28 gennaio 2019

VACCINI – PRESENTATA UNA DIFFIDA CONTRO LA FALSA SCIENZA


Preso atto della grave carenza di completezza e correttezza delle informazioni e comunicazioni circa i rischi e danni da reazioni avverse gravi correlabili ai vaccini, non solo da parte dei principali media nazionali ma soprattutto da parte di soggetti che ricoprono incarichi e ruoli scientifici istituzionali o comunque di rilievo, i sottoscritti  hanno avvertito l'esigenza di presentare la Diffida sottostante contro la diffusione di "falsa Scienza".

Dr. Franco Trinca (Biologo – Perugia),
Dr. Fabio Franchi (Medico, Infettivologo – Trieste),
Dr. Armando Lippolis (Medico Omeopata – Torino),
Dr.ssa Anna Rita Iannetti (Medico, Prevenzione e Salute – AUSL Pescara),
Dr. Dario Miedico (Medico Legale – Savona),
Dr. Roberto Petrella (Medico, Ginecologo – Teramo),
Dr. Gerardo Rossi (Medico, Ortopedico – Macerata),
Avv. Roberto Ionta (Avvocato – Napoli).
NOTA: Missiva trasmessa tramite Posta Elettronica Certificata del Dr. Franco Trinca
Per contatti: info@vaccinoveritas.it  
 info: www.vaccinoveritas.it

14 gennaio 2019
DESTINATARI: Prof. Roberto Burioni
Ordinario di Microbiologia e Virologia
burioni.roberto@unisr.it Prof. Gualtiero (Walter) Ricciardiex Presidente ISS
walter.ricciardi@unicatt.it Dr. Alberto Villani
Presidente Società Italiana di Pediatria
presidenza@sip.it
presidenzasip@legalmail.it Prof. Pierluigi Lopalco
Coordinatore strategie vaccinali ECDC
pierluigi.lopalco@unipi.it Prof. Fabrizio PregliascoSovraintendente Sanitario dell'I.R.C.C.S.
fabrizio.pregliasco@unimi.it  per conoscenza MINISTRO DELLA SANITÀOn. Dr.ssa Giulia GRILLO
seggen@postacert.sanita.it
segreteriaministro@sanita.it PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRIAvv. Giuseppe Conte
usg@mailbox.governo.it
presidente@pec.governo.it Ministro dell'InternoOn. Matteo Salvini
gabinetto.ministro@pec.interno.it
caposegreteria.ministro@interno.it
assistenza@salvinipremier.it Ministro del lavoro e Sviluppo economicoOn. Luigi Di Maio
segreteria.ministro@mise.gov.it
gab.dg@pec.mise.gov.it
gabinetto@pec.mise.gov.it Ministro della GiustiziaOn. Avv.  Alfonso Bonafede
ilministroascolta@giustizia.it
capo.gabinetto@giustiziacert.it
gabinetto.ministro@giustiziacert.it Ministro della Famiglia e disabilitOn. Lorenzo Fontana
segredipfamiglia@pec.governo.it
segreteriadipfamiglia@governo.it Ministro dell'IstruzioneOn. Marco Bussetti
uffgabinetto@postacert.istruzione.it Ministro per i Rapporti con il ParlamentoRiccardo Fraccaro
rapportiparlamento@mailbox.governo.it Ministro per gli Affari regionaliErika Stefani
affariregionali@pec.governo.it Membri Commissione Sanità del Senato Deputati e Senatori della Repubblica Italiana Commissario ISSProf. Silvio Brusaferro
presidenza@iss.it
protocollo.centrale@pec.iss.it  Agenzia Italiana per il FarmacoDr. Luca Li Bassi
presidenza@pec.aifa.gov.it
direzione.generale@pec.aifa.gov.it
protocollo@pec.aifa.gov.it Autorità Nazionale AnticorruzioneDr. Raffaele Cantone
protocollo@pec.anticorruzione.it Autorità Garante della Concorrenza e del MercatoDr. Angelo Marcello Cardani
agcom@cert.agcom.it Governatori e Assessori regionali Comando Carabinieri per la Tutela della Salutesrm29424@pec.carabinieri.it Presidente Ordine Nazionale BiologiDr.  Vincenzo D'Anna
protocollo@peconb.it
v.danna@onb.it Presidente CODACONSAvv. Carlo Rienzi
ufficiolegale@codacons.org FNOMCEO
OMCEO 
loro sedi Membri NITAG
Principali testate giornalistiche  nazionali
Tv nazionali e principali Tv locali ASL territorio nazionale Comuni d'Italia

DIFFIDA ALLA DIFFUSIONE DI "FALSA SCIENZA" RELATIVA A NOTIZIE FUORVIANTI E/O INFONDATE E/O ERRATE SUI RISCHI E DANNI DA EVENTI E REAZIONI AVVERSE GRAVI DA VACCINI
I sottoscritti Dr. Franco Trinca, Dr. Fabio Franchi, Dr. Armando Lippolis,
Dr.ssa Anna Rita Iannetti, Dr. Dario Miedico, Dr. Roberto Petrella,
Dr. Gerardo Rossi, Avv. Roberto Ionta, nella qualità di membri
del Gruppo di lavoro Scientifico-Giuridico "VACCINO VERITAS"

PREMESSO
  1. che da uno studio di vaccino-sorveglianza attiva degli eventi avversi dopo vaccinazione anti-MPRV, condotto dall'Osservatorio Epidemiologico della Regione Puglia (OER) nel periodo 15 maggio 2017-15 maggio 2018 e pubblicato  nel Report 2017-2018del n. 3 Ottobre-Dicembre 2018 della Rivista trimestrale dell'OER(1), emerge una incidenza molto elevata di segnalazioni di eventi avversi gravi successivi  alla somministrazione del vaccino anti Morbillo-Parotite-Rosolia-Varicella (MPRV), pari al 4% dei bambini vaccinati (68 su 1672);
  2. che dal Rapporto OER Puglia si evidenziano in particolare altri tre dati oltremodo inquietanti:
  • il 73,1% degli eventi avversi gravi sopra citati risulta correlabile alle vaccinazioni effettuate di anti-MPRV (in parte abbinato all'anti-HAV);
  • gli eventi avversi gravi correlabili alle vaccinazioni anti-MPRV hanno coinvolto il 3% del totale dei bambini vaccinati (68:1672 x 0,731);
  • nel confronto dei risultati registrati in Puglia dal Programma di vaccino-sorveglianza passiva 2013-2017 (prassi normalmente praticata anche nel resto d'Italia), rispetto a quelli emersi nello studio di vaccino-sorveglianza attiva citato al punto 1, si è evidenziato che il programma di vaccino-sorveglianza passiva ha comportato un enorme tasso di sottostima degli eventi avversi  gravi segnalativalutabile in un rapporto di 1 a 339(!): rapporto tra i rispettivi Reporting rate per 1.000 dosi vaccino = 0,12:40,69.        
    Confrontando poi l'indice di correlabilità degli eventi avversi gravi al vaccino MPRV (abbinato in parte all'HAV), il rapporto di sottostima tra vaccino-sorveglianza passiva rispetto a quella attiva sale allo stratosferico livello di
    1 a 681 !!
3)     che l'altissimo tasso d'incidenza del 3% di eventi avversi gravi correlabili ai vaccini, emerso nello studio dell'OER della Puglia, è tuttavia da ritenersi ancora largamente sottostimato rispetto al rischio globale di eventi avversi correlabili a tutte le vaccinazioni previste (obbligatorie e fortemente raccomandate) dalla legge 119/2017 e inserite nel conseguente Piano Nazionale Vaccinazioni; in quanto il citato tasso del 3% si riferisce alle sole gravi conseguenze riconosciute a carico del vaccino MPRV (in  parte associato all'HAV), dovendosi aggiungere quelle legate a tutte le altre vaccinazioni obbligatorie e fortemente raccomandate che sono praticate in Italia: vaccino esavalente innanzitutto e poi, anti-meningococcici. anti-pneumococcico, anti-rotavirus, anti-HPV, anti-influenzale e anti-HZ;
4)     che, rapportando su scala nazionale il tasso del 3% di eventi avversi gravi correlabili alle vaccinazioni anti-MPRV, emerso nello studio citato, si avrebbe una stima attendibile di ben 30.000 casi/per milione di soggetti vaccinati… altro che 1 caso per milione o più (!) ;
5)     che alla luce di queste nuove evidenze epidemiologiche vanno riconsiderati in un'ottica di forte sottostima i dati finora pubblicati dall'AIFA, come ad esempio i 1.307 casi nazionali di segnalazioni di sospette reazioni avverse gravi riportati nel rapporto AIFA 2017(2), basati su segnalazioni derivanti da procedure di vaccino-sorveglianza passiva;
6)     che tutti gli indicatori di sospette reazioni avverse gravi del rapporto AIFA 2017 (anche queste comunque correlabili mediamente in più del 70% dei casi alle vaccinazioni effettuate), apparivano già con tutta evidenza largamente sottostimati a causa di fortissime discrepanze interne nel tasso di segnalazioni totali (lievi e gravi) riportate dalle diverse regioni; in quanto si va da 5,7 casi /100.000 abitanti della Campania, a 137,7 casi /100.000 abitanti della Valle D'Aosta, con una media nazionale di 34,3 casi /100.000 abitanti;
7)     che i tassi di reazioni avverse gravi post vaccinali pubblicati nel suddetto Rapporto AIFA 2017, devono essere di gran lunga ancor più considerati fortemente sottostimati alla luce di altri due dati innovativi emersi  dallo studio dell'Osservatorio Epidemiologico Regionale della Puglia:
  • il tasso di segnalazioni di reazioni avverse gravi evidenziate nel Rapporto 2017 dell'OER dopo vaccinazione MPR, riferito al numero di casi su 100.000 dosi di vaccino, risulta triplo rispetto a quello espresso nello stesso Rapporto ogni 100.000 abitanti; analogamente quindi, i dati del Rapporto AIFA 2017 sulla vaccino-vigilanza, riferiti unicamente a 100.000 abitanti, andrebbero già di base verosimilmente anch'essi triplicati per esprimerli rispetto a 100.000 dosi, alfine di rendere evidente la reale dimensione del rapporto rischio/beneficio delle vaccinazioni, specialmente di quelle obbligatorie;
  • il differenziale di segnalazioni di eventi avversi gravi evidenziato dal Rapporto dell'OER Puglia (già indicato al punto 2), tra vaccino-sorveglianza passiva e attiva (1 a 339, che diviene 1 a 681 per il tasso di quelli valutati correlabili ai vaccini) che, se fosse applicato in prima approssimazione ai dati AIFA, porterebbe la stima delle reazioni avverse gravi correlabili ad un livello impressionante, svelando una vera e propria emergenza sanitaria nazionale legata alle vaccinazioni(!);
8)     che i dati e le considerazioni di cui sopra non fanno che aggiungersi ad altre evidenze emerse in studi scientifici internazionali sull'impatto che campagne di vaccinazioni di massa possono avere sulla popolazione, in particolare infantile, di cui riportiamo una brevissima selezione(3-4-5-6);
9)     che, a titolo di esempio, nelle Conclusioni di un importante studio epidemiologico https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3170075/ condotto su 34 nazioni, relativamente ai tassi di vaccinazioni, di Infant Mortality Rate (IMR) e Sudden Infant Death Syndrome (SIDS) segnalati da ciascun Paese all'OMS, si legge: "Questi risultati dimostrano una relazione contro-intuitiva: le nazioni che richiedono più dosi di vaccino tendono ad avere tassi di mortalità infantile più alti ." ;
10) che reazioni avverse clinicamente rilevanti e anche gravi sono chiaramente affermate e descritte in un'ampia serie di pubblicazioni scientifiche di alto
profilo
(7-8-9-10), nelle quali le problematiche di sicurezza ed efficienza degli attuali vaccini sono riconosciute apertamente e ricondotte ad una teoria antiquata di concezione e formulazione vaccinica che a livello scientifico ha regnato in modo dominante fino alla fine degli anni '90  e di cui gli Autori invocano e anticipano il superamento anche nella prassi(8)"(…) un allontanamento radicale dalla metodologia storica con cui sono stati sviluppati i vaccini – un metodo empirico che abbiamo etichettato il paradigma "Isolate-Inactivate-Inject";

11) che reazioni avverse clinicamente rilevanti e anche gravi sono dichiarate attese, con frequenze per nulla trascurabili o minimizzabili, dalle stesse schede tecniche di molti vaccini. A titolo di esempio si riportano alcune reazioni avverse illustrate, con la specifica delle frequenze attese, nelle schede tecniche dei seguenti vaccini:
  • Infarix Hexa(11)fino a 99 casi per milione (per ciascuna reazione avversa): convulsioni (con o senza febbre), dermatite;  almeno 100 casi per milione (per ciascuna reazione avversa): trombocitopeniareazioni anafilattiche, anafilattoidi e allergiche, collasso o stato simile a shock, bronchite, apneaalmeno 1.000  casi per milione (per ciascuna reazione avversa): infezione del tratto respiratorio superiore, tosse, gonfiore diffuso dell'arto sede dell'iniezionea volte esteso all'articolazione adiacentealmeno 10.000 casi per milionediarreavomito, febbre superiore a 39,5°C almeno 100.000 casi per milione: disturbi psichiatrici (pianto inconsolabile, irritabilità), perdita di appetito, febbre superiore a 38°C e fino a 39,5°C;
  • Priorix Tetra(12);  almeno 100 casi per milione (per ciascuna reazione avversa): otite media, tosse, bronchite, convulsioni febbrilialmeno 1.000  casi per milione (per ciascuna reazione avversa): infezione del tratto respiratorio superiorelinfoadenopatiagonfiore delle ghiandole parotidivomitodiarreaanoressiapiantonervosismoinsonnialetargiamalessereaffaticamentoalmeno 10.000 casi per milioneirritabilitàeruzione cutaneafebbre superiore a 39,5°C almeno 100.000 casi per milionefebbre superiore a 38°C e fino a 39,5°C.
    Inoltre, la scheda tecnica riporta in aggiunta una serie di segnalazioni di reazioni avverse anche gravi derivanti da sorveglianza post marketing, definite "rare" (e quindi presuntivamente stimabili in 100 per milione): meningite, herpes zoster*, sindrome simile al morbillo, sindrome simile alla parotite (incluse orchite, epididimite e parotite) trombocitopenia, porpora trombocitopenica, reazioni allergiche (incluse reazioni anafilattiche ed anafilattoidi), encefalite, cerebellite, accidente cerebrovascolare, sindrome di Guillain Barré, mielite trasversa, neurite periferica, sintomi simili alla cerebellite (inclusi disturbo transitorio dell'andatura e atassia transitoria), vasculite, eritema multiforme, eruzione varicella- simile, artralgia, artrite;
12) che oltre la tossicità chimica di adiuvanti(13-14-15-16-17-18-19-20) e altri componenti ufficiali dei vaccini, come ad esempio la formaldeide(21-22-23-24-25), nonché possibili contaminazione di nano particelle(26), che fra l'altro...

...segue: www.lavocedellevoci.it

25 gennaio 2019

La Manipolazione dei Media: come il sistema ci tiene sotto shock! Enrica Perucchietti


di Debora Billi
Enrica Perrucchietti è una delle nostre punte di diamante, quando si tratta di analizzare il sistema dei media globali (l’altra, naturalmente, è Marcello Foa). In questa conferenza ci racconta l’origine della “mala informazione”, e cita alcuni esempi eclatanti di fake news ormai passate alla storia: dai bambini gettati dalle incubatrici in Iraq, a Kim il coreano che fa mangiare lo zio da 120 cani.
Già: perché le fake news di cui si accusa la controinformazione, e contro le quali si propongono da più parti leggi bavaglio e sistemi di verifica, sono in realtà il vero cavallo di battaglia della sceneggiatura dell’informazione mediatica. Una sceneggiatura, sì: perché tutto (o quasi) nel sistema mainstream segue uno script, e viene diffuso, nascosto o mimetizzato a seconda delle esigenze del potere. Un potere che, come sottolinea Enrica, è sempre dietro le quinte e di cui i politici rappresentano solo la facciata momentanea.
La Internet globale, che da una parte rappresenta un’arma del mainstream grazie ai big data e alla capillare schedatura di ciascuno di noi, oggi è paradossalmente diventata anche la quinta colonna che diffonde notizie vere, attraverso cui viene disseminata conoscenza, capace di raggiungere gli individui in modi imprevedibili e incontrollabili (dai gruppi Telegram ai messaggi Whatsapp). Da qui il panico palpabile e la guerra ormai dichiarata contro i mille rivoli di internet che sfuggono al controllo globale.
Enrica conclude invitando tutti, come sempre, a riappropriarsi della coscienza critica e a fare informazione. Ed ha ragione: se ogni giorno c’è una persona in più che prende quella ormai paradigmatica pillola rossa, ogni giorno ci riavviciniamo di un altro passo alla riconquista della nostra libertà. Perché la sceneggiatura è arrivata alla fine, e la prossima vogliamo scriverla noi. Con parole di verità.

24 gennaio 2019

LE RIVELAZIONI DEL GRAN MAESTRO GIULIANO DI BERNARDO / MASSONERIA, ECCO TUTTE LE CONNECTION


Verbalizzazione clou davanti alla Corte d'Assise di Reggio Calabria da parte dell'ex Gran Maestro del Grande Oriente d'Italia Giuliano Di Bernardo, che ricostruisce una serie di storie & fatti, soprattutto sul versante dei rapporti tra massoneria e 'ndrangheta, partendo dalle inchieste dell'allora procuratore capo di Palmi Agostino Cordova.
Ma fa dichiarazioni anche anche sulla figura del Venerabile Licio Gelli voluto dagli americani al vertice della P2, sui "veri elenchi" della stessa super loggia, su traffici d'armi con la Somalia.
Tutto si svolge lo scorso 11 gennaio alla Corte d'Assise reggina, in occasione del processo sulla "'ndrangheta stragista" che vede alla sbarra il boss siciliano Giuseppe Graviano e Santo Filippone, accusati di essere i mandanti degli agguati ai carabinieri dei primi anni '90, all'epoca di quelle stragi che insanguinarono il nostro Paese.
Di Bernardo venne eletto Gran Maestro del Goi l'11 marzo del 1990: la sua testimonianza, quindi, è di grande importanza all'interno del processo perchè riguarda proprio quegli anni bollenti.

QUEL "MINOTAURO" CHE AVEVA LA VISTA LUNGA

Agostino Cordova. In apertura, Di Bernardo

La verbalizzazione parte proprio dal "minotauro di Palmi" Cordova, come epicamente lo definì Giorgio Bocca nel suo straordinario "Inferno" uscito nel '92. Da rammentare che la maxi inchiesta di Cordova partì dalla morte mai chiarita di un grosso notaio-massone calabrese, Pietro Marrapodi, il quale apparteneva alla loggia "Logoteta" e aveva iniziato a verbalizzare sui rapporti tra massoneria e 'ndrangheta. A Marrapodi venne negata la scorta, fu trovato impiccato nel suo scantinato e la sua morte venne rapidamente archiviata come omicidio senza che sia mai stato trovato un colpevole.
Ecco le parole dell'ex Gran Maestro davanti al collegio presieduto da Ornella Pastore e al procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo, che lo ha interrogato: "L'inchiesta di Cordova stava andando nelle direzione giusta. Io gli misi a disposizione documenti importanti e i risultati delle mie scoperte, ma poi non è successo nulla. Quando l'inchiesta gli fu tolta il fascicolo è passato in mano a  più procuratori per competenza a Roma, e lì è stata archiviata per decorrenza dei termini". Il gigantesco fascicolo, infatti, approdò nel "porto delle nebbie", fra gli altri affidato ai pm Augusta Iannini (consorte dello storico conduttore di Porta a Porta, Bruno Vespa) e Nello Rossi.
Continua Di Bernardo: "Ettore Loizzo, ingegnere di Cosenza e mio vice nel GOI, nel corso di una riunione della Giunta del Grande Oriente disse che poteva affermare con certezza che in Calabria su 32 logge 28 erano controllate dalla 'ndrangheta. Io saltai sulla sedia e gli dissi: 'E cosa vuoi fare?'. Lui mi rispose: 'Nulla, assolutamente nulla'. E mi spiegò che viceversa lui e la sua famiglia rischiavano gravi rappresaglie. Mi recai allora dal duca di Kent a cui esposi la situazione, ma mi disse che ne era già a conoscenza. A Londra mi dissero che grazie all'ambasciata ed ai servizi di sicurezza erano a conoscenza delle infiltrazioni della 'ndrangheta e questo è normale, perchè in Inghilterra la massoneria è un'istituzione riconosciuta. Il capo è il duca di Kent, quindi è normale che le associazioni con cui sono in rapporti siano sotto osservazione".

LOGGE, 'NDRINE & CLAN
Da tener presente che il tema dei rapporti tra massoneria è 'ndrangheta è stato al centro dei lavori della precedente Commissione Antimafia, presieduta da Rosy Bindi, che una paio d'anni fa chiese all'attuale Gran Maestro del Goi, Stefano Bisi (giornalista senese e in rapporti di "lavoro" con il responsabile del Monte dei Paschi di Siena David Rossi, "suicidato" dal quarto piano di palazzo Salimbeni cinque anni fa), la consegna degli elenchi dei massoni calabresi, suscitandone le ire: Bisi parlò di vera caccia alle streghe, quando uscirono fuori i nomi di alcuni massoni sotto inchiesta (o condannati) per rapporti con le 'ndrine.

Stefano Bisi

Torniamo alla verbalizzazione bollente. "La Calabria era indubbiamente il centro di questo fenomeno di infiltrazione, messo in evidenza dal procuratore Cordova, ma già segnali venivano dalla Sicilia. Ci fu un fatto che fece tremare i vertici del Grande Oriente, ossia l'arresto del sindaco di Castelvetrano per i suoi coinvolgimenti con la mafia. Ma in Sicilia ebbi altri segnali da parte dei vertici del Goi".
I segnali, precisa, arrivarono soprattutto da un avvocato-massone di Palermo, Massimo Maggiore, il quale lo metteva in guardia dal visitare una loggia trapanese per via, appunto, di infiltrazioni sempre crescenti in tutta la Sicilia: "Gli chiesi come avevano potuto permetterlo, e lui mi rispose che non avevano potuto evitarlo. Lì cominciai a capire che i vertici che avrebbero dovuto applicare le regole della massoneria, nel territorio erano in realtà state subordinate a logiche di altro potere. E questo avveniva già prima dell'inchiesta di Cordova. Io sono stato eletto Gran Maestro ignorando completamente quali fossero le realtà locali. Nella massoneria siciliana non c'era per così dire un punto di vista unitario. La massoneria era frastagliata e ogni parte aveva il suo centro di potere. In Calabria, invece, c'era una mente che regolava, al di là di tutti, i contrasti che esistevano tra le obbedienze massoniche di quel territorio. Si percepiva un filo conduttore. Loizzo mi diede l'imprinting più forte, però poi io iniziai a vedere il contorno e sono arrivato a capire che la massoneria calabrese è più potente di quella siciliana per la visione unitaria che possiede".
Di Bernardo fornisce ragguagli anche sui rapporti tra massoneria e movimenti separatisti, all'epoca molto forti: "Il mio segretario segretario personale Luigi Savina mi diceva che parte della massoneria appoggiava i movimenti separatisti. Reggio Calabria era il centro propulsore di questi movimenti separatisti. Cosenza aveva una sua specificità e la situazione era meno grave. Catanzaro non contava molto. Quella visione non rientrava nella mia visione d'Italia, per questo fin da quando sono stato Gran Maestro ho sempre respinto tali richieste di coinvolgimento che arrivavano. Non conosco la situazione al Nord, ma immagino che non fosse interessato, sebbene non posso escludere che ci fosse chi gettava benzina sul fuoco".
Sui legami massoneria-mafia all'epoca delle stragi, così dichiara Di Bernardo: "Io un'idea me la sono fatta e penso che fosse tutto all'interno di uno stesso contesto, seppur con separazioni interne. L'idea che mi sono fatto era che lì c'era qualcuno che tirava le fila all'interno di contesti diversi. Sì, quella stagione è maturata a contatto con ambienti massonici".

TRAFFICI D'ARMI IN SOMALIA 

Licio Gelli

L'ex Gran Maestro racconta poi di una strana telefonata che gli pervenne poco dopo la sua nomina al vertice del Goi, succedendo al sardo Armando Corona, grande amico dell'ex capo dello stato Francesco Cossiga: "Ero nella mia residenza sul Gianicolo e suona il telefono alle tre di notte. Mi sento dire con una voce da straniero: 'Gran Maestro, noi avremmo bisogno delle stesse cose che ci ha dato prima'. Io avrei potuto dire 'sta parlando con un'altra persona'. Però sono stato al gioco e ho chiesto 'di cosa avete bisogno in particolare?'. E inizia a farmi un elenco di armi non solo leggere ma anche pesanti. Quando lui si accorge del senso delle mie domande mi dice: 'Sto parlando con Armando Corona?'. Io dico 'No, sono Giuliano Di Bernardo' e lui mette giù. Per me si è accesa una spia. Capii che quella telefonata proveniva dall'Africa, forse dalla Somalia". Ricordiamo che la Somalia era un paese all'epoca molto 'caldo', densa di traffici di armi sui quali stava indagando la giornalista Rai Ilaria Alpi; così come sui traffici di rifiuti tossici, in gran parte gestiti dalle mafie in combutta con ambienti massonici.
La verbalizzazione prosegue descrivendo i rapporti della massoneria nostrana con quella inglese e quella americana. "Quando gli americani vengono in Italia portano una nuova immagine della massoneria, che è quella della massoneria democratica, diversa da quella nata in Inghilterra, e in questo cambia tutto".

IL VENERABILE VOLUTO DAGLI STATES
Circa gli anni seguenti prosegue: "Il governo americano iniziava a temere che ci potesse essere il sorpasso comunista. Quando gli americani non hanno più fiducia negli organi istituzionali, vanno alla ricerca dell'uomo nuovo, fuori da ogni contesto. Fu Frank Gigliotti (il massone che aveva lavorato per lo sbarco degli Usa in Italia, ndr) a rifondare la massoneria in Italia, e sempre lui propose Licio Gelli. Disse, 'Il salvatore dell'Italia è quest'uomo'. Da quel momento Gelli è stato il referente unico ed esclusivo del governo americano, per evitare che si facesse il sorpasso dei comunisti. Gelli ha avuto montagne di dollari, ma soprattutto il governo americano ha messo all'obbedienza di Gelli i vertici italiani economici, militari e della magistratura. Tutti nella sua obbedienza. Quest'uomo, all'improvviso, s'è ritrovato un potere che penso nessuno abbia mai avuto in Italia. Ed è vero: si parla di questo progetto politico di Gelli, il Piano di Rinascita. Ma cosa avviene? Gelli si era impegnato a modificare l'Italia per evitare il sorpasso. Ma quando Gelli riceve i soldi dagli americani fa i suoi affari e non pensa allo scopo fondamentale. Gli americani cominciano a sollecitarlo. E allora lui, come confidato a qualche suo collaboratore, non ce la fa più e si mette a scrivere così un progetto a caso. Tradisce gli americani mettendo da parte i fini politici".

IL VERO ELENCO DELLA P2
Sui rapporti tra il capo della P2 e il Grande Oriente, così racconta davanti alla Corte d'Assise Di Bernardo: "Aveva una base molto forte. Ufficialmente tutti osannavano Gelli. Ma io ho avuto modo di capire che questo non era vero. Gelli, dopo la mia elezione, mi invia due lettere in cui mi chiede di essere riammesso al Goi. Io le leggo e informo la giunta che mi sono arrivate queste lettere e non faccio nulla. Una sera Eraldo Ghinoi mi viene a trovare e mi chiede se ho ricevuto le lettere. Io dico che, a parte la mia idea personale, Gelli non può né deve tornare. E che se anche io avessi voluto il suo rientro, l'avrei dovuto presentare in Gran Loggia con la certezza che sarebbe stato bocciato a grande maggioranza. E lui mi dice, 'Qui ti sbagli. Prova a metterlo all'approvazione e vedrai che sarà approvato'. A questo punto mi dice, 'Io sono amico di Gelli da tanto tempo' e mi fa vedere una medaglia d'oro e platino ricevuta da Gelli. Io comincio a pensare: questa è la massoneria".
Le manovre 'persuasive' di Gelli nei confronti del fresco numero uno del Goi per una riammissione, comunque, sono state diverse, e con promesse molto forti. In danaro ma soprattutto mediante la consegna dei 'veri elenchi' della P2. Ecco le parole pronunciate da Di Bernardo: "Quello sequestrato dalla magistratura era un elenco solo parziale. Gelli mi offrì l'elenco vero della P2 tramite un suo emissario che commentò, 'così puoi ricattare tutta l'Italia'. Non dico che non ci ho pensato, ma poi ho deciso di non procedere".
E continua: "Dopo la mia elezione, chiede di incontrarmi il segretario personale del gran maestro Ennio Battelli (generale di brigata aerea iscritto alla loggia Garibaldi di Imperia, ndr). Questo segretario voleva fare una dichiarazione al gran maestro da firmare. Infatti lo incontro e mi dice che una sera Gelli si presenta nello studio del gran maestro Battelli con un grosso fascicolo e gli dice, 'Questo è l'elenco della P2'. Battelli inizia a sfogliarlo e diventa di tutti i colori. Battelli chiude e dice a Gelli, 'Riprendilo, questo io non l'ho mai visto'. E dice al suo segretario che i nomi che ha visto lì non li vuole dire. Il segretario si sente in dovere di fare questa dichiarazione. Io ho la cognizione che il vero elenco esiste ma non sappiamo dove. Questo avviene dopo che la loggia P2 è stata sciolta. Per sciogliere la P2 è stata necessaria la legge Anselmi, anche se non scioglie proprio nulla perchè contiene una contraddizione che contrasta con un articolo della Costituzione".

QUELLE LOGGE COPERTE
Sul tema bollente delle logge coperte, ecco cosa ne pensa Di Bernardo: "Un giorno mi viene a trovare un personaggio calabrese che mi dice: 'Gran Maestro, io sono all'obbedienza di Armando Corona della loggia coperta, però voglio sempre stare accanto al numero uno e voglio entrare nella sua loggia coperta'. E io dissi che per prendere in considerazione la sua richiesta avevo bisogno di un documento scritto. Così mi scrisse una lettera su carta intestata in cui allegò una foto con Corona vestito con paramenti massonici e mi fornì prova documentale dell'esistenza di una loggia coperta. Non ho mai saputo se fosse in Calabria, ma il soggetto che venne da me era un calabrese. Io a quel punto diedi tutto a Cordova. Le logge coperte sono di fatto dei comitati d'affari. Corona ha preso quegli imprenditori che secondo lui potevano essergli utili nei suoi progetti e li ha riuniti in una loggia..

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23 gennaio 2019

Monopolio in cambio di censura. Così nacque il copyright

Monopolio in cambio di censura. Così nacque il copyright
Coloro che si oppongono alla direttiva europea sul copyright (approvata il 12 settembre 2018) contestano in particolare due articoli: l’11 e il 13. Quest’ultimo, in particolare, introduce i famigerati filtri in upload sul materiale caricato dagli utenti, ma non punisce in nessun modo chi afferma in modo infondato di detenere diritti di proprietà intellettuale su certi materiali. Questa è una delle tante leggi che, per dirla con Rick Falkvinge, se applicate al “vecchio mondo analogico” suonerebbero assurde e ridicole. Illuminante l’esempio di Cory Doctorow:
Non puoi andare al cinema e, a un certo punto del film, urlare “Detengo i diritti intellettuali su quella canzone” e far interrompere il film
Condivisibile, dunque, la preoccupazione di chi -come gli Anonymous- denuncia il rischio che la violazione di copyright possa diventare una pretesto largamente utilizzato per impedire la pubblicazione di materiali (siano essi testi, immagini, video, qualsiasi cosa) ritenuti scomodi per tutt’altre ragioni.
In una parola: che si possa arrivare alla censura.
Questo scenario, del resto, non sarebbe certo una novità. Anzi: è esattamente così che è nato il copyright.
Il copyright fu inventato in Inghilterra nel 1557, regnante quella Maria I Tudor passata alla storia col soprannome di Bloody Mary. Come racconta Mauro Pili nel suo saggio sulla storia del movimento pirata:
Maria I aveva ereditato un’ Inghilterra protestante da suo padre, che aveva convertito l’intero paese dal cattolicesimo solo per divorziare da sua madre (e passare a sposare una mezza dozzina di altre donne in sequenza). Maria non era molto felice del trattamento di sua madre ed era stata allevata come cattolica; vide come suo dovere convertire l’Inghilterra di nuovo al cattolicesimo, indipendentemente dal costo in sangue.
Prese il trono a suo cugino nel 1553 e iniziò un giro di vite sui dissidenti politici che ancora oggi le fa guadagnare il soprannome di “Bloody Mary” (…) Oltre 280 dissidenti furono bruciati vivi per ordine di Maria I, come monito per gli altri.
In questo contesto, cercò un mezzo ulteriore per sopprimere la libertà di parola e di dissenso politico. Vedendo che in Francia contro la stampa la pena di morte aveva fallito miseramente, scelse una diabolica alleanza tra il capitale e la corona. Maria I° consegnò il monopolio della stampa il 4 maggio 1557 alla London Company of Stationers. In cambio di un monopolio lucrativo sulla stampa in tutta l’Inghilterra, la società si accordò a non stampare nulla che i censori della Corona ritenessero politicamente insubordinato.
Nulla di sorprendente, in fin dei conti. Uno Stato, quando impedisce la circolazione di un libro (o di un qualsiasi contenuto multimediale, al giorno d’oggi) fa oggettivamente più bella figura se dice che lo sta facendo per tutelare un diritto (la proprietà intellettuale) di qualcuno, anziché per censurare un pensiero critico.
Oggi come allora, la difesa della cosiddetta “proprietà intellettuale” (che alcuni economisti più propriamente chiamano monopolio intellettuale) rischia di diventare un grimandello con cui scardinare la libera circolazione delle idee e della conoscenza. I censori non sono più esseri umani, ma bot automatizzati i cui criteri di funzionamento possono solo essere immaginati, visto che di solito il loro codice sorgente non è certo aperto. 
Qualcuno potrebbe pensare che questi timori siano frutto di paranoie e preoccupazioni eccessive; eppure c’è chi ha già avuto un’anteprima di cosa potrebbe essere il domani. L’eurodeputata Julia Reda, ad agosto 2018, ha raccontato di aver visto sparire dal “principale motore di ricerca al mondo” alcuni suoi articoli su…la possibilità che alcuni articoli venissero rimossi.
E quegli articoli parlavano proprio dei bot per la censura automatica.

22 gennaio 2019

Ri-colonizzazione, di Thierry Meyssan


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L’impero britannico su cui il sole non tramonta mai.

Secondo Thierry Meyssan, una delle conseguenze della fine del mondo bipolare e, in seguito, del mondo unipolare è il ritorno in auge dei disegni coloniali. Dirigenti francesi, turchi e inglesi hanno pubblicamente dichiarato, in sequenza, che le ambizioni coloniali dei loro Paesi si sono riaccese. Rimane da vedere quali forme assumeranno nel XXI secolo.

L’impero francese

Da un decennio Rete Voltaire rileva l’incongruità dell’ambizione francese di ripristinare la propria autorità sulle ex colonie. Questa la logica sottesa alla nomina da parte del presidente Nicolas Sarkozy di Bernard Kouchner a ministro degli Esteri. Kouchner sostituì la nozione di «Diritti dell’uomo e del cittadino» dei rivoluzionari francesi con quella anglosassone di «Diritti dell’uomo» [1]. Più tardi, il presidente, e amico di Kouchner, François Hollande, durante una conferenza a margine dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, dichiarò che era tempo di ristabilire il mandato sulla Siria. Il nipote dell’ambasciatore François George-Picot (quello degli accordi Sykes-Picot), l’ex presidente Valéry Giscard d’Estaing, ne parlò con ancora maggiore chiarezza. Ed è in questo senso che va interpretata la volontà del presidente Emmanuel Macron di continuare la guerra contro la Siria, senza gli Stati Uniti.
In Francia c’è sempre stato un “partito coloniale”, trasversale ai partiti politici, che agisce come una lobby al servizio della classe possidente. Come in ogni periodo in cui diventa difficile per i capitalisti senza scrupoli conculcare la manodopera nazionale, riappare il mito della conquista coloniale. Se i Gilet Gialli si ribellano, noi continuiamo «lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo» da un’altra parte, sulle spalle dei siriani.
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L’impero francese “porta” la civilizzazione alle Colonie.
Un tempo, questa forma di dominazione si dissimulava, secondo le parole di Jules Ferry – sotto i cui auspici François Hollande consacrò il proprio mandato [2] –, dietro «il dovere di portare la civilizzazione». Oggi mira a proteggere i popoli i cui capi, democraticamente eletti, sono giudicati “dittatori”.
La Francia non è la sola ex potenza coloniale a reagire in questo modo. Poco tempo dopo la Turchia ne ha seguito l’esempio.

L’impero ottomano

Tre mesi dopo l’attentato e il fallito colpo di Stato del luglio 2016, il presidente Recep Tayyp Erdoğan pronunciava il discorso inaugurale dell’università a lui intitolata (RTEÜ), tracciando le linee delle ambizioni della Repubblica Turca dalla sua istituzione e delle ambizioni del nuovo regime [3]. Erdoğan motivava il proprio irredentismo riferendosi esplicitamente al «Giuramento Nazionale» (Misak-ı Millî) [4], adottato dal parlamento ottomano il 12 febbraio 1920.
Questo giuramento, fondamento del passaggio dall’Impero ottomano alla Repubblica Turca, rivendica i territori del nord-est della Grecia (Tracia e Dodecaneso) [5], tutta Cipro, il nord della Siria (inclusi Idleb, Aleppo e Hassakeh), e il nord dell’Iraq (compreso Mosul).
Attualmente, l’impero in via di ricostituzione occupa già il nord di Cipro (la pseudo-Repubblica Turca di Cipro del Nord), il nord-ovest della Siria e una piccola parte dell’Iraq. In tutte queste zone, dove vigono la lingua e la moneta turca, è stato nominato un prefetto (wali), il cui ufficio si trova nel Palazzo Bianco di Ankara.
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L’impero ottomano si fonda sull’ignoranza dei sudditi. Ha chiuso le scuole del mondo arabo.

L’impero britannico

Quanto al Regno Unito, da due anni esita su quale sarà il proprio futuro dopo la Brexit.
Poco dopo l’arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca, il primo ministro, Theresa May, si è recato negli Stati Uniti. Rivolgendosi ai dirigenti del Partito Repubblicano, May ha proposto di ristabilire la leadership anglosassone sul resto del mondo [6]. Il presidente Trump era stato però eletto per liquidare i sogni imperiali, non per condividerli.
Delusa, May è andata in Cina a proporre al presidente Xi Jinping un controllo congiunto degli scambi internazionali. La City, ha affermato May, è pronta a garantire la convertibilità delle monete occidentali in yuan [7]. Ma il presidente Xi non era stato eletto per fare affari con l’erede della potenza che smantellò il suo Paese e gli impose la guerra dell’oppio.
May tentò una terza via con il Commonwealth [8]. Alcune ex colonie della Corona, come l’India, oggi sono in forte crescita e potrebbero diventare preziosi partner commerciali. Simbolicamente, si recò alla presidenza del Commonwealth accompagnata dal delfino della Corona, il principe Charles. May annunciò che finalmente ci si sarebbe incamminati verso un Regno Unito Globale (Global Britain).
In un’intervista al Sunday Telegraph, il 30 dicembre 2018 il ministro della Difesa britannico, Gavin Williamson, ha tracciato un’analisi della situazione. Dal fiasco del Canale di Suez, nel 1956, il Regno Unito porta avanti una politica di decolonizzazione e ritira le proprie truppe dall’estero. Oggi l’Inghilterra ha basi militari permanenti solo a Gibilterra, Cipro, Diego Garcia e alla Maluine (Falkland, secondo la denominazione imperiale). Sono 63 anni che Londra si rivolge all’Unione Europea, che Winston Churchill aveva immaginato ma a cui inizialmente non pensava che l’Inghilterra avrebbe aderito. La Brexit «fa a pezzi questa politica». Ora, «il Regno Unito torna a essere potenza globale».
Londra sta già pensando di aprire due basi militari permanenti. La prima dovrebbe essere in Asia (a Singapore o nel Brunei), la seconda in America Latina, probabilmente in Guyana, in modo da partecipare alla prossima tappa della strategia Rumsfeld-Cebrowski, la distruzione delle regioni del mondo non connesse alla globalizzazione. Dopo i Grandi Laghi africani e il Medio Oriente Allargato, il Bacino dei Caraibi; la guerra dovrebbe cominciare con un’invasione del Venezuela da parte di Colombia (filo-americana), Brasile (filo-israeliano) e Guyana (filo-britannica).
Senza zavorrarsi di idee lenitive come quelle dei francesi, gli inglesi edificarono un impero con il concorso delle multinazionali, al cui servizio misero il proprio esercito. Divisero il mondo in due, compendiando la separazione in questo titolo: il sovrano era re d’Inghilterra, ove doveva sottostare alla tradizione politica, e imperatore delle Indie, ove, come subentrante della Compagnia privata delle Indie, era puro autocrate.
La decolonizzazione era un corollario della Guerra Fredda. Fu imposta agli Stati dell’Europa Occidentale dal duopolio Usa-URSS. È preservata nel mondo unipolare, ma, con il ritiro statunitense dal Medio Oriente Allargato, la colonizzazione non incontrerà ostacoli.
È difficile prevedere quale forma assumerà la colonizzazione del futuro. Un tempo fu resa possibile da rilevanti differenze di livello nell’educazione. Ma oggi?

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Documenti allegati

[1] La differenza fra le due definizioni fu il principale argomento dibattuto durante la Rivoluzione Francese. La loro incompatibilità fu il tema dell’eponimo libro di Thomas Paine, il più venduto durante la Rivoluzione.
[2] « La France selon François Hollande », par Thierry Meyssan, Réseau Voltaire, 30 juillet 2012.
[3] “La strategia militare della nuova Turchia”, di Thierry Meyssan, Traduzione Alessandro Lattanzio, Rete Voltaire, 21 ottobre 2017.
[4] « Serment national turc », Réseau Voltaire, 28 janvier 1920.
[5] “La Turchia annuncia di stare preparando l’invasione della Grecia”, Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 20 febbraio 2018.
[6] “Theresa May addresses US Republican leaders”, by Theresa May, Voltaire Network, 27 January 2017.
[7] “Il Brexit ridistribuisce la geopolitica globale”, di Thierry Meyssan, Traduzione Matzu Yagi, Megachip-Globalist (Italia) , Rete Voltaire, 27 giugno 2016.
[8] “La nuova politica estera britannica”, di Thierry Meyssan, Traduzione Matzu Yagi, Megachip-Globalist (Italia) , Rete Voltaire, 4 luglio 2016.

21 gennaio 2019

La pubblicità e il mondo accademico stanno controllando i nostri pensieri


Complici dell’industria pubblicitaria, le università ci inducono in tentazione, invece di  avvisarci come dovrebbero.
In che misura noi decidiamo? Ci diciamo di scegliere il corso delle nostre vite, ma è vero? Se io o voi fossimo vissuti 500 anni fa, la nostra visione del mondo, e le decisioni che avremmo preso di conseguenza, sarebbero state completamente diverse. Le nostre menti sono formate dall’ambiente sociale, in particolare dal sistema di credenze progettato da quelli al potere: una volta erano i monarchi, gli aristocratici e i teologi, oggi sono  le  multinazionali, i miliardari e i media.
Gli umani, i mammiferi sociali per eccellenza, sono spugne intellettuali ed etiche. Assorbiamo inconsciamente, nel bene o nel male, le influenze che ci circondano. Infatti, la sola idea che sia possibile formare le nostre stesse menti è un concetto acquisito, che cinque secoli fa sarebbe stato piuttosto alieno alla maggior parte delle persone. Questo non significa che non abbiamo capacità indipendenti di pensiero. Ma che per esercitarle, noi dobbiamo, con coscienza e grande sforzo, nuotare contro la corrente sociale che ci trascina, per lo più senza che ce ne rendiamo conto.
Però, anche se siamo complessivamente formati dall’ambiente sociale, certamente controlliamo le piccole decisioni che prendiamo? A volte. Magari. Ma anche qua siamo soggetti a una influenza costante, della quale vediamo una parte, ma non la gran parte. E c’è una grande industria che cerca di decidere al posto nostro. Le sue tecniche diventano sempre più sofisticate ogni anno, sfruttando le più recenti scoperte della neuroscienza e della psicologia. Tutto ciò ha il nome di pubblicità.
Ogni anno, vengono pubblicati nuovi libri su questo argomento, con titoli come Il Codice della Persuasione: Come il Neuromarketing Può Aiutarti a Persuadere Chiunque, Dovunque, in Qualsiasi MomentoAnche se molti libri sono senza dubbio sopravvalutati, essi descrivono anche una disciplina che si sta rapidamente  avvicinando alle nostre menti, rendendo sempre più difficile il pensiero indipendente. Pubblicità più sofisticate si intrecciano con tecnologie digitali progettate per eliminare le agenzie.
Quest’anno, lo psicologo infantile Richard Freed ha spiegato come nuove ricerche psicologiche siano state usate per sviluppare social media, videogiochi, telefonini con qualità genuinamente assuefative. Ha citato un esperto tecnologo che si vantava, con apparente giustificazione: “Abbiamo l’abilità di girare un po’ di manopole di controllo di una machine learning che abbiamo costruito e nel mondo centinaia di migliaia di persone cambieranno lentamente il loro comportamento in modi che, a loro insaputa, sembreranno naturali ma che in realtà sono stati progettati.”
L’obiettivo di questa intrusione mentale è di creare piattaforme pubblicitarie più efficaci. Ma lo sforzo è vano se noi manteniamo l’abilità di resistervi. Facebook, in accordo con un rapporto trapelato, ha svolto ricerche, condivise con un agenzia pubblicitaria, per determinare quando gli adolescenti che usano il suo network si sentono insicuri, inutili o stressati. Questo sembra essere il momento migliore per colpirli con micro promozioni mirate. Facebook ha negato di offrire “strumenti che prendono di mira le persone in base ai loro stati d’animo.”


Facebook, secondo un rapporto trapelato, ha sviluppato strumenti per determinare quando gli adolescenti che usano la sua rete si sentono insicuri, senza valore o stressati.


Ci possiamo aspettare che le agenzie commerciali proveranno qualsiasi stratagemma legale che possono portare a termine. Resta una decisione della società, rappresentata dai governi, se fermarli, attraverso quel tipo di regolamentazione che è venuta a mancare finora. Ma ciò che mi lascia perplesso e mi disgusta anche più di questo fallimento è la volontà delle università di ospitare e aiutare i pubblicizzanti ad entrare nel nostro cervello. L’ideale dell’Illuminismo, che le università affermano di abbracciare, è quello che ognuno dovrebbe pensare per se stesso. Quindi perché gestiscono dipartimenti in cui i ricercatori esplorano nuovi modi per bloccare questa capacità?
Lo chiedo perché, mentre consideravo la pazzia del consumismo  che in questo periodo dell’anno cresce oltre il livello normale di distruzione del pianeta, mi sono recentemente imbattuto in uno studio che mi ha meravigliato. È stato scritto da accademici delle università pubbliche in Olanda e negli Stati Uniti. Mi è parso che il loro obiettivo fosse decisamente in contrasto con l’interesse pubblico. Cercavano di identificare “i diversi modi in cui i consumatori resistono alla pubblicità, e le tattiche che possono essere usate per contrastare o evitare questa resistenza”.
Tra le tecniche “neutralizzanti” era evidenziata “camuffare l’intento persuasivo di un messaggio”; distrarre la nostra attenzione usando frasi confuse che rendono più difficile concentrarsi sull’intento del pubblicizzante; e “usare l’esaurimento cognitivo come tattica per ridurre l’abilità del consumatore nell’affrontare i messaggi”. Questo significa colpirci con un numero talmente alto di pubblicità da esaurire le risorse mentali, distruggendo la nostra capacità di pensare.
Incuriosito, ho cominciato a cercare studi accademici sullo stesso tema e ho trovato un’intera letteratura. C’erano articoli su ogni aspetto immaginabile di resistenza e suggerimenti che aiutavano a superarlo. Per esempio, mi sono imbattuto in uno studio che consiglia chi fa le pubblicità su come ricostruire la fiducia pubblica quando una celebrità con cui stanno lavorando si trova nei guai. Piuttosto che scaricare il prezioso collaboratore, i ricercatori suggeriscono che il modo migliore per recuperare “il fascino autentico e persuasivo di un testimonial”, la cui notorietà è calata, sia di fargli sfoderare  un “sorriso di Duchenne”, anche conosciuto come “sorriso genuino”. Lo studio ha precisamente anatomizzato questi sorrisi, fatto vedere come individuarli, discusso la “costruzione” della sincerità e “genuinità”: un magnifico esercizio di inaudita autenticità.
Un altro studio considerava come persuadere persone scettiche ad accettare le dichiarazioni di responsabilità sociale da parte di una multinazionale, specialmente quando queste pretese sono in conflitto con gli obiettivi finali della compagnia. (Un ovvio esempio è quello dei tentativi della Exxon Mobil di convincere le persone che l’azienda è ecologicamente responsabile perché compie ricerche su combustibili derivati da alghe, i quali un giorno potrebbero ridurre la CO2, anche se continua a pompare milioni di barili di petrolio al giorno). Speravo che lo studio consigliasse che il miglior modo per persuadere la gente fosse, per una compagnia, quello di cambiare pratica. Invece, gli autori della ricerca mostrano come immagini e comunicazioni possono essere combinate per minimizzare lo scetticismo delle persone interessate.
Un ulteriore studio trattava le pubblicità che lavorano sulla stimolazione FOMO – fear of missing out (la paura di perdersi qualcosa – n.d.T.). Si è notato come questi annunci funzionino tramite la “motivazione controllata”, che è una “maledizione per il benessere”. Le pubblicità FOMO, spiega la studio, tendono a causare un disagio in quelli che le notano. Continua poi mostrando come una migliore conoscenza della risposta delle persone “offra l’opportunità di innalzare l’efficacia di FOMO come possibile attivatore di acquisti”. Una tattica suggerita è di mantenere stimolata la paura di perdersi qualcosa, durante e dopo la decisione di comprare. Questo, suggeriscono, rende le persone più suscettibili ad altre pubblicità sulla stessa linea.
Sì, lo so: io lavoro in un’industria che riceve la maggior parte degli introiti dalla pubblicità, quindi ne sono complice anch’io. Ma quindi tutti lo siamo. La pubblicità, con un impatto distruttivo sul pianeta in cui viviamo, sulla nostra pace dei sensi e sulla nostra libertà, risiede nel cuore dell’economia basata sulla continua crescita. Questo ci dà ancora più ragioni per contrastarla. Tra i luoghi in cui questa sfida dovrebbe iniziare ci sono le università e le società accademiche, che dovrebbero impostare e mantenere gli standard etici. Se non riescono loro a nuotare contro queste correnti di desiderio calcolato e pensiero calcolato, chi lo potrà fare?
GEORGE MONBIOT è cronista del Guardian.
Tradotto per www.comedonchisciotte.org da STEFANO
Fonte: comedonchisciotte.org

18 gennaio 2019

Blog Emanuela Orlandi: Federica Orlandi “Anche io avvicinata da Felix sull’autobus”

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Pubblicato un nuovo articolo nel Blog di Emanuela Orlandi 

La lettera del suicida Alfredo e una nuova interista all'amico di Felix dove gli viene fatta ascoltare la telefonata che preannunciava la presenza della salma di De Pedis a S.Apollinare.