16 novembre 2020

IL LOCKDOWN SERVE? NON CI SONO PROVE SCIENTIFICHE E LA SVEZIA LO DIMOSTRA

IL LOCKDOWN SERVE? NON CI SONO PROVE SCIENTIFICHE E LA SVEZIA LO DIMOSTRA

Lockdown. Sembra che l’Italia si stia avviando nuovamente verso questa strada. Una chiusura generalizzata su scala nazionale prima di Natale per poter poi riaprire in tranquillità. Così ci viene riferito dalle istituzioni. Il nesso causa effetto tra lockdown e calo dei contagi e dei decessi sembra assodato, dato per scontato e incontestabile.

Quegli Stati che non credono nel lockdown

E allora come mai esistono Paesi nel mondo che hanno agito e continuano ad agire in maniera diversa, senza applicare le durissime restrizioni a cui noi siamo di nuovo costretti? I media mainstream risponderebbero che si tratta di Paesi irresponsabili che alla lunga pagheranno caro il prezzo delle loro scelte. Ma è realmente così? Esiste davvero una correlazione scientifica tra lockdown generalizzato e calo della diffusione del Covid? Andiamo a dare un’occhiata fuori dall’Italia.

La Svezia è in Europa sicuramente il caso più conosciuto tra i Paesi che hanno deciso di non applicare una chiusura generalizzata sia nella scorsa primavera che adesso. E i dati cosa ci dicono? Il 5 novembre in Svezia, senza le mascherine obbligatorie, sono morte 2 persone di Covid, il giorno prima 4. Nelle stesse date in Italia morivano rispettivamente 428 e 352 persone. Nonostante la già evidente differenza, i dati assoluti sono poco rilevanti per effettuare un’analisi comparata.

I dati che non confermano l’efficacia del lockdown

Prendiamo allora il tasso di letalità. E cioè la percentuale di deceduti sul totale dei contagiati. Dall’inizio della diffusione del virus ad oggi il tasso di letalità in Svezia è al 4,12%, in Italia addirittura leggermente più alto, al 4,42%. Se poi andiamo a leggere il rapporto sul numero di deceduti rispetto all’intera popolazione, il tasso di mortalità da Covid è identico tra i due Paesi e cioè allo 0,06%. Sarà un caso?

Prendendo altri due Paesi dove le restrizioni sono state molto più blande rispetto all’Italia la storia non cambia. Il tasso di letalità in Russia e Stati Uniti è rispettivamente dell’1,7% e del 2,35%, mentre il tasso di mortalità sulla popolazione totale è dello 0,02% per la Russia e dello 0,07% negli USA.

There is no alternative to lockdown?

Guardando questi dati sembra di scoprire all’improvviso l’esistenza di un mondo parallelo. Un mondo dove la chiusura indiscriminata delle attività non è l’unica cura possibile al virus. Senza il martellante lavoro dei media italiani non ci sarebbe però nemmeno troppo da stupirsi, considerato che la stessa letteratura scientifica non ha ancora dato pareri unanimi sull’efficacia dei lockdown.

Non si può infatti ignorare in questo senso il lavoro di ricerca fatto dall’esperto in statistica William Briggs arrivato a sostenere l’inesistenza di evidenze scientifiche atte a confermare l’efficacia delle restrizioni. E invece in Italia si continua a vivere di credenze, di dogmi, continuando ad essere più realisti del re.

Il lockdown sta diventando un po’ come l’euro, uno scenario dipinto come ineluttabile e senza alternative, al cui interno però si manifestano puntualmente tutte le sciagure paventate qualora ne uscissimo.

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