09 novembre 2006
L'enigma dell'Apocalisse
Apocalisse o Rivelazione, come è noto, è il libretto che conclude il Nuovo Testamento. Sebbene quasi tutti i teologi e molti storici, affatto privi di acume e di senso critico, si ostinino ad attribuire l’Apocalisse a Giovanni, è appurato che tale testo non fu scritto da un indotto pescatore della Galilea, ma da un filosofo gnostico, probabilmente Cerinto di Efeso, cui alcuni ascrivono pure il Quarto vangelo.
Tralascio, però, i problemi inerenti alla paternità di tale opuscolo, perché volevo soffermarmi sul suo supposto carattere profetico, di là dal contenuto esoterico-astronomico rilevato da Terzoli e su cui ho riflettuto nell’articolo Il 666 è un numero d’uomo.
È noto che il 666 è codificato nel codice a barre, la sequenza di linee verticali di diverso spessore e separate da una spaziatura variabile, usata per identificare i prodotti ed il relativo prezzo. A questo punto ci si potrebbe chiedere come fu possibile ad un semisconosciuto filosofo dell’Asia minore, intuire che in futuro la cifra 666 sarebbe stata adoperata in un metodo di identificazione che per di più si inserisce all’interno di un sistema in cui le persone sono ridotte a numeri. Probabilmente bisogna invertire i termini della questione: furono gli Oscurati, che determinano il destino del pianeta, a decidere di occultare il 666 nel codice a barre, dopo averlo tratto dall’Apocalisse, essendo ossessionati dai numeri e dai simboli. In ogni caso, sconcerta la lettura di certi versetti che sembrano prefigurare eventi e circostanze del nostro tempo, come i microprocessori sottocutanei, anche se lo storico Robin Lane Fox riconduce molti aspetti misteriosi di Rivelazione ad usi e tradizioni del I secolo d.C.
16 - Inoltre faceva sì che a tutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e servi, fosse posto un marchio sulla loro mano destra o sulla fronte,
17 - e che nessuno potesse acquistare o vendere, se non chi aveva il marchio o il nome della bestia o il numero del suo nome.
18 - Qui sta la sapienza. Chi ha intendimento conti il numero della bestia, perché è un numero d'uomo; e il suo numero è seicentosessantasei.
Le coincidenze sono suggestive: 666, oltre ad essere un multiplo di 11,1, indicante il ciclo delle macchie solari, è contenuto nei numeri romani presenti nella formula VICARIUS FILII DEI, che designa il papa. Babilonia la grande, infine, descritta con un linguaggio immaginoso e criptico, evoca Roma e non solo l’Urbe pagana, quanto la sede della Chiesa cattolica.(1) Non è un caso se questa fu l’interpretazione prevalente nel Medioevo, esegesi che fu condivisa anche da Dante Alighieri.
Sempre a proposito di combinazioni, ho letto che l’ultimo papa, secondo le profezie di Malachia indicato come Petrus secundus, potrebbe essere Hans Peter Kolvenbach, l’attuale generale superiore dei Gesuiti. Se così fosse, si profilerebbero tempi sinistri e funesti, essendo costui l’uomo a capo della Compagnia di Gesù che controlla, attraverso le varie cinghie di trasmissione (Sovrano ordine militare di Malta, Opus Dei, C.I.A., Mossad etc.), gran parte della politica mondiale.
Ancora una volta, l’analisi dei simboli conduce verso recessi quasi inesplorati: imparare a decifrare segni ed emblemi potrebbe aiutarci a gettare un po’ di luce su una realtà enigmatica, sfuggente e spesso tenebrosa.
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(1) Tra le due è comunque notevole la continuità: vedi Kaput mundi.
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