Una notizia bomba in arrivo dagli Usa a proposito di Covid-19.
Secondo i risultati di uno studio appena elaborato da un’equipe di ricercatori del Pentagono, l’assunzione del vaccino anti influenzale aumenta di ben il 36 per cento il rischio di coronavirus.
Vale a dire: chi fa il rituale vaccino contro l’influenza stagionale ha più di una probabilità su tre di poter beccare il certo più pericoloso Covid-19.
Ecco cosa scrive il sito di informazione sulla salute dei bambini, Children’s Health Defence, promosso da Robert Kennedy junior, figlio del mitico Robert e nipote dell’altrettanto mitico John Fitzgerald.
“Nella ricerca in letteratura, l’unico studio che siamo stati in grado di trovare valutando i vaccini antinfluenzali e il coronavirus, è uno studio del Pentagono del 2020 che ha scoperto che il vaccino antinfluenzale incrementa i rischi del coronavirus del 36 per cento. ‘La vaccinazione antinfluenzale può aumentare il rischio di altri virus respiratori, un fenomeno noto come ‘interferenza virale’. L’interferenza virale derivata dal vaccino era significativamente associata al coronavirus”.
Sempre dal battagliero sito promosso da Robert Kennedy junior, ecco un’altra significativa testimonianza, quella del ricercatore Ted Krunz, presidente di “Vaccine Choice Canada”. Vediamo cosa sostiene.
“Uno studio randomizzato controllato con placebo su bambini ha mostrato che il vaccino antinfluenzale ha aumentato di cinque volte il rischio di infezioni respiratorie acute da un gruppo di virus non influenzali, compreso il coronavirus”.
“Uno studio del personale militare statunitense conferma che coloro che hanno ricevuto un vaccino antinfluenzale avevano una maggiore suscettibilità all’infezione da coronavirus. Lo studio ha concluso che ‘l’interferenza del virus derivato dal vaccino era significativamente associata al coronavirus’”.
Continua Krunz. “I numeri dell’Unione Europea mostrano una correlazione tra vaccino antinfluenzale e decessi da coronavirus. I paesi con i più alti tassi di mortalità (Belgio, Spagna, Italia, Regno Unito, Francia, Paesi Bassi, Svezia, Irlanda e Stati Uniti) avevano tutti vaccinato almeno la metà della loro popolazione anziana contro l’influenza”.
E ancora. “In Canada l’82 per cento dei decessi attribuiti a Covid-19 si è verificato in strutture di assistenza a lungo termine. In molti paesi, gli operatori sanitari nelle strutture di assistenza per anziani sono tenuti a ricevere il vaccino antinfluenzale ogni anno e l’assunzione del vaccino in quelle case è molto elevata o addirittura richiesta”.
Chiudiamo il cerchio arrivando a casa nostra.
Le autorità sanitarie italiane, infatti, in modo colpevole non hanno fino ad oggi condotto alcuna indagine per dimostrare la connessione (o meno) tra assunzione del vaccino antinfluenzale ed insorgenza della patologia da coronavirus. Un nesso di causa ed eventuale effetto sul quale i ricercatori dovrebbero studiare, riflettere e produrre risultati, invece di saltimbancare fra un salotto tivvù e l’altro.
Il pesante j’accuse arriva da una mosca bianca nel mondo della ricerca, quella vera, e della scienza, quella con la S maiuscola. Si tratta di Giulio Tarro, autore di “Covid – Il Virus della paura”, subito censurato da Amazon, che ne impedisce la diffusione, per via del patto scellerato anti libertà d’informazione siglato con quell’Organizzazione Mondiale per la Sanità che ogni giorno dà “i numeri” e ne combina di tutti i colori.
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