"Sovrano è chi decide lo stato di eccezione", scrive Carl Schmitt. Applicando tale enunciato all'isolato caso islandese emerge che il governo di Reykjavik è titolare di reale sovranità, specialmente in relazione alla ricetta adottata per superare il totale dissesto finanziario che aveva provocato il fallimento nazionale del 2008.
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Durante i periodi di crisi "la normatività – afferma Schmitt – è impotente" e dal momento che nel caso specifico tale "normatività" è eminentemente rappresentata dal Fondo Monetario Internazionale essa è stata sospesa dal governo islandese, che ha abbandonato la tutela dei creditori esteri – inesaustamente raccomandata dal Fondo – per il bene della comunità islandese.
Qualcosa di affine era accaduto durante la Repubblica di Weimar, quando il popolo tedesco richiese l'apertura di uno stato d'eccezione che soppiantasse un ordinamento giuridico finalizzato esclusivamente ad arricchire le grandi oligarchie finanziarie e ad alimentare un circuito falsato di corruzione funzionale al mantenimento di alcuni privilegi di determinati strati sociali a scapito della comunità.
Durante i periodi di crisi "la normatività – afferma Schmitt – è impotente" e dal momento che nel caso specifico tale "normatività" è eminentemente rappresentata dal Fondo Monetario Internazionale essa è stata sospesa dal governo islandese, che ha abbandonato la tutela dei creditori esteri – inesaustamente raccomandata dal Fondo – per il bene della comunità islandese.
Qualcosa di affine era accaduto durante la Repubblica di Weimar, quando il popolo tedesco richiese l'apertura di uno stato d'eccezione che soppiantasse un ordinamento giuridico finalizzato esclusivamente ad arricchire le grandi oligarchie finanziarie e ad alimentare un circuito falsato di corruzione funzionale al mantenimento di alcuni privilegi di determinati strati sociali a scapito della comunità.