Inquinamento, antenne 5G e sovra-vaccinazioni (influenza e meningite). Tutto ciò ha a che fare con la strage Covid che ha devastato la Lombardia? «Soprattutto a causa degli inceneritori, quella tra Bergamo e Brescia è la zona più inquinata d’Europa: e tra fine 2019 e inizio 2020, in quell’area, ci sono stati 180.000 inoculi vaccinali, somministrati agli anziani», dice Marcello Pamio, nutrizionista, presente – fra gli altri – alla grande manifestazione (12.000 persone) organizzata a Firenze il 21 giugno dal Movimento 3V (Vaccini Vogliamo Verità), con oratori come Mauro Scardovelli e la coraggiosa parlamentare ex grillina Sara Cunial, promotrice del progetto di mobilitazione popolare R2020. Il tema: l’emergenza coronavirus nasconde un disegno totalitario. E nessuno, intanto, ci ha ancora spiegato perché la Lombardia è finita nell’occhio del ciclone: 238.000 contagi e oltre 16.500 morti, a fronte dei 4.000 di Piemonte e Veneto. Colpite in misura minore altre Regioni non lontane (1500 vittime in Liguria e 1000 nelle Marche), mentre nel resto d’Italia i numeri oscillano: da qualche centinaio a poche decine di decessi, ben al di sotto del bilancio di una normale influenza stagionale. Cosa c’è, dunque, dietro all’esplosione lombarda del fenomeno Covid? «Non lo sappiamo ancora, perché non ci vengono forniti i dati essenziali», dice un medico rianimatore, Stefano Manera.
Ai microfoni di “ByoBlu“, il dottor Manera – presente alla manifestazione fiorentina – racconta la sua esperienza: «Sono un anestesista che ha aderito all’appello della Regione Lombardia che chiedeva medici per gli ospedali. Sono stato mandato a Bergamo e ci sono rimasto per due mesi. Ho iniziato il 18 marzo, proprio mentre la Tv trasmetteva le immagini dei cortei di camion militari carichi di bare». I morti erano quelli delle valli bresciane e bergamasche: «Si deve assolutamente cominciare a fare delle ipotesi, ma il problema è che i dati non vengono forniti. Servono i dati epidemiologici: le casistiche dei pazienti, le condizioni di inquinamento, i farmaci somministrati prima dell’emergenza. Senza dati non possiamo fare correlazioni», sottolinea Manera. «Sono davvero fondamentali, gli studi epidemiologi: fornirli è un dovere morale, soprattutto nei confronti delle persone che sono morte, di quelle che si sono ammalate e dei medici che hanno sacrificato la loro vita per il bene di altre persone». Il governo che ha finora rifiutato di diffondere i dati è lo stesso che ha classificato come vittime del Covid moltissimi decessi di pazienti già affetti da patologie gravissime, dopo aver scoraggiato le autopsie sulle vittime. L’apparato dell’emergenza aveva persino sconsigliato l’uso del cortisone, farmaco in realtà efficacissimo, come segnalato inutilmente – due mesi fa, da 30 specialisti italiani – al ministro della sanità, Speranza, e ora convalidato ufficialmente dall’Oms.
«Tra Bergamo, Brescia e Milano è successo qualcosa che non è successo nel resto d’Italia», ribadisce la dottoressa Antonietta Gatti, tra i massimi esperti mondiali in bioingegneria. «Quindi – osserva – non si possono imporre vaccini se prima non si conoscono i meccanismi dell’azione di questo virus fino in fondo. C’è stata sovra-vaccinazione, in quelle zone? Bisogna dimostrarlo, e si può». Terreno scivoloso, quello dell’obbligo vaccinale: «Il No-Vax non esiste, è solo un genitore che ha letto con attenzione il foglietto illustrativo del farmaco che si vorrebbe somministrare a suo figlio, scoprendo tante cose», sostiene Marco Teodori, del Movimento 3V. Da non sottovalutare, nel caso-Lombardia, neppure l’elettrosmog: «Negli ultimi decenni la nostra esposizione alle radiofrequenze è aumentata di un miliardo di miliardi di volte, rispetto ai valori di fondo del pianeta Terra», ricorda Paolo Orio, dell’Associazione Elettrosensibili: «Le radiofrequenze causano stress ossidativo, che è il meccanismo alla base di numerose patologie oncologiche e cronico-degenerative». Uno studio dell’Istituto Ramazzini di Bologna è stato finalmente trasmesso dalla Rai, sia pure alle due di notte: sulle cavie di laboratorio, il 5G induce disfunzioni devastanti e persino l’insorgenza di tumori cardiaci, che normalmente sono rarissimi.
Tra le voci in piazza a Firenze anche quella del battagliero Maurizio Martucci, portavoce dell’Alleanza Italia Stop 5G. «La società del 5G corrisponde al modello Cina, con l’introduzione di un’applicazione che gestisce in modo capillare la vita dei cittadini e delle aziende», spiega Martucci, illustrando l’allucinante “credito sociale” introdotto dal regime cinese: «L’app utilizza riconoscimento facciale, gestione degli algoritmi e Intelligenza Artificiale, scalando un “punteggio” fino ad arrivare a quota zero. Se passi col rosso, getti a terra la carta, ritardi il pagamento di bollette o esprimi dissenso verso il governo, perdi punti. Quando arrivi a zero sei totalmente spogliato di qualsiasi diritto: non hai più conto corrente bancario, passaporto, non puoi più prendere un autobus o un treno. Questo è il vero modello 5G». Per Martucci «siamo oltre Orwell: attraverso le smart city, sono andati a prefigurare una società dove la forza lavoro è stata sostituita da robot: una mutazione antropologica della specie umana». Secondo Martucci «il 5G nasconde ben altro, rispetto a un semplice “upgrade”: non è un aggiornamento di innovazione tecnologica, ma una vera e propria aggressione all’umanità».
Su temi scomodi come il recente obbligo vaccinale e il wireless 5G, è impossibile ottenere dati certi: il mainstream si rifugia nel silenzio, limitandosi ad accusare di complottismo gli attivisti che agitano sospetti, esibendo studi scientifici, in un clima da caccia alle streghe. Un reporter come Massimo Mazzucco, che si astiene sempre dal sostenere affermazioni che non siano documentate, sintetizza: prima ancora della psico-tragedia Covid, non c’era alcuna ragione medica per imporre in Italia altri 7 vaccini obbligatori, sapendo oltretutto che le aziende farmaceutiche sono depenalizzate in partenza (e gli Usa hanno già speso qualcosa come 4 miliardi di dollari per risarcire cittadini che hanno dimostrato di aver subito danni fisici dalle vaccinazioni somministrate). Quanto al misterioso 5G, sappiamo solo che non causa danni di origine termica, mentre sull’effetto delle “microonde” esistono studi che dimostrano l’impatto pericoloso sulle cellule del corpo umano. E’ presto per trarre conclusioni, ribadisce Mazzucco, ma il “principio di precauzione” spesso invocato giustamente dalla medicina dovrebbe suggerire – come richiesto da centinaia di scienziati – di attendere l’esito di almeno tre anni di test, prima di adottare una tecnologia che nessuno, oggi, può ancora garantire come sicura, per la salute umana.
Mazzucco – in qualità di giornalista – è stato il primo, in Italia, a dimostrare la correlazione tra la rete 5G e l’improvviso, indiscriminato taglio dei viali alberati italiani, attuato nel 2019 dopo la firma, da parte di Di Maio, del protocollo che trasforma il nostro paese in un’area sperimentale per l’introduzione del wireless di quinta generazione. «Due distinti documenti ufficiali del governo britannico – ricorda Mazzucco – spiegano che le fronde dei grandi alberi ostacolano la trasmissione del segnale, assorbita dall’acqua presente nel fogliame». Inutile aggiungere che lo stesso corpo umano è composto in gran parte di acqua. Il problema? «Perché nascondere il fatto che gli alberi di tante città sono stati abbattuti per rendere efficace il 5G?». Sono oltre 500, i sindaci italiani decisi a opporsi all’installazione delle antenne: e l’ultimissima proposta governativa di Vittorio Colao, grande sponsor del 5G, mira proprio a privare i sindaci del loro potere di interdizione. Il trend è pietosamente evidente: nell’immenso caos che stiamo vivendo, l’unica certezza riguarda l’ostinazione con cui le autorità negano l’evidenza, su tutta la linea. Fa eccezione l’Istituto Superiore di Sanità, secondo cui la letalità del Covid-19 è modestissima: attorno allo 0,3%. Eppure, i medici italiani che hanno trovato risposte efficaci sono stati isolati e silenziati, ignorati, emarginati o addirittura criminalizzati.
A Napoli, l’oncologo Paolo Ascierto ha sperimentato con successo un farmaco contro l’artrite reumatoide dal nome impronunciabile, il Tocilizumab. A Novara, il professor Pietro Garavelli ha curato i malati Covid con l’idrossiclorochina, rispedendoli a casa guariti. Da Mantova ha fatto il giro del mondo il successo della sieroterapia collaudata da Giuseppe De Donno, che ha guarito i malati Covid con normalissime trasfusioni, aiutandoli col sangue dei pazienti guariti, ricchi di anticorpi. La televisione ha invece riproposto alla nausea i virologi nostrani come Roberto Burioni, che ha chiesto alla magistratura di “spegnere” una voce libera come “ByoBlu”, bullizzando un immunologo come Giulio Tarro – allievo di Albert Sabin – colpevole di aver denunciato il lockdown all’italiana come un’inutile sacrificio, devastante per l’economia e per l’equilibrio psico-fisico delle persone. Nei paesi europei che hanno minimizzato il coprifuoco (o l’hanno addirittura evitato, come la Svezia), il bilancio dell’epidemia non è superiore a quello italiano, con la differenza che l’economia non è stata disastrata. Svizzera e Slovenia bloccano la rete 5G in attesa di conferme sul suo impatto sulla salute. In Italia invece di 5G non si parla (se non alle due di notte), anche grazie al Ministero della Verità istituito da Andrea Martella e Giuseppe Conte: silenzio sul mainstream, e decine di video rimossi da YouTube.
E così resta un mistero anche quello della Lombardia: nessuna risposta, ai medici di Bergamo e Brescia che invocano dati per capire come mai il virus ha fatto una carneficina solo in quei territori. Comodo, dare del complottista a chi rileva queste clamorose incongruenze: perché parlare in modo maniacale solo di vaccino anti-Covid (lo stesso Conte ha garantito milioni di euro al progetto vaccinale di Bill Gates), quando ormai quel virus non fa più paura, ai medici che ormai hanno imparato come affrontarlo e sconfiggerlo? I dodicimila italiani scesi in piazza a Firenze con Sara Cunial e Mauro Scardovelli fanno parte di una minoranza agguerrita, che negli ultimi anni ha fondato le sue convinzioni sullo studio di relazioni scientifiche accurate ma tuttora non accolte in modo unanime dalla cosiddetta comunità scientifica. Per capire l’aria che tira, in quell’ambiente, parla da sola la protesta del dottor Denis Mukwege, ginecologo, Premio Nobel per la Pace 2018: ha lasciato la guida della commissione sanitaria per la risposta alla pandemia di coronavirus nella provincia del Sud-Kivu, in Congo. «Non posso sporcare ulteriormente la mia coscienza per denaro: si riprendano pure il Nobel», scrive, su Twitter. «Ci hanno ordinato di dire che ogni morto è deceduto per Covid, e io non partecipo più a questo sporco gioco».
Inquinamento, antenne 5G e sovra-vaccinazioni (influenza e meningite). Tutto ciò ha a che fare con la strage Covid che ha devastato la Lombardia? «Soprattutto a causa degli inceneritori, quella tra Bergamo e Brescia è la zona più inquinata d’Europa: e tra fine 2019 e inizio 2020, in quell’area, ci sono stati 180.000 inoculi vaccinali, somministrati agli anziani», dice Marcello Pamio, nutrizionista, presente – fra gli altri – alla grande manifestazione (12.000 persone) organizzata a Firenze il 21 giugno dal Movimento 3V (Vaccini Vogliamo Verità), con oratori come Mauro Scardovelli e la coraggiosa parlamentare ex grillina Sara Cunial, promotrice del progetto di mobilitazione popolare R2020. Il tema: l’emergenza coronavirus nasconde un disegno totalitario. E nessuno, intanto, ci ha ancora spiegato perché la Lombardia è finita nell’occhio del ciclone: 238.000 contagi e oltre 16.500 morti, a fronte dei 4.000 di Piemonte e Veneto. Colpite in misura minore altre Regioni non lontane (1500 vittime in Liguria e 1000 nelle Marche), mentre nel resto d’Italia i numeri oscillano: da qualche centinaio a poche decine di decessi, ben al di sotto del bilancio di una normale influenza stagionale. Cosa c’è, dunque, dietro all’esplosione lombarda del fenomeno Covid? «Non lo sappiamo ancora, perché non ci vengono forniti i dati essenziali», dice un medico rianimatore, Stefano Manera.
Ai microfoni di “ByoBlu”, il dottor Manera – presente alla manifestazione fiorentina – racconta la sua esperienza: «Sono un anestestista che ha aderito all’appello della Regione Lombardia che chiedeva medici per gli ospedali. Sono stato mandato a Bergamo e ci sono rimasto per due mesi. Ho iniziato il 18 marzo, proprio mentre la Tv trasmetteva le immagini dei cortei di camion militari carichi di bare». I morti erano quelli delle valli bresciane e bergamasche: «Si deve assolutamente cominciare a fare delle ipotesi, ma il problema è che i dati non vengono forniti. Servono i dati epidemiologici: le casistiche dei pazienti, le condizioni di inquinamento, i farmaci somministrati prima dell’emergenza. Senza dati non possiamo fare correlazioni», sottolinea Manera. «Sono davvero fondamentali, gli studi epidemiologi: fornirli è un dovere morale, soprattutto nei confronti delle persone che sono morte, di quelle che si sono ammalate e dei medici che hanno sacrificato la loro vita per il bene di altre persone». Il governo che ha finora rifiutato di diffondere i dati è lo stesso che ha classificato come vittime del Covid moltissimi decessi di pazienti già affetti da patologie gravissime, dopo aver scoraggiato le autopsie sulle vittime. L’apparato dell’emergenza aveva persino sconsigliato l’uso del cortisone, farmaco in realtà efficacissimo, come segnalato inutilmente – due mesi fa, da 30 specialisti italiani – al ministro della sanità, Speranza, e ora convalidato ufficialmente dall’Oms.
«Tra Bergamo, Brescia e Milano è successo qualcosa che non è successo nel resto d’Italia», ribadisce la dottoressa Antonietta Gatti, tra i massimi esperrti mondiali in bioingegneria. «Quindi – osserva – non si possono imporre vaccini se prima non si conoscono i meccanismi dell’azione di questo virus fino in fondo. C’è stata sovra-vaccinazione, in quelle zone? Bisogna dimostrarlo, e si può». Terreno scivoloso, quello dell’obbligo vaccinale: «Il No-Vax non esiste, è solo un genitore che ha letto con attenzione il foglietto illustrativo del farmaco che si vorrebbe somministrare a suo figlio, scoprendo tante cose», sostiene Marco Teodori, del Movimento 3V. Da non sottovalutare, nel caso-Lombardia, neppure l’elettrosmog: «Negli ultimi decenni la nostra esposizione alle radiofrequenze è aumentata di un miliardo di miliardi di volte, rispetto ai valori di fondo del pianeta Terra», ricorda Paolo Orio, dell’Associazione Elettrosensibili: «Le radiofrequenze causano stress ossidativo, che è il meccanismo alla base di numerose patologie oncologiche e cronico-degenerative». Uno studio dell’Istituto Ramazzini di Bologna è stato finalmente trasmesso dalla Rai, sia pure alle due di notte: sulle cavie di laboratorio, il 5G induce disfunzioni devastanti e persino l’insorgenza di tumori cardiaci, che normalmente sono rarissimi.
Tra le voci in piazza a Firenze anche quella del battagliero Maurizio Martucci, portavoce dell’Alleanza Italia Stop 5G. «La società del 5G corrisponde al modello Cina, con l’introduzione di un’applicazione che gestisce in modo capillare la vita dei cittadini e delle aziende», spiega Martucci, illustrando l’allucinante “credito sociale” introdotto dal regime cinese: «L’app utilizza riconoscimento facciale, gestione degli algoritmi e Intelligenza Artificiale, scalando un “punteggio” fino ad arrivare a quota zero. Se passi col rosso, getti a terra la carta, ritardi il pagamento di bollette o esprimi dissenso verso il governo, perdi punti. Quando arrivi a zero sei totalmente spogliato di qualsiasi diritto: non hai più conto corrente bancario, passaporto, non puoi più prendere un autobus o un treno. Questo è il vero modello 5G». Per Martucci «siamo oltre Orwell: attraverso le smart city, sono andati a prefigurare una società dove la forza lavoro è stata sostituita da robot: una mutazione antropologica della specie umana». Secondo Martucci «il 5G nasconde ben altro, rispetto a un semplice “upgrade”: non è un aggiornamento di innovazione tecnologica, ma una vera e propria aggressione all’umanità».
Su temi scomodi come il recente obbligo vaccinale e il wireless 5G, è impossibile ottenere dati certi: il mainstream si rifugia nel silenzio, limitandosi ad accusare di complottismo gli attivisti che agitano sospetti, esibendo studi scientifici, in un clima da caccia alle streghe. Un reporter come Massimo Mazzucco, che si astiene sempre dal sostenere affermazioni che non siano documentate, sintetizza: prima ancora della psico-tragedia Covid, non c’era alcuna ragione medica per imporre in Italia altri 7 vaccini obbligatori, sapendo oltretutto che le aziende farmaceutiche sono depenalizzate in partenza (e gli Usa hanno già speso qualcosa come 4 miliardi di dollari per risarcire cittadini che hanno dimostrato di aver subito danni fisici dalle vaccinazioni somministrate). Quanto al misterioso 5G, sappiamo solo che non causa danni di origine termica, mentre sull’effetto delle “microonde” esistono studi che dimostrano l’impatto pericoloso sulle cellule del corpo umano. E’ presto per trarre conclusioni, ribadisce Mazzucco, ma il “principio di precauzione” spesso invocato giustamente dalla medicina dovrebbe suggerire – come richiesto da centinaia di scienziati – di attendere l’esito di almeno tre anni di test, prima di adottare una tecnologia che nessuno, oggi, può ancora garantire come sicura, per la salute umana.
Mazzucco – in qualità di giornalista – è stato il primo, in Italia, a dimostrare la correlazione tra la rete 5G e l’improvviso, indiscriminato taglio dei viali alberati italiani, attuato nel 2019 dopo la firma, da parte di Di Maio, del protocollo che trasforma il nostro paese in un’area sperimentale per l’introduzione del wireless di quinta generazione. «Due distinti documenti ufficiali del governo britannico – ricorda Mazzucco – spiegano che le fronde dei grandi alberi ostacolano la trasmissione del segnale, assorbita dall’acqua presente nel fogliame». Inutile aggiungere che lo stesso corpo umano è composto in gran parte di acqua. Il problema? «Perché nascondere il fatto che gli alberi di tante città sono stati abbattuti per rendere efficace il 5G?». Sono oltre 500, i sindaci italiani decisi a opporsi all’installazione delle antenne: e l’ultimissima proposta governativa di Vittorio Colao, grande sponsor del 5G, mira proprio a privare i sindaci del loro potere di interdizione. Il trend è pietosamente evidente: nell’immenso caos che stiamo vivendo, l’unica certezza riguarda l’ostinazione con cui le autorità negano l’evidenza, su tutta la linea. Fa eccezione l’Istituto Superiore di Sanità, secondo cui la letalità del Covid-19 è modestissima: attorno allo 0,3%. Eppure, i medici italiani che hanno trovato risposte efficaci sono stati isolati e silenziati, ignorati, emarginati o addirittura criminalizzati.
A Napoli, l’oncologo Paolo Ascierto ha sperimentato con successo un farmaco contro l’artrite reumatoide dal nome impronunciabile, il Tocilizumab. A Novara, il professor Pietro Garavelli ha curato i malati Covid con l’idrossiclorochina, rispedendoli a casa guariti. Da Mantova ha fatto il giro del mondo il successo della sieroterapia collaudata da Giuseppe De Donno, che ha guarito i malati Covid con normalissime trasfusioni, aiutandoli col sangue dei pazienti guariti, ricchi di anticorpi. La televisione ha invece riproposto alla nausea i virologi nostrani come Roberto Burioni, che ha chiesto alla magistratura di “spegnere” una voce libera come “ByoBlu”, bullizzando un immunologo come Giulio Tarro – allievo di Albert Sabin – colpevole di aver denunciato il lockdown all’italiana come un’inutile sacrificio, devastante per l’economia e per l’equilibrio psico-fisico delle persone. Nei paesi europei che hanno minimizzato il coprifuoco (o l’hanno addirittura evitato, come la Svezia), il bilancio dell’epidemia non è superiore a quello italiano, con la differenza che l’economia non è stata disastrata. Svizzera e Slovenia bloccano la rete 5G in attesa di conferme sul suo impatto sulla salute. In Italia invece di 5G non si parla (se non alle due di notte), anche grazie al Ministero della Verità istituito da Andrea Martella e Giuseppe Conte: silenzio sul mainstream, e decine di video rimossi da YouTube.
E così resta un mistero anche quello della Lombardia: nessuna risposta, ai medici di Bergamo e Brescia che invocato dati per capire come mai il virus ha fatto una carneficina solo in quei territori. Comodo, dare del complottista a chi rileva queste clamorose incongurenze: perché parlare in modo maniacale solo di vaccino anti-Covid (lo stesso Conte ha garantito milioni di euro al progetto vaccinale di Bill Gates), quando ormai quel virus non fa più paura, ai medici che ormai hanno imparato come affrontarlo e sconfiggerlo? I dodicimila italiani scesi in piazza a Firenze con Sara Cunial e Mauro Scardovelli fanno parte di una minoranza agguerrita, che negli ultimi anni ha fondato le sue convinzioni sullo studio di relazioni scientifiche accurate ma tuttora non accolte in modo unanime dalla cosiddetta comunità scientifica. Per capire l’aria che tira, in quell’ambiente, parla da sola la protesta del dottor Denis Mukwege, ginecologo, Premio Nobel per la Pace 2018: ha lasciato la guida della commissione sanitaria per la risposta alla pandemia di coronavirus nella provincia del Sud-Kivu, in Congo. «Non posso sporcare ulteriormente la mia coscienza per denaro: si riprendano pure il Nobel», scrive, su Twitter. «Ci hanno ordinato di dire che ogni morto è deceduto per Covid, e io non partecipo più a questo sporco gioco».
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