21 dicembre 2019

[Reseau Voltaire] Les principaux titres de la semaine ven 20 dic 2019

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La CIA et les jihadistes ouïghours
 

 
Les visées coloniales de l'Union européenne sur l'Arctique
 
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Déclaration conjointe de la Russie et du Nicaragua
 

 
Jean-Yves Le Drian au Sénat sur le rôle de l'Otan
 

 
Déclaration conjointe de l'Iran, de la Russie et de la Turquie sur la Syrie
 

 
Déclaration finale du Groupe international de soutien au Liban
 

 
Déclaration conjointe de l'Allemagne, de la France, de la Russie et de l'Ukraine
 

 
Huawei : Mythes et réalité
 

 
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Caso Estermann, «Si riaprano le indagini»


Riaprire le indagini sul caso Estermann. È quanto chiedono ai magistrati della Città del Vaticano i familiari di Cedric Tornay, il vicecaporale delle Guardie svizzere accusato del duplice omicidio commesso il 4 maggio 1998 che causò la morte del comandante Alois Estermann e della moglie Gladys Meza Romero.
Tornay si sarebbe suicidato subito dopo. L’istanza per l’accesso al fascicolo integrale è stata depositata dall’avvocato Laura Sgrò al Tribunale vaticano, rilevando numerose «criticità» nella ricostruzione dei fatti.
La magistratura vaticana, nella persona del giudice Gianluigi Marrone, nel 1999 archiviò l’inchiesta sul duplice omicidio e suicidio dopo aver concluso che Tornay aveva ucciso con dei colpi d’arma da fuoco il neo-comandante Estermann e la moglie in preda a un raptus causato dal rifiuto di una promozione, per poi togliersi la vita. La ricostruzione fornita dalle autorità vaticane è stata però sempre contestata dalla madre di Tornay, Muguette Baudat, tanto da far sviluppare nel tempo varie teorie alternative, anche con presunti legami col caso Orlandi.
L’avvocato Sgrò, incaricata dai familiari di richiedere la riapertura delle indagini, rileva varie «criticità», come il fatto che la signora Baudat, nonostante le numerose richieste, non abbia mai potuto leggere gli atti d’inchiesta, né i suoi avvocati ne hanno mai potuto estrarre copia. Le sole informazioni in suo possesso derivano dai pochi decreti che le sono stati notificati e dai comunicati della Sala stampa vaticana, che ha diffuso stralci dell’istruttoria.
Mai viste foto, il luogo del delitto, videoriprese, risultati di esami o verbali di deposizioni. Nulla. Come si ricorderà, poi, qualche ora dopo il fatto di sangue il portavoce vaticano Joaquin Navarro-Valls aveva già ricostruito i fatti, così come verranno riconfermati alla chiusura delle indagini.
La sera che è arrivata a Roma, un sacerdote inviato dalla Segreteria di Stato avrebbe cercato di convincere la signora Baudat a cremare il corpo di Cedric: in prima battuta lei aveva acconsentito, la mattina dopo ha cambiato idea, nonostante le pressioni ancora ricevute. Ciò ha determinato che la donna ha ottenuto la restituzione del corpo del figlio. L’autopsia è stata effettuata in Vaticano. La famiglia non comprende perché non sia avvenuta presso una struttura ospedaliera come il Gemelli, in cui si vociferava sarebbero state portate le salme. Mme Baudat non ha mai avuto modo di nominare un consulente di parte che partecipasse all’autopsia né ha mai letto la perizia data alla magistratura.
Il corpo è stato restituito alla madre in pessime condizioni. Mme Baudat ha disposto un’autopsia privata, effettuata all’Università di Losanna. Le informazioni diramate dalla Sala stampa vaticana non coincidono con le conclusioni redatte dai periti di parte. Non avendo mai letto la perizia d’ufficio, resta comunque difficile fare un’attenta comparazione delle autopsie.
Sono gli stessi medici legali a fornire informazioni balistiche. Non risulta infatti che sia stato incaricato nessun perito balistico per analizzare adeguatamente traiettorie e proiettili. Ciò che rileva la famiglia è che il proiettile restituito alla madre con il quale Cedric si sarebbe ucciso non può avergli attraversato il cranio, essendo intatto e senza alcuna striatura. Il foro sulla testa di Cedric peraltro è più piccolo rispetto alla pallottola. Seri i dubbi che si tratti di una pallottola di un calibro diverso.
Tornay avrebbe lasciato una lettera in cui annunciava il gesto, ma sull’autenticità della lettera sono molteplici i dubbi, soprattutto perché la missiva è indirizzata a Muguette Chamorel. Chamorel è il cognome dell’ex marito di Mme Muguette, che non usava quel cognome da moltissimi anni. Strano che un figlio faccia un errore del genere.
Le indagini furono condotte dal capo della Gendarmeria Camillo Cibin e da Raoul Bonarelli, che finì indagato per la scomparsa di Emanuela Orlandi.
Mme Baudat ha chiesto la restituzione degli effetti personali del figlio, gli sono stati restituiti mancanti. I vestiti che Cedric indossava quel giorno sarebbero stati bruciati. Almeno questo è quanto riferito alla madre quando non se li è visti recapitare.
«Abbiamo fatto richiesta di accedere al fascicolo integrale, è nel pieno diritto di Mme Baudat - spiega all’agenzia italiana ANSA l’avvocato Sgrò -. È evidente che la richiesta di riapertura delle indagini, che si basa sulla presentazione di nuove prove, non può prescindere da un attento studio degli atti e della comparazione di essi con il nuovo materiale raccolto e con lo studio degli atti anche da parte dei nostri consulenti. Non appena avremo contezza del fascicolo integrale completeremo la nomina dei nostri consulenti».

20 dicembre 2019

Rete Voltaire: I principali titoli della settimana ven 20 dic 2019

Rete Voltaire
Focus




In breve

 
La CIA e gli jihadisti uiguri
 

 
Le mire coloniali sull'Artico dell'Unione Europea
 
Controversie

 
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La vaccinazione obbligatoria non è la soluzione per il morbillo in Europa


L’ondata di obbligo vaccinale che registriamo in Europa non serve a prevenire i focolai di morbillo e crea un vulnus democratico alla libertà delle persone. La maggior parte dei dubbiosi non sono estremisti, bensì genitori prudenti che hanno bisogno di un confronto professionale e trasparente e di servizi vaccinali facilmente accessibili.


Di Vageesh Jain, 15 novembre 2019


I casi di morbillo globalmente nei primi sei mesi del 2019 hanno raggiunto i livelli più alti dal 2006. Mentre i paesi di tutto il mondo lottano per contenere i focolai, le politiche governative in materia di vaccinazioni sono state messe sotto accusa. La Germania è stata l’ultima  a cedere alla pressione.

Data la libera circolazione dei cittadini tra i paesi dell’UE, una politica coerente in materia di sanità pubblica è particolarmente importante. Ad esempio, nel primo trimestre del 2019 nel Regno Unito si sono verificati oltre 230 casi di morbillo, la maggior parte dei quali collegati a viaggi in Europa.

Anche se i casi di morbillo sono ai massimi storici, nella regione europea dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) i bambini che vengono vaccinati non sono mai stati così tanti. Gli incrementi dei tassi di vaccinazione vengono messi in ombra da piccoli gruppi di persone vulnerabili, che continuano ad agire da serbatoio per la malattia. Nessun paese dell’UE può sperare di controllare adeguatamente il morbillo senza un successo diffuso all’intera regione. Quindi la domanda è: la vaccinazione obbligatoria è la chiave del successo?

Nove paesi europei su 30 hanno la vaccinazione obbligatoria per il morbillo, che prevede due dosi, una nei primi due anni di vita (MCV 1) e una più tardi nell’infanzia (MCV 2). Non vi è alcuna differenza evidente nella copertura vaccinale tra i paesi con vaccinazione obbligatoria rispetto a quelli senza vaccinazione obbligatoria.

Diffusione del vaccino contro il morbillo nei paesi UE/UEA (2018) ECDC, OMS


Anche guardando al numero di casi di morbillo nei bambini per paese, non vi è alcuna differenza consistente: alcuni paesi che hanno la vaccinazione obbligatoria, come Bulgaria e Slovacchia, hanno tassi di morbillo molto elevati.

Numero di casi di morbillo ogni 100.000 bambini nei paesi dell’UE/SEE. ECDC, Banca Mondiale


La vaccinazione obbligatoria è antidemocratica

Il problema più evidente con la vaccinazione obbligatoria è che incide sui diritti delle persone, un aspetto fondamentale nella democrazia liberale. Fu proprio la percezione diffusa che i ricchi avessero imposto la loro volontà a scapito dell’autonomia individuale a portare alla fine della vaccinazione obbligatoria contro il vaiolo in Inghilterra nel 1946.

Tuttavia, c’è chi potrebbe sostenere che è compito del governo adottare misure rigide nell’interesse della salute pubblica. Le differenze negli approcci dei paesi dell’UE riflettono quindi i diversi sistemi politici e la loro volontà di prevalere sull’autonomia individuale per un maggiore beneficio comune percepito.

Un indice democratico dell’Economist Intelligence Unit, basato su 60 indicatori, tra cui le libertà civili e i diritti umani, mostra che i paesi dell’UE in cui la vaccinazione contro il morbillo è obbligatoria sono tutti classificati come “democrazie imperfette”. Tra i paesi in cui la vaccinazione non è obbligatoria, il 62% è stato classificato come “democrazia completa”.

Paesi UE classificati per Indice di democrazia EIU. Economist Intelligence Unit (EIU)


Considerando tutti gli elementi, è chiaro che i sistemi democratici deboli di alcuni paesi dell’UE consentono l’attuazione dell’obbligo vaccinale, con benefici scarsi o inesistenti per la salute pubblica.

Le alternative

Sulle ragioni dell’esitazione vaccinale sappiamo molto. I genitori che rifiutano il vaccino contro morbillo, parotite e rosolia (MMR) spesso credono che i vaccini siano insicuri e inefficaci e che le malattie che prevengono siano lievi e non comuni. Alcuni non hanno fiducia nei professionisti della salute né nella scienza. Esistono soluzioni a questo riguardo: diversi studi con controllo randomizzati (lo standard aureo della ricerca medica) hanno dimostrato che l’atteggiamento dei genitori può essere cambiato con i giusti programmi di formazione.

È anche importante avere abbastanza centri che effettuino le vaccinazioni. La sanità pubblica sembra essere stata un facile obiettivo per i tagli di bilancio in molti paesi europei. In molti paesi, la maggior parte delle persone scettiche sui vaccini non sono veementi “no-vax”, ma persone che hanno una  posizione prudente sulla vaccinazione. Per persone come queste, avere servizi di vaccinazione accessibili e convenienti e una guida professionale di supporto sono fondamentali per una strategia efficace.

Uno studio francese del 2019 ha mostrato che un anno dopo che era stata resa obbligatoria la vaccinazione, la copertura vaccinale per il morbillo è aumentata. Questo dato è però fuorviante. È probabile che rifletta il successo delle diverse azioni derivate da un significativo impegno politico, tra cui il finanziamento dei servizi sanitari pubblici, campagne di sensibilizzazione pubblica e in generale attività di sensibilizzazione, piuttosto che l’effetto della legge sull’obbligo in sé.

Per affrontare il morbillo, la politica dell’UE deve essere coerente, equa ed efficace. Esistono ragioni ben comprese e documentate alla base dei bassi tassi di vaccinazione. È importante che siano affrontate, in particolare nei gruppi sociali difficili da raggiungere, prima di passare a misure drastiche supportate da prove deboli, sotto l’apparenza dell’azione.


Vageesh Jain è medico, attualmente è in formazione per la specializzazione in Salute pubblica a Londra. Ha al suo attivo numerose pubblicazioni su riviste sottoposte a “peer review” in materia di epidemiologia e politica sanitaria. Nel suo ruolo attuale, lavora sulla prevenzione delle malattie cardiovascolari nel borgo londinese di Hackney e part-time presso l’International Rescue Committee (IRC) sulla gestione delle malattie non trasmissibili in contesti umanitari. Ha una posizione clinica accademica NIHR all’Istituto per la Salute Globale presso l’UCL.

18 dicembre 2019

GLIFOSATO KILLER / CLASS ACTION IN CANADA CONTRO BAYER-MONSANTO


Class action in Canada anti glifosato killer.
E’ la prima azione del genere compiuta fino ad oggi in tutto il mondo contro il Roundup, l’erbicida prodotto dal colosso Bayer-Monsanto, quest’ultima proprio canadese.
Già negli Stati Uniti sono ogni giorno centinaia le cause intentate soprattutto dagli agricoltori, prime vittime per l’uso del prodotto ma anche da tanti cittadini costretti a nutrirsi con frutte e ortaggi coltivati a botte di glifosato. Un anno fa si sono segnalate tre cause di risarcimento milionarie, ma adesso a quanto pare i ricorsi si contano a decine di migliaia.
La notizia della class action canadese è stata data dalla CBS,che ha fornito una serie di dettagli. Sono una sessantina i denuncianti – un numero destinato di tutta evidenza a crescere – i quali chiedono un risarcimento danni da 500 milioni di dollari.
Lo studio legale che patrocina i danneggiati è molto agguerrito sul fronte delle class action, negli States famose per le incredibili vittorie contro i colossi dell’auto già una ventina d’anni fa. Si tratta dello studio Diamond e Diamond, il cui responsabile del contenzioso commerciale e civile contro Bayer-MonsantoDarryl Singer, così dice davanti ai microfoni di Cbs: “Se non ci sono queste cause legali che costringono aziende come la Monsantoa sborsare ingenti somme, le aziende non hanno alcun incentivo a cambiare il modo di produrre”.
Gli aderenti all’azione, infatti, hanno dichiarato che non cercano solo una compensazione economica per quanto subito, ma anche una “modifica di comportamento” da parte delle aziende dell’agrofarma in modo che simili effetti sulla salute umana non accadano più in futuro.
Da rammentare che, dopo una lunga trattativa, un anno e mezzo fa è andata in porto l’incorporazione della corazzata Monsanto in una corazzata ancor più potente, Bayer.Un’operazione d 65 miliardi di dollari. Not nuts.