750 società internazionali che sopravvivono ancora oggi
e delle quali si sa poco o nulla
e delle quali si sa poco o nulla
Il partito nazista non è morto con la fine della Seconda Guerra Mondiale, ma sarebbe sopravvissuto fino ai giorni nostri nascondendosi dietro l’apparenza di grandi società internazionali che, ancora oggi, operano indisturbate ovunque nel mondo. Questa pagina di storia che affonda le proprie radici nell’Europa degli anni Quaranta, non è mai stata resa nota a causa di accordi che nessuno, da entrambe le rive dell’Atlantico, aveva interesse a rendere pubblici. Sin dal 1942, infatti, gli uomini dello staff di Hitler sapevano che la Germania sarebbe uscita sconfitta da un confronto bellico globale, per cui presero tutte le misure opportune per mantenere salda l’organizzazione del partito nazista, anche a guerra conclusa, fornendo un valido e fattivo aiuto a tutti i tedeschi che avessero voluto fuggire in altri Paesi. L’obiettivo: ricostruire la loro struttura politica in via occulta, con l’aiuto della grande finanza mondiale, per una nuova e grande Germania. Lo stesso Hitler aveva ordinato la creazione di una rete clandestina ed è assai probabile, se non certo, che due giorni prima della sua presunta morte nel bunker di Berlino, egli stesso sia fuggito in aereo insieme alla moglie Eva Braun e ai suoi uomini più fidati. La prima tappa sarebbe stata la Spagna, dove un sottomarino li avrebbe poi condotti nei lidi più sicuri del Sud America. Il ritrovamento dei cadaveri quasi interamente distrutti dalle fiamme di un uomo e di una donna fuori dal bunker, che in un primo tempo avevano fatto pensare erroneamente a Hitler e alla Braun, fu solo un banale depistaggio. Basti pensare che il corpo dell’uomo era alto 1 metro e 65 centimetri, contro il metro e 72 centimetri di Hitler. La donna, inoltre, aveva il petto squarciato da una bomba, mentre avrebbe dovuto avere soltanto un foro da proiettile alla testa. In pratica, era il corpo di una donna rimasta uccisa durante i bombardamenti di quei giorni. E’ del tutto accertato, come spiegò a suo tempo Stalin agli alleati, che il corpo di Hitler non è mai stato trovato e che, secondo il leader comunista, il dittatore tedesco sarebbe fuggito prima che l’esercito russo occupasse interamente Berlino.
UN LIBRO PROFETICO


LA VIA DI FUGA DEI I NAZISTI

Il libro “The Rise of the Fourth Reich” è un chiaro ed esplicito atto d’accusa nei confronti dell’amministrazione americana che non solo avrebbe coperto la fuga di Hitler dal bunker, ma ne

Solo ultimamente, in questi ultimi anni, la CIA avrebbe consentito a History Channel della A&E Networks di New York di svelare con il programma televisivo “Hunting Hitler” ciò che in effetti i tedeschi riuscirono a realizzare in Sud America. Anche perché ormai tutta la generazione di quel periodo è sottoterra, Hitler compreso. I nuovi gestori e padroni di quell’immenso patrimonio industriale e finanziario ormai sono altre persone e nessuno conosce le loro identità o i nomi delle società che fanno parte di quell’impero nascosto. Soprattutto, però, nessuno sa se questi grandi gruppi industriali stiano ancora portando avanti il progetto di Bormann e, nel caso, come siano collocati nel mondo finanziario moderno.
I TEDESCHI ALLA CONQUISTA DEL MONDO

Le origini del nazismo vanno ben oltre l’avvento di Hitler al potere. Correva l’anno 1894, racconta Riess, quando un gruppo di facoltosi industriali tedeschi fondarono la Lega Pan-Germanica annunciando: “Noi dobbiamo essere un popolo conquistatore che prende per se stesso la propria parte del mondo e non cerca di riceverla attraverso il favore e la benevolenza di altri popoli”. Come spiega Riess, “Naturalmente questi uomini volevano fare affari. Ma più importante per loro era che questi affari avrebbero dovuto costituire la preparazione per una prova della dominazione del mondo da parte della Germania. Questo era ciò in cui essi credevano e lo scopo per il quale lavoravano. Deutschland uber alles! (La Germania al di sopra di tutto!). In un certo senso, se vogliamo chiamarli così, erano patrioti, ma di uno strano e fanatico tipo, in quanto credevano decisamente nel diritto della Germania a diventare il paese leader del mondo. Ma altrettanto decisamente non credevano nel diritto di esistere di altri popoli non germanici. La Germania al di sopra di tutto! Il marchio di fabbrica Made in Germany (Fatto in Germania) è diventato ai loro occhi una prova di qualità superiore. Anzi, ancora meglio, alle loro orecchie quel marchio era diventato una chiamata per mettere insieme le loro truppe per l’attacco finale al mondo. Tutti ovunque nel globo avrebbero dovuto usare prodotti Made in Germany. Qualunque cosa la Germania avesse fabbricato sarebbe stata superiore a ogni altro bene chiunque avesse realizzato. Gli ingegneri tedeschi erano i migliori. I prodotti tedeschi erano i migliori. Le idee tedesche erano le migliori. Gli inventori tedeschi erano i migliori…”. Come spiegava Riess nel 1944, “Le parole che quei signori hanno scritto cinquanta anni fa, sono ancora oggi molto vere. Lo spirito non è cambiato. Essi vogliono ancora conquistare il mondo, o la loro parte del mondo, a prescindere da qualunque considerazione”.
E’ su queste basi che nasce il nazional socialismo e si svilupperà la dittatura che porterà alla tragedia dell’olocausto e alla morte di circa 55 milioni di persone durante il più sanguinoso conflitto mondiale che storia umana ricordi.
UNA RETE CLANDESTINA


Fu proprio Bormann, fino ad allora semisconosciuto alle masse tedesche, l’uomo al quale venne affidata la direzione dell’operazione clandestina.
L’uomo che aprì la pista argentina del nazismo, e che portò la Spagna neutrale a diventare alleata occulta di Hitler durante la Seconda Guerra Mondiale, è stato il generale Wilhelm von Faupel. Fu lui a fondare la famigerata Falange, costituita da giovani arruolati nel Sud e Centro America, la cui organizzazione divenne il punto di riferimento per i tedeschi che riuscirono a fuggire in Argentina quando la Germania dovette arrendersi agli alleati. Si calcola che fossero già diverse migliaia gli agenti tedeschi che operavano tra la Spagna e il Sud America, mentre gli eserciti americano e russo stavano stringendo Berlino in una morsa. Nonostante in Spagna la Falange fosse conosciuta come un’organizzazione di gangster e assassini, Riess rivela che fu il conte Francisco de Jordana, allora Ministro degli Esteri spagnolo, a triplicare i finanziamenti alla Falange dai 15 milioni e 400 mila dollari del 1943 ai 47 milioni e 500 mila dollari del 1944. E tutto questo avveniva mentre alcuni giornalisti americani, amici di de Jordana, raccontavano al loro pubblico come il conte fosse “una persona tanto per bene”, che voleva sciogliere la Falange. Di fatto, nei Paesi di lingua spagnola gli interessi nazisti erano tenuti dall’Istituto Ibero-Americano di Berlino, che ebbe una funzione predominante nell’organizzazione dell’influenza tedesca in Sud America.
“NESSUNO TROVERA’ IL CORPO DI HITLER”

Tanto per far comprendere di che cosa stia parlando, Riess spiega ai suoi lettori che, per molti versi, i tedeschi sono portati a paragonare Hitler a Napoleone. Cioè ad un uomo che, nonostante il suo genio militare, ha portato la Francia a guerre devastanti che hanno seminato morte e distruzione ovunque, ha ridotto il paese in rovina e lo ha fatto diventare più piccolo di quando lui lo governava. Eppure, nonostante tutto questo, Napoleone sarà sempre ricordato come un condottiero di grande successo, come un uomo che ha portato gloria e ricchezze al suo paese. “Ebbene – dice Riess – Hitler, che certamente non potrebbe essere paragonato a Napoleone, sarà ricordato esattamente per le stesse cose”.
Ma leggete adesso come Riess pronostica la fine di Hitler: “Dal momento che è probabile che

In effetti, il corpo di Hitler non è mai stato trovato e ancora oggi, siamo nel 2019, non abbiamo alcuna notizia certa a questo riguardo.
UNA BANCA EXTRATERRITORIALE

In effetti, nel maggio del 1943, a qualche mese dalla sconfitta di Stalingrado, i principali industriali e finanzieri tedeschi si riunirono nello Chateau Huegel, vicino a Essen, casa dei Krupps, per fare il punto della situazione e decidere come fare a prendere le distanze dai nazisti. Ovviamente essi erano stati tutti favorevoli a Hitler in quanto li aveva liberati dagli scioperi dei lavoratori, aveva loro abbassato le tasse e li aveva fatti arricchire con il programma di riarmamento che aveva reso la Germania uno dei Paesi più armati del mondo. Il problema è che gli uomini d’affari sapevano che la sconfitta sarebbe stata imminente e quindi dovevano pensare ad un futuro senza l’ombrello protettore della svastica. A guerra finita, quasi tutti tornarono alle attività di

Lasciamo dunque il passato e veniamo a tempi più recenti, ed esattamente al 2008, con l’analisi di Jim Marrs. Il giornalista americano focalizza la sua attenzione sulla figura di Martin Bormann, colui che di fatto costruì l’impero industriale clandestino di Hitler e camerati.
BORMANN LO SPIETATO
Nato nel 1900 a Halberstadt, nella Germania centrale, Bormann era figlio di un sergente di cavalleria, che più tardi divenne funzionario statale. Il giovane Martin non era propriamente un intellettuale: lasciò la scuola dopo aver frequentato un anno delle superiori e subito si arruolò nell’esercito dove servì come artigliere durante la Prima Guerra Mondiale. Tornato dalla guerra, Bormann aderì al movimento di estrema destra Freikorps e finì per un anno in prigione, in quanto aveva preso parte all’omicidio di un suo ex maestro delle elementari accusato di aver tradito un capo locale del Partito Nazista, durante l’occupazione francese della Ruhr. Uscito dalla prigione di Leipzig, Borman entrò nel Partito Nazional Socialista arrivando pian piano fino alla vetta, come segretario di Hitler. Di lui il Fuhrer diceva: “Lo so che è brutale, ma quello che lui inizia lo porta sempre a termine. Io posso assolutamente contare su questo. Con la sua spietatezza e brutalità egli si assicura sempre che i miei ordini siano portati a termine”. Il 10 agosto del 1944 Bormann convocò tutti i principali uomini d’affari tedeschi e i vertici del Partito Nazista all’Hotel Maison Rouge di Strasburgo. Secondo i verbali in seguito rinvenuti di quella riunione, lo scopo di Bormann era che “l’economia del Terzo Reich fosse proiettata verso un itinerario di ricerca profitti nel dopoguerra”. Questo percorso era conosciuto come Aktion Adlerflug o Operation Eagle Flight (Operazione volo dell’aquila). Non era altro che la continuazione del Nazional Socialismo attraverso il massiccio trasferimento di denaro, oro, azioni, obbligazioni, progetti, diritti d’autore e persino specialisti tecnici dalla Germania. Fu un emissario di Bormann, l’SS Obergruppenfueher Dottor Scheid, direttore del gruppo industriale Hermadorff & Schenburg Company, a spiegare ad un suo attendente lo scopo di quella riunione: “L’industria tedesca deve comprendere che la guerra adesso non può essere vinta, e quindi devono essere fatti i passi necessari per realizzare una campagna commerciale nel dopoguerra che possa assicurare in tempo la ripresa economica della Germania”. E aggiunse: “Dopo la sconfitta della Germania, il Partito Nazista sarà costretto a prendere atto che alcuni dei suoi più conosciuti leader vengano condannati come criminali di guerra. Comunque, in collaborazione con gli industriali, faremo in modo che una parte meno cospicua ma più importante dei suoi membri venga sistemata in diverse fabbriche tedesche, come esperti tecnici o membri dei loro uffici strategici”.
UN IMPERO TEDESCO OCCULTO

Secondo Paul Manning, giornalista della CBS Radio durante la Seconda Guerra Mondiale, e autore del libro “Martin Bormann: un Nazista in Esilio”, “Bormann utilizzava qualunque mezzo conosciuto per mascherare la sua proprietà e lo scopo delle operazioni: uso di nomi fittizi, opzioni contrattuali, patti consortili, girate in bianco, conti bancari presso terzi, pegni, prestiti con garanzia, diritti d’opzione, contratti di gestione operativa, contratti di servizio, accordi di brevetto, cartelli interbancari, e procedure per la trattenuta alla fonte”. Da notare che tutte le copie delle transazioni eseguite e persino i rapporti di settore venivano conservati e successivamente inviati agli archivi di Bormann in Sud America.
Marrs racconta che Bormann utilizzava le strategie che aveva imparato da Hermann Schmitz, presidente della I.G. Farben. I nomi di diverse aziende commerciali e società internazionali venivano cambiati e alternati allo scopo di creare confusione circa la proprietà. Per esempio, la I.G. Chemie divenne Societe Internationale pour Partecipations Industrielles et Commerciales SA; mentre in Svizzera la stessa organizzazione era conosciuta come International Industrie und Handdelsbeteiligungen AG, o Interhandel. Un’altra tecnica usata da Bormann consisteva

I NAZISTI SBARCANO A WALL STREET
Come spiega Marrs, nel 1941, 171 società internazionali americane avevano più di 420 milioni di dollari investiti in società tedesche. Dopo che la guerra venne dichiarata, Bormann, che aveva già basi operative in Paesi neutrali come Svizzera e Argentina, acquistò azioni americane attraverso il mercato dei cambi internazionali presso le sedi della Deutsche Bank e Swiss Bank di Buenos Aires. Ingenti conti correnti vennero inoltre aperti nelle maggiori banche
di New York, incluse National City Bank (adesso Citybank), Chase (adesso JP Morgan Chase), Manufacturers and Hanover (adesso parte della JP Morgan Chase), Morgan Guaranty, e Irving Trust (adesso parte della Bank of New York). Al convegno già citato di Strasburgo, Scheid citò diverse società americane che erano state molto utili alla Germania in passato. A causa di obblighi contrattuali da brevetto, la United States Steel, la American Steel and Wire e la National Tube avevano lavorato in congiunzione con l’impero Krupp, l’industria costruttrice delle armi pesanti del Terzo Reich. Sempre Scheid disse che anche che la Zeiss Company, la Leica Company e la Hamburg-Amerika line erano tra le società più attive nel difendere gli interessi nazisti. La struttura operativa creata da Bormann, che negli affari usava il nome di Max Heiliger, creò non poche perplessità anche a funzionari del governo americano come Orvis A. Schmidt, direttore del controllo dei fondi stranieri presso l’US Treasury Department (il Ministero del Tesoro USA), che nel 1945 espose i suoi dubbi circa gli effetti che i capitali stranieri potevano avere sulle industrie di ferro, acciaio, carbone e prodotti chimici. Le indagini di Schmidt portarono alla scoperta che la I.G. Farben, capofila del programma di fuga dei capitali nazisti, manteneva interessi in 700 società in tutto il mondo. Ma questo totale non comprendeva né i 93 Paesi dove la Farben aveva regolari strutture operative, e neppure le 750 società internazionali create da Bormann. Inoltre, Schmidt denunciò che nel campo dei prodotti farmaceutici le società tedesche Bayer, Merk e Schering avevano un monopolio virtuale nel Centro e Sud America. Altre società tedesche come la Tubos Mannesmann, Ferrostaal, AEG e Siemens-Schckert giocavano un ruolo dominante nei campi delle costruzioni, elettrico e ingegneristico. Insomma, un nuovo impero tedesco si stava formando nel Nuovo Mondo. Tra l’altro proprio la Siemens tra il 2007 e il 2008 è finita nel dossier dei Panama Papers per un’operazione poco chiara di centinaia di milioni di euro (si parla di fondi neri) in America Latina.
Bormann, però, era attivo anche nel Vecchio Mondo, cioè in Europa.

Bormann, però, era attivo anche nel Vecchio Mondo, cioè in Europa.
IL TESORO SCOMPARSO

Molto più chiari sono i rapporti intercorsi tra i finanzieri americani e i nazisti in clandestinità. Secondo John Loftus, pubblico ministero dell’US Department of Justice Nazi War Crimes (Ministero della Giustizia per i Crimini di Guerra Nazisti), molte delle ricchezze della Germania sono state trasferite dal banchiere Fritz Thyssen nella sua banca in Olanda, la quale li ha poi passati alla Union Banking Corporation (UBC) di New York, posseduta dalla stessa banca olandese. Da notare che a quel tempo Loftus era presidente del Florida Holocaust Museum (Museo dell’Olocausto in Florida) e autore di alcuni libri sulla connessione tra la CIA e i nazisti, inclusi “The Belarus Secret” (Il Segreto Belarus) e “The Secret War Against the Jews” (La Guerra Segreta Contro gli Ebrei).
SPUNTA IL NONNO DI BUSH


La complicità in questo genere di affari era comunque estesa in terra americana. Marrs aggiunge che uno dei maggiori azionisti della UBC era E. Roland Harriman, figlio di Edward H.

Non è finita. Il 17 novembre 1942 le autorità statunitensi confiscarono la Silesian American Corporation, gestita da Prescott Bush e suo suocero George Herbert Walker, e accusarono l’azienda di essere una società di facciata per fornire il carbone vitale per la Germania. Tuttavia, si domanda Marrs, come mai Prescott Busch non è più stato incriminato per i suoi rapporti con i nazisti? Questo, risponde l’autore, probabilmente dipende dal fatto che il patriarca Bush “era stato determinante per aver creato nel 1941 la United Service Organizzation”, un ente molto stimato da tutti i combattenti nelle guerre che si sono avvicendate nel futuro.
“La storia di Prescott Bush e dei fratelli Brown Harriman è una prefazione alla storia reale del nostro paese – disse l’editore e storico Edward Boswell – Essa spiega i motivi producenti denaro

Per gli storici, resterebbe la documentazione che si è accumulata con le indagini giudiziarie che si sono svolte nel corso degli anni. In questo caso, però, è’ intervenuto “miracolosamente” il destino. Infatti tutti i documenti erano contenuti negli archivi della Securities and Exchange Commission (SEC) la cui sede si trovava nella World Trade Center 7, la terza torre caduta da sola nel pomeriggio dell’11 Settembre 2001, senza essere stata colpita da alcun aereo. La WTC7 si trovava a oltre 150 metri dalle altre due, colpite dagli aerei e cadute su se stesse uccidendo quasi tremila persone innocenti. In quegli archivi, ha ammesso la SEC, c’era la documentazione completa di oltre settemila processi, tra i quali quelli relativi al nonno di Bush. Tutto è andato distrutto e ancora oggi esistono non poche polemiche su come mai quella torre di 47 piani, alta 173,7 metri, sia crollata in quel modo, come un castello di carte. Enigmi della storia…
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