04 gennaio 2021

IL FONDO MONETARIO INTERNAZIONALE CREA POVERTÀ? ORA CI SONO LE PROVE



Il Fondo Monetario Internazionale è responsabile dell’aumento della diseguaglianza sociali nei Paesi dove interviene. Non si tratta di uno slogan politico, ma del risultato scientifico di una pubblicazione accreditata a livello internazionale.

Lo studio che rivela il fallimento dell’FMI

“Gli effetti dei programmi del FMI sulla diseguglianza”, così si chiama la pubblicazione del ricercatore Valentin Lang, pubblicata sulla prestigiosa Review of International Organisations, rivista che ospita le principali pubblicazioni inerenti le organizzazioni internazionali.

Ricordiamo che il Fondo Monetario Internazionale è quell’organismo sovranazionale composto da 190 Paesi, il cui peso è determinato dalla quota di partecipazione. Come in un club, chi più soldi mette nel budget del fondo più potere avrà durante le votazioni e gli Stati Uniti d’America posseggono in questo senso la quota di maggioranza.

Il Fondo era nato nel 1945 con l’obiettivo di promuovere la cooperazione monetaria internazionale e aiutare la stabilità finanziaria dei Paesi. In pratica è stato utilizzato per elargire prestiti a Paesi in difficoltà. Prestiti però subordinati a programmi di austerità economica.

Sud America, Africa ed Europa: le vittime del Fondo sono ovunque

E lo studio dimostra come nel tempo quest’organizzazione si sia resa responsabile di vere e proprie macellerie sociali su tutti i continenti del pianeta. In Argentina, per esempio, dove il Fondo Monetario ha erogato prestiti dietro a condizioni per quasi vent’anni, dal 1983 al 2004. Nello stesso periodo il Paese ha visto un’impennata dell’indice di Gini, e cioè l’indice che misura scientificamente il livello di diseguaglianza sociali di un Paese, incrementato in Argentina di 7 punti percentuali.

Nell’Africa subsahariana dove il Fondo è intervenuto in diversi Paesi, tra cui CongoTanzania e Angola. Stati dove non solo il livello di diseguaglianza interna continua ad aumentare, ma dove i Governi sono ormai intrappolati in un meccanismo che li costringe a richiedere nuovi prestiti per ripagare quelli precedenti, tra cui proprio quelli del Fondo Monetario Internazionale.

Abbiamo ancora bisogno dell’FMI?

Quest’organizzazione è poi sbarcata anche in Europa, con il caso più eclatante della Grecia. Ad Atene il pacchetto di prestiti subordinati a condizionalità politiche ha avuto un effetto ben preciso: l’aumento della diseguaglianza di oltre tre punti percentuali. In conclusione nella pubblicazione si legge che:

I risultati mostrano come i programmi dell’FMI aumentino la disuguaglianza di reddito. Un’analisi dei dati mostra che questo effetto è determinato dalle perdite di reddito assolute per i poveri senza una compensazione di guadagni per i ricchi. L’effetto persiste fino a 5 anni ed è più forte per i programmi del FMI nelle democrazie e quando le condizionalità politiche, in particolare quelle che richiedono tagli alla spesa sociale e riforme del mercato del lavoro, sono più estese.

In sostanza si sta dicendo che i Paesi che imboccano la strada indicata dal Fondo Monetario Internazionale entrano in un vicolo cieco di austerità , da dove usciranno peggio di prima. Non è forse arrivato il momento di smantellare questa inutile e dannosa impalcatura?

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