22 marzo 2022

Gli scienziati britannici avvertono: “Pandemia degli infarti”

I problemi cardiovascolari sono ormai da tempo tra gli effetti collaterali ufficialmente riconosciuti a seguito dei vaccini COVID-19. Già nel luglio dell’anno scorso, l’Agenzia europea dei farmaci (EMA) aveva dichiarato che miocardite e pericardite erano state incluse come possibili reazioni avverse nei foglietti illustrativi dei vaccini di Pfizer e Moderna. A sua volta, i dati dell’EMA di gennaio mostrano un aumento di oltre il 900 per cento per il 2021 rispetto all’inizio del 2020:


L’Health Advisory & Recovery Team (HART) del Regno Unito ha esaminato questo evento attraverso le chiamate di emergenza 112 ricevute per arresto cardiaco o respiratorio e ha osservato un drammatico aumento a partire dalla primavera 2021.

Rispetto al 2019/2020, i dipartimenti di emergenza hanno registrato 27 800 chiamate di emergenza per arresto cardiaco o respiratorio ogni giorno – il che è stato il 30 per cento in più del previsto. Secondo l’Health Advisory & Recovery Team, composto da medici, scienziati, economisti e psicologi, questo equivale a più di 500 chiamate di emergenza in più al giorno.

Secondo le stime di HART, tra il 90 e il 97 per cento delle persone che si sono presentate al dipartimento di emergenza sono decedute in seguito. “È presumibile che questo abbia contribuito all’aumento della mortalità in eccesso nel Regno Unito alla fine di maggio 2021.” A fronte di questo scenario, gli scienziati parlano di una “pandemia di infarti”.

I risultati del team di ricerca britannico coincidono con una analisi delle chiamate di emergenza medica in Israele. Questi mostrano un aumento del 34,7% degli arresti cardiaci e degli attacchi di cuore nella fascia di età 16-29 e un aumento del 32,9% nella fascia di età 30-39 nel 2021 rispetto agli anni precedenti. Gli autori dello studio attribuiscono questo aumento alla campagna “vaccinale”.

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