15 dicembre 2009
"Mistero" - Puntata 5 su H.A.A.R.P. e scie chimiche: il video
11 dicembre 2009
Byoblu.Com - Sabotaggio a Giampaolo Giuliani
10 dicembre 2009 - 21.13
Sabotaggio a Giampaolo Giuliani Due domeniche fa, il 29 novembre, Giampaolo Giuliani teneva la conferenza di presentazione del suo libro a L'Aquila. Nello stesso momento, approfittando dell'assenza del ricercatore e dei suoi assistenti, qualcuno si intrufolava nella sua stazione di rilevamento, collocata all'interno del laboratorio del Gran Sasso, e portava a compimento una vera e propria azione di sabotaggio, sottrando due schede hardware di fondamentale importanza e difficilmente reperibili. La stazione di rilevamento è collocata all'interno di un'area ad accesso riservato, entro la quale può circolare liberamente soltanto il personale dell'INFN,
l'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare. I carabinieri, che hanno
chiesto di mantenere il massimo riserbo durante l'avvio delle indagini
per evitare l'inquinamento delle prove, dovrebbero avere acquisito le
registrazioni delle telecamere a circuito interno.
I VOSTRI COMMENTI AL POSTSe i magistrati parlano solo attraverso le sentenzeLa logica che predomina in questa nostra fascio-mafio-democretineria parlamentare è quella del divide et impera. Da qui, l'esortazione e la minaccia vagamemente (mica poi tanto vaga!) terroristica: ognuna ha l'obbligo di parlare secondo i termini attinenti alla sua professione. Sarebbe veramente esilarante, se si trattasse di una gag. Ne risulterrebbe un'Italia divisa per compartimenti stagni (altro che divisione tra nord e sud prospettata dalla Lega). Ogni categoria non dovrebbe così mai più occuparsi di ciò di cui si occupa un'altra. Mentre il nostro presidente del consiglio (ormai del coniglio, vista la sua fuga perpetua), attacca a manca e a destra tutte le categorie che gli sono ostili (vede rosso dappertutto!): magistrati e magistratura, giornali e giornalisti... Non si risparmia a invadere il campo e le categorie altrui. Teleabuso
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05 dicembre 2009
5 dicembre 2009 - No Berlusconi Day
Roma, 5 dicembre 2009 - San Giovanni in Laterano No Berlusconi Day
Speciale Elezioni in Bolivia: Evo Morales, dal governo all'e
Speciale Elezioni in Bolivia: Evo Morales, dal governo all’egemonia?
Domenica Evo Morales (nella foto con il vicepresidente Álvaro García Linera) sarà rieletto trionfalmente presidente della Bolivia. Anche i sondaggi più striminziti lo danno al 55%, comunque al di sopra del 53.7% del 2005, mentre quelli amichevoli lo collocano addirittura alle soglie del 70%. Dopo due secoli di instabilità politica, dittature e minoranze creole al governo la Bolivia così si avvia al secondo governo delle maggioranze, o dei movimenti sociali, come ama dire Evo.
Sarà uno straordinario successo, Morales sarà il primo presidente della storia ad essere rieletto democraticamente, sul quale la grande stampa glisserà, o irriderà e continuerà senza alcuna riflessione a demonizzare. Nella base militante intanto vi sono dubbi su una politica di alleanze considerata troppo spregiudicata. Sapremo domenica se per il partito del Presidente Morales, il MAS, il “Movimento al Socialismo”, sarà valsa la pena il sacrificare un po’ di coesione per riuscire a conseguire i due terzi dei seggi in parlamento.
Leggi tutto in esclusiva su Latinoamerica.
Leggi anche: Speciale Bolivia 1: appunti per un bilancio sul governo (riformista) dei movimenti sociali
30 novembre 2009
[gc] Uruguay, America latina: Pepe Mujica presidente, “il mondo a
Pepe Mujica, l’ex guerrigliero Tupamaro, per 13 anni prigioniero della dittatura fondomonetarista, per nove anni rinchiuso in un pozzo e torturato continuamente, è il nuovo presidente della Repubblica in Uruguay. Ha ottenuto il 51,9% dei voti, superando il 50.4% con il quale Tabaré Vázquez era stato eletto cinque anni fa. Il suo rivale, Luís Alberto “Cuqui” Lacalle, del Partito Nazionale, si è fermato al 42.9% dei voti.
Più tardi online il pezzo sull’Honduras scritto in esclusiva per Latinoamerica.
E’ uno scarto di nove punti, superiore a tutte le aspettative e, con un’affluenza alle urne superiore al 90% in uno dei paesi dal più alto senso civico al mondo, conferma che quella del presunto rifiuto per la figura popolana e popolare e dal passato guerrigliero di Mujica era una menzogna cucinata e venduta a basso costo dal complesso disinformativo-industriale di massa.
Il trionfo di Mujica (nella foto incredibilmente in giacca, ma senza cravatta) è espressione di quello che negli anni del Concilio Vaticano II si sarebbe definito “segno dei tempi”. Come ha detto lo stesso dirigente politico tupamaro, emozionatissimo nel suo primo discorso sotto la pioggia battente a decine di migliaia di orientali che hanno festeggiato con i colori del Frente Amplio, quello che lo porta alla presidenza è proprio “un mondo alla rovescia”.
Un mondo nuovo i contorni del quale non sono ancora del tutto visibili nella prudenza dei grandi dirigenti politici che rappresentano il fiorire dei movimenti sociali, indigeni, popolari del Continente ma che si tratteggia in due grandi temi di fondo: uguaglianza tra i cittadini e unità latinoamericana.
Mujica è stato chiarissimo: il primo valore della sua presidenza sarà il mettere l’uguaglianza tra i cittadini al primo posto e il primo ringraziamento è andato oltre che al popolo orientale "ai fratelli latinoamericani, ai dirigenti politici che li stanno rappresentando e che rappresentano le speranze finora frustrate di un continente che tenta di unirsi con tutte le sue forze”.
Proprio il trionfo di Mujica, la quarta figura che viene dal basso, plebea se preferite, e non espressione delle classi dirigenti, illuminate o meno, a divenire presidente in appena un decennio, testimonia che l’America latina sta riscrivendo la grammatica politica della rappresentanza democratica in questo inizio di XXI secolo in una misura perfino insospettabile e incomprensibile in Europa.
Mujica, nonostante la militanza politica di più di mezzo secolo, è un venditore di fiori recisi nei mercati rionali. E’ uno che quando è diventato deputato per la prima volta e fino a che non ha avuto responsabilità di governo ha accettato dallo Stato solo il salario minimo di un operaio e, siccome questo non è sufficiente per vivere, ha continuato a vendere fiori nei mercati rionali. Per campare. Indecoroso per un parlamentare, ma solo così, solo dal basso, oggi Mujica può permettersi a testa alta di rappresentare il popolo e proporre a questo “un governo onesto”.
Non è un medico, come Tabaré Vázquez o Salvador Allende o Ernesto Guevara, né ha un dottorato in Belgio come l’ecuadoriano Rafael Correa. Non ha studiato dai gesuiti come Fidel Castro né proviene dalla classe dirigente illuminata come Michelle Bachelet in Cile o i coniugi Kirchner in Argentina. Non è, soprattutto, un pollo di batteria, allevato per star bene in società come tanti burocratini dei partiti politici della sinistra europea, che infatti passa di sconfitta in sconfitta e di frammentazione in frammentazione mentre invece in America l’unità delle sinistre è un fatto.
Pepe il venditore di fiori recisi nei mercatini rionali è un uomo del popolo come l’operaio Lula in Brasile, come il militare di umili origini Hugo Chávez in Venezuela e come il sindacalista indigeno Evo Morales in Bolivia. Non a caso sono tre uomini politici che hanno mantenuto un rapporto privilegiato con la loro classe di provenienza, che non hanno tradito e che sono ricompensati con alcuni tra i più alti indici di popolarità al mondo, nonostante siano costantemente vittime di campagne ben orchestrate di diffamazione da parte dei complessi mediatici nazionali e internazionali.
Non è un caso che da questi dirigenti politici venga posto sul piatto dell’agenda politica lo scandaloso problema dell’uguaglianza che trent’anni di retorica neoliberale avevano umiliato, vilipeso e cancellato e che invece è più che mai l’unico motore dell’unico futuro possibile non solo in America latina.
L’America latina integrazionista, dove diventa presidente un ex-guerrigliero venditore di fiori recisi nei mercatini dei quartieri popolari di Montevideo, è davvero “il mondo alla rovescia”, ma è anche la speranza di un “mondo nuovo”, di un nuovo inizio e un futuro migliore in pace e in democrazia. Questa speranza non poteva che venire dal Sud del mondo, da quella “Patria grande latinoamericana” che sta riscrivendo la Storia.
Giornalismo partecipativo - www.gennarocarotenuto.it
28 novembre 2009
Byoblu.Com - Napolitano e il Monito Incompiuto
27 novembre 2009 - 20.10
Napolitano e il Monito IncompiutoGiorgio Napolitano ha lanciato un monito: « L'interesse del paese, che deve affrontare seri e complessi problemi di ordine economico e sociale, richiede che si fermi la spirale di una crescente drammatizzazione cui si sta assistendo delle polemiche e delle tensioni, non solo tra opposte parti politiche, ma tra istituzioni investite di distinte responsabilità costituzionali.Signor Presidente, con tutto il rispetto, si è dimenticato di aggiungere, in fondo al monito: «Spetta altresì al potere giudiziario individuare ogni eventuale violazione al principio di legalità e procedere a far rispettare l'articolo 3 della Costituzione: LA LEGGE E' UGUALE PER TUTTI.» Sennò è un monito incompiuto, come la decima sinfonia di Beethoven. |
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25 novembre 2009
No Berlusconi Day
No Berlusconi Day, Roma 5 dicembre 2009, ore 14:00, piazza della Repubblica: corteo per chiedere le dimissioni del premier Berlusconi. Realizzato da Alessandro Corradi e Valerio Sperati - HardKorMovies 2009. Donna: Claudia Solano. Voce: Sara De Santis. Si ringraziano per l'aiuto Leesa ed i ragazzi del pub Riunione di Condominio. http://www.youtube.com/watch?v=0IXkKhmU6IQ