25 novembre 2006
9/11 Press For Truth
5 anni fà: Un nuovo video sugli attacchi dell'11 settembre 2001. Completo e credibile - Questo video eclissa tutti gli altri.
Potreste pensare di aver visto tutto quello che c'è da vedere sugli attacchi dell'11 settembre 2001 negli Stati Uniti. Ma se non avete ancora visto quello nel link sottostante, sarà meglio che impiegate il vostro tempo - se non la vostra responsabilità - per prendervi un'ora e 24 minuti in modo da guardare 9/11 Press For Truth.
Questo potrebbe essere il migliore e più credibile studio in circolazione sull'11 settembre 2001. Il libro Complete 9/11 Timeline di Paul Thompson fornisce il lavoro di ricerca per questo documentario.
9/11 Press For Truth
Paul Thompson
Fonte:
www.axisoflogic.com
Condividi questo film con chiunque conosci. Questo è il miglior film disponibile che mostra come l'11 settembre sia un'operazione coperta. Anche Tuo nonno Repubblicano del Texas avrà dubbi circa l'11 settembre quando lo vedrà!
Nota - Questo film è stato caricato su Video Google perchè così possa essere visto da migliaia di persone. Ma questo film non sarebbe stato possibile produrlo senza i molti soldi investiti. Se puoi, sostiene questi ragazzi ed ordina un DVD per Te. Loro hanno fatto un grandioso servizio per il nostro paese.
09 novembre 2006
L'enigma dell'Apocalisse
Apocalisse o Rivelazione, come è noto, è il libretto che conclude il Nuovo Testamento. Sebbene quasi tutti i teologi e molti storici, affatto privi di acume e di senso critico, si ostinino ad attribuire l’Apocalisse a Giovanni, è appurato che tale testo non fu scritto da un indotto pescatore della Galilea, ma da un filosofo gnostico, probabilmente Cerinto di Efeso, cui alcuni ascrivono pure il Quarto vangelo.
Tralascio, però, i problemi inerenti alla paternità di tale opuscolo, perché volevo soffermarmi sul suo supposto carattere profetico, di là dal contenuto esoterico-astronomico rilevato da Terzoli e su cui ho riflettuto nell’articolo Il 666 è un numero d’uomo.
È noto che il 666 è codificato nel codice a barre, la sequenza di linee verticali di diverso spessore e separate da una spaziatura variabile, usata per identificare i prodotti ed il relativo prezzo. A questo punto ci si potrebbe chiedere come fu possibile ad un semisconosciuto filosofo dell’Asia minore, intuire che in futuro la cifra 666 sarebbe stata adoperata in un metodo di identificazione che per di più si inserisce all’interno di un sistema in cui le persone sono ridotte a numeri. Probabilmente bisogna invertire i termini della questione: furono gli Oscurati, che determinano il destino del pianeta, a decidere di occultare il 666 nel codice a barre, dopo averlo tratto dall’Apocalisse, essendo ossessionati dai numeri e dai simboli. In ogni caso, sconcerta la lettura di certi versetti che sembrano prefigurare eventi e circostanze del nostro tempo, come i microprocessori sottocutanei, anche se lo storico Robin Lane Fox riconduce molti aspetti misteriosi di Rivelazione ad usi e tradizioni del I secolo d.C.
16 - Inoltre faceva sì che a tutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e servi, fosse posto un marchio sulla loro mano destra o sulla fronte,
17 - e che nessuno potesse acquistare o vendere, se non chi aveva il marchio o il nome della bestia o il numero del suo nome.
18 - Qui sta la sapienza. Chi ha intendimento conti il numero della bestia, perché è un numero d'uomo; e il suo numero è seicentosessantasei.
Le coincidenze sono suggestive: 666, oltre ad essere un multiplo di 11,1, indicante il ciclo delle macchie solari, è contenuto nei numeri romani presenti nella formula VICARIUS FILII DEI, che designa il papa. Babilonia la grande, infine, descritta con un linguaggio immaginoso e criptico, evoca Roma e non solo l’Urbe pagana, quanto la sede della Chiesa cattolica.(1) Non è un caso se questa fu l’interpretazione prevalente nel Medioevo, esegesi che fu condivisa anche da Dante Alighieri.
Sempre a proposito di combinazioni, ho letto che l’ultimo papa, secondo le profezie di Malachia indicato come Petrus secundus, potrebbe essere Hans Peter Kolvenbach, l’attuale generale superiore dei Gesuiti. Se così fosse, si profilerebbero tempi sinistri e funesti, essendo costui l’uomo a capo della Compagnia di Gesù che controlla, attraverso le varie cinghie di trasmissione (Sovrano ordine militare di Malta, Opus Dei, C.I.A., Mossad etc.), gran parte della politica mondiale.
Ancora una volta, l’analisi dei simboli conduce verso recessi quasi inesplorati: imparare a decifrare segni ed emblemi potrebbe aiutarci a gettare un po’ di luce su una realtà enigmatica, sfuggente e spesso tenebrosa.
::. Zret blog .::
(1) Tra le due è comunque notevole la continuità: vedi Kaput mundi.
Kaput mundi
Sono sempre più persuaso che, per scoprire trame segrete, non sono necessarie prove incontrovertibili e testimonianze coerenti con i fatti che si vogliono accertare: ad esempio, basta ricordare la data dell'attentato alle Torri gemelle, ossia 9 11, per capire che quell'orrenda strage non fu ideata e perpetrata da Kamikaze islamici, ma da... La documentazione raccolta, gli studi di tecnici e di esperti, le inchieste condotte da giornalisti indipendenti avvalorano quello che è già più che palese. I simboli nascondono, ma svelano quando si possiede la chiave per interpretarli. Certamente non sempre è agevole: qualcuno, dimenticando che il tre è numero magico (e pagano) per eccellenza ha creduto di scorgere nell'episodio del miracolo di Cana, quando il Messia trasformò l'acqua in vino, significati in realtà inesistenti e che albergano soltanto nella sua fervida fantasia. In vino veritas? In ogni caso il presente studio è un contributo per stimolare una ricerca sugli emblemi che possa squarciare il velo opaco della menzogna.
Lo storico romano Livio, nel libro I degli Ab urbe condita, descrive i prodigi avvenuti quando l’ultimo re di Roma, Tarquinio il Superbo (534-509 a. C. per la tradizione), dopo aver espugnato la città di Gabii, fece erigere un tempio consacrato al dio Giove sul monte Tarpeio. Leggiamo il passo che sarà oggetto di un’analisi, con cui proverò a collegare un’antica leggenda ad alcuni simboli occulti che il mondo contemporaneo ha ereditato probabilmente da un passato lontanissimo.
"Presa Gabii, Tarquinio concluse la pace con il popolo degli Equi e rinnovò l’alleanza con gli Etruschi. Quindi rivolse il pensiero alle questioni urbane, la prima delle quali era di lasciare come memoria del suo regno e del suo nome il tempio di Giove sul monte Tarpeio, al fine di testimoniare che dei due re Tarquinii, il padre aveva fatto il voto, il figlio l’aveva adempiuto. Affinché l’area del tempio di Giove che sarebbe stato edificato, fosse tutta libera dal culto di altre divinità, stabilì di sconsacrare templi e sacelli, dei quali alcuni in precedenza erano stati offerti in voto dal re Tazio, al tempo della sua lotta contro Romolo e che erano stati poi inaugurati e consacrati.
Si tramanda che all’inizio della costruzione di quest’opera gli dei manifestarono la loro volontà per indicare la grandezza di un così importante dominio, poiché, mentre gli auspici approvarono la sconsacrazione di tutti i santuari, non l’ammisero per il santuario di Termine; ciò fu accolto come presagio e come augurio, cioè che la mancata rimozione della sede di Termine, solo fra gli dei, ed il fatto che non fosse allontanato dai luoghi a lui sacri, mostravano ferme e stabili tutte le cose romane. Ricevuto questo auspicio di eternità, seguì un altro prodigio che palesava la grandezza del dominio: si narra che a coloro i quali scavavano le fondamenta del tempio apparve una testa umana con il volto integro. Tale apparizione rivelava senza ambagi che quella sarebbe stata l’arce dell’impero ed il capo del mondo; questo e così predissero i vati, sia quelli che erano nell’Urbe sia quelli che erano stati chiamati dall’Etruria per essere interpellati".
Poco importa se gli episodi considerati fatidici dagli auguri etruschi e romani, siano del tutto leggendari o se adombrino qualche fatto realmente accaduto, poiché, nell’ambito di questo breve studio, intendo privilegiare il valore simbolico della tradizione: mi riferisco, in particolar modo, al ritrovamento di una testa umana per opera di coloro che stavano asportando la terra per gettare le fondamenta del tempio. Gli indovini interpretarono il macabro reperimento come un fausto auspicio: infatti in latino il significato originario di “caput” è quello di “capo”, “testa”, ma a tale valenza si associano accezioni metaforiche, tra cui “capitale”. Così Roma, secondo i vati antichi, era destinata a diventare il centro di un potentissimo impero, la caput mundi.
Si può interpretare la leggenda come una conferma a posteriori della supremazia dell’Urbe su gran parte del mondo allora conosciuto: spesso la storia, scritta dai vincitori, per legittimare una situazione di fatto, si avvale di profezie post eventum, di interpretazioni tendenziose. La storiografia ufficiale può essere non di rado instrumentum regni, quanto la religione. Sono propenso comunque a credere che Livio riporti un avvenimento reale: forse il sito in cui fu costruito in seguito il tempio dedicato a Giove era un luogo di sepoltura usato da popolazioni autoctone. Non è da escludere dunque il rinvenimento di una testa umana anche con il volto più o meno integro. Tuttavia è importante l’aspetto emblematico dell’evento insieme con il duplice significato di “caput”, “testa” e “capitale”. Questi due valori s’intrecciano in modo inestricabile.
A questo punto è necessaria una digressione sulla storia del colle romano. Ammirando il Campidoglio dal Foro o da Piazza Venezia o dalla Via di S. Teodoro che passa sotto il Palatino, si può ancora distinguere la sua conformazione scoscesa nell'orografia dei colli di Roma, ormai addolcita dal tempo e da secoli di attività urbanistica. Ancora si notano due sommità separate da una sella, al centro della quale si slarga la Piazza del Campidoglio.
Quando, come riporta la tradizione, Romolo fondò la città quadrata sul Palatino, il Campidoglio doveva essere uno sperone roccioso con pareti a strapiombo sulla pianura sottostante circondata dagli altri poggi e solcata dal Tevere; in un’ansa del fiume dove l’acqua era meno profonda, affiorava l’isola Tiberina. Qui il guado era facile e poco pericoloso anche per i carri e per le mandrie. Per questo motivo si diramavano dal guado sul Tevere le vie che collegavano i Tirreni dell’Etruria con le colonie greche del sud Italia e le strade che scendevano dall'Appennino verso le saline della costa. Inoltre sulle rive del Tevere potevano approdare anche le imbarcazioni. Il Campidoglio e il Palatino dominavano quel crocevia di traffici. Il Campidoglio divenne la rocca imprendibile della città: fu una cittadella tanto sicura che poté essere espugnata solo con l'inganno: vi riuscirono i Sabini con il tradimento di Tarpea che, per amore o per interesse, secondo le differenti versioni delle leggende, aprì loro le porte. Verso la fine dell'età monarchica (VI sec. a.C.), quando Roma già aveva cominciato ad entrare in conflitto con i popoli circostanti, il Campidoglio, oltre che l'acropoli, divenne anche il santuario cittadino e punto di riferimento religioso per le genti latine. Così Tarquinio il Superbo intraprese la costruzione di un edificio sacro che fu dedicato a Giove, Giunone e Minerva, la triade capitolina. Da allora il colle fu il luogo più sacro della città, simbolo del potere dell’Urbe, esercitato per volontà degli dei ed il suo prestigio crebbe insieme con l’espansione del dominio romano. In seguito, attorno al santuario furono edificati altri templi, furono collocati altari e statue. Qui, con sacrifici, erano celebrati gli eventi solenni di Roma come l’intrapresa delle campagne militari, il conferimento dei poteri ai consoli ed i trionfi dei comandanti vittoriosi. In epoca imperiale il Campidoglio visto dal Foro, mostrava sull'altura maggiore, il Capitolium, il grande tempio di Giove e sulla destra, nel punto più alto dell'Arx, dove ora si trova la chiesa dell'Ara Coeli, il tempio di Giunone Moneta. Più in basso, nel 78 a.C. al tempo di Silla, fu eretto il Tabularium, l'Archivio generale dello Stato: un poderoso edificio, innalzato su un gigantesco muro di sostegno, percorso in tutta la sua lunghezza da un porticato con grandi aperture sul Foro. Nel Medioevo il colle diventò il Monte Caprino e l'area del Foro fu denominata Campo Vaccino: i toponimi popolari evocano con efficacia le sorti medievali di quest’area dell'Urbe. Infatti, ormai piuttosto lontano da un centro cadente e spopolato, che gravitava fra il Tevere e il quartiere di Borgo, cresciuto davanti alla Basilica di S. Pietro, il Campidoglio si era trasformato in pascolo per le greggi e nel Campo si teneva la fiera del bestiame. Sull'Arce, l'antica rocca, dove si adergeva il tempio di Giunone Moneta fu edificata una chiesa cristiana, Santa Maria in Aracoeli. Degli altri antichi monumenti, rimanevano solo alcune possenti strutture del Tabularium, i cui blocchi furono riusati per costruire le fortezze delle potenti famiglie romane. Nonostante la decadenza, per i Romani il Campidoglio restava il Colle augusto, il simbolo della città. Così, nel 1143, quando il popolo guidato da Arnaldo da Brescia insorse contro il pontefice, il Campidoglio fu scelto come sede delle magistrature comunali, per i Senatori e per le riunioni dei cittadini. Sui robusti muri del Tabularium fu innalzato, forse nel secolo successivo, il Palazzo senatorio destinato a diventare un castello dalle torri quadrate, cui furono aggiunti un portico ed una gradinata. L’insieme architettonico, però, rimase senza ordine e simmetria, finché intervenne Michelangelo con un progetto risalente al 1536, imperniato sull’idea di una delimitazione dello spazio per mezzo di una piazza trapezoidale, tesa a sottolineare i valori prospettici. Al centro della piazza l’artista collocò la statua equestre dell’imperatore Marco Aurelio, che papa Paolo III fece trasferire dal Laterano. Il preesistente Palazzo senatorio fu raccordato all’ambiente circostante tramite il doppio scalone d’ingresso, con la fontana centrale sormontata dalla statua della dea Roma. L’edificio funge da grandiosa quinta con la torre centrale e la fronte spartita da paraste. Le sue proporzioni sono inoltre valorizzate dalla posizione divaricata che, verso di esso, assumono gli altri due palazzi delimitanti la piazza ad est e ad ovest: il Palazzo dei Conservatori (dal 1563) ed il Palazzo nuovo o dei Musei capitolini (1644-55). Sul quarto lato culmina la grandiosa cordonata con le due sculture dei Dioscuri, opere di tarda età imperiale: essa è concepita come un ponte tra il poggio e la città ed esalta l’effetto scenografico dell’intero complesso. La piazza, con i due prospetti, l’uno verso San Pietro, l’altra sulle vestigia del Foro, assurge a simbolo, laico e religioso insieme: il Campidoglio come umbilicus mundi e come Sacro monte. Questa, a grandi linee, la storia del Campidoglio. Tuttavia la vicenda non è finita giacché continua in un altro continente. Nel 1790 Thomas Jefferson e Alexander Hamilton decisero di stabilire la capitale degli Stati Uniti d’America a Washington e tre anni dopo cominciò la costruzione del grande Campidoglio (Capitol) sulla collina ad est del Potomac. Verso la fine del secolo XVIII gli apparati governativi, finanziari e legislativi vi si cominciarono a trasferire, ma nel 1814 i Britannici lo incendiarono sicché l'intero progetto del Washington Distretto di Columbia fu quasi accantonato. Con una decisione in extremis, il Campidoglio fu ricostruito tra il 1817 e il 1819. Le due ali della Camera e del Senato furono aggiunte nel 1857, la cupola metallica del peso di 4.000 tonnellate nel 1863, infine la facciata orientale fu edificata intorno al 1950, cosicché l'attuale complesso è grande più del doppio di quello originale. Il Campidoglio è l'epicentro e il simbolo della città: infatti i viali principali della capitale convergono tutti in un punto immaginario sotto la cupola. La Capitol Rotunda è decorata con un affresco dipinto dall'italiano Costantino Brumidi. L’affresco raffigura L'apoteosi di Washington, ossia l'ingresso in paradiso di George Washington, primo presidente della Confederazione, accolto da tredici angeli a simboleggiare i tredici stati fondatori. Gli atri sono adornati con dipinti murali che rappresentano gli eroi nazionali e le loro gesta: il più recente effigia gli astronauti morti a causa dell'incidente occorso alla navetta Challenger. Nello Statuary hall, atrio delle statue, sono collocate gigantesche sculture. In teoria avrebbero dovuto essere dedicate a due personaggi importanti per ciascuno stato della Confederazione, ma in realtà ne è stato scolpito un numero un po’ inferiore, perché il pavimento non avrebbe retto il peso del marmo necessario. Ci si potrà chiedere quale sia il nesso tra il Campidoglio di Roma e quello di Washington: di là dal nome, che cosa li accomuna? Entrambi sorgono su un’altura, sulla riva sinistra di un fiume, rispettivamente il Tevere ed il Potomac; ambedue sono edifici e luoghi emblematici. Tuttavia il legame è molto più profondo ed occulto: mi riferisco alla relazione tra l’Urbe e quella che, dopo Mosca, Bisanzio-Costantinopoli e Roma, potrebbe essere definita la Quinta Roma. Come nell’antichità Roma fu il centro politico, economico e culturale dell’orbe terracqueo, così dal primo dopoguerra in poi gli Stati Uniti d’America sono assurti a cuore del mondo: la luce della fiaccola stretta nella destra della Statua della “Libertà” ha gettato i suoi bagliori corruschi e sinistri sul pianeta, svettando con il suo capo contornato da raggi-corni, all’imboccatura di Manhattan. Sono tutti simboli, che, dietro i significati convenzionali, nascondono valori oscuri, come quell’orrenda testa del colle Tarpeio, come il teschio della famigerata Skull and bones, la setta di origine tedesca fondata nel 1832 su iniziativa di William Huntington Russell e di Alphonso Taft e che, da allora, ha la sua sede a New Haven, nel Connecticut, in un edificio sulla High Street denominato "La tomba". Un filo invisibile collega l’Urbe a Washington, città in cui la planimetria, insieme con molti edifici e monumenti, crea un disegno esoterico, con cifre massoniche, esagrammi, pentacoli capovolti… Anche l’emblema dei papi, con la mitra al centro e le due chiavi, una d’oro, l’altra d’argento, se colto con uno sguardo penetrante e, per così dire, obliquo, svela, in filigrana, l’effigie di un teschio con le tibie disposte a decusse. D’altronde la Chiesa cattolica non è forse considerata, per alcuni versi, l’erede della Roma pagana? Il teschio si attaglia perfettamente alla Chiesa universale. Le capitali di domini universali furono edificate su luoghi dal significato magico (si tratta con ogni probabilità di magia nera): la Roma monarchica, repubblicana e dei Cesari sfidò i secoli per crollare miseramente sotto i colpi dei Germani, ma, dalle sue rovine fumanti, come l’araba fenice, sorse la splendida e corrotta Roma dei papi. Washington, la Quinta Roma, oggi tiene lo scettro del potere, mentre il pontefice della Chiesa ecumenica regge il pastorale, nel segno della diarchia del Nuovo ordine planetario. Eppure anche questi due imperi contemporanei sono destinati a rovinare sotto il peso del loro immenso, iniquo potere. Fonti: M. De Pieri, Il numero, 2005 Enciclopedia dell'arte, Mlano, 2002 Enciclopedia dell'arte antica, Roma, 1997 Enciclopedia dell'arte medievale, ibid., 1997 D. Icke, Il segreto più nascosto, Diegaro di Cesena, 2001, cap. 17, La lingua segreta. A. G. Sutton, America’s secret establishment An introduction to the Order of skull and bones, 2006. Si narra che Prescott Bush, nonno dell’attuale presidente degli Stati Uniti, George Walker Bush, trafugò il teschio del capo nativo americano Geronimo, profanandone la tomba. Il macabro trofeo denota il carattere tenebroso della loggia. C. Westbrook jr, The talisman of the United States Signatures of the invisibile brotherhood::. Zret blog .::
30 ottobre 2006
The Vatican connection
Le tre fiere
Tutti conoscono le tre fiere che sbarrano il cammino a Dante nel I canto dell’Inferno. Il significato allegorico della lonza, del leone e della lupa è stato variamente interpretato: secondo la maggior parte dei commentatori, i tre animali adombrano tre disposizioni peccaminose, ossia l’incontinenza (l'incapacità di dominare le pulsioni), la matta bestialità (la violenza) e la frode. Per il sommo poeta, i peccati che originano dal pervertimento dell’intelligenza sono più gravi di quelli dovuti all’incapacità di dominare le passioni. Per questo motivo l’Alighieri esecra l’ipocrisia, il ladrocinio, il tradimento… tutte colpe gravissime. Per il Nostro un omicidio è meno grave di una menzogna: ciò può apparire paradossale, ma Dante aveva compreso che l’assassino spesso è un violento, che non sa controllare i suoi istinti, mentre un ipocrita è un simulatore-dissimulatore. Costui mentendo, usando parole melliflue, inganna gli altri.
Orbene, qualche lettore si è quasi risentito a causa della mia opinione circa la Chiesa di Roma, i cui vertici sono, a mio parere, una setta luciferina coinvolta in tutte le operazioni più nefande dall’assassinio della filosofa e scienziata alessandrina Ipazia, in poi. Ipazia, colpevole di aver promosso una libera coesistenza tra pagani, ebrei e “cristiani” nella città di Alessandria, fu scorticata viva per mezzo di conchiglie da alcuni fanatici istigati dal vescovo Cirillo. Qualcuno obietterà: una volta i “cristiani” erano intolleranti, oggi non più. Beata ingenuità! Bisognerebbe guardarsi da questi lupi travestiti da agnelli: l’altro giorno Benedetto XVI ha tenuto un discorso a Verona. Avete notato la scenografia? Il drappo rosso della tribuna abbinato al nero del fondo su cui aleggia un grottesco crocifisso-ectoplasma alle spalle del pontefice. Coincidenze? Può darsi. In ogni caso, ammettiamo pure per assurdo che la Chiesa di Roma sia solo un’istituzione decrepita di poltroni e di tedeschi lurchi: non merita una condanna dantesca? Cardinali e vescovi hanno mai speso una parola per stigmatizzare le leggi liberticide statunitensi, britanniche ed italiane o l’uso di armi ad energia diretta in Iraq o la dissennata politica dei governi che creano disoccupazione od il signoraggio bancario? No. Mai. I prelati si occupano solo di coppie di fatto, di scuole cattoliche, di aborto e di eutanasia. Nel migliore dei casi, sono sepolcri imbiancati.
Ammettiamo pure che costoro siano degli ignavi, dei pusillanimi, timorosi di contrastare i poteri forti: meritano di essere disapprovati, poiché “a Dio spiacenti ed a’ nemici sui”. Hanno mai levato la voce contro le ingiustizie e le soperchierie dei potenti? Il vescovo Romero, un’eccezione che conferma la regola, fu ucciso per essersi pronunciato contro i soprusi delle corrotte classi dirigenti e dei loro “bravi”: quando il futuro santo, Giovanni Paolo II, si recò in El Salvador in visita pastorale, alcuni fedeli gli chiesero che cosa pensasse dell’uccisione del porporato. Il papa, con la sensibilità di un agente della Gestapo, rispose: “Che cosa si aspettava, dopo aver pronunciato quelle parole?”
Che cosa ci possiamo aspettare noi da gente che santifica carnefici come Pavlevic, il croato distintosi nei massacri di ebrei, ortodossi e musulmani, canonizzato da lui, sì da lui, da Giovanni Paolo II, il papa più amato dagli Italiani (non solo), credenti ed atei. Le ipotesi sono due: o il papa polacco era completamente babbeo ed all’oscuro dei trascorsi un po’ discutibili di Pavelic o sapeva che presto un demone sarebbe, motu proprio, di sua iniziativa, stato elevato agli onori degli altari. Quale ipotesi vi sembra più plausibile?
Babilonia
Di fronte a questa diabolica impudenza, perché dubitare delle ricostruzioni e delle inchieste di giornalisti come David A. Yallop, Greg Szymanski, Eric Phelps ed altri che hanno evidenziato gli stretti, inestricabili legami tra i Gesuiti e la cricca al potere nell’Impero di USAtana ed altrove? La Confraternita degli “Illuminati” fu fondata da un ex (?) gesuita. Pat Buchanan, Allen Dulles, Edward Egan, Heinrich Himmler, solo per citarne alcuni, sono o sono stati affiliati al Sovrano ordine militare di Malta, un’altra longa manus della Chiesa di Roma. Pat Buchanan è un ultrafanatico baciapile, fautore di un cattolicesimo intransigente. Uomo “politico” e “giornalista” molto influente, Buchanan è legato a doppio filo alla gerarchia vaticana. Allen Dulles è il famigerato ex direttore della Criminal Infamous Agency. Suo nipote – guarda che caso! – è Avery Dulles, cardinale e gesuita. Edward Egan è il potentissimo arcivescovo di New York. Heinrich Himmler… occorre ricordare chi fu?
Perché dunque dubitare che dietro gli attentati del 911 e la folle deriva della politica internazionale con una guerra di tutti contro tutti, non si debba intravedere la mefistofelica mente dei Gesuiti, non a caso espulsi da quasi tutti i paesi nei secoli passati, poiché implicati nelle trame più losche ed impensabili? Se guardiamo oltre le apparenze, ci accorgiamo che l’Ordine dei Gesuiti e l’Opus Dei sono quasi sempre dietro le operazioni bancarie più disinvolte, dietro omicidi eccellenti (da Lincoln, a Kennedy, a Giovanni Paolo I, a Rabin…), dietro la promozione dell’energia nucleare, dietro l’indottrinamento delle nuove generazioni ottenuto con le case editrici cattoliche, dietro l’inebetimento dei fedeli grazie a Radio Maria ed a Radio Vaticana, dietro la pedofilia, dietro la costruzione di giganteschi osservatori astronomici per controllare quel che accade là fuori…
Chi decide nei Promessi sposi di rapire Lucia? Don Rodrigo o il Griso? Perché allora ci accaniamo contro i pur scellerati esecutori ed ignoriamo, di fatto assolvendoli, i mandanti? È chiara l’antifona?
Questi farisei sono dei mentitori impenitenti: il cardinal Ruini ha affermato che bisogna confrontarsi con il risveglio dell’Islam. In Iraq (l’antica Mesopotamia, dove sorgeva Babilonia) le forze della coalizione, gli squadroni della morte e gli attentatori suicidi hanno causato in questi anni 650.000 morti! In Afghanistan l’uranio impoverito causa malformazioni, malattie, decessi tra la popolazione! Purtroppo spesso i soldati, che sono stati mandati in quelle martoriate regioni, rientrati in patria, si ammalano a causa della prolungata esposizione all’uranio impoverito. Secondo il rovinoso Ruini i popoli mediorientali avrebbero il tempo, la salute, le risorse e le energie per promuovere la religione musulmana. Che impudenza! È già difficile tentare di sopravvivere ai quotidiani massacri degli squadroni della morte, in un ambiente inquinato, con le più elementari infrastrutture distrutte o gravemente danneggiate: come è possibile che l’Islam si rinvigorisca?
Fonte:
::. Zret blog .::
12 ottobre 2006
Un film italiano fa luce sui misteri dell'11 settembre
IL GIORNO DI DIONISO (nome provvisorio) In anteprima al Milano Film Festival alcune sequenze del docufilm in corso di realizzazione, frutto della collaborazione tra Megachip, l'associazione dell'europarlamentare e giornalista Giulietto Chiesa, e da Telemaco, una casa di produzione indipendente romana, con la partecipazione di Dario Fo. Supportato da una rigorosa documentazione il film fa risaltare le incongruenze delle ricostruzioni ufficiali degli attentati che 5 anni fa sconvolsero il mondo. All'incontro, al Teatro delle Erbe di Milano, hanno partecipato Giulietto Chiesa, Claudio Fracassi e Dario Fo. |
08 ottobre 2006
The Cutting Edge: US Army Contemplates Redrawing Middle East Map to Stave-off Looming Global Meltdown
L'esercito USA ridisegna il Medio Oriente per la prossima crisi globale.
In un articolo poco noto pubblicato agli inizi di agosto nell' Armed Forces Journal, un mensile per ufficiali e dirigenti della comunità degli Stati Uniti, il maggiore in congedo anticipato Ralph Peters presenta le ultime idee nell'attuale linea di pensiero strategico degli USA. Esse sono estremamente inquietanti.
Pulizia etnica in tutto il Medio Oriente
Il maggiore Peters, assegnato all' Ufficio del Vice Capo degli Affari per l'Intelligence, dove era responsabile delle guerre del futuro, delinea apertamente come la mappa del Medio Oriente dovrebbe essere ridisegnata in un nuovo e imperiale tentativo, progettato per correggere gli errori del passato. "Senza un'importante revisione dei confini non potremo mai vedere un Medio Oriente più pacifico", osserva, ma dopo, ironicamente, aggiunge: "Oh, è un altro sporco piccolo segreto, vecchio 5000 anni di storia: La pulizia etnica funziona".
Pertanto, cosciente che la radicale configurazione delle frontiere proposte coinvolgerebbe necessariamente un'enorme pulizia etnica con il conseguente spargimento di sangue in scala probabilmente genocida, insiste: "Noi dovremmo considerare come un dato di fatto che una parte dello spargimento di sangue in quella regione continuerà ad essere nostra". Tra i suoi propositi c'è la necessità di creare "uno stato curdo indipendente" per garantire il diritto dei Curdi, a lungo negato, all'autodeterminazione. Ma dietro ai falsi sentimenti umanitari, il maggiore Peters dichiara che: "Un Kurdistan libero, esteso da Diyarbakir fino a Tabriz, sarebbe lo stato più pro-occidentale tra Bulgaria e Giappone".
Peters rimprovera gli Stati Uniti e alla sua coalizione di perdere "una gloriosa opportunità" per frammentare l'Iraq, il quale, secondo lui, "andrebbe diviso immediatamente in 3 stati più piccoli". Ciò lascerebbe "le tre province irachene a maggioranza sunnita come uno stato troncato, che potrebbe alla fine scegliere di unirsi con la Siria la quale perderebbe il suo litorale in favore di un Gran Libano orientato verso il Mediterraneo: civiltà fenicia rinata". Nel frattempo, il sud sciita del vecchio Iraq "formerebbe le basi per uno stato arabo sciita che confinerebbe con gran parte del Golfo Persico". Giordania, stato amico di Usa e Israele nella zona, "manterrebbe il suo attuale territorio con una espansione verso sud a spese dell'Arabia Saudita. Da parte sua, l'innaturale stato dell' Arabia Saudita sopporterebbe uno smantellamento grande quanto quello del Pakistan". "L'Iran perderebbe un vasto territorio in favore dell'Azerbaijan Unificato, del Kurdistan Libero, dello Stato Arabo Shiita e del Baluchistan Libero, ma guadagnerebbe le province intorno a Herat, nell'odierno Afganistan. Nonostante sia impossibile implementare adesso questo vasto ed imperiale programma, con il tempo," sorgeranno nuovi e spontanei confini", indotti da "un inevitabile e concomitante spargimento di sangue".
Per quanto riguarda gli obiettivi di tale piano, il maggiore Peters è altrettanto franco. Includendo i rischi necessari del combattimento " per la sicurezza contro il terrorismo e per la prospettiva di una democrazia", egli menziona anche il terzo aspetto importante,"e per accedere alle riserve di petrolio di una regione che è destinata a combattersi da sola".
Tutta la questione suona inquietantemente familiare, specialmente per coloro che hanno letto le divagazioni dell'allora funzionario del Ministero degli Esteri israeliano, Oded Yinon.
Mantenendo il mondo al sicuro …per la nostra economia.
Malgrado provi a presentare la sua visione come un tentativo altruistico di democratizzare il Medio Oriente, in una collaborazione di un decennio fa alla rivista Parameters dello US Army War College, egli ha ammesso con un certo tripudio che: " Quelli di noi che possono selezionare, assimilare, sintetizzare e applicare una rilevante conoscenza riescono professionalmente, finanziariamente, politicamente, militarmente e socialmente. Noi, i vincitori, siamo una minoranza". Questa minoranza sarà inevitabilmente in conflitto con la vasta maggioranza della popolazione mondiale: " Per le masse del mondo devastate da informazioni che non riescono a gestire od a interpretare efficacemente, la vita è ‘sgradevole, brutale…e frustante'. "In "ogni paese e regione", queste masse incapaci di "comprendere il nuovo mondo" e di "approfittare delle sue incertezze…diventeranno i nemici violenti dei loro inadeguati governi, dei loro più fortunati vicini ed infine degli Stati Uniti". Lo scontro seguente, quindi, non ha niente a che vedere con il sangue, la fede o l'etnia. Riguarda semplicemente la distanza tra i ricchi e i poveri. "Stiamo entrando in un nuovo secolo dell'America", dice, in un velato riferimento al Project del governo Bush dello stesso nome e fondato nello stesso anno in cui egli scriveva. Nel nuovo secolo, "diventeremo sempre più ricchi, più letali dal punto di vista culturale e sempre più potenti. Provocheremo odi senza precenti".
Predicendo il futuro dell'esercito degli USA, il maggiore Peters sostiene: "Vedremo paesi e continenti divisi tra ricchi e poveri in una inversione di tendenza economica del 20-esimo secolo". In questo contesto, dice, "Noi negli Stati Untiti continueremo ad essere percepiti come i ricchi più grandi", e quindi, "il terrorismo sarà la forma più comune di violenza", insieme con "la criminalità transnazionale, lo scontro civile, le secessioni, i conflitti di frontiera e le guerre convenzionali". Nel frattempo, "in difesa dei suoi interessi", gli Stati Uniti "interverranno in alcuni di questi contesti". E poi riassume il tutto in un paragrafo compatto:
"Non ci sarà pace. In qualsiasi momento, per il resto delle nostre vite, sul globo ci saranno conflitti multipli in varie forme. Il conflitto violento dominerà le testate giornalistiche, ma le lotte culturali ed economiche saranno più costanti e alla fine più decisive. Il ruolo di fatto delle forze armate statunitensi sarà quello di mantenere la sicurezza del mondo per la nostra economia e per favorire il nostro assalto culturale. Con questi obiettivi uccideremo una quantità considerevole di gente".
Cosa ha spinto il maggiore Peters a rivelare la sua visione sul Medio Oriente nell' Armed Forces Journal sulla scia dell'ultima crisi in Medio Oriente? Di seguito una serie di sviluppi critici al riguardo.
La fonte: convergono le imminenti crisi globali
Secondo una fonte americana, con accesso ad alto livello alla classe dirigente militare, politica e di intelligence degli USA, coloro che prendono le decisioni in Occidente non hanno dubbi che il mondo sta affrontando l'imminente convergenza di varie crisi globali. Queste crisi minacciano non solo di minare le basi del potere dell'Occidente nella sua attuale configurazione militare e politica, ma anche di destabilizzare tutte le fondamenta della civiltà industriale.
La fonte ha rivelato che gli ultimi dati sul petrolio indicano che "la produzione globale del petrolio molto probabilmente ha raggiunto il massimo due anni fa". Ciò è coerente con le scoperte di geologi rispettabili come il dott. Colin Campbell, principale esperto nell'esaurimento del petrolio, che ha predetto alla fine degli anni ‘90 che la produzione mondiale di petrolio avrebbe raggiunto il suo massimo agli inizi del 21-esimo secolo. "Siamo arrivati alla fine della prima metà dell'era del petrolio", ha detto il dottor Campbell, che ha un dottorato in geologia all'Università di Oxford e possiede più di quaranta anni di esperienza nell'industria del petrolio. Analogamente, Kenneth Deffeyes, un geologo ed emerito professore dell'Università di Princeton, stima che tale picco si è verificato alla fine dell'anno scorso.
La stessa fonte ha detto che influenti analisti finanziari degli Stati Uniti credono che "un collasso del sistema bancario globale è imminente per il 2008". Anche se l'avvertimento è coerente con risultati pubblici ottenuti da altri esperti, questa è la prima volta che è stimata una data più precisa. In un'analisi predittiva basata su fonti finanziarie ad alti livelli, lo storico statunitense Gabriel Kolko, emerito professore della Università di York, ha concluso alla fine di luglio che:
"Tutti i fattori che provocano i crash, quali le eccessive inversioni nella borsa del denaro in prestito, la crescita dei tassi di interesse,ecc, esistono… Le contraddizioni distruggono ora il sistema finanziario mondiale ed un crescente consenso esiste tra chi lo appoggia e chi, come me, credono che lo status quo sia tendente alla crisi e immorale. Se dobbiamo credere alle istituzioni e alle personalità che sono state all'avanguardia della difesa del capitalismo, e dovremmo farlo, è assolutamente possibile che siamo sull'orlo di crisi molto serie".
La fonte ha spiegato anche il pericolo rappresentato dal rapido cambiamento climatico. Anche se i calcoli più convenzionali suggeriscono che la catastrofe climatica globale non verrà prima di 30 anni, la fonte commenta che la moltiplicazione di vari "punti cruciali" indica che una serie di devastanti avvenimenti climatici potrebbe "verificarsi entro 10 o 15 anni". Ancora una volta, ciò è coerente con i risultati di altri esperti, il più recente dei quali è un rapporto di un gruppo di lavoro dell'Istitute for Public Research del Regno Unito, del Center for American Progress in USA e dell'Australia Institute, che nel gennaio dello scorso anno ha affermato che, se la temperatura media mondiale aumenta di "due gradi centigradi sopra la media della temperatura mondiale esistente nel 1750 prima della rivoluzione industriale", si verificherà una catena irreversibile di disastri climatici. Nel suo rapporto, il gruppo di lavoro dice:
"Le possibilità includono che si arrivi a punti cruciali climatici che portino, per esempio, alla perdita dei ghiacciai continentali dell'Ovest Antartico e della Groenlandia (che, nell'insieme, potrebbero innalzare il livello del mare di 10 metri in pochi secoli), alla chiusura della circolazione termoalina dell'oceano (e, insieme, con la corrente del golfo) e alla trasformazione dei boschi e dei territori del pianeta da scarico di carbonio a fonte di carbonio".
La fonte ha anche rivelato che i generali degli USA hanno ripetutamente simulato un eventuale conflitto in Iraq, e coerentemente hanno trovato che le simulazioni hanno predetto "un assoluto disastro nucleare", dal quale non è possibile stabilire un vincitore con chiarezza. Lo scenario simulato era talmente funesto che i generali hanno informato i funzionari del governo di evitare a tutti i costi una guerra di qule tipo. Comunque, la fonte ha detto che il governo Bush sta ignorando i timori dei militari statunitensi.
In questo contesto sembrerebbe che le divagazioni del maggiore Peters provengano meno da una fiducia combinata nel potere degli USA e più da un senso di crescente disperazione e di inquietudine visto che l'architettura politica, economica ed energetica del sistema globale è sempre più frammentata sotto il peso della sua stessa instabilità. Nonostante l'apparente oscurità della situazione, comunque, esiste chiaramente un essenziale dissenso sull'attuale traiettoria della politica statunitense e occidentale ai più alti livelli del potere. La fonte ha evidenziato che "l'umanità è sull'orlo di un precipizio, quindi semplicemente o cadiamo oppure ci evolviamo. Io non sono sicuro come potrà essere il nuovo essere umano, ma sicuramente dovrà esserci un completo rinnovamento delle idee e dei valori, un nuovo modo di pensare al mondo che rispetti la vita e la natura".
Nafeez Mosaddeq Ahmed
Fonte:
The Cutting Edge: US Army Contemplates Redrawing Middle East Map to Stave-off Looming Global Meltdown
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di PEPE JUDSON
05 ottobre 2006
Faremondo fa il punto della sitiuazione
Emanuele Montagna del gruppo Faremondo (organizzatori del Convegno Internazionale di Bologna) ci propone
Alcune riflessioni sul movimento di inchiesta italiano per l'11 settembre
Dopo queste ultime settimane particolarmente febbrili è forse giunto il momento che il movimento italiano di inchiesta sull'11 settembre si prenda il tempo per qualche riflessione meno immediata sullo stato dell'arte.
Voglio iniziare a farlo riprendendo quanto scritto da Massimo Mazzucco l'indomani della giornata-evento 11-9 Menzogna globale organizzata da noi di Faremondo il 17 settembre scorso. Dopo questo incontro, notava Mazzucco, si può considerare concluso nel migliore dei modi un intero ciclo di attività del movimento di inchiesta, un ciclo che per alcuni di noi era iniziato sin dai mesi successivi l'11 settembre nel più completo isolamento e fidandoci soltanto delle nostre prime intuizioni critiche.
Indubbiamente, considerando come eravamo messi ancora tre anni fa all'epoca dei primi scambi fra ricercatori in rete, nessuno di noi avrebbe mai potuto immaginare che a settembre 2006 saremmo riusciti ad organizzare a Bologna una conferenza internazionale con ospiti di quel calibro, con l'Arena del Sole praticamente piena (700 presenze) e una pièce teatrale inedita che sta ricevendo apprezzamenti convinti da tantissime parti. Allo stesso modo, anche solo un anno fa nessuno di noi si sarebbe mai sognato di poter vedere in televisione la sequenza di trasmissioni che è culminata con la cruciale testimonianza di Jimmy Walter a Report e con l'indubbia dimostrazione di autorevolezza del duo Fracassi-Mazzucco durante l'ultima apparizione a Matrix.
Per chi ha vissuto sin dall'inizio le cose dall'interno, è ben chiaro che tutto quanto è successo è stato possibile perché in questi anni il movimento di inchiesta è venuto formandosi nei dialoghi in rete mantenendo un carattere di accentuata orizzontalità. Va tuttavia specificato come questo carattere sia divenuto col tempo così importante in quanto ha finito col trovare pieno riscontro in un altro punto di forza che distingue nettamente il movimento: la sua completa estraneità rispetto alle vecchie logiche novecentesche di aggregazione e di egemonia gestite da personaggi legati al ceto politico (e mediatico) in senso lato, da quelli cosiddetti "di movimento" a quelli più vicini ai partiti.
Occorre essere chiari e insistere su questo punto: l'originalità vera e profonda di questo movimento sta proprio nel fatto di riuscire a tenere insieme intorno ad una base di conoscenze comuni gente con storie diversissime come le migliaia di cani sciolti nella rete, come un Blondet, un Chiesa, un Mazzucco, noi di Faremondo e tanti altri.
Quando scrivo "base di conoscenze comuni" mi riferisco non solo a quella costruita a partire dalla confutazione della versione ufficiale. Intendo anche – ed è su questo punto che vorrei chiamare tutti a riflettere – un sentimento più profondo che poco o nulla ha a che fare con le pozze di acciaio incandescente e la termite, con il PNAC e l'ideologia neo-cons: il sentimento che l'11 settembre contenga in sé un sinistro messaggio di verità del Potere globalizzato in quanto tale alle masse planetarie in quanto tali. Si tratta di una verità di sintesi per così dire universale, che per la sua natura non fattuale è impossibile da provare, ma che "si sente" agire in molte delle nostre discussioni fino a formare da dietro le quinte tanti nostri comportamenti razionali.
Ed è una verità che in qualche modo è arrivata a tutti attraverso le immagini televisive di quel giorno, ben prima del formarsi di una qualsiasi considerazione critica sulla plausibilità della versione ufficiale. Un messaggio del tipo "vedete, siamo in rovina e senza scampo ma siamo capaci di inventare questa ed altre terrificanti realtà pur di far durare questo tipo di mondo, costi quel che costi...".
Un messaggio insopportabilmente nichilista che ha prodotto un trauma psicologico a cui le masse planetarie mediatizzate non riescono a far fronte nemmeno mediante le comprensibili operazioni di rimozione e rifiuto a parlarne che abbiamo visto agire in questi anni. Il punto è che in questo messaggio c'è qualcosa che non si può assolutamente rimuovere e che rimane fermo sulla scena-madre del crimine, perché è qualcosa che tocca davvero le nostre possibilità di sopravvivenza come specie e ci spinge a fare e a pensare, a prendere posizione al di fuori degli schemi di azione politico-sociale ereditati e noti.
Ovviamente, fra di noi i modi per declinare quella che sembra una rivolta di intelligenze per la sopravvivenza sono nei fatti assai diversi, ma tutti ci muoviamo a partire dal denominatore comune del rifiuto di quel nichilismo e della ricerca di una via d'uscita da una catastrofe di mondo che sappiamo essere in corso. Accade così ai tanti che si muovono in rete postando su Luogocomune, Megachip, Effedieffe o Comedonchisciotte; accade così a Blondet quando ad esempio prova a spiegarci "perché l'Occidente merita di morire"; così è per Chiesa quando ci fa capire che il tempo a nostra disposizione "prima della tempesta" sarà breve e che conviene da subito farsi un'altra forma di politica; e così è anche per noi di Faremondo quando nei nostri libri scriviamo che per questo mondo il rimedio non c'è, per cui finché c'è ancora tempo tanto vale provare a farne un altro, con una scienza diversa e una differente consapevolezza di specie...
Ora, penso che queste osservazioni solo in apparenza sopra le righe rispetto al tema 11 settembre ci aiutino a capire come e perché la ricerca della verità su questi eventi stia diventatando per tutti una questione così dirimente, una cartina di tornasole inaggirabile di fronte alla quale è anche giusto che si formino e si decidano nuovi schieramenti ed inedite alleanze.
Questo ovviamente non significa che dobbiamo in qualche modo sottrarre energie al dibattito sugli aspetti fattuali e alla continuazione dell'inchiesta. Tutt'altro. Su questo piano a me pare che moltisimo ci sia ancora da fare. Dico solo che da adesso in poi questo compito potrà essere affrontato al meglio se sapremo portarlo avanti insieme alla riflessione sulla natura del movimento e sulle motivazioni profonde che lo tengono unito. Anche perché adesso, sul piano operativo, alcune cose che ci riguardano si possono vedere con una chiarezza molto maggiore rispetto a prima.
Il movimento sta crescendo ed è ormai sufficientemente maturo per riuscire a muoversi ad un tempo in rete e fuori della rete. La rete rimane il brodo di coltura di tutto quanto, questo è ovvio, ma si comincia ad avvertire che essa potrà stare all'altezza di questo suo ruolo solo se in futuro saremo capaci di organizzare un po' dappertutto incontri, proiezioni, piccoli e grandi convegni. Continuando ad andare in radio e in televisone a nostro modo, portando in giro spettacoli teatrali e prendendo contatti per arrivare a formare una commissione d'inchiesta o un tribunale internazionale.
A questo punto, non credo che possiamo evitare di praticare questa complessità. Questa è la cifra che ormai caratterizza la nuova fase del movimento. La contrapposizione molto accademica tra chi privilegia uno "strumento" o un "canale" rispetto agli altri ha poco senso e crolla completamente da sola davanti all'esperienza di quest'ultimo mese. Lo si è visto: un convegno internazionale con uno spettacolo teatrale, diverse proiezioni e ripetuti interventi in radio e in televisione si sono incastrati molto felicemente fra loro sulla base del tam tam continuo presente in rete.
Giocare su tutti questi livelli sarà sempre più indispensabile di fronte alle strategie di insabbiamento ad oltranza che i mainstream media adotteranno. Non illudiamoci e soprattutto non dimentichiamo mai una delle poche verità di cui in Italia, per esperienza ormai "storica", possiamo essere ragionevolmente certi: che la verità sull'11 settembre sta nel ristretto gruppo di quelle verità che il Potere globalizzato e tutti i suoi media non possono far venir fuori come noi vorremmo. Dunque prepariamoci a confutare qualche altro migliaio di puntate della telenovela "Insabbio e depisto per principio".
Per il momento, per quanto possa a volte apparire diversamente, siamo ancora alle schermaglie iniziali. Diversi segnali indicano che dopo la fine della congiura del silenzio gli apparati del cover up, finora fattisi cogliere relativamente impreparati davanti alle nostre domande, si stanno riorganizzando per scaricare su di noi e sui nostri argomenti una serie di nubi media-tossiche dall'elevato potenziale ammorbante.
Una di queste, per quanto confezionata in modo rudimentale, sembra proprio il posizionamento a difesa della versione ufficiale di un personaggio come Deaglio. Non si dimentichi che Deaglio, al di là di quanto poco riesca a vendere con la sua rivista, rappresenta emblematicamente un certo modo di fare giornalismo insieme a un certo modo di ragionare di tutta la sinistra italiana "colta" rispetto alla questione-11 settembre.
Il fatto che se ne sia uscito con un numero di quel tipo non sta solo ad indicare l'apposizione di un sigillo forse definitivo all'impresentabile puzzle di desertificazione morale ed intellettuale cui è pervenuto il personaggio in sé, ma significa anche l'avvio di un'operazione estrema di "recupero credibilità" all'interno dei settori che rappresenta, specialmente fra quanti cominciano ad inclinare verso il senso delle nostre domande.
Nei prossimi mesi, possiamo esserne certi, dopo il caso Deaglio assisteremo alla discesa in campo di altri personaggi e all'apertura di altre similari operazioni di "recupero credibilità". Anche per questo sarà indispensabile muoversi con intelligenza su tutti i terreni sopra indicati.
Noi di Faremondo stiamo cercando di organizzare una tournée per portare in giro il più possibile il nostro spettacolo unDC/9 insieme alla riproposizione di alcuni spezzoni video e temi toccati durante la giornata all'Arena del Sole. Siamo come al solito disponibili a dare una mano a quanti in giro per l'Italia vorranno organizzare proiezioni e dibattiti.
Resta da vedere come riusciremo a muoverci per arrivare a formare qualcosa di simile ad una commissione di inchiesta o ad un tribunale internazionale. Su questa questione finora non vi è stato un diibattito approfondito dentro il movimento. A Bologna ci siamo confrontati principalmente con le ipotesi di Tarpley (che propende per una commissione internazionale molto larga, coinvolgendo Chavez, Walter, Meyssan e personalità di tutte le aree del pianeta) e di Griffin (che partirebbe invece da una commissione composta da europei con l'appoggio dei principali studiosi ed attivisti statunitensi). Secondo me non esiste una formula di commissione d'inchiesta giusta a prescindere dal dibattito che può svilupparsi su questa questione.
In questa fase occorre soprattutto che vengano fuori le opinioni dei molti che girano in rete. Nell'attesa, realisticamente si possono fare tutti i passaggi preliminari proposti da Giulietto Chiesa, dal tentativo di informare e coinvolgere i rappresentanti italiani del Tribunale Russell ad una serie di incontri con alcuni parlamentari italiani ed europei.
Emanuele Montagna - Faremondo
Iscriviti a:
Post (Atom)