Un gruppo di associazioni, la maggior parte cattoliche, lancerà nei prossimi giorni il Coordinamento che si propone di portare avanti proposte come la possibilità di denunciare il presunto abuso di un prete anche a distanza di molti anni e anche su iniziativa del singolo cittadino, come già accade in altri Paesi
AGI – “In assenza di un’azione da parte di Stato e Chiesa, è arrivato il momento di una svolta. Saremo il ‘cavallo di Troia‘ in un sistema che vede le istituzioni inermi rispetto al problema dei preti pedofili”. Francesco Zanardi, fondatore della ‘Rete l’Abuso’, la prima associazione italiana che si occupa del tema dal 2010, spiega all’AGI gli obiettivi di ‘#Italychurchtoo’, il cui lancio, anticipato da un hashtag su twitter, avverrà il 15 febbraio durante un evento online intitolato ‘Oltre il Grande Silenzio’.
“Ne faranno parte solo due associazioni laiche, noi e Left, per il resto hanno aderito una decina di gruppi cattolici, e già questo mi pare molto significativo – osserva Zanardi – Sono: Adista, Comitato Vittime e Famiglie, Voices of Faith, Noi siamo chiesa, Comité de la Jupe, Donne per la Chiesa, Osservatorio interreligioso sulle violenze contro le donne”. Il giorno della presentazione è previsto anche l’intervento di “alcuni sopravvissuti e testimoni”.
“Perché la soluzione non può arrivare dalla Chiesa”
L’idea di una Commissione indipendente sostenuta anche da alcuni Vescovi non convince Zanardi che in questi dodici anni ha raccolto 1400 segnalazioni, la maggior parte non sfociate in denunce perché troppo risalenti nel tempo: “La soluzione non può arrivare dalla Chiesa perché ha dimostrato in casi eclatanti di voler insabbiare e perché, se anche questa Commissione fosse perfetta nessuno le crederebbe per una mancanza di credibilità ormai troppo radicata. E poi, c’è un altro punto decisivo per cui la Chiesa avrebbe comunque delle armi spuntate a livello legislativo. In Italia la denuncia di un prete pedofilo è solo su querela di parte. A differenza che in Francia, Spagna, Germania, la può fare solo la vittima o il genitore se la vittima è minorenne. Qui si gioca tutto: bisogna che il legislatore dia questa possibilità di denunciare a tutti cittadini, dal parroco, al catechista a chiunque abbia dei sospetti. Basterebbe solo questo per una svolta”.
“Bisogna abolire la prescrizione”
Nella sua esperienza, racconta Zanardi, “mi capita di vedere persone anche molto in là con gli anni che vorrebbero denunciare una violenza. Il tempo di maturazione di questo tipo di reato è molto lungo, richiede di solito un’elaborazione lunghissima. Solo dopo molto ti accorgi che altri problemi che hai, come l’alcolismo o la tossicodipendenza, sono stati provocati da quell’episodio”. Tanti casi denunciati alla ‘Rete l’Abuso’, che conta su una rete di 23 avvocati sparsi in tutte le regioni, non sono finiti sul tavolo di un magistrato perché già prescritti al momento della denuncia...
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