28 luglio 2020

L’indice di riproduzione del virus e la sua attuale contagiosità



Giulio Tarro
Ai primi di marzo Angela Merkel dichiarava che il virus avrebbe infettato il 70% dei tedeschi. Per questo era necessario rallentare il contagio (per “spalmare il “picco epidemico”, scongiurare, cioè, il contemporaneo riversarsi sulle strutture sanitarie di un enorme numero di malati) sospendendo tutti quegli eventi che lo avrebbero accelerato (come partite, concerti…) e invitando ad usare Ia mascherina e a rispettare Ia distanza di biosicurezza.
Questa gestione dell’emergenza, (resa possibile da una attenta pianificazione e dalla disponibilità di posti in terapia d’urgenza che sono cinque volte quelli italiani) ha garantito, tra l’altro, il rapido ripristino di quasi tutte le attività che ora si svolgono come sempre.
In Italia, dove nulla era stato pianificato per fronteggiare una epidemia ritenuta, addirittura, impossibile: (vedi #milanononsiferma), di fronte ai primi casi di positivi a tampone, la folle decisione del Governo è stata pretendere di bloccare il contagio costringendo tutta la popolazione a stare chiusa a casa.
E, per fare questo, si è ricorso — oltre ad una terroristica informazione – ad una evidente falsità: considerare contagiati solo coloro che risultavano positivi ai pochi tamponi disseminati qua e là dalle Regioni e considerare come “morti per Covid” TUTTI coloro che, prima o dopo Ia morte, risultavano positivi al tampone.
Si è istituzionalizzato, così, in Italia un “tasso di letalità” (morti su contagiati) del virus SARS-CoV-2 elevatissimo (28 volte superiore a quello della Germania) che, certamente, convinceva tutte a restare a casa ma che, impedendo visite al domicilio di persone che mostravano qualche sintomo sospetto (medicina territoriale), mandava queste a morire negli ospedali (dove già si registrano ogni anno 50.000 morti per infezioni ospedaliere.

Hanno trasformato milioni di italiani in ipocondriaci che, pur di non subire un altro lockdown, per scongiurare un ormai impossibile contagio di massa, sono disposti a subire le più umilianti vessazioni e a additare come “untore” chiunque non indossi la mascherina o sta davanti un bar con amici.
Hanno paura della nostra rabbia, dei tanti ridotti in miseria, che — finalmente — stanno aprendo gli occhi davanti alle tante menzogne dette dagli “esperti” in TV.
Hanno paura che si scopra che i contagiati in Italia (tutti asintomatici) sono stati decine di milioni; e, per questo oggi moltiplicano i tamponi che risultano quasi tutti negativi. Ma questo non significa affatto che tante persone non siano mai state contagiate, ma che le persone sono guarite. E questo potrebbe essere documentato solo se si facessero capillari indagini sierologiche di massa. Non come quella in atto (alla quale solo il 2% delle persone contattate hanno aderito) dove, se vi trovano gli anticorpi andate in quarantena, in attesa di un tampone che potrebbe arrivare anche dopo un mese.
Intanto invece che puntare su un rapido ripristino della normalità (come si sta facendo in altri paesi), farneticando di un “catastrofico ritorno dell’epidemia” – dopo gli ombrelloni aperti distanziati quattro metri e mezzo e la chiusura delle spiagge pubbliche – hanno già deciso nuove “misure profilattiche”, ovviamente, insensate dal punto di vista sanitario, come l’obbligo della vaccinazione antiinfluenzale o della mascherina a scuola.
Come al solito, non vediamo oltre la punta del nostro naso e non ci accorgiamo di quello che accade al di fuori dei confini. Altri paesi già sono in fase inoltrata con riaperture significative. Noi, invece, proibiamo ancora tante, troppe cose. Pare the si debba ad ogni costo metterci con le spalle al muro al punto dal non essere più in grado di alcuna ripresa economica. Stanno davvero esagerando. Stanno rovinando tutto.

È notizia risaputa che in Germania, immediatamente dopo l’inizio della fase 2, il famoso fattore RO era salito a 1. Si tratta di un valore basso. Teniamo presente che quanto ci hanno comunicato dalla Cina, relativamente al Sars CoV2, il fattore RO è compreso fra 2 e 3, mentre per la prima SARS era compreso, fra 3 e 4. II fatto che RO sia 1, vuol dire che una persona ne contagia un’altra. Ma, badiamo bene, questo è un discorso che vale nel momento di massima diffusività del virus.
In Spagna la fase 2 procedeva per gradi, ciascuno dei quali ha avuto una durata di due settimane. Così facendo il premier spagnolo ha fatto sapere che è riuscito a gestire bene la pandemia come previsto, entro il 30 giugno si è tornati alla normalità.
È un metodo di buon senso, logico direi. Calcolando anche che il periodo di quarantena del Sars CoV2 che è di due settimane. Quindi va benissimo così. Fanno bene gli spagnoli e facciamo male noi.
Parliamo dei test sierologici. A breve saranno disponibili, ma già a stato già detto che anche chi ha le immunoglobuline G (gli anticorpi) non può considerarsi immune.
Affermare questa cosa sulla carta è una stupidaggine. Chi sviluppa gli anticorpi per il Sars CoV2 è ormai protetto.
Come si fa a verificare che l’immunoglobulina G e specifica per il Sars Cov2.
I kit della Abbot che sono a disposizione hanno un’affidabilità del 90%.

GIULIO TARRO

Nessun commento: