04 dicembre 2018

LE VERITA’ DI GIOACCHINO GENCHI SU VIA D’AMELIO / CHI VESTI’ IL “PUPO” VINCENZO SCARANTINO?


Le verità di Gioacchino Genchi sulla strage di via D'Amelio e il ruolo giocato da Arnaldo La Barbera, l'ex capo del pool investigativo della polizia e poi questore a Palermo. Le ha raccontate davanti alla Commissione Antimafia dell'assemblea regionale siciliana presieduta da Claudio Fava, al lavoro dopo le motivazioni del Borsellino quater, per cercare di far luce su un giallo ancora irrisolto.
Ma chi è Genchi? Un ex poliziotto, per anni diventato il braccio destro di parecchi magistrati di prima linea. Lo fu, in particolare, di Luigi de Magistris, l'attuale sindaco di Napoli e una dozzina d'anni fa impegnato come pm in Calabria, autore delle famose inchieste "Why not " e "Poseidon", che gli vennero "scippate" dall'allora guardasigilli Clemente Mastella (giorni fa è arrivata la sentenza che considera illegittimo quello scippo: ma è ormai troppo tardi…). Genchi svolgeva un ruolo ben preciso: quello di super perito informatico, per passare ai raggi x migliaia e migliaia di intercettazioni telefoniche. I due, Genchi e de Magistris, vennero accusati, allora, di voler spiare mezza Italia.

OCCORREVA "VESTIRE IL PUPO" 

Arnaldo La Barbera. Sopra, Gioacchino Genchi

Torniamo alla strage di via D'Amelio. Genchi faceva parte del ristrettissimo pool di fidati collaboratori di La Barbera, quel "sinedrio" – come oggi lo definisce – per scoprire killer e mandanti dell'eccidio. Genchi, però, a un certo punto esce dal gruppo. Quando? "Quando La Barbera decise di 'vestire il pupo'", dichiara. E cioè di inventare di sana pianta il killer, di 'impupazzare' un mafioso qualunque di periferia trasformandolo nell'assassino perfetto. Organizzando, in questo modo, "il più grande depistaggio della storia italiana", come ha confermato la sentenza del Borsellino quater.
Genchi racconta di una lunghissima conversazione con La Barbera, dalle 19 del 4 maggio 1993 alle 6 del 5 maggio. Una maratona notturna. "Alla fine La Barbera piangeva", commenta Genchi.
Il quale riporta le parole che La Barbera gli avrebbe detto: "Ormai è fatta, due più due fanno quattro, la strage non può che essere responsabilità di Cosa nostra. Noi qui dobbiamo trovare qualche 'elemento minimale', addebitiamo tutto alla Cupola. Così poi io divento questore, tu vieni promosso per meriti straordinari e poi fra 3 o 4 anni diventi questore pure tu". Semplice come bere un biccher d'acqua.
L'"elemento minimale" – secondo la ricostruzione di Genchi – sarebbe stata una nota del Sisde, che metteva insieme il profilo giudiziario di Vincenzo Scarantino – il pupazzo killer – e ne dettagliava tutti i rapporti familiari e le amicizie all'interno delle cosche. La nota è datata 10 ottobre 1992, e a quanto pare la sua stesura sarebbe stata coordinata da Bruno Contrada. Da rammentare che anche La Barbera non solo era un pezzo grosso della polizia, ma era anche uomo dei Servizi, nome di battaglia "Rutilius".
Eccoci alla dichiarazione finale di Genchi: "Hanno individuato falsi colpevoli non per fare carriera o chiudere le indagini, ma per evitare di incastrare i veri autori della strage di via D'Amelio. I veri mandanti".


Bruno Contrada

Invece, nelle precedenti ricostruzioni, si raccontava della smania di La Barbera di diventare questore (cosa che poi accadde) e di sbattere un mostro in prima pagina, far vedere ai cittadini che il colpevole era stato incastrato.
La Barbera, comunque, a questa montagna di fatti e circostanza non può rispondere, perchè è morto il 19 dicembre 2002. Per cui è facile, ora, scaricare tutto su di lui. E parlare solo di lui.


TUTTE LE DOMANDE NON FATTE
C'è un domandone che nessuno, in commissione antimafia, ha fatto a Genchi: ma La Barbera agiva di testa sua, lui e il suo pool? E' normale che un pur potente vertice della polizia possa prendere inziative da solo, caso mai parlando con un amico del Sisde, e poi provvedere in modo del tutto autonomo?
Fino a prova contraria, si trattava di un'inchiesta, che qualche magistrato doveva pur coordinare. Perchè nessuna domanda a Genchi sul ruolo svolto dai magistrati? Poniamo un'ipotesi: La Barbera ha fatto tutto da solo, di sua precisa iniziativa, per motivi misteriosi. Ma allora, cosa ci stavano a fare i magistrati? A prendere la tintarella a Taormina? Semplici soprammobili?
Ipotesi numero due: i magistrati hanno lavorato in "sinergia", come le prassi indicano, con gli investigatori. A questo punto Scarantino è stato scelto di comune accordo, come del resto fa pensare l'immediata presa di posizione di Ilda Boccassini, che inviò una dettagliata e dura missiva ai magistrati inquirenti, mettendoli in guarda dal dare credibilità e affidabilità a Scarantino come pentito.
Come mai nessuno ha dato retta al parere di una toga che di mafia se ne intendeva e se ne intende, come la Boccassini?
Dicevamo: come mai nessuna domanda sui magistrati, tre in tutto, che hanno partecipato alle indagini? E cioè Anna Maria Palma, Carmine Petralia e Nino Di Matteo. Quest'ultimo tende a defilare la sua presenza, sostenendo che è arrivato a inchiesta già iniziata: sì, sei mesi dopo.


Il falso pentito Vincenzo Scarantino

L'unica a chiedere con forza quale preciso ruolo hanno avuto i tre magistrati nel taroccamento del pentito Scarantino è Fiammetta Borsellino, la quale – a proposito di Di Matteo – osserva: "Se era inesperto e alle prime armi perchè lo hanno messo ad indagare su mio padre?".
Ancora. Come mai nessuna domanda all'informatissimo Genchi sul ruolo svolto dall'allora procuratore capo Giovanni Tinebra?
Non è finita. Perchè allo 007 di casa nostra non sono stati chiesti ragguagli circa la storia dell'agenda rossa di Paolo Borsellino, a quanto pare passata di mano in mano, da Giuseppe Ajala a Giovanni Arcangioli, il carabiniere inquisito, processato e scagionato da ogni accusa? E – come racconta la giornalista d'inchiesta Roberta Ruscica, autrice de "I Boss di Stato" – passata anche tra le mani di Anna Maria Palma?
E poi. Come mai Genchi, dopo tanto parlare, non dice qualcosina in più su quei killer o mandanti che La Barbera avrebbe voluto proteggere? Possibile che in quella notte di rimembranze, confidenze & lacrime non gli sia sfuggito qualcosa? E lui stesso, Genchi, una qualche idea se la sarà pur fatta…

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03 dicembre 2018

SOROS / LA STRENUA E CONTINUA DIFESA GRIFFATA REPUBBLICA


Repubblica scende l'ennesima volta in campo per difendere l'onore e il prestigio del "miliardario-filantropo di sinistra", George Soros, una vera icona secondo il quotidiano diretto da Mario Calabresi.
Stavolta la story è incentrata sulla bagarre che si è scatenata negli Usa tra Facebook e lo stesso Soros. Nel mirino dell'inviato speciale in bretelle dagli Usa, Federico Rampini, è finita la numero due di Facebook, Sheril Sandberg, una delle più note giornaliste americane, stimata per le sue qualità investigative.
Ecco cosa scrive il bretellato, riportando quanto riferisce un articolo del New York Times (non si è neanche scomodato più di tanto, Rampini, per scrivere la paginata pro Soros di Repubblica): "Fu lei in persona – scrive il super corrispondente – a commissionare 'fango' su Soros, per il solo fatto che il miliardario-filantropo di sinistra aveva osato criticare Facebook. Tutto ebbe inizio a gennaio, all'ultimo World Economic Forum di Davos. Vi partecipavano sia Sandberg che Soros. Lui criticò pubblicamente Facebook e Google, li definì pericolosi per la democrazia, invocò nuove regole e maggiori controlli sui giganti oligopolisti dell'economia digitale".
Ma eccoci al cuore della singolar tenzone. Riprendono le trombe di Rampini anti Sandberg: "Ma la Sandberg anzichè ripondere nel merito (alle accuse di Soros, ndr), chiese ai suoi collaboratori di indagare su Soros, sui suoi moventi, su eventuali interessi finanziari. Per esempio, se stesse effettuando 'vendite allo scoperto' in Borsa per arricchirsi dopo aver fatto scendere il titolo di Facebook. In cerca di prove per accusarlo di aggiotaggio, insomma: perchè se uno ti critica deve essere un delinquente che ci specula sopra".


Federico Rampini. In alto, Soros

Non basta. Il prode Rampini non ha terminato la genuflessione nei confronti del suo magnate-filantropo: "Soros risultava indigesto da tempo ai vertici dei social media, ma tutte le sue campagne si svolgevano alla luce del sole, per esempio finanziando un'associazione che si chiama 'Free from Facebook' e denuncia da tempo i pericoli di questa rete sociale".
Non è certo finita, ci sono altre cartucce nel cinturone del pistolero Rampini: "Sandberg ha fatto ingaggiare una nota società di relazioni pubbliche legata alla destra repubblicana, Definers Public Affairs, che ha cominciato una campagna anti Soros, rispolverando anche argomenti antisemiti. Proprio come si usa fare nel campo dei suprematisti bianchi, per i quali Soros è il capro espiatorio ideale, il regista del 'complotto giudaico-plutocratico' di hitleriana memoria".
E il tric trac finale: "Quando sul NYT cominciarono ad uscire le prime rivelazioni, Zuckerberg  e l'intero vertice aziendale fecero quadrato intorno alla Sandberg per difenderla. E lei cominciò ad accumulare bugie su bugie".
"La Sandberg sapeva tutto fin dall'inizio e fu la vera regista".
Sorgono spontanee un paio di domande. Sulle 'prodezze' di Soros, a cavallo della sua Open Society Foundation tanto umanitaria, se ne conoscono in dettaglio di tutti i colori e da un bel pezzo.
Dalla narrazione rampiniana, invece, sembra sia tutto spuntato fuori oggi come il cavolo a merenda.
Secondo punto. Ma conosce qualcosa mister Rampini del giornalismo d'inchiesta? Sa che è l'anima della vera informazione, e non i lecchinaggi di palazzo? Cosa c'è di strano se lady Sandberg ha sguinzagliato i suoi reporter a caccia di notizie sulle tante acrobazie finanziarie dal magnate? Sui suoi giganteschi affari? Sulle sue malefatte internazionali? Sa mister Rampini che Soros con una mano finanzia le Ong e con l'altra cerca di divorarsi interi Paesi pezzo pezzo, come da qualche anno sta cercando di fare con la Macedonia, mentre l'Italia potrebbe entrare presto nel suo mirino?
Finalmente qualcuno cerca di alzare i veli sull'impero Soros. Anche se a Rampini non piace…

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LE CONTRADDIZIONI DELL’ANTIFASCISMO – Franco Cardini e Paolo Ercolani



Quanto c’è di fascista nell’antifascismo ormai vuoto di una sinistra che non sa più trovare in se stessa un principio di attrazione identitaria, e si autodefinisce solo come negazione delle identità altrui? È lecito pretendere di contrastare un fenomeno utilizzando lo stesso metodo che lo ha generato?
È questo il tema di “Neofascismo e Antifascismo“, un pamphlet dello storico Franco Cardini che in realtà è un’entrata a gamba tesa nel dibattito sulle grandi ideologie che hanno infuocato il ‘900 (qui per leggerlo).
Libropolis, davanti alle telecamere di Byoblu, se ne è parlato insieme a Paolo Ercolani, filosofo, scrittore, saggista e giornalista. Modera Alessandro Bedini.
Tutti gli interventi di Libropolis ripresi da Byoblu: https://www.youtube.com/playlist?list=PLimc7jftHxGUZveUQQHr1w1Eqa4AYHWjf
Fonte: www.byoblu.com

01 dicembre 2018

[Reseau Voltaire] Les principaux titres de la semaine 30 nov 2018


Réseau Voltaire
Focus




En bref

 
Confirmation de notre version de l'incident de Kertch
 

 
La marine ukrainienne viole l'espace maritime russe
 

 
Les clauses secrètes de l'accord gazier entre Chypre, la Grèce, l'Italie et Israël
 

 
Contre-proposition russe au « Deal du siècle »
 

 
Le mouvement des Gilets jaunes s'étend en France, en Belgique et en Bulgarie
 

 
L'UE créée sa propre école d'espionnage
 

 
La Jordanie tente de relancer le projet d'un acqueduc mer Rouge-mer Morte
 

 
La médiation russe pour l'Iran avec Washington et Tel-Aviv
 
Controverses
Fil diplomatique

 
Discours d'installation du Haut Conseil pour le Climat
 

 
Déclaration de la Russie sur l'incident militaire en Crimée
 

 
Déclaration de la Russie à propos de la mer d'Azov
 

 
Communiqué des ministères des Armées français et allemand relatif au SCAF et au MGCS
 

 

« Horizons et débats », n°26, 26 novembre 2018
Les migrations, armes de guerre
Partenaires, 26 novembre 2018
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30 novembre 2018

Rete Voltaire: I principali titoli della settimana 30 nov 2018


Rete Voltaire
Focus




In breve

 
Confermata la nostra versione dell'incidente di Kertch
 

 
La marina ucraina vìola lo spazio marittimo russo
 

 
Le clausole segrete dell'accordo sul gas tra Cipro, Grecia, Italia e Israele
 

 
Controproposta russa all'«Accordo del secolo»
 

 
Il movimento dei Gilet Gialli si estende in Francia, Belgio e Bulgaria
 

 
La UE istituisce una propria scuola di spionaggio
 

 
La Giordania tenta di rilanciare il progetto di un acquedotto Mar Rosso-Mar Morto
 

 
La mediazione russa per l'Iran con Washington e Tel Aviv
 

 
Gli Emirati organizzano il summit mondiale sulla tolleranza
 
Controversie

 
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Blog Emanuela Orlandi: La nostra genetista forense è pronta ad esami paralleli su quei resti

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Maria Antonietta Gregori "Solo l'esame del DNA può darci delle certezze e comunque noi faremo effettuare altre analisi in parallelo e alla luce del sole, dalla nostra Genetista Marina Baldi"
"La nostra genetista forense è pronta ad esami paralleli su quei resti"



Buona lettura
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Vaccini Hpv: “Manufactured Crisis” il film che svela la realtà criminale del vaccino hpv

E dopo VAXXED , ecco in arrivo “La crisi dell’HPV: reale o prodotta?” Una nuova versione cinematografica, un nuovo documentario che svela i danni a seguito della vaccinazione che dovrebbe proteggere dal papilloma virus.
Potrete visionarlo cliccando sul titolo (vi comparirà con Vimeo,  vi consigliamo di guardarlo e salvarlo).
Siamo a LONDRA, Regno Unito.  Un  docu-film, pubblicato online nel Regno Unito e visibile in tutta Europa questa settimana, mette in dubbio le affermazioni delle autorità sanitarie britanniche, danesi e spagnole sulla sicurezza del vaccino hpv. Giunge in un momento in cui  medici britannici ed europei stanno proponendo di estendere l’uso del vaccino anche ai bambini inferiori agli 11 anni, quindi non si parla più di adolescenti. Un obblig che si estenderà a caro prezzo questo (1).
“Manufactured crisis” : ciò che non ti dicono del vaccino HPV ” espone i casi di reazioni avverse gravi  che cambiano la vita a ragazze e giovani donne a seguito di somministrazione del vaccino Gardasil o Cervarix . Le reazioni avverse registrate includono grave disabilità, paralisi e persino la morte. Durante tutto il documentario, le famiglie raccontano i loro drammi e le loro vite cambiate per sempre. Storie strazianti che non possono e non devono essere ignorate.
Il film della durata di 60 minuti include anche le posizioni di medici e scienziati rispettati che sfidano le affermazioni sul valore del vaccino HPV. Loro affermano che ci vorranno almeno 10 anni prima di sapere se i vaccini HPV saranno davvero in grado di diminuire i casi di  cancro, comprese le forme più comuni di cancro cervicale ed -in caso affermativo- a quale costo.
Mettono in discussione anche i famosi “rischi e benefici” che pesano fortemente a favore della vaccinazione da sempre. In realtà, affermano gli scienziati, il caso della vaccinazione di massa non è chiaro. E queste decisioni sono state prese senza nemmeno considerare gli approcci alternativi e collaudati alla prevenzione, in particolare lo screening e l’educazione sessuale (2, 3).
Manufactured Crisis è una produzione di Alliance for Natural Health (ANH) realizzata in collaborazione con Sanevax , l’ associazione britannica di HPV Vaccine Injured Daughters (AHVID), l’ associazione danese delle vittime di vaccini HPV e l’associazione spagnola di persone danneggiate da vaccino HPV ( AAVP ).
Steve Hinks
Steve Hinks
Il vicepresidente di AHVID, Steve Hinks, ha dichiarato: “È ridicolo che così tanti professionisti del settore sanitario nel Regno Unito ignorino che la “sicurezza” e “l’efficacia” del vaccino HPV è in dubbio per il grave danno che sta causando. Perché non ci viene detta la verità? ”
Il presidente dell’Associazione danese delle vittime del vaccino contro l’HPV, Karsten Viborg ha dichiarato: “Il vaccino HPV è un esperimento enorme e molto pericoloso. Bambini e genitori hanno bisogno di informazioni corrette sui benefici e rischi. I nostri membri hanno tutti seguito la raccomandazione delle autorità per la vaccinazione – ora non c’è alcun dubbio: le autorità sanitarie non informano i cittadini ed i politici “.
La presidente dell’AAVP, Alicia Capilla, ha dichiarato: “Incomprensibilmente, le autorità sanitarie non vogliono collegare queste reazioni ai vaccini HPV, lasciando le vittime in una situazione di abbandono. ”
Norma Erickson
Norma Erickson
Il presidente di SaneVax, Norma Erickson, ha dichiarato: “Il team di SaneVax collabora con rappresentanti di oltre 50 paesi. Questo documentario mette in luce gli eventi che si verificano in ogni paese che ha adottato un programma nazionale di vaccinazione HPV. È giunto il momento di istituire il principio di precauzione in tutto il mondo. Dobbiamo scoprire perché così tanti soffrono e sviluppare protocolli di trattamento per aiutarli a riprendere in mano la propria vita “.
Questo documentario suggerisce gli interessi fraudolenti dei governi che hanno messo in primo piano questa procedura farmacologica al benessere e alla salute dei cittadini. Gli interessi commerciali vengono prima della salute pubblica.

LAURIE POWELL, EX DIRIGENTE DEL MARKETING FARMACEUTICO, AFFERMA:

“NON SI TRATTA DI CURA DEL PAZIENTE. SI TRATTA DI FARE SOLDI “.

Tim Reihm
Tim Reihm, the director of Manufactured Crisis
In una dichiarazione congiunta, i produttori del film hanno dichiarato: “Le autorità sanitarie stanno ingannando il pubblico sostenendo che la capacità del vaccino di aumentare gli anticorpi HPV nel giro di pochi anni equivale alla protezione dai tumori correlati all’HPV, in particolare il cancro del collo dell’utero. La scienza invece, ci svela altro.https://vimeo.com/277078546/7812e25bb1
“Tim Reihm, il regista e narratore del film va oltre:” Quello che abbiamo scoperto è stato un esempio scioccante di avidità aziendale, disonestà scientifica, complicità del governo e tragedia umana “.
“Manufactured crisis” : quello che non ti dicono sul vaccino HPV ” è prodotto da Focus for Health e Freda Birrell ed è diretto da Tim Reihm.

Il documentario di un’ora è disponibile sul seguente link:

 Ricerca e traduzione a cura di Vacciniinforma

(1) “The British Medical Association believes the HPV (human papilloma virus) vaccine should be given to youngsters under nine in an effort to catch them before they have sex” https://www.mirror.co.uk/lifestyle/health/health-experts-say-primary-school-12791841
2) “The cervical cancer rate in the USA is 12/100,000. By Merck’s own admission, for every 100,000 girls that receive Gardasil you can expect 2,300 serious adverse events.” Norma Erickson, president, Sanevax.
(3) “If your daughter gets regular Pap smears her chances of dying from cervical cancer are 0.00002%.” Shannon Mulvihill, executive director, Focus for Health.