Pubblichiamo questo articolo che circola negli Stati Uniti su un esplosivo Rapporto redatto nel maggio scorso da un team istituzionale di ricercatori tedeschi censurato dal governo della Merkel. Alla guida del team il ricercatore Stephen Kohn, costretto dal governo a lasciare l’incarico.
L’articolo originale, che ci è stato segnalato da Umberto Pascali, è a firma del giornalista Daniele Pozzati.
Funzionario tedesco fa avere confidenzialmente alla stampa il Rapporto che denuncia il Coronavirus come
German Official Leak: COVID-19 is ‘A Global False Alarm’
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Written by Daniele Pozzati
Germany’s federal government and mainstream media are engaged in damage control after a report that challenges the established Coronavirus narrative leaked from the interior ministry.
Funzionario tedesco fa avere confidenzialmente alla stampa il Rapporto che denuncia il Coronaviruscome
“un falso allarme globale” Daniele Pozzati 29 maggio 2020
Stephen Kohn
Il governo federale tedesco e i media mainstream sono impegnati nel controllo dei danni dopo un rapporto che sfida la narrativa Coronavirus consolidata trapelata dal ministero degli interni.
Alcuni dei passaggi chiave del rapporto sono:
La pericolosità di Covid-19 è stata sopravvalutata: probabilmente il pericolo rappresentato dal nuovo virus non ha mai superato il livello normale.
Le persone che muoiono per Coronavirus sono essenzialmente quelle che morirebbero statisticamente quest’anno, perché hanno raggiunto la fine della loro vita e i loro corpi indeboliti non possono più far fronte a qualsiasi stress casuale giornaliero (compresi i circa 150 virus attualmente in circolazione).
In tutto il mondo, nel giro di un quarto di anno, non sono stati registrati più di 250.000 decessi per Covid-19, rispetto a 1,5 milioni di decessi [25.100 in Germania] durante l’ondata di influenza 2017/18.
Il pericolo ovviamente non è maggiore di quello di molti altri virus. Non ci sono prove che questo fosse più di un falso allarme.
Un rimprovero potrebbe seguire questa linea: durante la crisi di Coronavirus lo Stato si è dimostrato uno dei maggiori produttori di notizie false.
Finora, così male. Ma peggiora.
Il rapporto si concentra sulle “molteplici e pesanti conseguenze delle misure Coronavirus” e avverte che queste sono “gravi”.
Più persone muoiono a causa delle misure della corona imposte dallo stato di quante ne vengano uccise dal virus.
Il motivo è uno scandalo in corso:
Un sistema sanitario tedesco incentrato su Coronavirus sta posticipando la chirurgia salvavita e ritardando o riducendo il trattamento per i pazienti non-Coronavirus.
Da più parti in questi mesi vi sono stati coloro che hanno parlato del protocollo svedese come un modello unico e vincente nel contrastare la diffusione del COVID -19, in opposizione con chi ha ripetutamente indicato la Svezia e la sua iniziale mancanza di restrizioni come un esempio da non imitare assolutamente. I vicini e goliardicamente rivali norvegesi addirittura, in alcuni casi estremi, se la ridono nel vedere gli Svedesi in difficoltà e nel dubbio tengono tuttora chiusi i confini, tranne che per alcune zone recentemente dichiarate “verdi”. Ma esattamente di cosa si parla quando ci si riferisce alla cosiddetta “strategia svedese”?
Tutto quello che ci era stato inizialmente detto sul Coronavirus si è rivelato sbagliato. In effetti, non è affatto un’infezione “nuova” e unica nel suo genere, ma fa parte di una famiglia più ampia di cui, nel recente passato, si erano avute altre varianti. Inoltre, non è il virus più contagioso o più letale che abbiamo mai visto, ma un’infezione abbastanza lieve, che non ha alcun effetto sulla maggior parte delle persone e che uccide solo da 1/200 a 1/1.000 persone. (CDC-IFR- 0,26%) Inoltre, non c’era alcun reale pericolo che il nostro sistema sanitario pubblico fosse sul punto di collassare, perché il numero reale dei decessi non si è mai avvicinato alle stime dei modelli informatici difettosi che erano stati utilizzati per le decisioni di tipo politico (da 1 a 2 milioni di morti negli Stati Uniti). In breve, quasi tutto ciò che ci è stato detto fin dall’inizio si è rivelato palesemente sbagliato. Come mai? Perché pensate che le persone che ci hanno fornito i dati, molte di loro presumibilmente “esperte” nel loro campo, si siano sbagliate su tutto? E perché non hanno fatto alcuno sforzo per correggere pubblicamente i loro errori, quando avevano visto tutta la confusione che avevano creato?
È la politica, giusto? Quale altra spiegazione potrebbe esserci? I nostri leader e i loro burattinai dietro le quinte usano la scienza come veicolo per raggiungere i propri obiettivi politici particolari. In altre parole, il COVID-19 o, dovremmo dire, NOME IN CODICE: Operation Virus Identification 2019, è il piano per manipolare l’isteria da virus “per cambiare drasticamente e irrevocabilmente” la “struttura fondamentale della società” e per instaurare un ordine mondiale totalitario. (Tanto per rifarmi a CJ Hopkins). Questo è ciò che sta accadendo, i Democratici, i media e i numerosi esperti di malattie infettive stanno giocando un ruolo chiave in questa operazione, destinata a continuare fino a quando i suoi obiettivi non saranno stati raggiunti.
Ma, per ora, rinunciamo all’analisi politica e passiamo in rassegna ciò che sappiamo effettivamente del virus vero e proprio. Questo, ovviamente, non sarebbe necessario se i media avessero svolto il proprio lavoro e avessero offerto informazioni accurate, invece di alimentare l’isteria pubblica. Purtroppo, la maggior parte delle persone è altrettanto disinformata quanto lo era sei mesi fa, quando era iniziata l’epidemia. Perchè siamo arrivati ad una situazione del genere, se i media stavano effettivamente facendo il loro lavoro? Perchè non lo hanno mai fatto.
Quello che sappiamo per certo è che gli scenari apocalittici previsti non si sono mai materializzati. Due milioni di Americani non sono morti e il mondo non è finito di colpo. Sappiamo anche che le previsioni del modello computerizzato dell’Imperial College erano false, così come sappiamo che i paesi che hanno ignorato quegli assurdi modelli hanno fatto meglio degli altri. Come sottolinea il vincitore del premio Nobel [per la chimica, nel 2003], Michael Levitt, in un articolo su Haaretz: (“Countering the Second Wave with Facts, not Misconceptions” [Contrastare la seconda ondata con fatti, non con idee sbagliate])
“Lo stesso tipo di modelli prevedeva che in Svezia, il numero di morti per il COVID-19 avrebbe raggiunto le 100.000 unità entro il mese di giugno, se il governo svedese avesse continuato a rifiutarsi di imporre misure di blocco. La Svezia ha rifiutato questi modelli e ha coraggiosamente adottato … una politica democratica che ha ampiamente consentito una vita normale. In Svezia, nonostante le numerose case di cura, … il numero di morti è risultato essere il 6% di quelli previsti, circa 6.000 persone, con un’età media di 81 anni. La metà delle vittime erano residenti in case di cura e, in Svezia, in queste strutture l’aspettativa di vita dopo il ricovero è, in media, di 9 mesi.”
Lo ripeto: il bilancio delle vittime svedesi è risultato essere solo il 6% della stima originale. In confronto, il bilancio delle vittime negli Stati Uniti (167.000) non arriva al 10% della stima originale (dell’Imperial College). Entrambe le previsioni erano catastroficamente sbagliate, eppure abbiamo chiuso l’economia, portato la disoccupazione a livelli mai visti dalla Grande Depressione e condannato il paese ad anni di strazianti ristrutturazioni. E per che cosa?
Beh, per promuovere un’agenda politica agghiacciante e autoritaria, ecco perché. E questo ci fa capire a cosa serva veramente il Covid-19. È la politica mascherata da scienza.
L’articolo di Haaretz chiarisce anche la questione dell'”immunità di gregge,” abitualmente fraintesa dai media come il punto in cui il 60% (o più) della popolazione è stato infettato e quindi ha sviluppato anticorpi contro il virus. Questo è sbagliato, infatti la soglia per l’immunità di gregge è molto più bassa, probabilmente dal 5 al 15% della popolazione.
Ma come può essere una cosa del genere? Dopotutto, ci era stato detto che si trattava di un virus “nuovo,” completamente nuovo, che la nostra specie non aveva mai sperimentato prima e per il quale non avevamo sufficienti difese immunitarie.
Quella era stata un’altra bugia. Ecco di nuovo Michael Levitt:
“Non è necessario che l’infezione sia diffusa per fermare l’epidemia. La tesi secondo cui il 60% della popolazione deve essere infettato e diventare immune prima che la diffusione dell’infezione si arresti si basa su un calcolo matematico errato… L’evidenza più significativa, che smentisce decisamente la necessità di un tasso di infezione del 60%, è la pre-immunità. Ad esempio, il COVID-19 ha diversi ‘parenti’ (altri coronavirus) a cui la popolazione è già stata esposta e questa precedente esposizione può dare immunità ad un segmento significativo della popolazione. Lo scorso aprile, due di noi avevano scritto un articolo sulla natura postulata di questa immunità e sulle prove statistiche che ne indicavano l’esistenza. Avevamo notato che in diverse comunità chiuse sottoposte al test, il tasso di infezione era sempre limitato al 20%, percentuale che statisticamente si allineava con il tasso di infezione massimo in queste comunità, piuttosto che con coincidenze ricorrenti. Circa un mese dopo, un gruppo di ricercatori aveva pubblicato ulteriori prove a conferma di questa ipotesi su Cell, una delle riviste più prestigiose nel campo delle scienze biologiche. In California, circa il 60% delle persone che non erano mai state esposte al COVID-19, aveva cellule con memoria immunitaria in grado di riconoscere il virus e quindi di fornire una risposta immunitaria.
Inoltre, uno studio tedesco ha dimostrato che un’immunità del genere potrebbe interessare anche l’81% della popolazione. … Questo tasso di pre-immunità al COVID-19 è evidente anche nei tassi globali di infezione. Il virus ha iniziato ad infettare gli esseri umani più di otto mesi fa e l’epidemia si è già diffusa in gran parte del mondo. Tuttavia, nei vari paesi, il tasso di infezione rimane al di sotto del 20% della popolazione globale. Questo tasso limitato di infezione è rimasto invariato, indipendentemente dalle misure di allontanamento sociale (se presenti), come quarantene, blocchi locali o nazionali, uso di mascherine e così via. In Svezia, ad esempio, il tasso di infezione non ha superato il 20% e la percentuale di persone sopravvissute all’epidemia supera il 99,9% (!) della popolazione. È il caso anche del Belgio, il paese con il più alto tasso di mortalità, dove meno del 20% è stato infettato e più del 99,9% della popolazione è sopravvissuta all’epidemia… Le implicazioni di questi risultati sono della massima importanza. In base ad essi bisognerebbe rimuovere immediatamente la maggior parte delle restrizioni all’economia, permettere un rapido ritorno alla vita normale alla popolazione a basso rischio e aiutare i gruppi ad alto rischio a ridurre la frequenza dei contatti sociali.”
Questo non è un aspetto di secondaria importanza. La nostra politica e le politiche adottate dai paesi di tutto il mondo si basano su presupposti falsi e non scientifici. Pensate davvero che i responsabili di queste politiche non conoscano la scienza o non siano informati sulla “pre-immunità” o non sappiano che “la pre-esposizione può dare immunità” o che “il tasso di infezione è sempre stato limitato al 20% in tutti i paesi” (il che significa che solo 1 persona su 5 contrarrà l’infezione, indipendentemente dalla loro esposizione) o che in tutti i casi e in tutti i paesi “più del 99,9% della popolazione è sopravvissuta all’epidemia?”
Ammettetelo, la maggior parte dei lettori non ne sa nulla, perché niente di tutto questo è mai comparso sui media mainstream. Come mai? Quali forze maligne e malvagie sono all’opera? Perché i nostri leader e i nostri media vogliono tenerci all’oscuro di questioni critiche per il nostro processo decisionale, fondamentali per i nostri mezzi di sussistenza ed essenziali per la nostra stessa sopravvivenza? Perché?
Lo ripeto, pensate davvero che i nostri leader e gli esperti di malattie infettive, come il bonario Anthony Fauci, non siano a conoscenza di questi fatti? Pensate che li abbiano liquidati come troppo banali o troppo superficiali per essere comunicati al pubblico o pensate che stiano deliberatamente nascondendo qualsiasi informazione che potrebbe mitigare la diffusa atmosfera di isteria che sta tenendo il popolo americano spaventato, isolato e sottomesso alle manipolazioni di oscuri mandanti?
Questo è quello che si dice un “gioco da ragazzi.” Siamo entrati in un periodo in cui ricchi oligarchi globalisti usano la falsa scienza, amplificata dai loro scagnozzi nei media e nel Partito Democratico, per ristrutturare radicalmente la società, in modo che amplifichi i loro interessi materiali, rafforzando allo stesso tempo la loro presa sul potere. È chiaro come la luce del sole.
E c’è anche di più, perché la censura, la manipolazione e la politica hanno costi reali e i costi possono essere calcolati in termini di vite perse a causa dell’imposizione di una politica spietata e del tutto controproducente: il lockdown. Ecco cosa scrive Levitt:
“Anche la terza ipotesi, quella secondo cui rimuovere i lockdown comporterebbe una mortalità più elevata rispetto ad una politica di blocchi e restrizioni, non è corretta. Un virus si diffonde nella popolazione fino a quando un numero sufficiente di persone viene infettato e diventa immune o fino a quando non è disponibile un vaccino. I blocchi e le restrizioni possono solo rallentare la diffusione (“appiattire la curva”) ma non abbassano il numero totale di infezioni o la mortalità complessiva. Se esiste il rischio di sovraffollare gli ospedali, potrebbe essere necessario rallentare la diffusione dell’infezione. In caso contrario, l’appiattimento della curva può solo essere dannoso perché, una volta rimosse le restrizioni, l’infezione ritorna. Inoltre, una protezione efficace dei gruppi ad alto rischio è possibile solo per un periodo di tempo limitato: più si va avanti, più è difficile prevenire la loro esposizione al virus. Pertanto, paradossalmente, sono proprio i blocchi e le restrizioni a rallentare la costruzione dell’immunità di gregge, che, a sua volta, è necessaria per fermare l’epidemia e proteggere i gruppi ad alto rischio. A lungo termine, una politica del genere può portare ad un eccesso di mortalità.“
In altre parole, i blocchi possono ritardare le infezioni ma non sono in grado di prevenirle. Un virus farà quello che deve fare un virus. Punto. Imporre blocchi non serve a niente, è come stare in riva al mare e ordinare alla marea di smettere di salire. È una misura inutile, che non porta a nulla. Infatti, secondo Levitt, i blocchi sono una minaccia per le persone anziane e vulnerabili perché, più a lungo permangono, “più è difficile prevenire la loro esposizione al virus.” In poche parole, i blocchi, in realtà, uccidono le persone che dovrebbero salvare.
Pensate che i nostri leader non lo sappiano? Certo che lo sanno. Levitt non è l’unico scienziato in grado di pensare in modo chiaro e razionale. Gli altri hanno semplicemente modellato il loro approccio in base alle richieste dei loro datori di lavoro. Il nome “Bill Gates” vi dice qualcosa?
Ecco di nuovo Levitt:
“In Svezia … non c’è una “seconda ondata” perché non c’è stato alcun blocco. Pertanto, la politica di imporre e allentare le restrizioni non fa altro che prolungare la crisi, distruggere l’economia e, alla fine, portare ad un maggior numero di vittime. [Questa situazione] può anche continuare per anni, fino a quando non è disponibile un vaccino. Un’alternativa ai blocchi e alle restrizioni deve essere presa seriamente in considerazione.”
In effetti, i blocchi costano vite umane, i blocchi costano denaro e i blocchi sono la politica sbagliata. Ecco Levitt per l’ultima volta:
“Si può presumere che la gestione della crisi del COVID-19 sarà esaminata attentamente, sia in termini di aspetti sanitari, ma anche alla luce dell’indignazione pubblica per lo stato dell’economia. Un numero enorme di persone in tutto il mondo ha perso fonti di reddito, mezzi di sussistenza, dignità e futuro. La povertà è un fattore di rischio di mortalità molto più grave del COVID-19 e colpisce i bambini tanto quanto gli adulti. Una delle domande chiave che sicuramente verrà posta è se la leadership dei vari paese abbia mai preso seriamente in considerazione una valida alternativa alla risoluzione della crisi, un’alternativa che non comporti la perdita di così tante vite umane o la distruzione dell’economia. Paesi come Norvegia, Irlanda e Belgio hanno già dichiarato che non imporranno ulteriori blocchi, in quanto il danno palese supera di gran lunga un incerto beneficio.”
In ogni caso, gli Stati Uniti sono in condizioni assai peggiori. Abbiamo distrutto l’economia, chiuso le scuole, cancellato le piccole e medie imprese, aumentato i suicidi, la depressione, gli abusi domestici, la povertà, i senzatetto, l’alienazione e la miseria. Il popolo americano è stato sprofondato in uno strano mondo di continua paura e di incessanti manipolazioni da parte di élite intriganti e risolutamente impegnate a ricostruire completamente la società. Il COVID-19 è semplicemente il mezzo che hanno scelto per raggiungere il loro nefando obiettivo.
Avete letto nelle ultime ore della grande manifestazione a Berlino per protestare contro le repressioni dei governi occidentali in tema di libertà e salute?
Di certo poche cose e taroccate. Solo per condannare quei (soprattutto) giovani sovversivi, sporchi negazionisti bollati come nazistelli, sprovvisti di mascherine e per questo randellati dalla polizia, quella sì in pretto assetto di guerriglia o di guerra.
Robert Kennedy jr. sul palco alla manifestazione di Berlino. In apertura il corteo dei manifestanti
UN TOTALE LOCKDOWN MEDIATICO
Neanche una notizia, tra i media di casa nostra, su quanto quei cittadini contestavano. E’ calata la censura più sfrontata, un muro di gomma imperforabile.
Nemmeno una parola su quello che hanno denunciato gli organizzatori della grande manifestazione cui hanno partecipato fiumi di persone, oltre 80 mila: altro che i 16-17 mila segnalati dalle “autorità” tedesche!