|
22 aprile 2020
Blog Emanuela Orlandi: Eventi di Giugno 1983
Etichette:
Emanuela Orlandi,
Mirella Gregori,
Res Noster Pubblica,
Vaticano
21 aprile 2020
Torre di controllo a Planet Lockdown: questo è solo un test
Accertato che il Covid-19 è un bastone fra le ruote dell’economia, una bomba ad orologeria ed una vera e propria arma di distruzione di massa (WMD), in tutto il mondo infuria un feroce dibattito sulla correttezza di una quarantena generalizzata imposta ad intere città, stati e nazioni.
Chi è contrario sostiene che il Planet Lockdown non solo non sta impedendo la diffusione del Covid-19, ma sta portando l’economia globale in uno stato criogenico, con esiti imprevisti e terribili. Di conseguenza, la quarantena dovrebbe applicarsi essenzialmente alla popolazione con il più alto rischio di mortalità: gli anziani.
Con il Planet Lockdown folgorato da rapporti strazianti provenienti dalla linea del fronte del Covid-19, non c’è dubbio che questa sia un’affermazione incendiaria.
Parallelamente, un’informazione totalmente controllata dai media mainstream fa capire che, se le percentuali di contagio non diminuiranno in modo significativo, il Planet Lockdown, un eufemismo per gli arresti domiciliari, rimarrà a tempo indefinito.
Michael Levitt, premio Nobel 2013 per la chimica e biofisico a Stanford, aveva colto nel segno quando aveva previsto che la Cina avrebbe superato il peggio del Covid-19 molto prima di quanto credesse la moltitudine degli esperti e che “quello di cui abbiamo bisogno è controllare il panico.”
Aggiungiamo a tutto questo alcuni fatti ed opinioni dissidenti, giusto per amore di discussione.
Il rapporto Covid-19 – Navigating the Uncharted [Covid-19 – Navigare in acque sconosciute] è stato scritto dal Dr. Anthony Fauci, il rappresentante della Casa Bianca per la lotta [al coronavirus], da H. Clifford Lane e dal direttore del CDC, Robert R. Redfield. Viene quindi dal cuore stesso della struttura sanitaria statunitense.
L’articolo afferma esplicitamente che “le conseguenze cliniche generali del Covid-19 potrebbero, in definitiva, essere più simili a quelle di una influenza stagionale grave (che ha un tasso di mortalità di circa lo 0,1%) o di un’influenza pandemica (simile a quelle del 1957 e del 1968) piuttosto che a quelle di una patologia simile alla SARS o alla MERS, che avevano avuto, rispettivamente, tassi di mortalità tra il 9 e il 10% e del 36%.”
Il 19 marzo, quattro giorni prima che Downing Street ordinasse il blocco britannico, il Covid-19 era stato declassato dallo stato di “malattia infettiva ad alta mortalità.”
John Lee, professore di patologia da poco in pensione ed ex patologo consulente del sistema sanitario nazionale [statunitense], ha recentemente sostenuto che “i 18.944 morti di coronavirus in tutto il mondo rappresentano lo 0,14% del totale [degli infetti]. Queste cifre potrebbero aumentare, ma, in questo momento, sono inferiori rispetto ad altre malattie infettive con cui conviviamo (come l’influenza).”
Raccomanda che “un certo grado di distanziamento sociale dovrebbe essere mantenuto per un po’, specialmente per gli anziani e gli immunodepressi. Ma quando si introducono misure drastiche, queste dovrebbero essere basate su prove chiare. Nel caso del Covid-19, le prove non sono chiare.”
Questo è essenzialmente lo stesso punto di vista sviluppato da un analista di informazioni militari russo.
Il dott. Sucharit Bhakdi, professore emerito di microbiologia medica presso l’Università Johannes Gutenberg di Magonza, ha scatenato numerose controversie con la sua lettera aperta alla cancelliera Merkel, sottolineando le “conseguenze assolutamente imprevedibili delle drastiche misure di contenimento che sono attualmente applicate soprattutto dall’Europa.”
Persino il governatore di New York, Andrew Cuomo, ha ammesso pubblicamente l’errore di mettere in quarantena le persone anziane e malate insieme ai giovani in buona salute.
La questione fondamentale è come mai l’Occidente sia stato colto completamente impreparato dalla diffusione del Covid-19, anche dopo che gli era stato dato un vantaggio di due mesi dalla Cina e dopo che aveva avuto il tempo di studiare le diverse strategie di successo applicate in tutta l’Asia.
Non ci sono segreti nel successo del modello sudcoreano.
La Corea del Sud produceva i kit di test già all’inizio di gennaio e, a marzo, testava 100.000 persone al giorno, dopo aver stabilito un rigoroso controllo su tutta la popolazione, nonostante le grida occidentali di “nessuna protezione della vita privata.” Questo accadeva prima che l’Occidente si mettesse in modalità Planet Lockdown.
La Corea del Sud si è concentrata su test precoci, frequenti e sicuri, insieme ad una rapida e completa tracciabilità dei contatti, isolamento e sorveglianza.
I portatori di Covid-19 vengono monitorati con l’ausilio delle telecamere di videosorveglianza, degli acquisti con le carte di credito, con il tracciamento degli smartphone. In più vengono inviati SMS collettivi quando viene rilevato un nuovo caso vicino a loro o al loro luogo di lavoro. Coloro che si auto isolano devono scaricare un’app per essere monitorati in continuazione; la non conformità comporta un’ammenda pari a 2,800 dollari.
Una demolizione controllata in atto
All’inizio di marzo, il Chinese Journal of Infectious Diseases, l’organo della Shanghai Medical Association, aveva pre-pubblicato un consenso di esperti sul trattamento completo del coronavirus a Shanghai. Le raccomandazioni terapeutiche includevano “alte dosi di vitamina C… iniettate per via endovenosa al dosaggio di 100-200 mg/kg al giorno. La somministrazione continua serve a migliorare significativamente la percentuale di saturazione dell’ossigeno.”
Questo è il motivo per cui, all’inizio di febbraio, 50 tonnellate di vitamina C erano state spedite nella provincia di Hubei. È un chiaro esempio di una semplice soluzione di “mitigazione,” in grado di ridurre al minimo la catastrofe economica.
Al contrario, sembra proprio che il brutale contrattacco della “guerra popolare” cinese contro il Covid-19 abbia colto Washington completamente di sorpresa. Sempre più informazioni sul web cinese fanno capire che Pechino ha già analizzato tutti gli indizi plausibili sull’origine del virus Sars-Cov-2, informazioni vitali che saranno sicuramente utilizzate come arma, in stile Sun Tzu, al momento opportuno.
Allo stato attuale delle cose, la sostenibilità del complesso progetto di integrazione eurasiatica non sembra sostanzialmente compromessa. Mentre l’UE dava a tutto il pianeta la prova evidente della sua incapacità ed impotenza, il partenariato strategico russo-cinese si rafforzava ogni giorno di più, investendo nel soft power e promuovendo un dialogo pan-Eurasiatico che comprende, soprattutto, assistenza medica.
Di fronte a questo processo, un importante diplomatico dell’UE, Joseph Borrell, sembra davvero impotente: “E’ in corso una battaglia globale di narrative, in cui il tempismo è un fattore cruciale. […] La Cina ha portato la percentuale delle nuove infezioni locali a cifra singola, ed ora sta inviando attrezzature e medici in Europa, come fanno anche altri. La Cina sta spingendo in modo aggressivo il messaggio che, a differenza degli Stati Uniti, è un partner responsabile ed affidabile. Nello scontro di narrative abbiamo anche assistito a tentativi di screditare l’UE (…). Dobbiamo essere consapevoli che esiste una componente geo-politica che include una lotta per l’influenza attraverso la manipolazione e la ‘politica della generosità.’ Armati di fatti, dobbiamo difendere l’Europa dai suoi detrattori.”
Questo ci porta in un territorio davvero esplosivo. Una critica alla strategia del Planet Lockdown solleva inevitabilmente una serie di ipotesi, che punterebbero verso una demolizione controllata dell’economia globale. Ad essere già pienamente operative sono le innumerevoli varianti della legge marziale, il bavaglio poliziesco sui social media in modalità Ministero della Verità e il ritorno di severi controlli alle frontiere.
Questi sono segni inequivocabili di un massiccio progetto di reingegnerizzazione sociale, completo di monitoraggio, controllo della popolazione e distanziamento sociale promossi come la nuova normalità.
Questo sarebbe portare al limite l’affermazione, pubblica, del Segretario di Stato Mike “mentiamo, imbrogliamo, rubiamo” Pompeo, secondo cui il Covid-19 sarebbe una vera e propria esercitazione militare: “Questa faccenda sta andando avanti, ci stiamo esercitando per risolverla nel migliore dei modi. ”
Tutti osannano BlackRock
Quindi, mentre affrontiamo una nuova Grande Depressione, i passi che ci portano verso un Brave New World sono già riconoscibili. Si va ben oltre una semplice Bretton Woods 2.0, ce lo fa capire il modo con cui Pam e Russ Martens hanno superbamente smontato il recente stimolo da 2 trilioni di dollari all’economia degli Stati Uniti approvato da Capitol Hill.
Fondamentalmente, la Fed “userà la propria leva per portare il fondo nero di salvataggio di 454 milioni di dollari a 4,5 trilioni.” E non sono ammesse domande su chi otterrà i soldi, perché il disegno di legge annulla semplicemente il Freedom of Information Act (FOIA) per la Fed.
L’appaltatore privato privilegiato per il fondo nero non è altro che BlackRock. Ecco la versione corta dell’intero, sorprendente schema, magistralmente dettagliata qui.
Wall Street ha trasformato la Fed in un hedge fund. La Fed sarà proprietaria di almeno i due terzi di tutti i buoni del tesoro statunitensi che arriveranno sul mercato prima della fine dell’anno.
Il Tesoro degli Stati Uniti acquisterà tutti i titoli e i prestiti esistenti, mentre la Fed farà da banchiere, finanziando l’intero sistema.
Quindi, in sostanza, si tratta di una fusione Fed/Tesoro. Un colosso che distribuirà enormi quantitativi di helicopter money, con BlackRock indiscusso vincitore.
BlackRock è da tutti conosciuto come il più grande agente finanziario del pianeta. I suoi tentacoli sono ovunque. Possiede il 5% di Apple, il 5% di Exxon Mobil, il 6% di Google, è il secondo maggiore azionista di AT&T (Turner, HBO, CNN, Warner Brothers), questi sono solo alcuni esempi.
Comprerà tutti questi titoli e gestirà quei dubbi veicoli a scopo speciale (SPV) per conto del Tesoro.
BlackRock non è solo il principale investitore in Goldman Sachs. Meglio ancora: Blackrock è più grande di Goldman Sachs, JP Morgan e Deutsche Bank messi insieme. BlackRock è un importante sponsor di Trump. Ora, per tutti gli scopi pratici, sarà il sistema operativo, Chrome, Firefox, Safari, della Fed/Tesoro.
Questo è la fusione finale tra Fed e Wall Street, senza alcuna prova che possa portare ad un miglioramento delle condizioni di vita dell’Americano medio.
I media mainstream occidentali, in massa, hanno praticamente ignorato la miriade di devastanti conseguenze economiche del Planet Lockdown. La copertura mediatica menziona a malapena il sorprendente disastro economico umano già in atto, specialmente per quelle masse che, finora, sono a malapena sopravvissute nell’economia sommersa.
A tutti gli effetti pratici, la Guerra Globale al Terrorismo (GWOT) è stata sostituita dalla Guerra Globale al Virus (GWOV).
Ma quella che non viene seriamente analizzata è la Tempesta Tossica Perfetta: un’economia completamente distrutta; la madre di tutti i crolli finanziari, a malapena mascherata dai trilioni di dollari dell’helicopter money della Fed e della BCE; le decine di milioni di disoccupati generati dalla Nuova Grande Depressione; i milioni di piccole imprese che semplicemente spariranno; una globale e diffusa crisi di salute mentale. Per non parlare delle masse di anziani, in particolare negli Stati Uniti, che riceveranno la comunicazione non scritta di morte imminente.
Al di là di ogni retorica sul “disaccoppiamento,” l’economia globale è già, di fatto, spaccata in due. Da un lato, abbiamo l’Eurasia, l’Africa e alcune aree dell’America Latina, quelle che la Cina meticolosamente collegherà e ricollegherà tramite le Nuove Vie della Seta. Dall’altro, abbiamo il Nord America e una selezione di vassalli occidentali. Una perplessa Europa si trova nel mezzo.
Un’economia globale artificialmente congelata facilita sicuramente un riavvio. Il trumpismo è il nuovo eccezionalismo e questo implica un MAGA isolazionista alla massima potenza. Al contrario, la Cina farà scrupolosamente ripartire la sua base di mercato lungo le Nuove Vie della Seta, Africa e America Latina comprese, per sostituire quel 20% di scambi/esportazioni persi con gli Stati Uniti.
I magri assegni da 1.200 dollati promessi agli Americani sono, di fatto, precursori del tanto acclamato Universal Basic Income (UBI). Potranno diventare permanenti, visto che decine di milioni di persone si troveranno disoccupate in permanenza. Ciò faciliterà la transizione verso un’economia totalmente automatizzata, attiva 24 ore su 24, 7 giorni su 7, gestita dall’intelligenza artificiale, di qui l’importanza del 5G.
Ed è qui che entra in gioco ID2020.
IA e ID2020
La Commissione Europea è coinvolta in un progetto cruciale ma praticamente sconosciuto, il CREMA (Cloud Based Rapid Elastic Manufacturing) che mira a facilitare la più ampia implementazione possibile dell’IA in concomitanza con l’avvento di un sistema mondiale senza contanti.
La fine del denaro contante implica necessariamente un unico governo mondiale in grado di erogare (e controllare) l’UBI; di fatto la traduzione in realtà degli studi di Foucault sulla biopolitica. Chiunque può essere cancellato dal sistema se un algoritmo identifica questo individuo come dissidente.
Diventa ancora più sexy quando il controllo sociale assoluto viene mascherato da innocuo vaccino.
ID2020 si auto-definisce una benigna alleanza di “partner pubblici e privati.” In sostanza, si tratta di una piattaforma di identificazione elettronica basata sulla vaccinazione di massa. E inizia dalla nascita; ai neonati verrà fornita una “identità digitale portatile e persistente collegata ai dati biometrici.”
GAVI, la Global Alliance for Vaccines and Immunization, si impegna a “proteggere la salute delle persone” e a fornire “immunità per tutti.” I migliori partner e sponsor, oltre all’OMS, comprendono, prevedibilmente, Big Pharma.
Al vertice ID2020 Alliance dello scorso settembre a New York era stato deciso che il programma “Rising to the Good ID Challenge” [raccogliere la sfida per un buon sistema di identificazione personale] sarebbe stato lanciato nel 2020. Questo era stato anche confermato al World Economic Forum (WEF) a Davos, lo scorso gennaio. L’identità digitale sarà messa alla prova dal governo del Bangladesh.
Questo comporta una domanda importante: ID2020 è stato programmato per coincidere con quello che uno sponsor cruciale come l’OMS ha qualificato come pandemia? O una pandemia era assolutamente necessaria per giustificare il lancio di ID2020?
Mentre vanno avanti queste grandi prove generali, nulla, ovviamente, batte Event 201, che aveva avuto luogo meno di un mese dopo ID2020.
Il Johns Hopkins Center for Health Security in collaborazione con, ancora una volta, il WEF, così come la Bill and Melinda Gates Foundation, ha descritto Event 201 come “un esercizio di pandemia di alto livello.” La simulazione “ha messo in evidenza le aree in cui sarà necessario un partenariato pubblico/privato durante la risposta ad una grave pandemia, al fine di ridurre le conseguenze economiche e sociali su larga scala.”
Con il Covid-19 considerato a tutti gli effetti una pandemia, la Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health è stata costretta a rilasciare una dichiarazione, dicendo in pratica che avevano semplicemente “modellato una pandemia immaginaria di coronavirus, puntualizzando esplicitamente che non si trattava di una una previsione.”
Non c’è dubbio, “una grave pandemia che si trasformi in ‘Event 201’ richiederebbe una cooperazione affidabile tra diversi settori, governi nazionali ed importanti istituzioni internazionali,” come affermano gli sponsor. Il Covid-19 sta suscitando esattamente questo tipo di “cooperazione.” Che poi sia anche “affidabile” potremmo discuterne all’infinito.
Il fatto è che, in tutto il Planet Lockdown, una fetta sempre più consistente dell’opinione pubblica tende a considerare l’attuale stato di cose come una psyop mondiale: un deliberato crollo globale, la Nuova Grande Depressione, imposta di proposito ad ignari cittadini.
I poteri forti, prendendo spunto dal comprovato e pluridecennale copione della CIA, gridano ovviamente alla “teoria della cospirazione.” Tuttavia, quello che vaste aree dell’opinione pubblica globale vedono è un (pericoloso) virus utilizzato come copertura per l’avvento di un nuovo sistema finanziario digitale, comprensivo di vaccino obbligatorio fornito di nanochip, in grado di creare un’identità digitale completa ed individuale.
Lo scenario più plausibile per il nostro prossimo futuro si presenta come gruppi di città intelligenti collegate tra loro dall’intelligenza artificiale, con le persone monitorate a tempo pieno e debitamente microcippate, che utilizzano per le loro necessità una moneta digitale unificata, sul modello (a grande scala) del panottico di Bentham e di Foucault.
Quindi, se questo è davvero il nostro futuro, l’attuale sistema mondiale deve sparire. Questo è un test, questo è solo un test.
Pepe Escobar
Fonte: www.strategic-culture.org
02.04.2020
02.04.2020
20 aprile 2020
Rete Voltaire: I principali titoli della settimana 19 apr 2020
INTERVISTA A GARATTINI: CASO BURIONI & DI QUALE SCIENZA POSSIAMO FIDARCI?
Trump e il suo ‘riposizionamento’ delle truppe: abbiate almeno il coraggio di chiamarla ‘ritirata’
Pochi riescono dimenticare le parole di una collaboratrice laburista di Tony Blair, poche ore dopo la distruzione del World Trade Center l’11 settembre. “Oggi è il giorno buono per liberarci di tutto ciò che vogliamo seppellire“, aveva scritto Jo Moore.
Donald Trump, ovviamente, la pensa allo stesso modo.
Mentre la pandemia di coronavirus imperversa in lungo e in largo per l’America, ha ordinato alle truppe statunitensi di abbandonare tre importanti basi militari in Iraq, per risparmiare loro ulteriori attacchi da parte dei combattenti iracheni sciiti sostenuti dall’Iran.
Trump si è sempre vantato della necessità di un ripiegamento, ma questa è una ritirata bella e buona. La versione ufficiale, secondo la quale gli Stati Uniti stanno “riposizionando [sic] le truppe da alcune basi minori,” è quasi altrettanto ridicola quanto quella dell’abbandono definitivo di Beirut da parte degli Stati Uniti nel 1984, dopo che, per mesi, erano rimasti sotto il fuoco delle milizie sciite. Poco meno di quarant’anni fa, gli Americani avevano detto che stavano “riposizionando le navi in mare aperto.”
Come il “riposizionamento” di Napoleone da Mosca. O il “riposizionamento” britannico da Dunkerque. Ora le forze statunitensi si “riposizioneranno” dalle loro basi di al-Qaim, Qayyarah e dalla base K-1 vicino a Kirkuk, in Iraq. Come nel “riposizionamento” di George Washington da Brooklyn Heights nel 1776, suppongo, o nel “riposizionamento” britannico da Kabul nel 1842.
Nel 1984, il presidente Reagan aveva detto che gli Americani non avrebbero “tagliato la corda” dal Libano. Ma lo avevano fatto. Nel gennaio di quest’anno, Trump aveva detto, parlando dell’Iraq: “Se partiamo, ciò significherebbe che l’Iran avrebbe un punto d’appoggio molto più grande [sic].” Stava cercando di minimizzare una lettera scritta dal Generale di Brigata del Corpo dei Marines, William Seely, che aveva appena detto la verità sulla strategia degli Stati Uniti al vicecomandante del Comando iracheno per le operazioni congiunte, il maggiore generale Abdul Amir. La coalizione guidata dagli Stati Uniti, aveva scritto Seely alla sua controparte irachena, “riposizionerà le truppe nel corso dei prossimi giorni e settimane per prepararsi all’operazione successiva.”
Oops! I generali non dovrebbero dire sempre la verità. Seely, ovviamente un tipo onesto, non aveva usato perifrasi. Ma il Pentagono l’aveva fatto. Il capo dello Stato Maggiore Congiunto, Mark Milley, aveva definito la lettera di Seely un “errore.” E’, aveva detto, “mal formulata” e “implica un ritiro,” cosa che, secondo lui, non stava accadendo. Ora sappiamo che sta davvero accadendo.
Un ritiro è esattamente ciò che intendeva Seely. Lungi dall’essere mal formulata, la lettera di Seely era fin troppo precisa. Ma questa, immagino, è la vita del soldato sotto Trump. Di’ la verità, e il bugiardo alla Casa Bianca ti farà schiaffeggiare, prima ancora che tu possa dimostrare di essere sempre stato onesto.
Il ritiro da al-Qaim, come si vede in un filmato francese, è un’operazione abbastaza caotica, con i soldati americani che ripiegano tende impolverate accanto a vagoni merci delle ferrovie irachene dimenticati da tempo e deragliati durante i combattimenti di quindici anni fa. Qui, appena tre anni fa, le truppe statunitensi (e gli Iracheni schierati con loro) combattevano contro l’apocalittica ISIS. All’esterno, le forze di mobilitazione popolari sciite (PMF) (i cui alleati, Kataib Hezbollah e le brigate al-Totof, si erano battuti contro gli stessi Jihadisti), si coordinavano, tramite l’esercito iracheno, con gli Americani nella loro lotta contro l’Isis.
Erano ovviamente supportati dal Corpo di Guardia Rivoluzionaria Iraniana. Un reporter del canale della BBC che trasmette in persiano aveva visitato al-Qaim 15 mesi fa e aveva notato come la campagna circostante fosse decorata con le bandiere del PMF.
C’erano stati attacchi occasionali contro gli Americani, e poi, follia delle follie da parte dell’esercito americano in Iraq (perchè il suo compito era quello di addestrare l’esercito iracheno, che ora comprendeva anche il PMF), Trump, il grande comandante in capo che non si sarebbe mai ritirato dall’Iraq, aveva deciso di assassinare il comandante iraniano Qassem Soleimani e, cosa ancora più stupida, di spazzar via, insieme a Soleimani, il vice capo del PMF, Abu Mahdi al-Muhandis.
Così il Pentagono aveva ucciso, o assassinato, visto che i droni sono ora i liquidatori preferiti quando viene decretata la morte dei nemici dell’America, il leader della più importante milizia dell’esercito iracheno, i cui uomini, in quel momento, circondavano le basi statunitensi.
Tutti gli attacchi successivi contro gli Americani devono essere valutati in base alla morte di questi due uomini. Era stato ucciso un mercenario americano. Poi due soldati americani ed uno britannico alla base di Taji (non ancora nella lista dei ritiri). Gli Americani avevano quindi lanciato attacchi aerei contro Kataib Hezbollah, uccidendo più di una ventina dei loro uomini. Un attacco missilistico aveva poi ferito gravemente 34 Americani (tutti avevano subito “traumi cranici,” secondo il Pentagono) ma Trump aveva assicurato che nessun soldato era rimasto ferito. “Ho sentito dire che avevano mal di testa,” aveva osservato in seguito. Se un presidente degli Stati Uniti riesce ad ignorare così allegramente le ferite dei suoi stessi uomini, è ovvio che possa chiudere altrettanto facilmente una o due basi. O magari anche tre.
Per aggiungere ulteriori ferite, e morte, all’insulto, gli Americani avevano poi attaccato l’aeroporto di Kerbala, in costruzione per i futuri pellegrini in visita al santuario sciita [della città] e ad altri luoghi in tutto l’Iraq, uccidendo tre soldati governativi della 19a Divisione Commando dell’esercito iracheno, due poliziotti ed un civile. Gli stessi curatori del santuario, sacro agli imam Hussein e Abbas, avevano condannato l’attacco e il ministero degli esteri iracheno aveva presentato una denuncia al Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Gli Americani avevano affermato che l’aereoporto era un deposito di armi della milizia sciita.
Mike Pompeo, il Segretario di Stato, aveva minacciato che “l’America non avrebbe tollerato altri attacchi,” ma, a quanto pare, sono state le milizie sciite a non aver tollerato ulteriori attacchi. Loro non si “riposizionano.” Sono gli Americani a farlo. E, quando un funzionario del dipartimento della difesa degli Stati Uniti aveva detto alla BBC che la vicinanza alla base di al-Qaim della principale milizia sciita era stato “un fattore chiave nella decisione di spostare le forze altrove,” avevamo saputo che gli Americani avevano perso.
Ma, nel mondo capovolto di Trumplandia, questa è un’altra vittoria. Come l’accordo Usa-Talebani di questo mese per il ritiro delle truppe americane dall’Afghanistan, 8.500 di loro entro 135 giorni, in cambio di una promessa da parte dei loro nemici guerriglieri da 19 anni di tenere al-Qaeda, l’Isis e gli altri Jihadisti fuori dal paese. Gli Americani, ci viene detto, avranno ancora forze sufficienti per condurre “operazioni antiterrorismo” contro questi ultimi. Nel linguaggio del Pentagono, una lingua da sempre separata dalla vita reale (una cosa comune nel cimitero degli imperi): “USFOR-A [US Forces Afghanistan] è a buon punto per soddisfare i livelli di forza diretta mantenendo le capacità necessarie.” Bene, come si diceva una volta, andatelo a dire ai Marines.
Certo, se i Talebani manterranno la parola gli Americani ritireranno il resto delle loro truppe entro 14 mesi. E tutto questo, dobbiamo ricordarlo, in una nazione talmente divisa che i due presidenti rivali hanno tenuto a Kabul cerimonie di giuramento separate, proprio alla maniera degli imperatori romani, sebbene il paese possa a malapena contenere sia Roma che Bisanzio, beffando in questo modo tutte le pretese americane di creare la democrazia in Afghanistan.
Ricordo ancora il funzionario americano che, già nel 2002, dopo che i Talebani erano appena stati “distrutti“, ricordiamolo, aveva detto che questa nuova democrazia afgana avrebbe potuto anche essere “non-Jeffersoniana.” Ciò che quel particolare padre fondatore avrebbe fatto dell’accordo USA-Talebani è ancora da vedere. Avrebbe anche potuto manifestare la propria approvazione per le ragioni dei Talebani.
Ma il nocciolo della questione è mantenere l'”impronta” americana in Medio Oriente. Un momento lo si vede, un altro no. Dopotutto, non sono passate molte settimane da quando Trump aveva detto che non avrebbe abbandonato i Curdi siriani, e poi aveva abbandonato i Curdi siriani subito dopo che avevano finito di combattere e di morire per l’America nella campagna contro l’Isis. Poveri vecchi Curdi. Poveri vecchi Afgani. E poveri Iracheni. Non meritavano davvero gli Americani.
Gli Stati Uniti, in ogni caso, non hanno tempo per preoccuparsi di loro. Hanno un’altra guerra per le mani, contro un virus abbastanza fastidioso, pare. E non puoi “riposizionarti” lontano da quello.
Robert Fisk
Fonte: www.independent.co.uk
19 aprile 2020
La guida CDC falsifica il numero dei deceduti per COVID 19
La guida CDC – Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie – ordina agli ospedali di elencare COVID 19 come causa di morte sia che il virus abbia solo contribuito, non patologia unica, che in caso di solo “sospetto” di contagio.
Rilasciata il 24 marzo, questa guida (in archivio qui) falsifica totalmente il numero dei deceduti, in quanto sulle cartelle cliniche verrà elencato, come causa di morte, il COVID 19, indipendentemente dal fatto che siano stati, o meno, eseguiti test effettivi per confermarli.
Alcuni punti scritti nella Guida CDC, rilasciata il 24 marzo scorso ma entrata immediatamente in vigore.
– Quando sarà in vigore?
Immediatamente.
Immediatamente.
– COVID-19 sarà la causa di decesso principale?
La causa di decesso dipende da cosa viene riportato sul certificato di morte. Tuttavia, si prevede che le regole per la codifica e la selezione della causa di morte faranno sì che il COVID19 sarà la causa principale di decesso il più delle volte.
La causa di decesso dipende da cosa viene riportato sul certificato di morte. Tuttavia, si prevede che le regole per la codifica e la selezione della causa di morte faranno sì che il COVID19 sarà la causa principale di decesso il più delle volte.
– Cosa succede se i certificatori segnalano condizioni diverse da quelle suggerite?
Se un certificato di morte segnala un coronavirus senza identificare un ceppo specifico o specificando esplicitamente che non si tratta di COVID-19, CDC-NCHS (National Center for Health Statistics) chiederà agli Stati di verificare se il coronavirus era COVID-19 o meno. Intanto se viene scritto che la morte è causata da un ceppo di coronavirus del 2019, sarà preferibile, e più semplice, nel compilare il certificato di morte, utilizzare la terminologia standard morte per COVID-19.
Se un certificato di morte segnala un coronavirus senza identificare un ceppo specifico o specificando esplicitamente che non si tratta di COVID-19, CDC-NCHS (National Center for Health Statistics) chiederà agli Stati di verificare se il coronavirus era COVID-19 o meno. Intanto se viene scritto che la morte è causata da un ceppo di coronavirus del 2019, sarà preferibile, e più semplice, nel compilare il certificato di morte, utilizzare la terminologia standard morte per COVID-19.
– La dicitura “COVID-19” deve essere riportata sul certificato di morte solo con un test confermato?
Il COVID-19 dovrebbe essere riportato sul certificato di morte per tutti i deceduti in cui la malattia ha causato o si presume che abbia causato o contribuito alla morte. Se il deceduto avesse avuto altre malattie croniche, condizioni come la BPCO o l’asma, che possono aver contribuito, queste possono essere riportate in parte.
Il COVID-19 dovrebbe essere riportato sul certificato di morte per tutti i deceduti in cui la malattia ha causato o si presume che abbia causato o contribuito alla morte. Se il deceduto avesse avuto altre malattie croniche, condizioni come la BPCO o l’asma, che possono aver contribuito, queste possono essere riportate in parte.
Penso di non avere nulla da aggiungere, risulta chiaro ed evidente come questa guida falsifichi totalmente il numero delle vittime per coronavirus (COVID 19).
Anzi meglio concludere con le parole di Alex Berenson ex reporter del New York Times (qui il suo tweet originale), il quale dice:
Mentre a casa ti siedi a guardare la spirale della conta dei morti per COVID, per piacere sappi che la guida ufficiale, per la codifica dei decessi correlati a COVID, emanata dall’organismo di controllo sulla sanità pubblica Americana è la seguente: per qualsiasi decesso in cui la malattia “ha causato” o si presume “abbia causato” o “contribuito alla morte” non sono richiesti test di laboratorio a conferma.
Etichette:
Nuovo Ordine Mondiale,
Res Noster Pubblica
Iscriviti a:
Post (Atom)