Il fondatore di Wikileaks, Julien Assange, rischia la vita per la mancanza di cure mediche.
Sessanta medici di varie nazioni hanno firmato un appello indirizzato al ministro degli interni britannico, Priti Patel, affinchè intervenga, dal momento che attualmente Assange è detenuto nel carcere di Belmarsh, nella zona sudest di Londra.
Assange è in attesa di un’udienza a febbraio, per contestare l’ennesima richiesta di estradizione negli Stati Uniti, dove viene accusato di ben 18 reati: tra cui quello di aver complottato (sic) contro gli americani, hackerando un computer del Pentagono.
Così viene scritto nella lettera-appello: “Da un punto di vita medico, sulle prove attualmente disponibili, nutriamo serie preoccupazioni riguardo all’idoneità del signor Assange per affrontare un processo nel febbraio 2020. E’ soprattutto nostra opinione che Assange abbia bisogno di una valutazione medica urgente da parte di esperti sul suo stato di salute sia fisico che psicologico. Qualunque terapia medica indicata deve essere somministrata in un ospedale universitario adeguatamente attrezzato e dotato di personale esperto”.
La Svezia, intanto, ha ritirato le sue accuse ad Assange per una storia (chiaramente taroccata) di violenza sessuale che vedeva Assange sul banco degli accusati. Restano in piedi le (altrettanto taroccate) accuse a stelle e strisce per l’attacco al Pentagono…
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