18 novembre 2020

I grandi media USA abrogano il 1° emendamento


I grandi media statunitensi, che sin dall’elezione a sorpresa di Donald Trump, e ancor prima che assumesse la presidenza, hanno continuato a deriderlo, persino a insultarlo e a esortarne l’assassinio, ora tentano di soffocarne la voce.

Le principali reti televisive nazionali, ABC, CBS e NBC, hanno interrotto la conferenza stampa post-elettorale di Trump quando ha affrontato il problema della validità dello scrutinio: secondo loro il presidente in carica stava dicendo una sequela di menzogne.

Qui si può tuttavia accedere alla conferenza stampa:

Le reti televisive sono state anticipate dagli operatori internet (Facebook, Twitter, You Tube e via dicendo) che, in base alla medesima logica, hanno chiuso alcuni account.

Prima di conoscere il vincitore delle elezioni – che riteniamo evento d’importanza secondaria ¬ – è bene capire cosa sta accadendo. Ricordiamo che il 1° emendamento della Costituzione degli Stati Uniti stabilisce che la libertà d’espressione non può avere alcun limite. Tutti hanno diritto di dire quel che vogliono. Lo Stato non può in alcun caso censurare un’idea, quale che sia, nemmeno se funesta. Soltanto i tribunali possono porre dei limiti, ma a posteriori, quando qualcuno si ritiene diffamato e lo prova.

I primi dieci emendamenti della Costituzione formano la Bill of Rights (la Dichiarazione dei Diritti), ossia l’enunciazione della concezione statunitense dei Diritti dell’Uomo.

Censurando il presidente in carica, le cui affermazioni non li concernono direttamente, i media si ergono a paladini della Verità.

Da cinque anni Réseau Voltaire spiega come gli Stati Uniti non siano tanto divisi in Repubblicani e Democratici, ma attraversino una crisi di civiltà: da un lato i successori dei Padri Pellegrini del Mayflower, che tentano d’imporre la propria concezione di “Via Pura”; dall’altro i discendenti degli immigrati dal continente europeo, che tentano di ridare slancio al “sogno americano”. Abbiamo analizzato sia la campagna elettorale di Hillary Clinton sia il movimento Black Lives Matter partendo da questo presupposto. Una lettura oggi confermata; una guerra civile è perciò inevitabile, non immediatamente, bensì nei prossimi anni.

Traduzione
Rachele Marmetti
Giornale di bordo
www.voltairenet.org

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