01 giugno 2020

Usa & Cina / Uniti Per La Diffusione Del Coronavirus


Donald Trump e il fido Mike Pompeo all’attacco quotidiano della Cina, accusata di aver diffuso il coronavirus. Il governo di Pechino nega ogni responsabilità.
Ma vuoi vedere, invece, che i due colossi viaggiano d’amore e d’accordo sul fronte delle ricerche – civili e militari – per virus & pandemie?

Diylana Gautandzhieva. In apertura Xi Jinping e Donald Trump
La pistola fumante, la prova delle prove è nei documenti e nelle carte che sono alla base di un’inchiesta bomba – esplosiva quanto il tritolo delle Torri Gemelle – attraverso cui vengono alla luce le connection e le trame del Pentagono. Il tutto, mediante ricerche top secret condotte in bio-laboratori sparsi in mezzo mondo.
Particolarmente attivo – su questo fronte mortale – quello di Tiblisi, in Georgia: il Lugar Center che lavora a stretto contatto con quello di Wuhan. Una sinergia che più letale non si può.
Di seguito pubblichiamo ampi stralci di un reportage mozzafiato: autrice una giornalista investigativa bulgara, Diylana Gautandzhieva, fondatrice dell’associazione pacifista “Arms Watch”. Negli ultimi anni ha pubblicato minuziose e inquietanti inchieste sui traffici illegali di armi ai terroristi in Siria e nelle zone di conflitto del mondo.

IL SUPER LABORATORIO SEGRETO DEL PENTAGONO
Ecco l’incipit.
“Due anni fa ho indagato su un presunto incidente di laboratorio presso il Lugar Center, il bio-laboratorio del Pentagono nella capitale georgiana, Tiblisi, che aveva provocato la morte di due filippini che lavoravano in laboratorio. I casi di morte sono stati nascosti dalle autorità locali, ma ho registrato su telecamera le testimonianze di questo drammatico incidente”.
Di seguito gli altri, incredibili, stralci dell’inchiesta.

Il Lugar Center
“Tuttavia, quella che mi è sembrata una storia locale, si è rivelata molto peggio. Il Centro Lugar in Georgia è solo uno dei tanti bio-laboratori del Pentagono in 25 paesi in tutto il mondo. Sono finanziati dalla Defense Threat Reduction Agency (DTRA) nell’ambito di un programma militare da 2,1 miliardi di dollari – Cooperative Biological Engagement Program (CBEP) – e si trovano in paesi dell’ex Unione Sovietica come Georgia e Ucraina, Medio Oriente, Sud-est asiatico e Africa. Gran parte del loro lavoro è classificato e comprende progetti su bioagenti e agenti patogeni con potenziale pandemico”.
“Le armi biologiche sono sicuramente molto più efficaci delle armi nucleari. L’uso di armi nucleari lascia tracce. Al contrario, i virus possono essere utili come armi, tuttavia non lasciano tracce così immediate o riconoscibili. Secondo alcune stime scientifiche, le armi di laboratorio possono potenzialmente distruggere fino a due terzi della popolazione mondiale in un solo anno. Il nostro mondo è una grande metropoli e persino un virus progettato in un laboratorio sarebbe in grado di raggiungere questo obiettivo in un breve periodo, a un costo minimo e senza lasciare tracce”.

DAL 2014 LE RICERCHE “MORTALI” A TIBLISI
“Il Lugar Center, un bio-laboratorio da 161 milioni di dollari finanziato dal Pentagono nella capitale georgiana Tiblisi, ha scoperto i coronavirus in pipistrelli con potenziale di pandemia già nel 2014, come si evince dai documenti”.
Ecco la prima bomba.
“Inoltre, nel 2018, il Pentagono la lanciato un programma da 2,9 milioni di dollari presso il Centro Lugar che prevede studi genetici sui coronavirus in 5.000 pipistrelli raccolti in Asia Occidentale”.
“Per coincidenza, lo stesso appaltatore del Pentagono, incaricato del programma nordamericano di ricerca sui pipistrelli ‘DoD-Eco Health Alliance’ Usa, ha anche raccolto pipistrelli e coronavirus isolati insieme a scienziati cinesi presso il Wuhan Institute of Virology”.
Siamo alla seconda bomba, ancora più deflagrante. E’ quindi nelle carte e nei documenti trovati dalla giornalista bulgara la prova che a Wuhan si stavano svolgendo, fin dal 2018, ricerche “comuni” a base di pipistrelli e coronavirus!
Degno del copione per il prossimo “Contageon” firmato da Steve Soderberg!!
Prosegue l’inchiesta mozzafiato.
Eco Health Alliance ha ricevuto una sovvenzione di 3,7 milioni di dollari dal National Institute of Health (NIH) degli Stati Uniti per raccogliere e studiare i coronavirus in Cina dal 2014 al 2019”.
Siamo adesso alla pistola fumante! Stati Uniti e Cina Uniti nella lotta per “coltivare” Covid-19, a totale insaputa del mondo.
Per di più con i fondi stanziati dal vertice massimo per la tutela (sic) della salute pubblica a stelle e strisce, l’equivalente del nostro Istituto Superiore di Sanità!!!
Siamo ormai ai confini della realtà. Ma proseguiamo con il reportage della fondatrice di ‘Arms Watch’.
“Il Lugar Center ha suscitato polemiche sulla possibile ricerca a duplice uso nel 2018. Quando i documenti trapelati hanno rivelato che i diplomatici statunitensi in Georgia erano coinvolti nel traffico di sangue congelato e agenti patogeni per un programma militare segreto”.
Non bastano i traffici di virus, adesso anche quelli a base di sangue infetto!

PIPISTRELLI PANDEMICI
Ancora. “I documenti rivelano che il Centro Lugar ha studiato i coronavirus nei pipistrelli. Nel 2012 il Center for Desease Control (CDC) degli Stati Uniti ha raccolto e campionato 236 pipistrelli per la ricerca in Georgia, in collaborazione con il Lugar Center. Il progetto è stato finanziato dalla Us DoD Defense Threat Reduction Agency. Una parte dei campioni è stata spedita al CDC di Atlanta, per lo screening di agenti patogeni multipli; un’altra parte è stata conservata presso il Centro Lugar per ulteriori studi”.
“Nel 2014 il CDC ha lanciato un secondo progetto denominato ‘Emergenti agenti patogeni zoonotici nei pipistrelli georgiani’, insieme agli scienziati georgiani presso il Lugar Center. Il progetto è stato finanziato dall’International and Technology Center (ISTC)”.
Ma così l’ISTC? Lo spiega la giornalista bulgara. “L’organizzazione che ha finanziato nel 2014 il progetto sul pipistrello in Georgia, ISTC, è stata istituita nel 1992 come programma internazionale di non proliferazione, offrendo agli scienziati delle armi biologiche e chimiche. Sette degli scienziati georgiani coinvolti nel progetto di ricerca sui pipistrelli si sono rivelati ex scienziati di armi biologiche che avevano in precedenza lavorato allo sviluppo di armi biologiche. Tra questi c’è Paata Imnadze, vicedirettore del Centro georgiano per le malattie (NCDC), dove si trova il Centro Lugar”.
Andiamo avanti nella incredibile narrazione. “Il Centro Lugar ha scoperto coronavirus, simili all’epidemia di coronavirus SARS e MERS, secondo la responsabile del progetto ISTC e la virologa Lela Urushadze del Centro Lugar. Questi risultati sono stati pubblicati da Urushadze nella tesi presentata alla Ilia State University nel 2018”.
“In base alla nostra ricerca, possiamo dire che i pipistrelli in Georgia sono serbatoi di agenti patogeni batterici e virali come Bartonella, Coronavirus, Leptospira e Brucella, che probabilmente hanno un potenziale pandemico’, secondo Urushadze, che spiega: ‘In totale abbiamo catturato 450 pipistrelli usando reti manuali da otto diversi posatoi. I materiali sperimentali sono stati raccolti due volte, nel 2012 e nel 2014. Sono stati trasportati in un laboratorio sul campo e in un laboratorio BSL 3 per ulteriori elaborazioni e ricerche per la presenza dei patogeni sopra menzionati’”.
Dettaglia la reporter bulgara. “I coronavirus georgiani erano simili ai beta coronavirus scoperti nei pipistrelli in Spagna, Italia, Bulgaria e al coronavirus pandemico SARS con esito letale ad Amsterdam, Cina, Florida e Colorado. Gli scienziati del Lugar Center hanno anche scoperto coronavirus simili alla SARS e simili a quelli dei pipistrelli in Cina e in Tailandia”.
Il racconto non è certo finito e riserva ancora sorprese da non poco.
“Nel 2018 la stessa Defense Reduction Agency (DTRA) ha lanciato un progetto da 2,9 milioni di dollari su pipistrelli e coronavirus nell’Asia Occidentale, con il Centro Lugar, che è il laboratorio locale per questa ricerca genetica. La durata del programma è di 5 anni ed è stata implementata dall’organizzazione no profit statunitense Eco Health Alliance”.
Eco Health Alliance ha anche ricevuto una sovvenzione da 3,7 milioni di dollari dal National Institute of Health (NIH) degli Stati Uniti per raccogliere pipistrelli e isolare i coronavirus in Cina”.
Arieccoci alla super bomba.
“La durata del progetto è stata di 5 anni, dal 2014 al 2019, ed è stata implementata presso il Wuhan Institute of Virology, un bio-laboratorio BSL4 situato a Wuhan, nella provincia di Hubei. Questa è la stessa provincia da cui si ritiene che l’attuale pandemia di coronavirus sia iniziata nel dicembre 2019 prima di diffondersi in tutto il mondo”.
“Il progetto statunitense RO1aI110964 sul coronavirus in Cina includeva le seguenti attività: screening di pipistrelli catturati in natura e commercializzati da 30 o più specie per CoV usando saggi molecolari; caratterizzazione genomica e isolamento di nuovi CoV; esperimenti di infezione da virus in una vasta gamma di colture cellulari di diverse specie e topi umanizzati”.

DOVE MAI SONO FINITI I VIRUS DI WUHAN?
Torniamo ad Eco Health Alliance. “Peter Daszak, presidente di Eco Health Alliance, ha dichiarato a Democracy Now di aver raccolto campioni di pipistrelli con colleghi cinesi, ma il laboratorio di Wuhan non ha ospitato la coltura dei virus dei pipistrelli, piuttosto il loro sequenziamento genetico. Se i virus non sono stati conservati nel laboratorio di Wuhan, dove mai sono stati trasportati e conservati?”.
Un altro interrogativo esplosivo, che la giornalista investigativa bulgara si pone e pone a tutti.
E procede ancora con il suo reportage. “Gli scienziati statunitensi hanno studiato pipistrelli nell’Asia orientale (principalmente Cina) e in Africa dal 2009 al 2019 nell’ambito del programma USAID Predict da 200 milioni di dollari il cui obiettivo principale era prevedere esattamente le pandemie”.
Eco Health Alliance ha ottenuto contratti sia civili che militari dal governo degli Stati Uniti per la stessa attività: la ricerca di nuovi coronavirus nei pipistrelli di tutto il mondo. Ciò solleva dubbi sul perché il governo degli USA abbia finanziato programmi civili e militari sui virus nei pipistrelli all’estero”.
“Nel 2016 Eco Health Alliance, scienziati statunitensi e USAID hanno lanciato il Global Viron Project. Si stima che l’ambizioso progetto sia costato almeno 1,6 miliardi di dollari per 10 anni. Il suo obiettivo principale è quello di identificare le malattie emergenti in agguato in natura che potrebbero diffondersi nell’uomo e diventare pandemiche”.

LO ZAMPINO DI CASA ROCKFELLER
Ma eccoci alla chicca finale. Da novanta.
Scrive Dilyana Gaytandzhieva: “La Fondazione Rockfeller sostiene da tempo tali progetti. La Fondazione ha persino messo in vendita online il pericoloso virus Zika a fini di ricerca. Ironia della sorte, il progetto è stato presentato al Centro conferenze della Fondazione Rockfeller a Bellagio, in Italia, che quattro anni dopo è diventato l’epicentro della pandemia di coronavirus in Europa”.
I casi della vita.
Una delle Fondazioni da sempre più potenti al mondo, quella di casa Rockefeller.
Un’altra dark story su cui presto torneremo.

www.lavocedellevoci.it

30 maggio 2020

Salotto politico con Gen. Pappalardo, Avv. Musso e il Dott. Amodeo



Abbiamo bisogno di chiarezza su alcune questioni politiche e per questo ho organizzato questo importante salotto con personaggi d'eccezione come Giornalista Francesco Amodeo, il Generale dell'Arma dei Carabinieri Pappalardo e l'Avvocato Musso.

29 maggio 2020

Il progetto politico globale imposto in occasione del COVID-19, di Thierry Meyssan


Le inette reazioni dei governi europei al COVID-19 sono state dettate da ex consiglieri di Donald Rumsfeld e George W. Bush. Contrariamente a quanto afferma la retorica istituzionale, le misure adottate non hanno fondamento sanitario. Lungi dall’essere una risposta all’epidemia, esse mirano a trasformare le società europee, per integrarle nel progetto politico-finanziario del gruppo.

ia che abbia origine naturale o artificiale, l’epidemia di COVID-19 offre l’occasione a un gruppo transnazionale d’imporre, all’improvviso, il proprio progetto politico, senza necessità di esporne, tantomeno di discuterne, il contenuto.
In poche settimane abbiamo visto Stati che si proclamano democratici sospendere le libertà fondamentali: vietare, sotto pena di ammenda o di reclusione, di uscire di casa, di partecipare a riunioni, di manifestare. L’obbligo scolastico per i minori di 16 anni è stato provvisoriamente abolito. A milioni di lavoratori è stato tolto l’impiego e imposta d’ufficio la disoccupazione. Centinaia di migliaia d’imprese sono state autoritariamente costrette a chiudere e non saranno più in grado di riaprire.
I governi hanno incoraggiato le aziende al telelavoro senza esservi preparate: il sistema Echelon ne ha immediatamente registrato le comunicazioni via internet. Il che significa che i “Cinque Occhi” (Australia, Canada, Nuova Zelanda, Regno Unito e Stati Uniti) hanno in archivio i mezzi per violare i segreti di pressoché tutte le imprese europee. È già troppo tardi per porvi rimedio.
Nessuna delle trasformazioni imposte alle società ha giustificazione sanitaria. Nessuno studio epidemiologico al mondo ha mai discusso, men che meno raccomandato, l’isolamento generalizzato obbligatorio per combattere un’epidemia.
I dirigenti politici degli Stati dell’Unione Europea, dapprima paralizzati da proiezioni matematiche deliranti di ecatombi nei loro Paesi [1], sono stati poi rassicurati da soluzioni già confezionate da un potente gruppo di pressione, i cui membri avevano incontrato al Forum economico di Davos e alle Conferenze di Monaco sulla Sicurezza [2].
L’isolamento generalizzato obbligatorio è stato concepito 15 anni fa all’interno dell’amministrazione Bush, non come strumento di tutela della salute pubblica, bensì di militarizzazione della società statunitense in caso di attacco terroristico. È il progetto che viene messo in atto oggi in Europa.
Il piano iniziale, concepito oltre vent’anni fa attorno al proprietario del laboratorio farmaceutico Gilead Science, Donald Rumsfeld, prevedeva di adattare gli Stati Uniti alla finanziarizzazione globale dell’economia: il pianeta andava riorganizzato dividendo geograficamente i compiti di ciascuno. Le zone non ancora integrate nell’economia globale avrebbero dovuto essere private delle strutture statali per diventare semplici riserve di materie prime; le zone sviluppate (fra cui Unione Europea, Russia e Cina) avrebbero avuto la responsabilità della produzione; gli Stati Uniti, e soltanto loro, avrebbero dovuto assicurare l’industria degli armamenti e della polizia mondiale.
A questo scopo fu creato, in seno a un think-tank, l’American Enterprise Institute, il “Progetto per un nuovo secolo americano”. Soltanto una parte del programma fu crudamente annunciata: quella necessaria per convincere grandi donatori a sostenere la campagna elettorale di George W. Bush. L’11 settembre 2001, dopo che alle 10 del mattino due aerei di linea colpirono il World Trade Center di New York, venne dichiarato il programma di Continuità del Governo (CoG), nonostante la situazione non fosse affatto prevista nei testi. Il presidente Bush fu portato in una base militare; i membri del Congresso e i loro collaboratori furono immediatamente trasferiti in un immenso bunker, a 40 chilometri da Washington. E il segretissimo Governo di Continuità, di cui Rumsfeld era membro, assunse il potere fino alla fine della giornata.
Approfittando dello shock emozionale di quel giorno, il gruppo fece adottare un poderoso Codice Antiterrorismo – redatto molto tempo prima – l’USA Patriot Act; creò un vasto sistema di sorveglianza interna, il Dipartimento per la Sicurezza della Patria (Homeland Security); reindirizzò la missione delle forze armate in funzione della divisione globale del lavoro (dottrina Cebrowski); ebbe così inizio la “Guerra senza fine”. Da due decenni viviamo, come in un incubo, nel mondo da loro forgiato.
Se non stiamo attenti, il gruppo attuale – di cui il dottor Richard Hatchett è l’elemento visibile – trasporrà il programma per gli Stati Uniti all’Unione Europea. Imporrà alla telefonia mobile un’applicazione di tracciamento, ossia di sorveglianza dei nostri contatti; rovinerà alcune economie per trasferirne la forza produttiva all’industria degli armamenti; infine ci convincerà che la Cina è responsabile dell’epidemia e deve perciò essere arginata (Containment).
Se non stiamo attenti, la NATO, che abbiamo creduto in stato di morte cerebrale, si riorganizzerà e si estenderà, con l’adesione iniziale dell’Australia, al Pacifico [3].
Se non stiamo attenti la scuola sarà sostituita dall’insegnamento a domicilio. I nostri figli diventeranno pappagalli privi di spirito critico, che tutto sanno ma che nulla conoscono.
Nel nuovo mondo che si sta preparando per gli europei della UE, i grandi media non saranno più finanziati dall’industria petrolifera, ma da Big Pharma. Ci convinceranno che le misure prese erano le uniche efficaci. I motori di ricerca valuteranno la credibilità dei media non allineati basandosi sulla nomea dei firmatari degli articoli, non sulla qualità dei ragionamenti.
Siamo ancora in tempo per reagire.
Traduzione
Rachele Marmetti
Giornale di bordo

28 maggio 2020

Un Giorno con l’affascinante, fastidioso e triste David Icke. Non posso credere che questo sia l’uomo che lo UK Establishment teme.


David Icke mi ha invitata a casa sua. È stato strano. È stato meraviglioso e preoccupante. Ma bannarlo per le sue teorie squinternate sul 5G e il coronavirus non lo fermerà. In realtà, lo farà solo arrabbiare.
“David sta per pubblicare un video per criticare la gestione della censura da parte di RT.”
Il messaggio, proveniente dal figlio di Icke, è arrivato un paio di settimane dopo una bellissima gita all’isola di Wight, dove avevo trascorso la giornata ad intervistare David Icke. Questa mia intuizione non autorizzata era nata mentre il mio editore era in vacanza e noi eravamo a corto di contenuti e idee. All’epoca ero il volto di un segmento di notizie satiriche per RT, e volevamo fare alcune interviste più creative e più lunghe. Quando ho contattato Icke, sono stata sorpresa di sapere che aveva visto alcuni dei miei video per RT e che sarebbe stato felice di invitarmi.
Così sono partita assieme a due cameraman abbastanza grandi da ricordare i giorni calcistici di Icke e quell’intervista di Wogan e l’umiliazione nazionale che ne seguì. Negli ultimi anni, Icke ha tenuto conferenze sold-out in tutto il mondo, realizzando video per i social media e scrivendo libri su libri con le sue teorie su tutto, dalla rete segreta che controlla ogni nostro passaggio ai pericoli dei vaccini (lì non ci sono pericoli, a proposito) … e, naturalmente, le lucertole che controllano il mondo (Tony Blair è uno di loro … a quanto pare).
David Icke è accogliente. Ci ha mostrato con grande entusiasmo il suo compatto appartamento sull’Isola di Wight. C’era un DVD del film Matrix accanto alla sua televisione, ha detto di averlo rivisto l’altra sera. David Icke è ospitale. Ha terminato il tour nel suo piccolo studio, dove scrive le sue miriadi di libri autopubblicati e sviluppa le sue “teorie”. Ma David Icke parla in modo assoluto. Va bene, perché per un po’ è innegabilmente divertente. Come studio del personaggio, è affascinante. Un mix tra Alan Partridge, una sorta di leader di culto … e Nigel, l’amico di pub di tuo padre.
Il Figlio di Dio parla. Un sacco.
Ci sediamo per un’intervista ed è qui che le cose si fanno difficili. David parla molto. Le sue riflessioni saltano da un argomento all’altro, perché tutto è collegato, hai presente? Ama il suono della sua stessa voce. Siamo stati tutti ingannati. “Loro” non vogliono che tu sappia della ragnatela … le solite cose. Puoi cercarlo online.
Tranne che invece non puoi o comunque non così facilmente. Perché la scorsa settimana Facebook ha eliminato la pagina di Icke. Aveva centinaia di migliaia di iscritti. Ma va bene, perché tu (insieme ai suoi 900 mila followers ) puoi guardare la sua reazione all’eliminazione della pagina Facebook sul suo canale YouTube. Oh aspetta, no. Non puoi. Perché anche YouTube ha eliminato il suo canale.
Le ditte tecnologiche hanno preso una posizione dura con i teorici della cospirazione che parlano durante la pandemia. I messaggi di Icke, secondo cui esiste un legame tra il 5G e il coronavirus, o che il coronavirus è una bufala per controllare la popolazione e renderla più dipendente dallo stato, rientrano in quella categoria. Visibilmente, l’assurdo Icke, in chat è pericoloso.
Il bannaggio di Icke è stato accolto con favore dal CCDH, che lo accusa di antisemitismo e razzismo (ci sono prove a sostegno di questo). Ma più in generale, c’è un disagio per la crescente censura online. I capi di diversi gruppi per i diritti civili hanno scritto su YouTube all’inizio di questo mese lamentandosi di “severe restrizioni alla condivisione delle informazioni”.
Sull’Isola di Wight, durante la nostra intervista, Icke continua a tornare alla sua famosa apparizione da Wogan, quando si è proclamato figlio di Dio sulla TV britannica nel 1991. Quello era il suo punto zero, la gente lo indicava e rideva strada. Oggi, dice, la gente si ferma e gli dice quanto lo amano. “Veramente?” Mi domandi. Parlando di celebrità, questa è piuttosto di nicchia. Un personaggio eccentrico, certo. Oltre ogni modo famoso e pericoloso? Non proprio.
Vaccinato dalla realtà?
Poco dopo camminiamo verso il lungomare e siamo fermati da un uomo intorno ai venti, trent’anni. Sembra … normale. Indossa un cappello, sfoggia alcuni tatuaggi e tiene in braccio un bambino. La mamma nascosta dietro loro.
“Ciao David. Vorrei solo dirti quanto ti amo. ” “Perché lo ami?” Chiedo. “Sono solo le cose che dice, mi hanno fatto impazzire, il mio modo di guardare il mondo è completamente trasformato.” “Credi a tutto?” Ho sondato ulteriormente. “No, non tutto, ma alcuni pezzi sì …” la sua voce si spegne. David afferra la manina rotondetta del bambino. “E chi è questo ragazzino?” “Questo è Kenny.” Ci salutiamo e ci dirigiamo verso l’appartamento di David. “Oh, David!” il tizio chiama di nuovo mentre torniamo indietro. Lui sorride e tiene Kenny con orgoglio con una mano sul petto. L’altra mano sta indicando il bambino. “Non è vaccinato!”
Quello è stato il momento clou. Quando ho visto il lato sinistro delll’ “innocuo eccentrico” Icke, dietro le sue congetture. Sono fiducioso che Icke creda di fare la cosa giusta e che desideri solo il meglio per quelli che lo circondano. Ma questo giustifica l’irresponsabilità di sostenere pratiche palesemente pericolose, come non vaccinare i tuoi figli?
Abbiamo passato molto tempo con le pubblicazioni e lavorato sui soliti video solo per sfornare ciò che andava in priorità. Altre cose continuavano a mettersi in mezzo. Non sembrava giusto ma non c’era fretta. E poi blam! Il messaggio del figlio di Icke. Se non pubblichi presto il video, dice, accuseremo RT di censura. A quel punto, nessuno in Direzione aveva nemmeno visto il pezzo. Ecco perché è stato così comico. Allo stesso tempo ci racconta il pensiero degli Icke (è un’azienda di famiglia). Anche RT è ora parte della cospirazione tradizionale contro Icke.
Dopo aver subito questa pressione, mi sono sentita meno incline a finire il pezzo, che alla fine ha perso la sua lucentezza.
Nutrire la bestia
Icke è stato intervistato su Talk Radio ed era stato su London Live, ma nessuno di quei canali si avvicina al livello di vetriolo come RT. Qualcosa mi ha detto che pubblicare un’intervista (per quanto stravagante) con un teorico della cospirazione, in un’intervista sfumata in cui non discuto su ogni suo punto ma gli permetto di raccontare apertamente, nel tentativo di essere Louis Theroux al femminile, potrebbe portare me e il canale ad avere un sacco di guai. I media lo adorerebbero.
Questo è esattamente ciò che è accaduto a un canale televisivo poco guardato chiamato London Live, che appartiene al proprietario di Evening Standard Evgeny Lebedev. Ha avuto un biasimo dal regolatore dei media britannico Ofcom per aver trasmesso una lunga intervista con Icke. Ofcom ha dichiarato che la decisione di London Live di trasmettere l’intervista a Icke “ha avuto il potenziale di causare danni significativi agli spettatori” durante la pandemia perché i suoi punti di vista non sono stati sufficientemente contestati dall’host.
Aspetta un secondo. Sicuramente non viviamo in una società in cui le affermazioni sono prese per buone. Altrimenti ai politici sarebbe vietato dire la metà delle cose che dicono, o le persone non sarebbero in grado di scrivere stupidaggini sui loro profili di app per appuntamenti, o l’industria della bellezza non affermerebbe che le creme possono rimuovere le rughe. E nonostante questo, alcune dichiarazioni molto più stravaganti di Icke, sarebbero abbastanza pericolose da imbavagliarlo?
Brian Rose, il presentatore di London Live che è pazzo di Icke, sta pubblicizzando a lettere maiuscole il suo (rinvigorito) stato di reietto trasmettendo nuove interviste con Icke su qualcosa che sta chiamando Digital Freedom Platform. Sembra esserci molto interesse.
Ho seguito la formazione Ofcom e capisco la necessità di un equilibrio. Le interviste di London Live (ce ne sono diverse con Icke e hanno ottenuto milioni di visualizzazioni su YouTube prima che fossero rimosse) non tentano nemmeno di contestare le sue opinioni. Ma anche per un giornalista più interrogativo, quando ti trovi di fronte a qualcuno di livello superiore come Icke, che crede che la realtà sia un arazzo simulato di bugie controllato da un gruppo di anfibi d’élite, è difficile sapere da dove cominciare. In effetti, più Icke parla (e parla MOLTO), più senti che gli stai dando la corda con cui appenderanno le sue fantasmagoriche discussioni.
Ma tutto ciò non ha senso. Se c’è qualcosa che ho imparato da Icke dal nostro (francamente delizioso) giorno insieme, è che vietarlo lo nutrirà soltanto. Proprio come quando l’Australia non gli ha concesso un visto. O i locali si rifiutano di ospitare i suoi discorsi. Alimenterà le sue teorie, rivendicando la cospirazione del “LORO devono impedirmi di dirti la verità”, alimenterà il suo senso di importanza personale, perché è il prescelto, dotato di tutta questa conoscenza e, alla fine, nutrirò la sua popolarità.
Perché diciamocelo, la gente ama una buona cospirazione.
Di Polly Boiko, Senior Editor con sede a Londra. Prima di allora è stata il volto del progetto satirico online ICYMI, e ha riferito di eventi importanti come corrispondente del Regno Unito per RT International. Seguila su Twitter @polly_boiko
Fonte: www.rt.com
Traduzione per comedonchisciotte.org a cura di Francesca

27 maggio 2020

Covid-19 / Vietate Le Autopsie Dal Governo. Calpestate Salute & Ricerca


Governi killer. Tutti quegli esecutivi che da quando è scoppiata la pandemia per il Covid-19 hanno stravolto leggi & buonsenso impedendo di effettuare ogni autopsia, quando si abbia il sospetto che il decesso sia da attribuire al coronavirus.
Ai confini della realtà. Calpestando ogni diritto della scienza per capire sul serio la portata della pandemia. Ingenerando un “pandemonio” di cifre del tutto strampalate. Creando un autentico calderone nel quale finiscono per mescolarsi decessi d’ogni tipo.

Alla faccia del progresso, del contrasto reale al virus e d’un minimo principio di civiltà.
E’ possibile mai che tutto ciò avvenga in molti paesi, ben compresa l’Italia, e che nessuno osi dire qualcosa in contrario? Che sia imbavagliata ogni forma di opposizione e denuncia al cospetto di tale scempio?
Un altro massacro scientifico, perfettamente legalizzato.

IL TESTO SENZA TESTA
Leggiamo il testo della Circolare diffusa il 2 aprile a tutti gli ospedali italiani dal Ministero della Salute retto da Roberto Speranza.
Ecco l’articolo 1 del testo. “Per l’intero periodo della fase emergenziale non si dovrebbe procedere all’esecuzione di autopsie o riscontri diagnostici nei casi conclamati di Covid-19, sia se deceduti in corso di ricovero presso un reparto ospedaliero sia se deceduti presso il proprio domicilio”.

Roberto Speranza
Passiamo all’articolo 2. “L’Autorità Giudiziaria potrà valutare, nella propria autonomia, la possibilità di limitare l’accertamento alla sola ispezione esterna del cadavere in tutti i casi in cui l’autopsia non sia strettamente necessaria. Analogamente le Direzioni sanitarie di ciascuna regione daranno indicazioni finalizzate a limitare l’esecuzione di riscontri diagnostici ai soli casi volti alla diagnosi di causa del decesso, limitando allo stretto necessario quelli da eseguire per motivi di studio e di approfondimento”.
Vi rendete conto di quanto stabilisce tale folle circolare?
Ispezione esterna del cadavere?
Ma siamo nel cuore della Papuasia?
Eppure, in un documento redatto giorni prima (per la precisione il 22 marzo) dalla Società Italiana di Anatomia Patologica, veniva espressamente messo nero su bianco: “Qualora all’esito della valutazione preliminare si ritenga che un decesso possa essere dovuto al Covid-19, i successivi accertamenti devono essere orientati alla conferma della diagnosi e alla precisa definizione del ruolo dell’infezione di Sars-Cov-2 nel determinismo della morte”.
Più chiari di così. Ma il governo se ne è ampiamente fregato di tale raccomandazione.

SCRIVE “NATURE
Vediamo cosa scrive a maggio (adesso) l’autorevole Nature a proposito della fondamentale importanza delle autopsie, soprattutto in tempi di coronavirus.
“Il rallentamento dell’autopsia ostacola la ricerca di come uccide il coronavirus. I sistemi sanitari, i blocchi e i requisiti di sicurezza hanno ostacolato gli sforzi per raccogliere i tessuti dai pazienti che sono stati cruciali per la ricerca”.

Così esordisce la giornalista scientifica di Nature, Heidi Ledford.
Che così continua: “Quando la pandemia di coronavirus si abbattè sulla città di Bergamo, in Italia, a partire da febbraio, l’ospedale Papa Giovanni XXIII fu rapidamente sopraffatto. I medici si sono attivati per dedicare l’ospedale, uno dei più grandi della regione, alle cure delle persone con Covid-19”.

Andrea Gianatti col suo staff medico
“Presto, tuttavia, il patologo Andrea Gianatti e i suoi colleghi iniziarono a spostare la loro attenzione su una priorità meno visibile: le autopsie. ‘E’ nata la necessità di capire come la malattia colpisce i vari organi’, afferma Gianatti. ‘E il modo più efficace era eseguire l’autopsia’”.
Prosegue Ledford: “Le autopsie sono un lavoro scrupoloso in condizioni normali; durante un’epidemia di malattia infettiva, il rischio aggiuntivo richiede precauzioni di sicurezza che le rendono ancora più ardue. Dal 16 marzo, il team di Gianatti ha eseguito 80 autopsie di persone che si sono dimostrate positive al coronavirus. ‘Il gruppo in genere gestisce solo 150 autopsie in un anno. Pochi ospedali, in Italia, dispongono delle attrezzature e delle risorse di sicurezza per avviare un’impresa simile’, afferma Gianatti”.
Prosegue la reporter di Nature: “I ricercatori di tutto il mondo si sono affrettati a studiare Covid-19, una malattia che attacca principalmente i polmoni, ma ha anche effetti sconcertanti su cuore, reni e cervello. La furia pandemica e i relativi blocchi hanno complicato gli sforzi per raccogliere i campioni di tessuto di cui i ricercatori hanno bisogno per capire come il nuovo coronavirus provoca tale caos. Ora, i patologi sono alla ricerca di modi per raccogliere sistematicamente tali campioni e condividere i risultati”.
Ledford, nel suo reportage, raccoglie le voci di diversi ricercatori internazionali, impegnati nella lotta contro il coronavirus e per difendere strenuamente la prassi scientifica dell’autopsia.

PARLANO I PATOLOGI
Afferma il patologo Roberto Salgado degli ospedali GZA-ZNA di Anversa, in Belgio: “Abbiamo bisogno di quei tessuti per determinare cosa sta uccidendo i pazienti colpiti da Covid-19. E’ la polmonite? Sono coaguli di sangue? Perché sviluppano insufficienza renale? Non ne abbiamo idea”.
Sostiene un altro patologo di fama, Andrew Connolly, dell’Università della California, San Francisco. “Una pandemia è un momento difficile per concentrarsi sulla raccolta di tessuti per la ricerca. I sistemi sanitari sono travolti; gli elementi essenziali, compresi i dispositivi di protezione individuale e i reagenti di laboratorio, sono scarsi e gli operatori sanitari stanno già assumendo un enorme rischio personale nel prendersi cura dei loro pazienti”.

Dichiara Phil Quinlan, direttore del Clinical Research Collaboration Centre dell’Università di Nottinghan, in Inghilterra: “Mentre i ricercatori fanno fatica a comprendere i numerosi effetti di Covid-19 sul corpo umano, chiedono a gran voce l’accesso ai campioni dei pazienti. La richiesta è cresciuta rapidamente nei primi giorni dell’epidemia nel Regno Unito”. E aggiunge: “Se non hai una connessione diretta con un medico coinvolto in un programma di sperimentazione clinica, quasi sicuramente non otterrai campioni in questo momento”.
Commenta Heidi Ledford: “Il National Biosample Centre a Milton Keynes, nel Regno Unito, è stato convertito in un centro di elaborazione dei test Covid-19. Anche i campioni come il sangue di pazienti Covid-19 sono difficili da trovare”.

Phil Quinlan
E continua: “Anche nel mezzo dell’epidemia, alcuni centri hanno trovato il modo di raccogliere dati. In Brasile, la patologa Marisa Dolhnikoff dell’Università di San Paolo e i suoi colleghi hanno utilizzato autopsie minimamente invasive per prelevare campioni di tessuto. Invece di utilizzare la procedura standard, che può richiedere la rimozione di interi organi, il team di Dolhnikoff effettua biopsie con ago da varie posizioni del corpo, usando gli ultrasuoni come guida”.
Sottolinea Dolhnikoff: “La tecnica è considerata più sicura di una normale autopsia, che espone il patologo agli agenti infettivi e quindi spesso deve essere eseguita in una sala dedicata con un flusso d’aria che minimizzi il rischio, un allestimento che in Brasile pochi ospedali hanno”.
Il team della patologa carioca ha analizzato decine e decine di campioni da polmoni, cuore, fegato, reni, milza, pelle e cervello, e sta cercando di capire perché i coaguli di sangue sono così comuni nei pazienti con Covid-19 grave.
Passiamo negli Stati Uniti e vediamo cosa ne pensa un altro patologo intervistato da Ledford, vale a dire Matthew Leavitt, direttore medico di Lumea, una società di “patologia digitale” a Lehi, nell’Utah. “Per determinare cosa sta succedendo in quegli organi, i ricercatori hanno bisogno di un gran numero di campioni. In un ambiente normale, l’autopsia risponde alle domande su un paziente. Nel caso di una nuova malattia emergente, l’autopsia è fondamentale per tutta l’umanità”.
Tutta l’umanità. Capito?

DATABASE SALVAVITA
La reporter scientifica di Nature racconta un’altra significativa esperienza, quella portata avanti dal patologo Peter Boor della RWTH Aachen University in Germania, dove è stato creato un database di autopsie Covid-19, in modo tale che i ricercatori possano condividere i loro dati, privati dalle informazioni identificative. “Vorrebbe condividere a livello internazionale – commenta Ledford – ma ha rapidamente scoperto che anche in Germania rappresentava un’enorme sfida logistica. Ogni lander ha diversi requisiti legali che regolano le autopsie e la privacy dei pazienti”.
Siamo ora al parere di Amanda Lowe, amministratore delegato di Visiopharm, un’altra sigla che opera nel campo della patologia digitale in Colorado, a Westminster. “Chiunque fa un passo avanti e ha accesso ai tessuti anche da un solo paziente è estremamente prezioso”.

Ecco il commento finale di Heidi Ledford: “Salgado, Lewitt e un team di patologi stanno affrontando la sfida di creare un ‘repository’ internazionale di patologie Covid-19. Stanno collaborando con l’Organizzazione Mondiale della Sanità, che mantiene un database di patologia tumorale. E stanno mettendo insieme le linee guida per la raccolta sicura di campioni di autopsia e un modo standardizzato di registrazione dei risultati. Finora, ricercatori provenienti da 25 paesi hanno dichiarato di essere interessati a partecipare, anche se un simile deposito richiederà probabilmente mesi per essere completato”.
Intanto, il ministro della salute di casa nostra russa.
Il governo dorme.
Limita drasticamente, anzi praticamente vieta le autopsie.
Se ne fotte di contribuire alla ricerca – quella autentica – per identificare e sconfiggere il coronavirus.
Stanno ammazzando quel che resta della nostra Salute. E della Democrazia.

www.lavocedellevoci.it

26 maggio 2020

Vaccini e falsi profeti: Bob Dylan contro la mafia del Covid

False Prophet Il diavolo non veste Prada: di questi tempi va in giro con in mano una siringa mortale, truccata da regalo, che puzza di vaccino lontano un miglio. Sembra dedicato al Demiurgo degli gnostici – il Dio Straniero dei catari – l’ultimo guanto di sfida (il terzo, in poche settimane) lanciato dallo stupefacente Bob Dylan, 79 anni a fine maggio. Un blues lento e accidentato, scandito da chitarre sulfuree, tra Muddy Waters e Tom Waits, e presentato da un’icona inequivocabile: uno spettro vestito a festa, da banditore ottocentesco. Il riferimento dell’immagine – trasmessa via web nella notte tra il 7 e l’8 maggio, per accompagnare l’ennesimo, esplosivo brano inedito, “False Prophet” – è all’Uomo Ombra, «il personaggio misterioso creato da Walter Gibson, dal 1931 protagonista di “The Shadow”, il primo magazine pulp interamente dedicato a un singolo “character hero” e progenitore di giustizieri, cupi e solitari, come Batman», annota Valeria Rusconi su “Repubblica“. Ma se lo spettro tenebroso di Gibson impugna una pistola, quello di Dylan – che a sua volta ha sottobraccio un pacco-dono – brandisce una siringa, nientemeno. «A chi sta pensando, Bob Dylan? Qual è il dono che porta la morte?».
Per intuirlo basta guardarsi attorno, tra i cimiteri del Covid-19 e le ombre che si allungano, giorno per giorno, sull’incerta origine della pandemia e sulle altrettanto opache manovre per specularvi sopra, come racconta la guerra politica fra Trump e l’Oms “cinese”, il guru Anthony Fauci, il presunto “falso profeta” Bill Gates e i suoi seguaci diffusi ovunque. E’ il coronavirus – o meglio, il clan che lo starebbe “sovragestendo” – l’obiettivo del grande cantautore americano, Premio Nobel per la Letteratura, che il 27 marzo ha sparato wordlwide il capolavoro “Murder Must Foul”, struggente ballad che rievoca l’omicidio di John Kennedy. Il brano lascia spazio a un’accusa velata: il sospetto che, dietro al superpotere che sta cercando di impossessarsi del pianeta sottoponendolo alla “dittatura sanitaria”, vi siano gli eredi dell’esclusivo club oligarchico che nel 1963 fece assassinare il presidente della New Frontier, reclutando la mafia di Chicago sotto la supervisione della Cia e dell’Fbi, con il placet di Lyndon Johnson, Richard Nixon e George Bush.
E’ il potere nero, golpista, che avrebbe imposto il neoliberismo a mano armata con il colpo di Stato in Cile che rovesciò e uccise Salvador Allende l’11 settembre del 1973. Lo stesso Deep State che poi, trent’anni dopo – in un altro 11 settembre – avrebbe terremotato il pianeta, abbattendo le Torri Gemelle per imporre il terrore “islamista”, da Al-Qaeda fino all’Isis. Esauriti i mostri creati in laboratorio deformando l’Islam, ora saremmo di fronte all’ennesimo esperimento di dominio, sempre fabbricato in vitro, ma in altri laboratori: un mostro fondato sul terrore sanitario. Vaneggiamenti? Tutt’altro, sostiene Gioele Magaldi, autore del bestseller “Massoni” (Chiarelettere, 2014). La tesi: una cupola mondiale di superlogge – dalla “Three Eyes” di Kissinger alla “Hathor Pentalpha” dei Bush – ha strapazzato il mondo, per piegarlo ai suoi voleri: dal manifesto “The crisi of Anthony Fauci e Bill Gatesdemocracy” del 1975 (Commissione Trilaterale) al neoliberismo-canaglia, quello che oggi – nella gabbia Ue – impedisce all’Italia persino di difendersi, finanziariamente, dalla catastrofe Covid. Ma che c’entra, Bob Dylan?
«C’entra eccome», sostiene Magaldi, che un mese fa è stato autorizzato a comunicare ufficialmente la notizia: l’autore di “Blowin’ in the wind”, «da sempre massone ultra-progressista», fa parte del circuito massonico internazionale che si sta opponendo, con ogni mezzo, al “tentativo di golpe” che ritiene sia in corso: il brutale sequestro di miliardi di persone, terrorizzate da un virus misterioso e sottoposte al coprifuoco da parte di governi che hanno prontamente sospeso libertà e democrazia, obbedendo a oscuri tecno-scienziati. Peggio: l’alleanza massonico-progressista (di cui Dylan è parte) sospetta che sia all’opera lo stesso potere che assassinò Kennedy a Dallas nel ‘63. Ecco perché il menestrello di Duluth è uscito allo scoperto. Conferma Magaldi: «Bob Dylan è sceso in campo ufficialmente: si sente un soldato, deciso a combattere a viso aperto».
Senza questa chiave di lettura, agli esegeti della dirompente tripletta scodellata da Dylan in poco più di un mese (”Murder Most Foul”, “I Contain Multitudes” e ora “False Prophet”) non restano che considerazioni preliminari: «Rimaniamo qui, stupiti, ancora incantati, brancolanti nel buio, cercando in un disco i segreti del nostro tempo», scrive sempre Valeria Rusconi nel suo bellissimo articolo su “Repubblica”. Le fa eco Federico Vacalebre sul “Mattino” di Napoli: «L’uomo che contiene moltitudini è tornato, non resta che aspettare il 19 giugno: non sono solo canzonette». Attenti alla data: è la vigilia del solstizio d’estate il giorno prescelto per l’uscita ufficiale del doppio album “Rough and Rowdy Ways”, che ricalca l’omonima opera pubblicata nel lontano 1926 da Jimmie Rodgers, una delle fonti d’ispirazione di Dylan. Quelle “maniere ruvide e turbolente” L'iconografia che accompagna la nuova opera di Dylanconterranno quindi la trilogia uscita per ora a rate, in queste settimane, con le anticipazioni sui social a cui la stampa ha dato il massimo risalto, interrogandosi sull’improvvisa loquacità del grande artista americano, il cui ultimo album originale, “Tempest”, risale al 2012.
Meglio tenere gli occhi aperti, annota anche “Rai News“, visto che il funereo “False Prophet” arriva appena dopo la pubblicazione di “I Contain Multitudes”, dove la voce di Dylan, a partire dalla citazione di “Foglie d’erba” di Walt Whitman, canta delle proprie infinite sfaccettature nel suo consueto modo spiazzante («Sono come Anna Frank, come Indiana Jones, e come quei cattivi ragazzi inglesi, i Rolling Stones»). A loro volta, le “moltitudini” anticipate il 17 aprile sono il sequel, intimistico, dell’orazione commossa per Jfk, «dedicata all’America e alla sua musica – dice sempre “Rai News” – a partire dal trauma collettivo dell’assassinio di Kennedy a Dallas». Adesso siamo all’atto terzo, il “falso profeta”, che prelude a un disco la cui tempistica – un attimo prima della “resurrezione” stagionale del sole – fa pensare alle previsioni degli astrologi, secondo cui siamo tuttora immersi in un’altra vigilia, di tipo cosmico: questa immane tribolazione, calcolano, cesserà fra tre anni e mezzo, visto che il 2024 segnerà un passaggio d’epoca paragonabile a quello che tenne a battesimo la Rivoluzione Francese e quella americana, dando corso a 200 anni di vertiginosi progressi sociali, le grandi conquiste da cui è nata la modernità democratica.
Niente di casuale, probabilmente, se Dylan – la cui cifra iniziatica è stata definitivamente svelata – ha abituato l’immenso popolo dei suoi fan (decine di milioni di dischi venduti) al gusto per i simboli, nel gioco di specchi della tradizione esoterica. Bibbia e stelle, tarocchi, mitologia e archetipi: il materiale perfetto di chi ama parlare per enigmi. Stavolta però le parole si fanno anche esplicite, sia pure sempre attraverso il raffinato doppio fondo della poetica dylaniana: «Ciao straniero, un lungo addio. Hai governato la Terra, ma l’ho fatto anch’io». Riecheggia il Dio Straniero, il Demiurgo gnostico responsabile della creazione “dannata” della materia. «Hai perso il tuo mulo», lo sfotte Dylan: fulmineo rimando all’animale-totem dei Vangeli (l’avvento di Cristo a Gerusalemme, in sella un asinello) e più ancora a Genesi 49, il passo biblico in cui i Rosa+Croce individuano la sacralità dell’investitura regale di Giuda, che «lega alla vite il suo asinello». Giuda, il cui discendente Davide («il Re che suona Kennedyl’arpa») lampeggia tra i versi di “Murder Most Foul”, in cui è Kennedy a indossare i panni del nuovo “re di giustizia” davidico, «secondo a nessuno».
Stesso verso, identico, anche in “False Prophet”: «Second to none», si autodefinisce lo spettro vendicatore dell’ultima scorribanda di Dylan, che sfida il Demiurgo: «Hai un cervello avvelenato», gli dice, introducendo una categoria – il veleno – più che mai attuale, nel mondo devastato dal coronavirus e insidiato dalle troppe voci sui vaccini inaffidabili (come quelle rilanciate da Robert Kennedy, figlio di Bob, in prima linea nella battaglia contro l’ipervaccinista Bill Gates). «Ti sposerò a una palla al piede», gli promette Dylan in versione templare, con un’evidente allusione a San Bernardo: incatenare il diavolo è proprio la specialità – nell’iconografia antica – dell’ispiratore dell’Ordine del Tempio. Quello di San Bernardo è un diavolo terreno: ciascuno deve riconoscerlo come parte di sé, per poterlo tenere a bada. Diverso il demone (gnostico, creatore) duramente contestato dall’altro uomo-simbolo della cristianità medievale ora richiamato in servizio da Dylan: il Sant’Agostino della città celeste: «Povero diavolo, alza lo sguardo se vuoi: la città di Dio è lì sulla collina».
Versi urlanti, mutuati dalla teologia dualistica ereticale: «So come è successo, l’ho visto cominciare: ho aperto il mio cuore al mondo e il mondo è entrato». Lo zampino del “diavolo” nella creazione, la Terra come regno provvisorio delle tenebre (Ahriman, per la cosmogonia di Zoroastro) sembra comparire già – sotto mentite spoglie – nell’incipit del brano: il verso «ciao, Mary Lou», omaggio apparente al country-western, accoppia due opposti, Maria (la Madonna) e Lucifero. Insieme a «miss Pearl», Mary Lou è una guida per il viaggio dantesco negli inferi, evocato in una strofa dedicata al “principe ribelle”: «Nessuna stella nel cielo brilla più di te», ammette lo spettro, pensando al mitico occhio del grande eversore, la pietra preziosa («miss Pearl»?) contro cui però si schiera in modo categorico: «Sono nemico del conflitto», della divisione (da diaballo, dividere: l’etimologia greca del vocabolo “diavolo”). E attenzione: «Sono il nemico del tradimento», altro riferimento alla fine di Lucifero nell'arte, rappresentato da Guillaume GeefsKennedy, tradito dal suo stesso establishment. L’uomo che cerca «il Santo Graal in tutto il mondo», e che ha «scalato montagne di spade a piedi nudi» (omaggio alla spiritualità orientale), ora va per le spicce: «Sono qui apposta per portare vendetta sulla testa di qualcuno».
E’ il “soldato Dylan”, a parlare: e il diavolo che inquadra nel mirino è quello che sta dilagando, oggi, in tutto il pianeta. Un diavolo terreno, molto politico e non così antico, se contro di lui si abbatterà la vendetta dello spettro che intende fare giustizia, dopo oltre mezzo secolo, dell’infame sorte inflitta a John Kennedy. «Non mi conosci», dice l’Uomo Ombra, «non indovineresti mai: non ho niente ha che fare con quello che potrebbe suggerire il mio aspetto spettrale». A scanso di equivoci, assicura: «Non sono un falso profeta». E se qualcuno pensasse ai deliri del satanismo, sconcertante piaga attribuita persino a una parte insospettabile dello star-system, l’ossuto giustiziere precisa: «No, non sono la sposa di nessuno». Un rimando diretto a Iside-Hathor, patrona dei supermassonici terroristi in doppioppetto? Nel brano “I Contain Multitudes”, alludendo ai massoni ribelli che diedero origine alla leggendaria pirateria caraibica, Dylan annunciava: «Porto quattro pistole e due lunghi coltelli». Ora parla attraverso il profeta-fantasma, che falso profeta non è: «Non riesco a ricordare quando sono nato, e ho dimenticato quando sono morto».
Sottotraccia, l’esoterista Dylan maneggia numeri: «Play numer 9, play number 6», invitava in “Murder Most Foul”, invocando la simbolizzazione dell’armonia universale. E ora, il suo “False Prophet” – così torvo e scuro – sfodera addirittura il 4, emblema della forza radiante dell’amore che la tradizione iniziatica attribuisce al quadrato. Le strofe sono dieci, ma raggruppate in quattro blocchi separati da tre intervalli: quattro più tre, cioè sette – ovvero otto, come direbbe il simbologo Michele Proclamato, che in tanti libri ha declinato quella che chiama “legge dell’Ottava”, cifra nascosta del segreto della vita. Con una Bob Dylanclausola: l’8, mai esplicitato, corrisponde al virtuale salto dimensionale, “quantico”, che ciascuno può compiere, a patto di scegliere l’amore. Coincidenze, ghirigori intellettuali? Non oggi, probabilmente, se un super-taciturno come Dylan si scomoda in modo così palese, proprio in tempi di coronavirus.
«State al riparo, e che Dio sia con voi», scrisse a fine marzo, sul suo sito, presentando l’alluvione poetica di “Murder Most Foul”, monumentale capolavoro in morte di John Kennedy e della speranza assassinata: il più empio dei delitti, capace di raggelare il mondo nella morsa della paura. Ci stanno riprovando? Sì, sembra dire il grande attore travestito da profeta. Ma stavolta, aggiunge, non la spunteranno. «Ciao, straniero», si congeda lo spettro, sicuro della vittoria: «Un lungo addio: hai governato la Terra, ma l’ho fatto anch’io». Come dire: pur in mezzo a questi orrori, a questo nuovo oceano di sofferenze, sappiate che un lunghissimo ciclo doloroso sta per chiudersi. E’ questo, probabilmente, l’ultimo messaggio del profeta di Duluth, il poeta-soldato. Ma ci sarà da ballare parecchio: forse, la battaglia finale è appena cominciata. E a proposito: non aprite la porta a chi si presenta con un pacco regalo, se nell’altra mano impugna una siringa.
(Giorgio Cattaneo, 10 maggio 2020).
L’autore della storica rivelazione sull’identità massonica di Bob Dylan, Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt, appartiene lui stesso al circuito sovranazionale della massoneria progressista: già “venerabile” della loggia romana Monte Sion del Goi, poi iniziato alla superloggia “Thomas Paine”, è oggi Gran Maestro del Grande Oriente Democratico, network italiano facente parte della rete massonica progressista sovranazionale.