29 maggio 2020

Il progetto politico globale imposto in occasione del COVID-19, di Thierry Meyssan


Le inette reazioni dei governi europei al COVID-19 sono state dettate da ex consiglieri di Donald Rumsfeld e George W. Bush. Contrariamente a quanto afferma la retorica istituzionale, le misure adottate non hanno fondamento sanitario. Lungi dall’essere una risposta all’epidemia, esse mirano a trasformare le società europee, per integrarle nel progetto politico-finanziario del gruppo.

ia che abbia origine naturale o artificiale, l’epidemia di COVID-19 offre l’occasione a un gruppo transnazionale d’imporre, all’improvviso, il proprio progetto politico, senza necessità di esporne, tantomeno di discuterne, il contenuto.
In poche settimane abbiamo visto Stati che si proclamano democratici sospendere le libertà fondamentali: vietare, sotto pena di ammenda o di reclusione, di uscire di casa, di partecipare a riunioni, di manifestare. L’obbligo scolastico per i minori di 16 anni è stato provvisoriamente abolito. A milioni di lavoratori è stato tolto l’impiego e imposta d’ufficio la disoccupazione. Centinaia di migliaia d’imprese sono state autoritariamente costrette a chiudere e non saranno più in grado di riaprire.
I governi hanno incoraggiato le aziende al telelavoro senza esservi preparate: il sistema Echelon ne ha immediatamente registrato le comunicazioni via internet. Il che significa che i “Cinque Occhi” (Australia, Canada, Nuova Zelanda, Regno Unito e Stati Uniti) hanno in archivio i mezzi per violare i segreti di pressoché tutte le imprese europee. È già troppo tardi per porvi rimedio.
Nessuna delle trasformazioni imposte alle società ha giustificazione sanitaria. Nessuno studio epidemiologico al mondo ha mai discusso, men che meno raccomandato, l’isolamento generalizzato obbligatorio per combattere un’epidemia.
I dirigenti politici degli Stati dell’Unione Europea, dapprima paralizzati da proiezioni matematiche deliranti di ecatombi nei loro Paesi [1], sono stati poi rassicurati da soluzioni già confezionate da un potente gruppo di pressione, i cui membri avevano incontrato al Forum economico di Davos e alle Conferenze di Monaco sulla Sicurezza [2].
L’isolamento generalizzato obbligatorio è stato concepito 15 anni fa all’interno dell’amministrazione Bush, non come strumento di tutela della salute pubblica, bensì di militarizzazione della società statunitense in caso di attacco terroristico. È il progetto che viene messo in atto oggi in Europa.
Il piano iniziale, concepito oltre vent’anni fa attorno al proprietario del laboratorio farmaceutico Gilead Science, Donald Rumsfeld, prevedeva di adattare gli Stati Uniti alla finanziarizzazione globale dell’economia: il pianeta andava riorganizzato dividendo geograficamente i compiti di ciascuno. Le zone non ancora integrate nell’economia globale avrebbero dovuto essere private delle strutture statali per diventare semplici riserve di materie prime; le zone sviluppate (fra cui Unione Europea, Russia e Cina) avrebbero avuto la responsabilità della produzione; gli Stati Uniti, e soltanto loro, avrebbero dovuto assicurare l’industria degli armamenti e della polizia mondiale.
A questo scopo fu creato, in seno a un think-tank, l’American Enterprise Institute, il “Progetto per un nuovo secolo americano”. Soltanto una parte del programma fu crudamente annunciata: quella necessaria per convincere grandi donatori a sostenere la campagna elettorale di George W. Bush. L’11 settembre 2001, dopo che alle 10 del mattino due aerei di linea colpirono il World Trade Center di New York, venne dichiarato il programma di Continuità del Governo (CoG), nonostante la situazione non fosse affatto prevista nei testi. Il presidente Bush fu portato in una base militare; i membri del Congresso e i loro collaboratori furono immediatamente trasferiti in un immenso bunker, a 40 chilometri da Washington. E il segretissimo Governo di Continuità, di cui Rumsfeld era membro, assunse il potere fino alla fine della giornata.
Approfittando dello shock emozionale di quel giorno, il gruppo fece adottare un poderoso Codice Antiterrorismo – redatto molto tempo prima – l’USA Patriot Act; creò un vasto sistema di sorveglianza interna, il Dipartimento per la Sicurezza della Patria (Homeland Security); reindirizzò la missione delle forze armate in funzione della divisione globale del lavoro (dottrina Cebrowski); ebbe così inizio la “Guerra senza fine”. Da due decenni viviamo, come in un incubo, nel mondo da loro forgiato.
Se non stiamo attenti, il gruppo attuale – di cui il dottor Richard Hatchett è l’elemento visibile – trasporrà il programma per gli Stati Uniti all’Unione Europea. Imporrà alla telefonia mobile un’applicazione di tracciamento, ossia di sorveglianza dei nostri contatti; rovinerà alcune economie per trasferirne la forza produttiva all’industria degli armamenti; infine ci convincerà che la Cina è responsabile dell’epidemia e deve perciò essere arginata (Containment).
Se non stiamo attenti, la NATO, che abbiamo creduto in stato di morte cerebrale, si riorganizzerà e si estenderà, con l’adesione iniziale dell’Australia, al Pacifico [3].
Se non stiamo attenti la scuola sarà sostituita dall’insegnamento a domicilio. I nostri figli diventeranno pappagalli privi di spirito critico, che tutto sanno ma che nulla conoscono.
Nel nuovo mondo che si sta preparando per gli europei della UE, i grandi media non saranno più finanziati dall’industria petrolifera, ma da Big Pharma. Ci convinceranno che le misure prese erano le uniche efficaci. I motori di ricerca valuteranno la credibilità dei media non allineati basandosi sulla nomea dei firmatari degli articoli, non sulla qualità dei ragionamenti.
Siamo ancora in tempo per reagire.
Traduzione
Rachele Marmetti
Giornale di bordo

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