Ogni guerra quando arriva, o prima che arrivi, viene presentata non come guerra, ma con atto di autodifesa contro un maniaco omicida. (George Orwell)
Ogni aggressione è fondata sull’inganno. (Sun Tzu)
Se i miei soldati iniziassero a pensare, nessuno di loro resterebbe nell’esercito. (Federico il Grande)
Se inviti la gente a pensare, solleciti la rivoluzione. (Ivana Gabara)
Non temere rapinatori o assassini. Sono pericoli esterni, miserevoli. Dovremmo temere noi stessi. I pregiudizi sono i veri rapinatori, i vizi i veri assassini. I grandi percili sono dentro di noi. Perché preoccuparsi di quanto minaccia le nostre teste o borse? Pensiamo piuttosto a quanto minaccia le nostre menti. (Victor Hugo)
Di olocausto in olocausto
Su Gaza, al di là del congiungersi al coro mondiale (un po’ fievole da noi) di con-dolore per vittime e abitanti di Gaza e di deprecazione dei macellai nazisionisti, sarebbe bene ragionare un po’.
I mostri dell’apocalisse si sono scatenati a livello planetario, l’ora è stellare, se passa la falce di questi necrofori, domani siamo tutti o morti o schiavi. Ma quelli che si considerano ancora vivi dalle nostre parti, reagiscono sempre volta per volta, caso per caso, situazione per situazione. I mostri hanno un disegno e lo attuano in coordinamento. Noi no. Noi siamo quelli dell’albero nel bosco e tutto il resto è nebbia, fino a sbattere contro l’albero successivo. Un giorno ci strappiamo i capelli per le brutalità inflitte ai nostri ragazzi deprivati di presente e di futuro (e quelli buoni e perbene se li strappano anche perché qualche ragazzino, sempre più in effetti, non ci sta a farsi svuotare la testa e poi anche a farsela spaccare senza reagire), un altro piangiamo sulle vittime di Gaza e ululiamo sdegno ai genocidi.