Dopo la ‘storica’ ordinanza del Consiglio di Stato che ha consentito ai medici di famiglia l’uso dell’idrossiclorochica – fino a quel momento bandita dall’AIFA – per la cura del Covid al manifestarsi dei primissimi sintoni, eccoci ad un’altra sentenza che porta maggior chiarezza nelle giungle normative allestite prima dal governo Conte 2 e poi dall’esecutivo Draghi per alimentare un caos totale e un profondo disorientamento tra i cittadini.
Una recente sentenza del TAR del Lazio ha infatti scatenato la reazione rabbiosa dei ‘guardiani della rivoluzione’, dei virologi alla moda sempre pronti a negare le possibilità di ‘CURE’ per fronteggiare il Covid. Ha demolito l’incredibile tesi governativa secondo cui, per curare il Covid, bisogna limitarsi all’uso del paracetamolo (vedi Tachipirina) e restare “in vigile attesa”, per poi mandare il paziente in pronto soccorso e quindi imboccare l’infernale tunnel ospedaliero, tante volte tragicamente senza ritorno. Ha inoltre aderito – la sentenza del Tar laziale – al protocollo di assistenza domiciliare emanato dalla Regione Piemonte, che prevede l’utilizzo di quei farmaci (idrossiclorochina e vitamina D, ad esempio, ma non solo) prescritti con successo in questi mesi da medici coraggiosi che non si sono attenuti alle direttive del governo.
Una delle associazioni più impegnate sul fronte dell’assistenza pratica, della cosiddetta ‘Real Life Research’, in risposta ai bisogni di salute dei pazienti spesso disperati, è IppocrateOrg, fondata dal dottor Paolo Martino Allegri, nato nel 1962 in Africa, figlio di un medico missionario. Ha studiato medicina a Padova, dove si è specializzato in pediatria e poi neonatologia e patologia neonatale. Ora tratta e guarisce i pazienti Covid.
Ecco cosa racconta della sua esperienza sul campo.
“Fino a dieci anni fa ero pediatra a Vo’ Euganeo, proprio dove sono comparsi i primi casi Covid in Veneto. Non sapevamo che cosa fare. Alcuni dei genitori dei miei ex pazienti, con polmonite documentata alla Tac, si sono trovati confinati nelle loro case, in pratica senza alcun trattamento. Ed è così che ho iniziato, offrendo loro dosi massicce di vitamina, in particolare la vitamina D, che sapevo avrebbe rafforzato il loro sistema immunitario. Da allora ho consigliato a tutti una profilassi vitaminica preventiva e dosi più elevate in caso di malattia”.
Un altro fondatore di Ippocrate Org è un medico italiano che vive alle Isole Mauritius, Mauro Rango. Lì il coronavirus è stato sconfitto fin dall’inizio, utilizzando farmaci che conosciamo e utilizziamo da decenni, come l’azitromicina, l’idrossiclorochina e il cortisone. Nonostante l’Africa non sia all’avanguardia né sul fronte della ricerca scientifica né su quello dell’assistenza sanitaria, sono stati ottenuti risultati più che brillanti.
In seguito a ciò, Allegri e Rango hanno lanciato un appello tramite WhatsApp ad un gruppo di amici diventato subito virale. E da novembre i medici che fanno riferimento a questo gruppo assistono i pazienti, rispondendo alle loro richieste di aiuto anche via e-mail.
Sottolinea Rango: “I risultati che stiamo ottenendo sono eccellenti. Posso dirlo con certezza perché ho i dati non solo dei miei pazienti ma anche quelli di altri colleghi. Ad oggi, abbiamo superato di gran lunga i 6.000 casi trattati. Di questi, solo una piccola percentuale ha richiesto cure ospedaliere per un breve periodo, ma queste sono le persone che sono venute da noi in ritardo. La nostra esperienza mostra che l’intervento precoce è la strategia vincente. Il tasso di mortalità dei pazienti che trattiamo è praticamente zero: tra quelli che abbiamo trattato entro una settimana dall’insorgenza dei sintomi, non abbiamo registrato morti”.
Continua Rango: “I fatti quindi ci dicono che è possibile curare e guarire a casa. Di conseguenza, evitiamo il temuto sovraffollamento di ospedali e unità di terapia intensiva. Eppure gli organi tecnici del governo non hanno fatto nulla per incoraggiare l’assistenza domiciliare e hanno lavorato contro questa possibilità, opponendosi a qualsiasi trattamento diverso dal paracetamolo a livello di protocollo”.
E conclude: “Credo fermamente che sia stato un grave errore non promuovere l’assistenza domiciliare. Trattare il covid a casa è molto più facile di quanto si pensi: a patto che tu intervenga presto”.
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