L’idea che sottende tutti gli articoli di questa serie, iniziata un mese e mezzo prima della guerra in Ucraina, è che gli Straussiani, piccolo gruppo di adepti di Leo Strauss e intrinsechi alle amministrazioni USA, stavano da tempo pianificando uno scontro con la Russia e la Cina. Ma nel decimo articolo della serie riferivo di come il reggimento Azov sia diventato il pilastro paramilitare dei banderisti ucraini, riferendomi alla visita del 2016 del senatore John McCain [1]. Quest’ultimo, che non è uno straussiano, durante la campagna elettorale per le presidenziali del 2008 si è avvalso dei consigli di Robert Kagan, teorico essenziale degli Straussiani [2], che tuttavia ha sempre prudentemente negato l’appartenenza alla setta.
LA PIANIFICAZIONE DELLA GUERRA CONTRO LA RUSSIA
È ricomparso un video, filmato durante la visita in Ucraina del senatore John McCain nel 2016, in cui si vede il senatore in compagnia del collega e amico senatore Lindsey Graham, nonché del presidente ucraino Petro Poroshenko. Gli statunitensi sono in missione ufficiale per conto del senato, ma si dà il caso che McCain sia anche presidente dell’IRI (International Republican Institute), branca repubblicana della NED (National Endowment for Democracy). È noto che l’Iri ha animato un centinaio di seminari destinati a responsabili politici ucraini di destra, nonché a banderisti. Nel video si vedono i senatori rivolgersi a ufficiali del reggimento Azov, la principale formazione paramilitare banderista. Non c’è da meravigliarsi. McCain ha sempre sostenuto che, per vincere i nemici, gli Stati Uniti devono appoggiarsi sui nemici dei nemici, senza cavillare. Infatti ha assunto pubblicamente la responsabilità dei contatti con Daesh contro la Repubblica Araba Siriana [3].
In questo video i senatori Graham e McCain garantiscono che gli Stati Uniti forniranno al reggimento Azov tutte le armi di cui abbisognano per sconfiggere la Russia.
Il video, ripeto, è stato girato sei anni prima che la Russia entrasse in Ucraina. I senatori affidano agli interlocutori una missione: non li considerano mercenari, ma emissari che si batteranno fino alla morte per un mondo unipolare.
Poco tempo dopo, il presidente Poroshenko, che aveva partecipato all’incontro in tenuta da combattimento, ha modificato lo stemma dell’SBU, i servizi segreti ucraini. Vi è raffigurata una civetta con una spada puntata contro la Russia, nonché inciso il motto «Il saggio regnerà sulle stelle». L’apparato di Stato ucraino si stava chiaramente preparando alla guerra contro la Russia per conto degli Stati Uniti.
Tre anni dopo, il 5 settembre 2019, la Rand Corporation organizzava una riunione alla Camera dei rappresentanti USA per esporre il proprio piano: indebolire la Russia, obbligandola a intervenire in Kazakistan, in Ucraina e in Transnistria [4].
Nei due articoli precedenti [5] ho spiegato diffusamente che alla fine della seconda guerra mondiale Stati Uniti e Regno Unito hanno riciclato molti dirigenti nazisti e banderisti ucraini per usarli contro l’URSS; dopo il crollo di quest’ultima hanno protetto questi fanatici e se ne sono serviti contro la Russia. Ora vediamo in che modo li hanno armati.
IL PROGRAMMA BIOLOGICO MILITARE UCRAINO
Dal 2014 l’Ucraina ha segretamente intrapreso diversi programmi militari. Il primo e più noto è la collaborazione con il Pentagono in 30 laboratori. Secondo gli Stati Uniti, il programma aveva lo scopo di distruggere le armi biologiche fabbricate e immagazzinate in Ucraina dall’Unione Sovietica. La spiegazione è evidentemente poco plausibile; non è infatti verosimile che, a distanza di 31 anni dall’indipendenza e a otto anni dall’avvio del programma, esistano ancora armi biologiche sovietiche. Secondo la Russia, il Pentagono aveva invece appaltato all’Ucraina ricerche su armi vietate dalla Convenzione per il Divieto di Armi Biologiche del 1972. Mosca afferma che dai documenti sequestrati nel corso dell’operazione speciale risultano esperimenti su malati mentali dell’Ospedale Psichiatrico n. 1 (Streletchyé, regione di Kharkiv) e la manipolazione di un bacillo della tubercolosi per infettare la popolazione del distretto di Slavianoserbsk (Repubblica Popolare di Lugansk). La Russia sostiene inoltre che in questi laboratori venivano condotti «esperimenti estremamente pericolosi per rafforzare, per mezzo della biologia di sintesi, le proprietà patogene della peste, dell’antrace, della tularemia, del colera, nonché di altre malattie mortali». Un altro progetto studiava i pipistrelli come potenziali vettori di agenti patogeni di guerra biologica, quali peste, leptospirosi, brucellosi, filovirus e coronavirus.
Si tratta di accuse gravissime non ancora chiaramente respinte né chiaramente accertate. La riunione dell’11 marzo 2022 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, convocata dalla Russia per discutere della questione [6], non ha prodotto risultati. L’8 marzo 2022, durante un’audizione al senato, la sottosegretaria di Stato, la straussiana Victoria Nuland (nonché moglie di Robert Kagan), dopo aver negato, ha dichiarato: «In Ucraina ci sono… laboratori di ricerca biologica. Temiamo che le truppe russe cerchino di assumerne il controllo. Perciò cerchiamo con gli ucraini d’impedire che i risultati delle ricerche possano cadere in mano alle forze russe, qualora vi si avvicinassero». A dispetto di queste incoerenze, gli occidentali si sono schierati in blocco con Washington e hanno accusato Mosca di mentire. Ritengono normale che degli Stati immagazzinino agenti patogeni di questo tipo per studiarli e che questo non debba essere interpretato come finalizzato a fabbricare armi. I laboratori ucraini sono regolarmente sorvegliati dall’OSCE (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa) [7]. Resta comunque il fatto che questa versione non spiega le affermazioni di Nuland e non dà conto di catastrofi come, per esempio, l’epidemia d’influenza suina che a gennaio 2016 ha ucciso 20 soldati ucraini e ne ha mandati in ospedale altri 200.
L’ambasciatore russo alle Nazioni Unite, Vassili Nebenzia, ha denunciato in particolare ricerche sulla trasmissione di malattie pericolose attraverso ectoparassiti, come pidocchi e pulci. Nebenzia ha ricordato che analoghi esperimenti «furono condotti negli anni Quaranta dalla tristemente famosa Unità 731 dell’esercito giapponese, i cui membri si sono rifugiati negli Stati Uniti per sfuggire alla giustizia». L’Unità 731 è l’equivalente giapponese degli esperimenti del dottor Josef Mengele ad Auschwitz.
Nebenzia si è inoltre interrogato sul trasferimento di migliaia di campioni di siero sanguineo di pazienti ucraini di origine slava all’Istituto di Ricerca Walter Reed delle forze armate USA. Secondo l’ambasciatore russo, si tratta di ricerche che riguardano selettivamente gruppi etnici specifici, come quelle svolte dal dottor Wouter Basson per conto del Sudafrica dell’apartheid e d’Israele contro neri e arabi (Coast Project).
L’amministrazione dell’ONU si è salvata in corner affermando di non sapere nulla del programma e rinviando alle misure di fiducia previste dal Trattato. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha da parte sua comunicato di essere a conoscenza del programma, ma di ignorarne i dettagli. L’OMS ha confermato per iscritto all’agenzia Reuters di «aver vivamente raccomandato al ministero della Sanità ucraino e agli organismi responsabili di distruggere gli agenti patogeni ad alto rischio per prevenire ogni possibilità di fuoriuscita» [8]. Quanto alla stampa cinese, ha parlato di esperimenti finalizzati a trasformare insetti in cyborg, organismi cibernetici, per fecondare o rendere sterili le colture (Operazione Insetti Alleati).
Comunque sia, queste sperimentazioni militari sono state condannate indirettamente dal Centro Nazionale dell’Intelligence Medica (National Medical Intelligence Center), passando dall’Agenzia della Difesa per la Riduzione delle Minacce (Defense Threat Reduction Agency – DTRA) e la Società Rosemont Seneca Technology Partners (RSTP), fondata da Hunter Biden e Christopher Heinz, rispettivamente figlio del presidente Joe Biden e figliastro di John Kerry [9]. I risultati di queste ricerche sono stati inviati ai laboratori biologici militari di Fort Detrick, che in altri tempi svolsero un ruolo primario nel programma di armi biologiche degli Stati Uniti.
Il rappresentante cinese al Consiglio di Sicurezza ha sottolineato che: «Ogni informazione o pista sulle attività biologiche militari deve provocare un’attenta vigilanza da parte della comunità internazionale (…) Gli Stati Uniti dicono di volere trasparenza. Se ritengono false queste informazioni non devono far altro che comunicare dati pertinenti e fornire chiarimenti, in modo che la comunità internazionale possa pronunciarsi sulla questione».
Secondo le Nazioni Unite, gli Stati Uniti hanno regolarmente depositato rapporti sulle loro attività, nel quadro della Convenzione per il Divieto delle Armi Biologiche, l’Ucraina invece non l’ha mai fatto [10].
La Russia ha adottato diverse misure. Innanzitutto ha distrutto, con la massima precauzione, i contenitori di 26 laboratori ucraini (altri quattro non sono sotto il suo controllo). Poi ha invitato gli alleati dell’OTSC (Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva) a sorvegliare gli accordi eventualmente conclusi con gli Stati Uniti. Armenia e Kazakistan hanno già messo fine a questi programmi di ricerca. Infine i membri dell’OTSC hanno vietato l’accesso ai loro laboratori al personale della Difesa di Paesi stranieri.
IL PROGRAMMA NUCLEARE MILITARE UCRAINO
E ora veniamo al punto più dolente. Ebbene sì, c’è qualcosa di ancor più grave. Al momento dell’indipendenza, Bielorussia, Kazakistan e Ucraina hanno ereditato buona parte degli armamenti nucleari sovietici. Nel 1994 questi tre nuovi Stati firmarono con Stati Uniti, Russia e Regno Unito il Memorandum di Budapest: i tre Grandi s’impegnavano a garantire il rispetto dei confini dei tre Stati più piccoli, in cambio del trasferimento da parte di questi ultimi di tutte le armi nucleari alla Russia e dell’osservanza del Trattato sulla Non-proliferazione delle Armi Nucleari.
Questo Memorandum è spesso citato come esempio della doppiezza della Russia che, pur avendolo firmato, lo avrebbe violato. Non è esatto, giacché il Memorandum stipula che ognuno dei tre Grandi sia sollevato dall’impegno di non-intervento in caso di «legittima difesa o di altro caso conforme a quanto prevede la Carta delle Nazioni Unite». Ebbene, la Russia ha ufficialmente riconosciuto le repubbliche del Donbass solo dopo che l’Ucraina si è rifiutata di onorare gli impegni presi con gli Accordi di Minsk e dopo che l’esercito ucraino ha bombardato il Donbass per otto anni.
Tra il 2014 e il 2022 l’Ucraina ha chiesto per quattro volte di rinegoziare il Memorandum di Budapest. Per finire, il 19 febbraio 2022 il presidente Volodymyr Zelensky ha dichiarato alla Conferenza per la Sicurezza di Monaco: «In quanto presidente, lo farò per la prima volta. Ma l’Ucraina e io stesso lo faremo per l’ultima volta. Avvio consultazioni nel quadro del Memorandum di Budapest. Il ministro degli Esteri è incaricato di convocarle. Se non si terranno o se non produrranno risultati che garantiscano la sicurezza del nostro Paese, l’Ucraina avrà il diritto di pensare che il Memorandum di Budapest non funziona e che l’insieme delle decisioni prese dal 1994 vanno rimesse in discussione» [11].
Rimettere in discussione «l’insieme delle decisioni prese dal 1994» non può che significare dotarsi nuovamente di armi nucleari. Di conseguenza, la posizione del presidente Zelensky può essere così riassunta: lasciateci reprimere i separatisti del Donbass oppure ripristineremo il programma nucleare militare. Si noti che lo ascoltavano i principali dirigenti dell’Alleanza Atlantica o loro rappresentanti. Tuttavia nessuno ha protestato all’annuncio della volontà di violare il Trattato per la Non-proliferazione delle Armi Nucleari.
Commentando il discorso del presidente Zelensky, il presidente russo Vladimir Putin ha dichiarato: «La sola cosa che manca [all’Ucraina] è un sistema di arricchimento dell’uranio. Ma è un problema tecnico, non insolubile per l’Ucraina».
I servizi dell’intelligence russa erano informati che l’Ucraina aveva un programma militare nucleare. Non sappiamo però cosa esattamente conoscessero di questo programma.
Il 25 maggio 2022, al Forum di Davos, l’argentino Rafael Grossi, direttore dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica, ha incidentalmente dichiarato che nella centrale nucleare ucraina di Zaporižžja sono immagazzinate 30 tonnellate di plutonio e 40 tonnellate di uranio arricchito, di cui l’Agenzia non sa cosa ne è stato.
La centrale di Zaporižžja era uno degli obiettivi dell’esercito russo, che l’ha assaltata il secondo giorno dell’operazione speciale, il 26 febbraio. Il 4 marzo 2022, durante uno scontro fra russi e ucraini, è scoppiato un incendio in un laboratorio adiacente. Subito è stata denunciata l’irresponsabilità delle truppe russe. Evidentemente però si trattava di altro, come aveva dichiarato Mosca: la Russia aveva iniziato il trasferimento di questi combustibili e le forze speciali ucraine hanno tentato d’impedirglielo.
Il plutonio è venduto a un prezzo che oscilla tra 5 mila e 11 mila dollari al grammo. Venderne a prezzo base 30 tonnellate significa incassare 150 miliardi di dollari. Il prezzo dell’uranio varia secondo il grado di arricchimento. Sotto il 5% l’uranio può essere impiegato per uso civile; per uso militare deve raggiungere almeno l’80%. Non sapendo il grado di arricchimento di quello della centrale di Zaporižžja, non si può valutarne il valore. Il sequestro da parte della Russia di queste scorte non dichiarate probabilmente la risarcisce dell’insieme delle sanzioni.
La dichiarazione di Grossi solleva non pochi problemi: da quando l’Ucraina, che aveva ceduto alla Russia tutte le scorte risalenti all’epoca sovietica, detiene questi combustibili? Da dove vengono e chi li ha pagati? Per inciso: qual è il tasso di arricchimento dell’uranio e chi lo ha arricchito?
A queste domande la stampa russa ne aggiunge un’altra: che garanzie offre l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica, dal momento che ha tenuto segreta l’informazione fino alla scorsa settimana?
Alla luce di questi elementi, è opportuno riconsiderare la comune accusa alla Russia di essere responsabile della guerra.
Rachele Marmetti
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