Raffaele Varvara: «Sono un infermiere, ho esercitato la professione per sette anni in un ospedale pubblico nel Milanese. Ho prestato servizio durante tutto l’arco della pandemia. Nel marzo-aprile 2020 si è registrata la vera emergenza sanitaria, quando dovevamo scegliere chi far vivere e chi lasciar morire, purtroppo. Poi, già dall’estate scorsa, tutto è regredito: quest’emergenza continuava solo sul mainstream. Fino al 27 dicembre, cioè al famigerato V-Day in cui è arrivato questo “vaccino messia”. A differenza dei vaccini, che nella storia della scienza hanno avuto comprovata efficacia sulla salute mondiale, questo è a tutti gli effetti un trattamento sperimentale: proprio perché è il corso la sperimentazione, sui nostri corpi». Infermiere mascherato 1: «Io sono un operatore sanitario dipendente di una struttura pubblica, e sono costretto a difendere i miei diritti in anonimato. Questo perché ciò che si è costruito, intorno a questa narrazione, è diventato quasi ideologico. All’interno delle strutture non c’è più libertà di espressione, libertà di scelta individuale. Ci si deve piegare tutti quest’obbligo, assoluto, di ricevere un farmaco sperimentale».
Infermiere mascherato 1: «Bisogna stare attenti a quello che si dice, all’interno dei reparti, ai propri colleghi (che sono pronti ad additarti e darti dei “nominativi” tipo quelli che circolano sui media: no-vax, negazionista, eccetera). E poi, soprattutto: adesso, con questo decreto, stiamo rischiando il posto di lavoro. Già ci sono stati casi di allontanamento, dal lavoro – soprattutto nel privato, perché poi il privato, potete immaginare, fa un po’ quello che vuole». Raffaele Varvara: «Tutti erano chiamati a sottoporsi a questo trattamento. Le pressioni sono state così tante, che colleghe incinta o colleghe che (nella loro storia clinica) riportano indicazioni di vario genere, come una pluriallergia o uno stato pluripatologico, ecco che anche per loro queste controindicazioni sono saltate: si sono sottoposte al trattamento “previa premedicazione”, come si dice in gergo. Cioè: a loro sono stati somministrati dei farmaci che abbassavano la probabilità di insorgenza di effetti collaterali nel breve termine (quindi: cortisonici) e con nelle vicinanze un anestesista, già pronto con l’adrenalina e gli altri farmaci d’emergenza. E io – davvero – davanti a questa situazione ho declinato: perché diventa proprio una roulette russa, alla fine».
Infermiere mascherato 2: «Sono un sanitario, e ho prestato servizio presso centri vaccinali. Ho avuto un riscontro che non mi aspettavo: quasi tutte le persone vaccinate hanno una reazione patologica al vaccino. Quello che più preoccupante, però, è il fatto che ci sono state molte reazioni avverse importanti: attacchi ipertensivi, oppure episodi lipotimici importanti anche con perdita di coscienza; sintomi da screzio neurologico: quindi parestesia dell’arto, perdita di sensibilità delle estremità (comprese anche le labbra, la lingua, le dita delle mani, le gambe); e cefalee. Noi abbiamo fatto degli interventi d’emergenza per fenomeni abbastanza importanti, che a volte richiedono anche un trasporto in pronto soccorso (che di fatto viene per lo più evitato, perché riusciamo a risolverlo noi). Però ci servirebbero dei tempi di osservazione maggiori. Invece, a risoluzione della sintomatologia, i pazienti vengono tranquillizzati, rassicurati e inviati al domicilio».
Raffaele Varvara: «Ho avuto paura, anche vedendo gli effetti collaterali che, nei giorni immediatamente successivi, si riscontravano sui miei colleghi: febbre, vomito, diarrea, dolori articolari. Succedeva che i reparti si svuotano, di personale. E il paradosso è che noi (io e pochi altri che non si sono sottoposti al trattamento) abbiamo compensato le carenze dei colleghi che si ammalavano, a causa degli effetti collaterali». Infermiere mascherato 1: «Quello che stiamo notando è una serie di reazioni avverse a questa vaccinazione, che purtroppo gli stessi miei colleghi non segnalano neanche. Se vogliamo prendere in considerazione il fatto che questo, comunque, è un farmaco sperimentale, senza ancora dati certi, ci si aspettava che il minimo fosse un lavoro sulla vigilanza e sulla segnalazione degli eventi avversi (almeno, avremmo saputo che rischi correvamo). Invece, questo è lasciato semplicemente alla decisione del singolo. E quello che succede è che, spesso, il medico sottostima il problema e non fa la segnalazione all’ente preposto. Ma le leggi e i protocolli per la somministrazione dei farmaci parlano chiaro: gli eventi avversi vanno assolutamente segnalati, perché così possiamo capire di fronte a quale fenomeno siamo».
Infermiere mascherato 2: «La cosa che io reputo grave è il fatto che, durante questo interventi di soccorso, di emergenza, noi inoculiamo anche dei farmaci. E’ successo di inoculare cortisonici, adrenalina, antistaminici. E io, da sanitario, so che ogni mio intervento, e qualunque cosa io somministro a un paziente, anche una semplice soluzione fisiologica, lo devo registrare, documentare. Questo non viene fatto: non è prevista nessuna registrazione, nessuna documentazione. Quando ho chiesto di registrare l’intervento, mi è stato detto che non si scriveva nulla. Ho domandato perché, ovviamente, e mi è stato risposto: be’, perché c’è lo scudo penale. Ora, al di là del fatto che io ritengo lo scudo penale una vergogna, noi – nell’espletamento della nostra professione siamo chiamati ad essere responsabili di ciò che facciamo, e la nostra responsabilità scaturisce dalla nostra competenza: io so quello che faccio. Al di là di questo, c’è il fatto che lo scudo penale riguarda i danni, a breve e a lungo termine, che la sostanza che io vado a inoculare può provocare nel paziente. Perché?».
Infermiere mascherato 2: «Perché una sostanza dichiaratamente in fase sperimentale, di cui non possiamo ancora garantire gli effetti. Lo scudo penale non riguarda tutti gli altri farmaci che in un intervento di emergenza io vado a somministrare al paziente. Quelli condotti in emergenza sono interventi noti, protocollati, di cui io sono responsabile da sempre; improvvisamente, non ne sono più responsabile. Allora, mi domando: se questo viene fatto per incompetenza è assolutamente grave; se viene fatto per complicità, è grave nella stessa misura». Infermiere mascherato 1: «La cosa veramente allucinante è che ora si sta puntando a un obbligo anche per le fasce di popolazione più giovani, quindi bambini e ragazzi, cioè quelli che sappiamo bene (dalla letteratura) che non hanno nessun tipo di patologia risultante dal Sars-Cov-2, e quindi affronterebbero solo i rischi di un’eventuale vaccinazione. La quale vaccinazione – anche questo è dichiarato – non è garantito che impedisca la trasmissione del virus».
Raffaele Varvara: «Ho assistito alcuni pazienti in età geriatrica, ma anche sessantenni, ricoverati con i sintomi da infezione da Covid dopo essersi sottoposti alla prima dose di trattamento sperimentale (alcuni di loro avevano il casco C-Pap). Alcuni pazienti mi chiedevano come mai. Io mi sono sentito molto in difficoltà, perché non sapevo rispondere. Poi ovviamente la seconda dose saltava, perché è controindicato somministrare la seconda dose, quando c’è già una risposta anticorpale a seguito della malattia». Inferniere mascherato 2: «Chi ha studiato medicina sa che la presenza di un titolo anticorpale rilevante, quando tu vai a inoculare un vaccino che stimola ulteriormente la risposta anticorpale, può creare immunocomplessi che possono provocare vasculiti, che sono eventi morbosi importanti. Tutt’oggi, alle persone che ricevono indicazione a sottoporsi alla vaccinazione sperimentale, non viene fornita indicazione ad effettuare né un tampone diagnostico preventivo, né la sierodiagnosi preventiva; lo fanno, di loro iniziativa, quelli che si sono documentati e hanno ricevuto in modo del tutto casuale questa informazione».
Infermiere mascherato 2: «E’ un vaccino all’insegna delle incongruenze, anche sulle fasce di età: che sono state di volta in volta dichiarate e poi negate. Per quanto riguarda i colleghi vaccinati (e di questo sono testimone) quanti, malgrado abbiano continuato ad adottare le stesse misure igienico-sanitarie di prevenzione, a circa una settimana dalla prima dose si sono postivizzati al Covid, dopo che per un anno avevano lavorato a contatto con i pazienti, in sicurezza? Tutti casi dichiarati in assenza di correlazione. Alcuni si sono positivizzati dopo la seconda dose; alcuni hanno contagiato i loro parenti. La mammia di un mio collega è morta, dopo che lui ha portato in casa il Covid positivizzandosi dopo la prima dose. La mamma viveva isolata, dall’inizio di questa storia, proprio per non entrarci in contatto».
Raffaele Varvara: «Un infermiere non può dire queste cose. E dunque, negli ultimi mesi sono stato sottoposto a vari provvedimenti disciplinari, sia da parte della mia azienda, sia da parte dell’Ordine. Fino a quando la situazione non è diventata così ingestibile, che ho deciso di fare una scelta di campo: per combattere questo sistema, questa sanità che non mi rappresenta, nel senso che non mi consente di esercitare la professione infermieristica per quelli che sono i valori contenuti nel nostro codice deontologico. E quindi, pensandoci più di una volta – ma convinto – ho rassegnato le mie dimissioni». Infermiere mascherato 1: «I giornali, quando si parla di personale sanitario non sottoposto a vaccinazione, parlano di personale no-vax, mentre fino all’altro ieri tutti i sanitari erano degli eroi. C’è una battaglia ideologica che ha il solo scopo di imporre una dittatura sanitaria, che è quella a cui si sta andando incontro, con una vaccinazione estesa a ogni tipo di categoria sociale e di età, senza la possibilità di discutere e di difendere il proprio diritto all’habeas corpus, quindi alla difesa del proprio corpo».
Raffaele Varvara: «Relativamente all’obbligo vaccinale, iniziato con noi sanitari ma che presto di estenderà a tutti, abbiamo radunato i colleghi e abbiamo protestato più di una volta, a Roma. E questo è soltanto l’inizio di un lungo percorso, di lunghe battaglie». Inferniere mascherato 2: Noi dobbiamo arrivare al 2023 negando tutto quello che è successo in campagna vaccinale, per poter dire: è andato tutto bene, il vaccino è sicuro, non ha prodotto reazioni avverse né danni a breve e a lungo termine, quindi può essere dichiarato obbligatorio per tutti. Questo non sarà vero: perché l’indagine epidemiologica, che è imprescindibile in fase di osservazione di una campagna vaccinale sperimentale (e che per la prima volta nella storia dell’umanità viene resa lecita, da uno Stato) non è stata condotta in modo trasparente. Quindi sarà un falso».
(Dal video “Testimonianze di infermieri sulla campagna vaccinale”, su PeerTube il 1° agosto 2021).
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