutare il pubblico a capire, ma abbiano sguinzagliato, invece, presunti cronisti d’assalto alla ricerca del pettegolezzo, della battuta, insomma del niente.
Ero a Venezia, nel mio ruolo di giornalista e documentarista, eppure ne sono stato sfiorato io stesso.
In caso contrario questi cacciatori di panzane avrebbero dovuto ricordare, per esempio, che i leaders progressisti latino americani, protagonisti del film di Stone e che sono sembrati tutti dialetticamente più preparati dei nostri saccenti politici, hanno potuto affermarsi democraticamente solo dall’inizio del nuovo secolo, in particolare dopo l’11 settembre 2001, quando gli Stati Uniti, distratti da due guerre inventante in Oriente, hanno perso di vista il “cortile di casa”. Prima avrebbero potuto far solo la fine di quei leaders democratici del continete, dal guatemalteco Arbenz al cileno Allende, eletti dal popolo e deposti da criminali giunte militari sostenute dai governi degli Stati Uniti.
Ma il nostro attuale giornalismo parolaio ha paura di confrontarsi con la storia e con la verità.
Così sceglie sempre la via del cabaret o della plateale mistificazione.
Il Giornale di Berlusconi aveva per esempio un sommario, nell’articolo di Michele Anselmi, che recitava:”Il feroce caudillo venezuelano, ospite del regista Oliver Stone, che lo celebra in un film e dimentica la ferocia del regime”. Una simile dizione che richiamava personaggi inquietanti sostenuti dall’occidente, come Bokassa o Idi Amin, o il dittatore haitiano Duvalier o i componenti della giunta militare argentina o cilena, responsabili, con l’appoggio degli Stati Uniti, della tragedia dei desaparecidos, è, infatti, fondata sul niente. Purtroppo per il giornalismo italiano, se fosse stato chiesto a chi ha costruito quella pagina se fosse in grado di enumerare anche solo un atto di ferocia del presidente venezuelano, non avrebbe saputo rispondere, perchè, oltretutto, Chavez , come sa chi fa un giornalismo onesto, è il protagonista di un percorso politico che lo ha visto prevalere dodici volte in altrettante consultazioni elettorali o referendarie negli ultimi undici anni. E’ un dato, questo, che per chiarezza dovrebbe tenere in conto anche una parte della sinistra italiana, prevenuta sulla politica del presidente venezuelano, malgrado i successi sociali che gli organismi internazionali gli riconoscono. Una volta Gad Lerner ha detto in tv “Chavez non ci piace”. Giudizio legittimo, che però suggerisce una domanda: il voto è forse uno strumento che vale solo quando vince il candidato che ci piace?
A controllare, recentemente, le elezioni in Venezuela c’era pure l’ex presidente degli Stati Uniti Jimmy Carter con la sua Fondazione per i diritti umani. Non ebbe dubbi sulla correttezza della consultazione in corso.
A parte della nostra sinistra non piacciono nemmeno le frequentazioni di Chavez. A Venezia, per esempio, veniva, dopo un giro in Iran, in Siria e in Libia e l’indomani sarebbe andato in Bielorussia e Russia. “Faccio il presidente di un paese che è il quarto produttore modiale di petrolio- ha spiegato a me e a Tariq Ali, sceneggiatore di South of the Border, nella cena della produzione- Che faccio, ignoro questa realtà o tengo vive, periodicamente, le relazioni con le nazioni produttrici di petrolio e riunite nell’OPEC, che non a caso ha ripreso vitalità da quando il segretario generale è stato un venezuelano? Insomma, devo fare gli interessi del mio paese o quelli delle multinazionali degli Stati Uniti?”.
Non mi azzardo a chiedere che i giornalisti, ignari di quello che succede nel mondo, si addentrino su questi argomenti quando incrociano Chavez, ma mi aspetterei più correttezza almeno quando si affrontano problemi come quello dell’informazione in Venezuela.
Quando, nell’aprile del 2002, con l’appoggio del governo Bush e della Spagna di Aznar, l’oligarchia locale e perfino parte della Chiesa tentò il colpo di stato contro il suo governo democraticamente eletto, nelle ore drammatiche di quell’accadimento, le TV, per il 95% in mano all’imprenditoria privata, ostile a Chavez, incitavano all’eversione o, nel migliore dei casi, con nessun rispetto per i cittadini, trasmettevano cartoni animati.
Poi, nel tempo, le licenze di molte emittenti televisive e radiofoniche sono scadute e, come sarebbe successo negli Stati Uniti e ovunque, a quelle che incitavano all’eversione e all’assassinio del presidente, il permesso non è stato rinnovato.
Più recentemente è stata fatta una nuova legge che favorisce cooperative, gruppi di base e sociali. Essendo cittadino di un paese come l’Italia, sono prevenuto su ogni legge sulla televisione. So però una cosa: il 90% delle emittenti è rimasto, in Venezuela, in mano all’opposizione.
Non penso possa essere una legge più liberticida della nostra.
Aggiornamenti Sito:
www.giannimina-latinoamerica.it
DIRITTI CIVILI: IN URUGUAY È LEGGE L’ADOZIONE PER LE COPPIE OMOSESSUALI
Gennaro Carotenuto
(11 settembre 2009)
Sulla riva orientale del Río de la Plata si avanza ancora sul piano dei diritti civili e l’Uruguay è il primo paese latinoamericano ad approvare una legge che sancisce il diritto delle coppie omosessuali all’adozione. È stato approvato infatti il nuovo “Codice dell’infanzia e dell’adolescenza” che permette a qualunque coppia, unione civile o convivenza, con almeno quattro anni di durata, il pieno diritto all’adozione…
http://www.giannimina-latinoamerica.it/visualizzaNotizia.php?idnotizia=268
TRE ONOREFICENZE A TRE GRANDI PERSONAGGI
Alessandra Riccio
(04 settembre 2009)
Miguel D’Escoto è un uomo che non perde tempo: eletto Presidente dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, non c’è giorno che non lavori per ridare credibilità all’ONU come riunione di volontà di tutti i paesi del mondo per lavorare a favore dell’uguaglianza delle nazioni, della loro pari condizione di stati sovrani, ma anche di paesi portatori di voci della differenza in grado di arricchire il ventaglio delle aspirazioni umane, invece di ridurle a coro unanime…
http://www.giannimina-latinoamerica.it/visualizzaTaccuino.php?idtaccuino=57
______________________________
Segreteria di
Redazione - segreteria@giannimina.it
Amministrazione - l.macchietti@giannimina.it
Abbonamenti -
abbonamenti@giannimina.it
_______________________________________________
Il sito
internet di LATINOAMERICA e tutti i sud del
mondo:
http://www.giannimina-latinoamerica.it
11 settembre 2001: 8 anni di trucchi e inganni
|
13 settembre 2009
Il film ZERO trasmesso dalla Tv pubblica Austriaca ORF
Il film ZERO trasmesso dalla Tv pubblica austriaca ORF
Anche se nessuno ne parla, il documentario ZERO è il film italiano visto da più telespettatori nel mondo negli ultimi anni, perfino più di Gomorra. Dopo la tv russa e Al-Jazeera, il 6 settembre 2009 anche la tv pubblica austriaca ORF ha trasmesso questo sguardo diverso sull'11/9.
Di seguito pubblichiamo la traduzione della pagina dedicata al film, ribattezzato “9/11 Was steckt wirklich dahinter?” dal sito della rete pubblica ORF.
11/9 – Cosa c'è davvero dietro?
(c) ORF: Quel che ci è stato trasmesso dai mass media in merito ai tragici eventi dell'11 settembre 2001 è in realtà vero? Riuscite a credere senza riserve alle dichiarazioni ufficiali del governo degli Stati Uniti d'America? O forse le cose si sono svolte diversamente...?
Con le interviste a importanti personalità, come lo scrittore Gore Vidal e il premio Nobel per la letteratura Dario Fo, il documentario studia meticolosamente lo svolgersi della tragedia e finisce per trattare nuove e sorprendenti teorie e scoperte che fanno all'improvviso comparire gli eventi di allora sotto una luce completamente diversa.
Questioni di grande peso
Perché l'11 settembre la difesa aerea non ha risposto? Perché il World Trade Center 7, un grattacielo situato vicino alle due torri, ore dopo gli attentati è crollato? Dove sono finiti i resti del velivolo? Di queste e altre questioni si occupa il documentario il cui titolo originale è "Zero: Un'inchiesta sull'11/9", che mette radicalmente in discussione la versione ufficiale della sequenza degli eventi.
Le celebrità rivelano
Una spiegazione del contesto degli attacchi aerei è fornita da autori quali come Nafeez Mossaddeq Ahmed, Jürgen Elsässer e Daniel Hopsicker, che negli ultimi anni, hanno tutti scoperto la strumentalizzazione dei mercenari islamici che hanno lavorato con varie agenzie di intelligence.
Il fantasma di Bin Laden
Nel film si espone anche la natura discutibile dei videomessaggi attribuiti a Osama bin Laden dai mass media.
Nessuna casa di produzione è stata pronta a realizzare l'idea del controverso documentario.
Il Coraggio e l'impegno
L'esperto giornalista nonché eurodeputato indipendente del nord-ovest italiano Giulietto Chiesa a giugno dello scorso anno ha avuto successo come iniziatore e produttore del film grazie alle donazioni e con il contributo attivo di più di 450 volontari non retribuiti.
Inganno – in un modo o nell'altro?
Il film sottolinea un malessere diffuso che esiste per molti sin dal "giorno che ha cambiato il mondo". Chi può seguire il racconto dei retroscena degli attentati al World Trade Center di New York e al Pentagono può tenere il passo con la complicata situazione descritta nel film e passare in rassegna le ultime novità dell'aspra lotta tra "occultamento" e "rivelazione".
I due registi italiani Francesco Trento e Franco Francassi alle numerose teorie esistenti non ne aggiungono di nuove. Fanno domande sugli eventi ancora irrisolti. Le eventuali risposte sono lasciate allo spettatore.
Documentario, ITA 2009
Prima visione in una tv di lingua tedesca
La pagina del sito della rete ORF: http://tv.orf.at/program/orf2/20090906/460983601/275010/