17 aprile 2020

COVID-19: propaganda e manipolazione , di Thierry Meyssan


JPEG - 39.2 Kb
Il 27 gennaio 2020 il primo ministro cinese, Li Keqiang, a Wuhan per dirigere le operazioni e ristabilire il “mandato celeste”.

Ritornando sull’epidemia COVID-19 e sulle reazioni dei governi, Thierry Meyssan sottolinea come le decisioni autoritarie d’Italia e Francia non abbiano alcun fondamento scientifico. Sono anzi in contraddizione con i pareri degli infettivologhi più quotati, nonché con le istruzioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.

La comparsa dell’epidemia in Cina

Il 17 novembre 2019 in Cina, nella provincia di Hubei, è stato diagnosticato il primo caso di contagio da COVID-19. I medici hanno immediatamente cercato di divulgare la serietà della malattia, ma si sono scontrati con le autorità regionali. Il governo centrale è intervenuto solo dopo che i casi hanno cominciato a moltiplicarsi e la popolazione a rendersi conto della gravità dell’infezione.
Si tratta di un’epidemia senza significativa rilevanza statistica. Causa pochissimi decessi, anche se la morte avviene per atroce crisi respiratoria.
Sin dall’antichità, la cultura cinese crede che l’imperatore governi per mandato del Cielo [1]. Quando il Cielo glielo revoca, sul Paese si abbatte una catastrofe: epidemia o terremoto o via dicendo. Benché viviamo in epoca moderna, il presidente Xi, nella negligenza del governo regionale di Hubei, ha percepito una minaccia. Il Consiglio di Stato ha perciò preso le redini della situazione, costringendo la popolazione della capitale dell’Hubei, Wuhan, a rimanere in casa. In pochi giorni ha costruito ospedali; ha mandato équipe mediche per rilevare a domicilio la temperatura di ogni abitante; ha portato tutti i contagiati sospetti in ospedale, dove li ha sottoposti a test; ha curato i contagiati con il fosfato di clorochina e rispedito a casa gli altri; infine, ha curato i malati gravi in rianimazione con interferone Alfa 2B ricombinante (IFNrec). Un’operazione non motivata da ragioni di salute pubblica, ma dalla necessità di dimostrare che il Partito Comunista è ancora titolare del mandato celeste.
JPEG - 37.3 Kb
Durante una conferenza stampa sul COVID-19, il viceministro della Salute iraniano, Iraj Harirchi, manifesta sintomi di contaminazione.

Propagazione in Iran

A metà febbraio 2020 l’epidemia si propaga dalla Cina all’Iran: due Paesi strettamente legati sin dall’antichità, con molti elementi culturali comuni. Ma, sul piano polmonare, la popolazione iraniana è la più fragile al mondo. Pressoché tutti gli uomini di oltre sessant’anni subiscono le conseguenze dei gas da guerra USA, utilizzati dall’esercito iracheno durante la guerra del Golfo (1980-1988), così come accadde a francesi e tedeschi dopo la prima guerra mondiale. Chiunque abbia viaggiato in Iran non può non essere stato sorpreso dal numero di persone che soffrono di malattie polmonari gravi. A Teheran, quando l’inquinamento supera la soglia che questi malati possono tollerare, vengono chiusi scuole e uffici amministrativi, mentre metà delle famiglie porta le persone anziane in campagna. Questo accade da 35 anni, più volte l’anno, e ormai fa parte della normalità. I membri del governo e del parlamento sono quasi tutti ex combattenti della guerra Iraq-Iran, quindi estremamente fragili di fronte al COVID-19. Quando il contagio è apparso in questa categoria di persone, numerose personalità politiche hanno contratto la malattia.
A causa delle sanzioni USA, nessuna banca occidentale copre i trasporti di medicinali. L’Iran non ha perciò potuto trattare le persone infette e curare quelle malate finché gli Emirati Arabi Uniti, violando l’embargo, hanno mandato due aerei di materiale sanitario. Persone che in altri Paesi non soffrirebbero, in Iran muoiono sin dai primi sintomi di tosse, a causa dei polmoni lesionati. Come di consueto, il governo ha chiuso le scuole, nonché annullato diverse manifestazioni culturali e sportive, ma non ha vietato i pellegrinaggi. Alcune regioni hanno chiuso gli alberghi per evitare vi si insediassero i malati che non hanno trovato posto negli ospedali vicini a dove vivono.
JPEG - 64.7 Kb
CNN aumenta l’audience grazie alla Diamond Princess.

Quarantena in Giappone

Il 4 febbraio 2020 è stato diagnosticato il COVID-19 a un passeggero della nave da crociera USA Diamond Princess; in seguito altri dieci passeggeri sono risultati positivi al coronavirus. Il ministro della Salute giapponese, Katsonobu Kato, ha imposto alla nave una quarantena di due settimane a Yokohama, per evitare l’importazione del contagio nel proprio Paese. Alla fine, su 3.711 persone a bordo, in stragrande maggioranza di età superiore a 70 anni, ci sono stati sette morti.
La Diamond Princess è israeliana-statunitense, di proprietà di Micky Arison, fratello di Shari Arison, la donna più ricca d’Israele. Gli Arison hanno trasformato la vicenda della nave in operazione di marketing. L’amministrazione Trump e molti altri Paesi hanno organizzato il trasferimento aereo dei connazionali e li hanno messi in quarantena in patria. La stampa internazionale ha dedicato a questo fatto di cronaca le prime pagine. Evocando l’epidemia dell’influenza spagnola degli anni 1918-1919, ha ipotizzato che l’epidemia dilaghi in tutto il mondo, trasformandosi in potenziale minaccia di estinzione della razza umana [2]. Una prospettiva apocalittica, senza alcun fondamento, eppure diventata Vangelo.
Ci si ricordi che nel 1898, per aumentare le vendite dei loro quotidiani, William Hearst e Joseph Pulitzer pubblicarono false informazioni per provocare deliberatamente una guerra tra gli Stati Uniti e la colonia spagnola di Cuba. Fu l’inizio dello yellow journalism (giornalismo giallo), ossia il pubblicare qualunque cosa pur di far soldi. Oggi lo chiamiamo fake news (notizie ingannevoli).
Per il momento non sappiano se dei magnati abbiano volontariamente seminato il panico del COVID-19, facendo passare una comune epidemia per la “fine del mondo”. In ogni caso, un’informazione fuorviante dopo l’altra, i governi se ne sono alla fine occupati. Ora la posta non è farsi pubblicità impaurendo, ma sfruttare la paura per dominare i popoli.
JPEG - 68.2 Kb
Per il direttore dell’OMS, dottor Tedros Adhanom Ghebreyesus, Cina e Corea del Sud hanno dato l’esempio, generalizzando i test di depistaggio: un modo implicito per dire che i metodi italiano e francese sono, dal punto di vista medico, delle assurdità.

Intervento dell’OMS

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), che seguiva sin dall’inizio la vicenda, ha preso atto della diffusione della malattia al di fuori della Cina e l’11 e 12 febbraio scorsi ha organizzato, a Ginevra, un forum mondiale sulle ricerche e le innovazioni relative alla nuova epidemia. Con l’occasione, il direttore generale, dottor Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha invitato, con parole estremamente misurate, alla collaborazione mondiale [3]:
In tutti i suoi messaggi l’OMS ha sottolineato:
- il flebile impatto demografico dell’epidemia;
- l’inutilità della chiusura delle frontiere;
- l’inefficacia di guanti, mascherine (eccetto che per il personale sanitario), nonché di alcune “misure barriera” (per esempio, se tenersi a un metro di distanza dalle persone infette ha senso, non ce l’ha nel caso di persone sane);
- la necessità di alzare il livello d’igiene, soprattutto lavandosi le mani, disinfettando l’acqua e aerando gli spazi chiusi; infine, di utilizzare fazzoletti usa e getta o, in mancanza, di starnutire nell’incavo del gomito.
Ma l’OMS non è un’organizzazione sanitaria, bensì un’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di problemi relativi alla salute. I suoi funzionari, benché medici, sono anche, e innanzitutto, politici. L’OMS non può quindi denunciare gli abusi compiuti da alcuni Stati.
Per di più, sin dai tempi dell’epidemia H1N1, l’OMS deve giustificare pubblicamente le proprie raccomandazioni. Nel 2009 fu infatti accusata di essere coinvolta negli interessi di grandi aziende farmaceutiche e di aver lanciato l’allarme frettolosamente e in modo sproporzionato [4]. Nel caso del COVID-19, invece, l’OMS ha usato il termine “pandemia” come ultima carta e soltanto il 12 marzo, dopo quattro mesi dall’inizio dell’epidemia.
JPEG - 32.8 Kb
Il 27 febbraio 2020, durante il vertice franco-italiano di Napoli, Emmanuel Macron e Giuseppe Conte annunciano che reagiranno insieme all’epidemia.

Strumentazione in Italia e in Francia

Nella propaganda moderna non ci si deve limitare alla pubblicazione di notizie false, come fece il Regno Unito per convincere gl’inglesi a entrare nella prima guerra mondiale; si deve irreggimentare il popolo, come fece la Germania per convincere i tedeschi a scatenare la seconda guerra mondiale. La ricetta è sempre la stessa: esercitare pressioni psicologiche per indurre il popolo a compiere volontariamente atti ch’egli sa inutili, ma che servono a istradarlo sulla via della menzogna [5]. Per esempio, nel 2011 tutti sapevano che le persone accusate di aver dirottato gli aerei l’11 Settembre non erano nella lista d’imbarco. Tuttavia, la maggior parte delle persone, sotto shock, ha accettato senza fiatare le stupide accuse del direttore dell’FBI, Robert Muller, contro i «19 pirati dell’aria». Altro esempio: tutti sanno che i lanciamissili posseduti dall’Iraq del presidente Hussein erano vecchi Scud sovietici di gittata non superiore a 700 chilometri; eppure, molti statunitensi tapparono porte e finestre per proteggersi dai gas mortali con cui il malvagio dittatore avrebbe attaccato l’America [da oltre diecimila chilometri]. Nel caso del COVID-19 è il confinamento volontario nella propria dimora che costringe chi l’accetta a convincersi della veridicità della minaccia.
Ricordiamoci che mai nella storia si è fatto uso dell’isolamento di un’intera popolazione sana per lottare contro una malattia. E, soprattutto, ricordiamo che l’epidemia non avrà conseguenze significative in termini di mortalità.
In Italia, per il principio di quarantena, dapprima sono state isolate le regioni contaminate, poi si sono isolati tutti i cittadini l’uno dall’altro, secondo una logica diversa.
Secondo il presidente del consiglio italiano, Giuseppe Conte, e il presidente francese, Emmanuel Macron, il confinamento di un’intera popolazione a domicilio non ha l’obiettivo di vincere l’epidemia, ma di diluirla, per evitare che gli ammalati arrivino tutti insieme negli ospedali, saturandoli. In altre parole, non è una misura sanitaria, bensì esclusivamente amministrativa. Non ridurrà il numero delle persone contagiate, ma le scaglionerà nel tempo.
Per convincere italiani e francesi della fondatezza della decisione, Conte e Macron dapprima hanno addotto il parere dei comitati scientifici. Certamente questi comitati non hanno obiezioni sul confinamento delle persone in casa, ma non ne avrebbero nemmeno se alla gente fosse consentito di attendere alle proprie occupazioni. Indi, i presidenti Conte e Macron hanno imposto l’obbligo, per muoversi, di una dichiarazione ufficiale. Il documento, con l’intestazione dei rispettivi ministeri degli Interni, è un’autocertificazione non soggetta a verifiche né sanzioni. [TRADUTTRICE PROPONE: oggetto, quantomeno in Italia, di verifiche e sanzioni piuttosto blande].
I due governi suscitano anche il panico con istruzioni inutili, smentite dagli infettivologhi: inducono a portare guanti e mascherine in ogni situazione e a tenersi ad almeno a un metro di distanza l’uno dall’altro.
 Video del 25 febbraio 2020 censurato dal ministero della Sanità francese.
Il “quotidiano di riferimento” francese (sic) Le Monde, Facebook France e il ministero della Sanità francese hanno avviato la censura di un video del professor Didier Raoult, un infettivologo fra i più reputati al mondo, perché, annunciando l’esistenza di un medicinale testato in Cina contro il COVID-19 [e confermando di averlo testato con successo egli stesso in Francia, ndt], metteva in risalto l’infondatezza scientifica delle misure adottate dal presidente Macron [6].
 Relazione del professor Didier Raoult all’Assemblea Generale degli Ospedali Universitari di Marsiglia, il 16 marzo 2020.
È troppo presto per capire quale sia il vero obiettivo dei governi Conte e Macron. L’unica cosa sicura è che il loro scopo non è combattere il COVID-19.

16 aprile 2020

TUTTO QUELLO CHE STANNO NASCONDENDO SUL CORONAVIRUS ► La denuncia del Dr. Shiva



L'intervista al Dottor Shiva che spiega la verità dietro alla pandemia. Hilary Clinton, Bill Gates, Big Pharma, Anthony Fauci, tanti i nomi coinvolti...

Ecco l’intervista a Shiva Ayyadurai andata in onda sul canale americano ‘The Next News Network‘ e doppiata in italiano (qui l’intervista completa in inglese www.youtube.com/watch?v=1BiM1YYIPCo).

Il dott. Shiva, che detiene 4 lauree al MIT, discute dell’attuale pandemia globale e approfondisce le inquietanti origini del virus e la narrativa portata avanti dal Deep State..

La tesi è che, sulla base dell'ignoranza dei medici sul #sistemaimmunitario e sulla nutrizione, stiano pianificando di utilizzare il virus come nemico nascosto per spaventare la gente al fine di imporre le vaccinazioni per il "bene comune". Shiva spiega come i politici tendano a sostenere le grandi aziende con regolamenti che non servono a nessuno tranne che a queste aziende e in questo modo supportano anche l'obbligo dei #vaccini.

Fonte:
bit.ly/2MeYWI7
www.radioradio.it

Linux Professional Institute: Coronavirus: lavorare e studiare da remoto | Linux Professional Institute




Coronavirus ed Esami LPI

Linux Professional Institute (LPI) estende la validità delle Certificazioni dove si presenti l'impossibilità di sostenerne i rinnovi.

Impara e fai volontariato mentre resti a casa

Linux Professional Institute (LPI) offre vari modi per fare formazione e per offrire il tuo tempo da volontario per assistere nello sviluppo degli Esami e nella creazione di materiali di studio.

Pandemia e realtà virtuale


Scherza quanto vuoi su come le riunioni aziendali somiglino all'inferno, ma come esseri umani vogliamo naturalmente stare insieme. Con la realtà virtuale sembra che tu sia - davvero - lì.
  

Altre dal Blog LPI

  

Linux e Open Source: segnala eventi e storie di successo

La mission di LPI è sostenere la formazione e il movimento Linux e Open Source: se sei coinvolto in eventi del settore, non esitare a contattarci per segnalarceli: valuteremo anche proposte di media partnership e sponsorizzazione degli eventi.

La tua azienda, la tua scuola, Partner LPI 

Le Partnership LPI, Training e Academic, sono adesso ancora più flessibili e vantaggiose.
Se vuoi saperne di più, contattaci.
Scopri il portale LPI per la formazione
LPI
Facebook
Twitter
LinkedIn
Email
Copyright © 2020 Linux Professional Institute Italia, All rights reserved.

Our mailing address is:
Linux Professional Institute Italia
Via Sante Pisani
71
PRATO, PO 59100
Italy

15 aprile 2020

Coronavirus – Il professor Giulio Tarro contro la pandemia di fake news


La sintomatologia di questa sindrome respiratoria da coronavirus viene considerata moderata per la maggior parte dei casi come un semplice raffreddore, che può però approfondirsi a livello bronco polmonare e dare una polmonite “mite”, secondo il centro cinese per il controllo e la prevenzione delle malattie, dichiarazione effettuata a fine febbraio dopo l’osservazione di circa 90mila casi.
Il rischio rappresentato dal COVID-19 è sostanzialmente uguale a quello delle tante epidemie influenzali che si registrano ogni anno senza per questo provocare scalpore.
Veramente, nel 1973, quando scoppiò il colera a Napoli, al di là di qualche folkloristica “barricata”, notai soprattutto confusione che avveniva in una città certamente preoccupata, ma che non vedeva l’attuale arrembaggio dei supermercati da parte di persone che, evidentemente, temono di dover morire di fame. Panico generalizzato invece nel 1978 durante la malattia che colpì per lo più i bambini tra uno e due anni di vita affetti da bronchiolite, anche per sciagurate diagnosi e terapie, che cominciò a trasformarsi sui giornali in una epidemia di male oscuro che terrorizzò la popolazione finchè io scoprii il virus respiratorio sinciziale che la provocava.
Adesso facciamo un esempio. Ogni anno muoiono in Italia circa diecimila persone (per lo più anziane o affette da qualche patologia pregressa) per virus influenzale. La cosa non fa notizia, soprattutto perché queste morti sono disseminate in tutto il territorio nazionale. Immaginiamo ora che tutte le persone a rischio vengano ricoverate in un paio di posti, magari circondati da giornalisti alla ricerca di qualche scoop. La conseguente “epidemia di influenza che può causare la morte” spingerà innumerevoli persone (ogni anno sono colpiti da sindrome influenzale circa sei milioni di Italiani) a pretendere analisi ed una assistenza impossibile ad ottenere.
Intanto dobbiamo staccare la spina ad una “informazione” ansiogena e ipocritamente intrisa di appelli a “non farsi prendere dal panico”. E questo, soprattutto, per permettere alle strutture sanitarie interventi mirati. Quali questi debbano essere non mi permetto qui di suggerirli in quanto, nonostante lo sfascio del Sistema Sanitario Nazionale, abbiamo ancora in Italia ottimi esperti. L’importante è che siano lasciati in grado di lavorare.
Bisogna considerare che oltre il 99% delle persone che vengono contagiati dalla malattia guariscono ed i loro anticorpi neutralizzano il virus e possono pertanto essere utilizzati per i contagiati più gravi.
Come prevenzione si suggerisce quanto già conosciamo per raffreddore ed influenza: frequente ed approfondito lavaggio delle mani e del viso, coprirsi con il gomito da tosse e starnuti, anche con mascherine ad hoc, stare a casa se ammalati, richiedendo l’immediato intervento sanitario se intervengono difficoltà respiratorie.
Le prospettive a questo punto dipendono dal comportamento epidemiologico tipo prima SARS (Severe Acute Respiratory Syndrome), esaurendosi e rimanendo una zoonosi nella provincia di origine oppure dando luogo ad epidemie sporadiche come la MERS (Middle East Respiratory Syndrome) e l’influenza aviaria relativamente per pochi individui ovvero, infine, diventando una virosi respiratoria umana stagionale come nel caso dell’ultimo virus influenzale della suina 2009 o degli altri coronavirus regionali meno aggressivi.
Da medico virologo una ultima considerazione. Oggi l’ansia di una intera popolazione si sta concentrando su come tenersi alla larga da questo maledetto virus. Nessuno o quasi riflette che noi, in ogni momento, siamo immersi in un ambiente saturo di innumerevoli virus, germi e altri agenti potenzialmente patogeni. E in questi giorni, quasi nessuno ci dice che se non ci ammaliamo è grazie al nostro sistema immunitario il quale può essere compromesso – oltre che da una inadeguata alimentazione e da uno sbagliato stile di vita – dallo stress, che può nascere anche dallo stare in spasmodica attenzione di ogni “notizia” sul Coronavirus regalataci dal web e TV.
Non vorrei quindi che questa psicosi di massa faccia più danni dell’ormai famigerato Covid-19.

14 aprile 2020

Bambini e donne, ecco perché sono meno colpiti dal virus


Spiegato anche perché il sistema immunitario degli extracomunitari immigrati in Italia si comporta come quello dei bambini. In sintesi, la patogenesi del COVID-19 e le risposte dell’organismo, anche con interferenze di altri agenti microbici.




Il professor Giulio Tarro
Secondo l’esperienza della prima SARS e della MERS, i bambini non erano esposti allo zibetto ed ai cammelli, elementi di trasmissione del contagio; in maniera analoga si è pensato che potesse avvenire con la SARS da COVID-19. Invero i bambini vengono infettati dal virus senza subire una malattia seria e rappresentano una importante sorgente di infezione. Il virus viene rinvenuto nei loro tamponi rettali.
Crescendo, con l’età molte cellule specifiche del sistema immune non sono più attive e pertanto l’organismo perde la sua capacità di rispondere efficacemente. Infatti si è provato sperimentalmente che i topini giovani rispondono al danno tissutale polmonare dell’infezione virale mediante le prostaglandine, mentre i topi adulti soccombono.

Il sistema immune giovanile e le sue efficienti cellule T Helper rispondono al COVID della SARS 2. I linfociti CD4 delle cellule Helper stimolano le cellule B a produrre anticorpi contro il virus e controllano l’infezione. In questo caso i linfociti Th2 sono in grado di controllare la risposta infiammatoria provocata dall’infezione virale, impedendo una esuberante e ritardata reazione come avviene nell’adulto. L’assetto ormonale diverso e le stesse proglandine favoriscono il soggetto femminile nei confronti del coronavirus responsabile dell’attuale pandemia.
Un altro discorso importante riguarda il recettore ACE2 cioè l’angiotensin-converting enzyme 2. Sia la prima SARS che l’attuale presentano la stessa via di entrata cellulare attraverso questo recettore per i coronavirus. Il recettore è particolarmente abbondante sulle cellule delle vie polmonari inferiori, la cui situazione spiega l’alta incidenza di bronchiti e di polmoniti legate alla severa infezione del COVID-19. Lo stesso recettore è rappresentato con dovizia sulla bocca e sulla lingua, facilitando l’entrata virale dell’organismo ospite. Nonostante la sua riduzione con l’età adulta, l’enzima dell’ACE2 è un importante regolatore della risposta immune, in particolare l’infiammazione protegge i topi contro il danno acuto del polmone scatenato dalle sepsi. Nel 2014 è stato dimostrato che l’enzima ACE2 protegge nei riguardi dell’influenza aviaria letale. Alcuni dei pazienti con migliore esito avevano alti livelli della proteina nel loro siero. Bloccando il gene per l’ACE2 si osservava un severo danno polmonare nei topi infettati con H5N1, mentre con il trattamento dei topi con ACE2 umano diminuiva il danno polmonare.

Una caduta dell’attività dell’ACE2 nel soggetto anziano è in parte responsabile per la diminuita capacità di ridurre la risposta infiammatoria con la vecchiaia. La riduzione dei recettori ACE2 negli adulti più anziani li mette in condizione di non essere capaci di fare fronte al COVID-19.

Complesso primario e vaccino antitubercolare

Dai dettagli delle cartelle cliniche degli attuali ricoverati, come peraltro da quelli dimessi guariti e, purtroppo, dalle vittime, non sembra che vi sia alcuno straniero, nel senso di un extracomunitario. Sembra che questi soggetti – che per alcuni comuni del nord sono addirittura la maggioranza – possono avere una normale sindrome similinfluenzale (da coronavirus) senza che si sviluppi alcuna criticità. Sembra che si comportino come i bambini italiani che non si ammalavano di polmonite perchè erano vaccinati contro la turbercolosi, vaccinazione che dura per un ventennio. Dopo il ventennio cominciano ad ammalarsi di tubercolosi come adesso di COVID-19. Gli extracomunitari sono tutti coperti da vaccino della tubercolosi che fa parte di un protocollo di copertura previsto dalle ASL.

I virus non hanno pregiudizi nè di sesso, nè di censo, nè di etnia.  Circa il 90% delle persone infette dal Mycobacterium tuberculosis ha un’infezione TBC asintomatica (chiamata anche LTBCI, da latent tuberculsis infection), e solamente il 10% di possibilità nella vita che un’infezione latente si sviluppi in TBC.

L’infezione tubercolare inizia quando i micobatteri raggiungono gli alveoli polmonari, dove attaccano e si replicano all’interno dei macrofagi alveolari. Il sito primario di infezione nei polmoni è chiamato focolaio di Ghon. I batteri vengono raccolti dalle cellule dendritiche, che non permettono la loro replicazione ma che possono trasportare i bacilli ai linfonodi mediastinici locali.  La lesione primitiva del mycrobacterium, accompagnata da adenopatia satellite, rappresenta il “complesso primario”, in cui i bacilli rimangono murati senza dare luogo a manifestazioni cliniche, ma possono riprendere la loro attività patologica e diffondersi nell’ organismo soprattutto in seguito ad un immunodeficit dell’individuo.  Durante le Guerre Mondiali erano le Truppe di colore ad essere falcidiate dalla Tubercolosi dei Bianchi e non viceversa. Ovviamente poteva anche essere che di ritorno un bianco defedato, senza cibo adeguato, stressato per la guerra potesse a sua volta contrarla dagli stranieri ma la norma era che i soldati “di colore” la contraevano dai Bianchi.
Nella Sierra dell’Equador, normalmente tutti ricevevano la vaccinazione per la TBV, solo negli ultimi anni si è discusso se renderla opzionale. Questo confermerebbe l’osservazione che nella Sierra casi di infezione manifesta di COVID-19 ce ne sono veramente pochi.
In Australia, sono stati eseguiti test su 4mila medici e infermieri con il vaccino antitubercolosi (www1.racgp.org.au  – The Royal Australian College of General Practitioners).


Interferenze virali

Ci sono più fattori che possono aver interagito insieme e che spiegano la situazione. Si presume che i contatti con il virus cinese siano stati maggiori al Centro-Nord che non al Centro-Sud. A ciò si aggiunga la concomitanza delle situazioni ambientali e climatologiche, diverse fra Nord e Sud dell’Italia, arrivando addirittura ad ipotizzare che nel corso delle settimane si sia venuto a formare un coronavirus padano autoctono, diverso rispetto a quello cinese. Altre possibilità emergono dalle situazioni di Bergamo e Brescia, soprattutto, dove si presume che la circolazione di altri virus possa aver facilitato l’azione del SARS-Cov-2. Il problema, però, è stato soprattutto a monte: e cioè il non avere sufficienti posti letto in terapia intensiva, occupati in massima parte già a causa dell’influenza annuale. Sembra che la vaccinazione antinfluenzale favorisca l’infezione da coronavirus, addirittura maggiore del 36% come comunicato da uno studio militare americano: https://www.disabledveterans.org/2020/03/11/flu-vaccine-increases-coronavirus-risk/.
D’altra parte, dal momento che vi è stata una recente emergente meningite, sono state vaccinate 34.000 persone tra Brescia e Bergamo. Vi è stata una pubblicazione di studiosi olandesi stampata da un giornale scientifico dell’Università di Cambridge in cui sia la malattia meningococcica che pneumociccica sono stati associati con l’attività dei virus influenzali e di quello respiratorio sinciziale.


Percentuale di mortalità del COVID-19

L’Istituto Superiore della Sanità ha affermato di recente che sono pochi i morti per il coronavirus ed invece la maggior parte per altre patologie (cardiocircolatorie, tumorali, diabete, eccetera).
Il tasso di mortalità associato al COVID-19 potrebbe essere considerevolmente inferiore all’1%, anziché del 2% riportato da alcuni gruppi, come dichiarato da Anthony Fauci del National Institute of Allergy and Infectious Diseases statunitense sulla base di un rapporto incentrato su 1099 pazienti con COVID-19, confermato in laboratorio, provenienti da 552 ospedali cinesi. Questi pazienti presentavano un ampio spettro di gravità della malattia: se si presume che il numero di casi asintomatici o minimamente sintomatici sia di diverse unità di grandezza superiore a quello dei casi riportati, il tasso di fatalità della malattia ricadrebbe molto al di sotto dell’1%.

Ciò suggerisce che le conseguenze cliniche complessive del COVD-19 potrebbero in definitiva essere simili a quelle di una grave influenza stagionale, che presenta un tasso di fatalità dello 0,1% circa, o di un’influenza pandemica come quella del 1957 o del 1968, piuttosto che a quelle della SARS o della MERS, caratterizzate rispettivamente da una fatalità del 10% e del 36%. Fonte: popsci.it (New Engl. J. Med. online 2020).

Professor Giulio Tarro

13 aprile 2020

Il Ministero della Verità


Video-appello collettivo contro la censura della rete e a favore della libertà di espressione.

Fonte:
youtu.be/mvDrRYvqBfo
www.youtube.com/user/luogocomune2