10 dicembre 2020
Avv. Lin Wood ► La gente rimarrà scioccata dal livello di pedofiliae di adorazione satanica
09 dicembre 2020
L’ABOMINEVOLE DIO MOLOCH
Il dio cananeo Moloch si è diffuso in vaste aree del Medioriente e dell’Africa Settentrionale, ma presenta aspetti della ritualità stranamente similari ad alcune antiche pratiche sanguinarie di culti precolombiani. Anche oggi, l’ombra del Moloch aleggia nelle peggiori cronache di fatti che riguardano l’attualità, dalla sparizione di bambini ai riti di sacrificio di sangue, con implicazioni di sette sataniche ed altre orribili connessioni al traffico di organi umani, fino a giungere al tanto discusso commercio illecito di “Adrenocromo”, cioè sangue adrenalinizzato, impiegato come potente droga.
Vale dunque la pena addentrarci nell’indagine intorno a questo sconcertante e spaventoso antico culto, lungo un itinerario anche insolito e che forse vi riserverà qualche sorpresa.
08 dicembre 2020
LA FESTA E’ FINITA! E’ TEMPO DI PROSCIUGARE LA PALUDE
“Ciò che i Democratici hanno appena fatto è stato farsi smascherare completamente per il furto elettorale più sfacciato di sempre. Non hanno nemmeno provato a nasconderlo. Hanno lasciato prove ovunque. Non c’è mai stato un piano così ambizioso per rubare una vittoria schiacciante all’avversario, MAI! E a loro non sembra importare che il Team Trump stia per farli sparire . Sono completamente all’oscuro di come la forza delle prove e la quantità di prove schiaccianti incrimineranno molti. Quando le prove concrete saranno viste dal popolo americano, chiederanno che il Partito Democratico venga chiuso. Davvero, i Democratici hanno fatto questo furto trasparente CON QUESTO SCOPO?!?! “
– Analista dell’intelligence e ufficiale militare statunitense
Pochissime persone capiscono davvero cosa è successo durante il ciclo elettorale del 2020.
Si è verificato un enorme cambiamento epocale che ha permesso al presidente Trump di esporre il Partito Democratico come il Sindacato Internazionale del Crimine – a livello di RICO.
A causa dell’enorme quantità di prove che documentano così tante ondate di criminalità e confermano così tanta nuda corruzione governativa perpetrata dai Democratici e dai loro co-cospiratori, il presidente Trump ha ogni potere e autorità per avviare lo scioglimento del partito democratico.
07 dicembre 2020
Elezioni negli Stati Uniti: lettera del generale Dominique Delawarde
Invece di chiedersi chi sarà dichiarato vincitore delle elezioni presidenziali USA, il generale Delawarde si stupisce del rifiuto dei media di non prendere in considerazione le frodi, sebbene siano evidenti.
Cari amici, molti di voi mi hanno chiesto cosa penso dei fatti che stanno accadendo negli Stati Uniti dal giorno delle elezioni presidenziali, il 3 novembre scorso. In quanto esperto d’intelligence e conoscitore degli Stati Uniti mi sono state rivolte molte domande, che posso ricondurre a due questioni più generali:
1 – C’è stata frode elettorale e l’ipotesi di un colpo di Stato per rovesciare il risultato elettorale è credibile?
2 – Se Biden l’8 dicembre dovesse essere eletto e il 20 gennaio 2021 intronizzato, che conseguenze dobbiamo attenderci?
Cerco di rispondere con chiarezza secondo le linee che seguono.
06 dicembre 2020
Brogli, l’élite trema: crolla il sistema, se la spunta Trump
Il canale YouTube “Investire da zero” ipotizza sviluppi potenzialmente sconvolgenti, per le presidenziali americane del 3 novembre. Al termine della notte elettorale, Trump era in vantaggio in tutti gli Stati-chiave, e quindi poteva contare su un numero sufficiente di grandi elettori per essere riconfermato alla Casa Bianca. Poi, il voto per posta e il prosieguo dei conteggi (che si erano interrotti) ha invece capovolto la situazione, a favore di Biden, proprio in quegli Stati. Tra il 5 e il 6 novembre, Trump ha presentato ricorso in 6 Stati (Pennsylvania, Nevada, Georgia, Michigan, Wisconsin e Arizona) denunciando brogli e irregolarità tali da invalidare i risultati. In realtà, secondo Trump, si sarebbe alterato il voto anche in diversi altri Stati, anche se in modo non determinante. Gli Stati-chiave hanno rigettato la revisione richiesta di Trump, con la sola eccezione della Georgia (dove il distacco tra i due candidati era risultato millimetrico). Sembrava quindi una pessima notizia, per Trump: come se si dovesse rassegnare a vedere Biden alla Casa Bianca. Invece, le cose potrebbero stare in maniera diametralmente opposta. E cioè: è possibile che Trump avesse tutto l’interesse a veder rifiutate le sue richieste di riconteggio nei singoli Stati, perché solo così è possibile accedere alla Corte Suprema.
Nelle elezioni americane, se una delle parti ritiene ci siano stati errori o irregolarità può rivolgersi alla Corte del singolo Stato, che valuterà se procedere o meno alla verifica. Se però il singolo Stato rigetta la richiesta, il ricorrente – a quel punto, e solo in quel caso – può rivolgersi alla Corte Suprema. Oggi, dopo i lunghissimi riconteggi, il presidente eletto sarebbe Biden, con 306 grandi elettori, contro i 252 attribuiti a Trump. Ma a questo punto, dato il rifiuto delle Corti statali di procedere all’ulteriore verifica per via giudiziaria, la palla passerà alla Corte Suprema. In questo periodo, intanto, Trump ha affermato con certezza granitica che ci siano stati brogli, ma non ha fornito prove concrete. Questo è stato interpretato come la dimostrazione del fatto che, in mano, avesse ben poco. In realtà, il fatto di non esibire prove in questa fase è persino ovvio: se si conta di appellarsi alla Corte Suprema, confidando dunque nell’apertura di un processo, è naturale non scoprire le proprie carte. Non devi dare alcun vantaggio alla controparte: che potrebbe inquinare prove o condizionare testimoni. Il silenzio sulle prove, da parte di Trump, ha quindi perfettamente senso: le loro prove le porterebbero solo alla Corte Suprema, nel momento in cui questa dovesse accettare il ricorso (o meglio: i ricorsi, perché sono 6). E la Corte Suprema si pronuncerebbe su ogni singolo Stato, spiegando se esistono gli elementi per aprire l’inchiesta.
05 dicembre 2020
Un terzo della squadra di transizione di Biden proviene dal complesso militare-industriale
Joe Biden, che si considera già il presidente eletto degli Stati Uniti, ha reso nota la composizione della squadra di transizione che, dopo la proclamazione ufficiale dei risultati, dovrà prendere contatto con l’amministrazione Trump per il passaggio di consegna dei dossier più importanti.
Una missione non prevista dalla Costituzione, ma diventata prassi dall’indomani della seconda guerra mondiale ad ogni cambio di locatario della Casa Bianca.
Almeno un terzo dei componenti della squadra di Biden proviene dal complesso militare-industriale: da tre think tank – il Center for Strategic and International Studies (CSIS), il Center for a New American Security (CNAS) e la Rand Corporation – nonché da quattro società: General Dynamics, Raytheon, Northrop Grumman e Lockheed Martin.
“One Third of Biden’s Pentagon Transition Team Hails From Organizations Financed by the Weapons Industry”, Sarah Lazare, In these Times, November 11, 2020.
04 dicembre 2020
VACCINO / BUSINESS, INSIDER TRADING, CONFLITTI D’INTERESSE: CHI E’ “MODERNA”
Un autentico ginepraio di affari stramilionari, di conflitti di interesse, di turbinose compravendite azionarie, di misteriose partecipazioni societarie. Di personaggi equivoci.
Di tutto e di più nel gigantesco calderone della sigla oggi al top dell’attenzione internazionale, la statunitense Moderna Inc., che ha appena annunciato al mondo il lancio del suo super vaccino, in grado di superare le performance di quello prodotto da Pzifer, perché è efficace – secondo i suoi autori – al 94,5 per cento (contro il 92 per cento) e può essere conservato comodamente per 30 giorni anche nel frigorifero di casa (invece delle temperature polari per il gioiello di Pfizer).
IL SOCIO ARMENO-LIBANESE
E un grande alone di mistero circonda il suo fondatore, animatore e socio di maggioranza, un libanese (è nato a Beirut) di origini armene, il cinquantottenne Noubar Afeyan. Il quale di tutta evidenza è in ottimi rapporti con Bill Gates, il fondatore di Microsoft e vero padrone dell’Organizzazione Mondiale per la Sanità: la Bill and Melinda Foundation, infatti, quattro anni fa ha fatto un bel cadeau a Moderna, per un valore da 20 milioni di dollari.
Scorriamo, in rapida carrellata, il nutrito elenco degli azionisti di Moderna, una piccola start up nata dieci anni fa che nei seguenti dieci ha fatto registrare uno dei più colossali boom nella storia dell’industria farmaceutica a stelle e strisce.
Al primo posto assoluto l’uomo d’affari libanese, che detiene azioni sia a livello personale, quasi il 20 per cento dell’intero pacchetto, sia a bordo della sua Flashing Pioneering Inc., con un altro bel 18 per cento.
Un miliardario-filantropo proprio come l’amico Bill Gates. Tra le creature tanto umanitarie di Afeyan, infatti, spiccano IDeA Foundation, 100 Lives, UNC DILIJAN School. Inoltre, il magnate mezzo armeno finanzia concerti e scuole di musica. Un bel concerto.