09 febbraio 2022

IN TUTTO IL MONDO LA CHIESA HA NASCOSTO CASI DI ABUSI SU MINORI. SERVE UN’INDAGINE ANCHE IN ITALIA.


Il rapporto pubblicato il 20 gennaio in Germania sui casi di pedofilia che si sono verificati nell’arcidiocesi di Monaco e Frisinga – e che accusa per sospetta copertura, tra gli altri, anche Joseph Ratzinger – non è certo il primo scandalo per abusi che vede coinvolta la Chiesa Cattolica. Dai primi anni 2000, infatti, l’istituzione clericale è stata oggetto di inchieste giornalistiche e giudiziarie che hanno svelato una realtà troppo a lungo celata dalle alte sfere ecclesiastiche.

Una delle prime e più importanti inchieste sull’insabbiamento da parte di vescovi e alti prelati di molestie e atti di pedofilia da parte del clero risale al 2001, quando il quotidiano The Boston Globe accusò il cardinale Bernard Francis Law di aver coperto molti casi di pedofilia avvenuti nelle parrocchie della sua diocesi. La Chiesa Cattolica fu quindi costretta a fronteggiare un problema che fino ad allora era riuscita a tenere nascosto, ma non lo fece certo nel migliore dei modi, se pensiamo che il cardinal Law fu sì rimosso dal suo incarico a Boston, ma venendo promosso e diventando arciprete a Roma in una delle quattro basiliche costantiniane, la chiesa di Santa Maria Maggiore, un luogo di enorme importanza simbolica per la cristianità cattolica. L’indagine del Boston Globe, però, ottenne il Premio Pulitzer e diede il via a numerose altre indagini su casi di abusi all’interno della Chiesa.


L’inchiesta di Monaco, rispetto alle inchieste fatte finora, contiene in sé alcune importanti novità: innanzitutto mette sotto accusa l’operato di un arcivescovo che fu poi a capo di tutta la Chiesa cattolica e in secondo luogo è un’indagine voluta dalla Chiesa stessa. Il rapporto, realizzato dallo studio legale tedesco Westphal Spilker Wastl, fa riferimento a un totale di 497 persone che subirono abusi sessuali nell’arcidiocesi di Monaco e Frisinga dal 1945 al 2019, un vero e proprio “bilancio dell’orrore” come l’hanno definito gli avvocati che hanno presentato l’inchiesta. Le vittime sono in maggioranza giovani maschi, ma fra di loro ci sono anche molte donne, perlopiù minorenni. Il 60% di essi, all’epoca dei fatti, aveva un’età compresa fra gli 8 e i 14 anni e i responsabili individuati sono 235, tra preti, diaconi, impiegati nel settore scolastico, insegnanti ed educatori. L’avvocata che ha portato avanti questa indagine ha confermato che questi violentatori hanno continuato a esercitare il loro ministero e i loro incarichi, grazie a un sistema di insabbiamento strutturato e attivo per tutelare l’istituzione ecclesiastica.

L’indagine coinvolge anche Joseph Ratzinger, in quanto, quando era arcivescovo di Monaco e Frisinga, non prese provvedimenti adeguati di fronte a quattro casi di preti pedofili che avevano abusato sessualmente di minori tra il 1977 e il 1982. Due di questi casi riguardarono sacerdoti che, nonostante fossero stati accusati di molestie sessuali, continuarono a mantenere il loro incarico proprio nel periodo in cui Ratzinger era arcivescovo e quindi fu grazie al suo benestare che questi non lasciarono il loro esercizio del ministero.

La reazione a queste accuse da parte degli ambienti più conservatori della Chiesa cattolica non si è fatta attendere. Camillo Ruini, presidente della Conferenza episcopale italiana per 16 anni (a partire dal 1991), ha detto che le accuse sono “assurde” e che mai Ratzinger avrebbe accettato di divenire pontefice “se la sua coscienza gli avesse rimproverato qualcosa”. Il movimento cattolico Comunione e Liberazione ha definito i dati del rapporto “accuse infamanti”. Il sito Vatican News ha poi ricordato come proprio Benedetto XVI fosse stato il primo pontefice a incontrare le vittime degli abusi e a mostrare una Chiesa “che si umilia nel chiedere perdono, che prova sgomento, rimorso, dolore, compassione e vicinanza”. Ma è anche vero che Ratzinger non poteva muoversi in altro modo: nei suoi anni di pontificato, dal 2005 al 2013, scoppiarono infatti scandali in Germania, Francia, Belgio, Irlanda, Malta e Australia, che il Capo della Chiesa non poteva certo ignorare, anche perché era cresciuta negli anni la consapevolezza, anche fra i credenti, che le accuse fossero reali e che per decenni la Chiesa avesse coperto gli abusi del clero.

Durante la compilazione del rapporto, Ratzinger aveva affermato di non sapere delle accuse contro un prete colpevole di abusi sessuali su minori e di non esser stato presente a una seduta, tenutasi il 15 gennaio 1980 nella quale si decise di accoglierlo all’interno della diocesi di Monaco. I legali estensori del rapporto avevano già giudicato però questa affermazione “poco credibile” e negli scorsi giorni il papa emerito ha ammesso di aver fornito agli investigatori informazioni false...

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