|
28 ottobre 2022
Blog Emanuela Orlandi: Diario 1989 Gennaio Dicembre Mirella&Emanuela
27 ottobre 2022
Il Magistrato Alessandra Chiavegatti parla di Covid, Green Pass e Costituzione
Una donna e un Magistrato coraggiosissimo riempie Piazza Sartori il 15 ottobre scorso, con un intervento forte a “Tutto Campo” sui temi scottanti della situazione attuale, in un susseguirsi di citazioni e precisi riferimenti storici, medici e legali, frutto di un grande lavoro di ricerca e di approfondimento dei temi affrontati: Alessandra Chiavegatti ha sorpreso tutti per la chiarezza di esposizione e per la grande capacità di sintetizzare concetti e fatti molto complessi, con frasi e argomentazioni precise e incontrovertibili.
24 ottobre 2022
“Vatican Girl”: Netflix riapre il caso Emanuela Orlandi con la serie-choc
Dal Kgb alla banda della Magliana, passando per le molestie sessuali: la docuserie che indaga su uno dei grandi misteri d'Italia
E’ tuttora irrisolto il caso di Emanuela Orlandi, scomparsa il 22 giugno del 1983 dalla Città del Vaticano, dove viveva con la famiglia, e mai più ritrovata. ll “cold case” è il tema della nuova docu-serie di Netlfix, “Vatican Girl – La scomparsa di Emanuela Orlandi”, realizzata dalla società di produzione inglese RAW con il contributo di testimoni dell’epoca e giornalisti che hanno seguito il caso, come Andrea Purgatori.
Vatican Girl – le testimonianze choc di Pietro Orlandi e dei familiari
Un altro volto noto è quello di Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, che non si è mai arreso e continua a cercare la sorella. O almeno, come ribadisce in maniera straziante, di un corpo sul quale la famiglia possa piangere. La docu-serie ripropone tutti i documenti accumulati negli anni, comprese le misteriose telefonate del misterioso “americano” e dei nastri agghiaccianti, con le comunicazioni dei rapitori, la voce della giovane Emanuela e quello che sembra essere l’audio di una tortura.
20 ottobre 2022
‘THE GUARDIAN’ / L’OCCIDENTE STA FLIRTANDO COL DISASTRO”
“A Taiwan, come in Ucraina, l’Occidente sta flirtando con il disastro”.
Più chiari di così è difficile esserlo, soprattutto nella compassata Gran Bretagna.
Dove l’autorevole ‘The Guardian’ ha il coraggio di pubblicare l’editoriale di una delle sue firme più prestigiose, Simon Jenkins, titolato appunto “In Taiwan, as in Ukraine, the West is flirting with disaster”, che a seguire vi proponiamo sia nella traduzione in italiano, che nella sua versione originale.
Una lunga, prestigiosa carriera, quella del giornalista-editore Jenkins. Ha infatti pubblicato ‘The Evening Standard’ dal 1976 al 1978 e ‘The Times’ dal 1990 al 1992. Oggi è columnist per ‘The Guardian’.
Di seguito, quindi, vi proponiamo la lettura dell’editoriale pubblicato il 3 agosto.
17 ottobre 2022
ANGELO VASSALLO / DOPO 12 ANNI SPIRAGLI DI GIUSTIZIA
Finalmente spiragli di luce sull’omicidio di Angelo Vassallo, ammazzato 12 anni fa.
Alla base dell’assassinio, la ferma volontà del sindaco-pescatore di Pollica di voler fermare i traffici di droga che ruotavano intorno al porto di Acciaroli.
Nove gli indagati nel fresco fascicolo processuale della procura di Salerno, guidata da Giuseppe Borrelli. Tra gli indagati con pesantissimi capi d’accusa anche nomi eccellenti dei carabinieri, primo fra tutti il tenente colonnello Fabio Cagnazzo, figlio del generale della Benemerita Domenico, implicato in svariate storie di mafia.
Per anni e anni le indagini hanno brancolato nel buio, contrassegnate anche da depistaggi in piena regola: soprattutto quelle che hanno puntato i riflettori – ispirate proprio da Fabio Cagnazzo – su uno spacciatore di origini brasiliane, Bruno Humberto Damiano, la cui posizione è stata poi per ben due volte archiviata. Ma tutto è stato funzionale a ‘depistare’, far perdere tempo prezioso, indagare su personaggi che non c’entravano niente con il caso e invece ‘dimenticare’ di cercare i veri responsabili dell’efferato assassinio nonché dei traffici di droga.
13 ottobre 2022
Giulietto Chiesa: comunista, anticomunista e complottista!
Giulietto Chiesa, spirito libero, non disposto, in nessun modo, a salire sul carro dei vincitori per tesserne le lodi, offre un magnifico esempio: una vita spesa contro corrente, in difesa della verità, anche al costo di vedersi ostracizzato dai palcoscenici del giornalismo che conta.
Non è facile scrivere di Giulietto Chiesa, giornalista, scrittore e politico, specialmente per chi, come lo scrivente, non ha familiarità né nutre simpatia verso quella parte di giornalismo che, a torto o a ragione, per l’opinione pubblica e per i più (ingenui, da una diversa prospettiva) rappresenta una sorta di galassia complottista. “Complottista”, difatti, è l’aggettivo cui si è ricorso maggiormente per descrivere, e pertanto etichettare, Giulietto Chiesa. A poco più di due anni dalla sua dipartita (26 aprile 2020), questo aggettivo – nella storia spessissimo utilizzato come una spada – sembra aver fagocitato tutta l’esistenza e l’eredità di Chiesa. Eppure, se ci si allontana dai pregiudizi del caso – perché di questo si tratta, fondamentalmente – e ci si decide a confrontarsi pazientemente con i suoi scritti e ad andare a rivedere i suoi interventi in occasione di qualche intervista o convegno, ci si accorge che in molti casi le analisi condotte, così come i ragionamenti su alcuni eventi storici, non sono affatto il frutto di un pazzo complottista, bensì di una lucidissima mente che in diversi casi anticipa significativamente gli esiti dei giochi geopolitici mondiali. A ben vedere, difficilmente potrebbe essere altrimenti, vista la rilevante esperienza maturata sul campo (è stato corrispondente da Mosca per “L’Unità” e “La Stampa”, oltre che per il TG5, il TG1 e il TG3), su cui troppo spesso si tace, e un certo rigore di pensiero, che, certamente, trova pochissimi eguali nel giornalismo odierno. Allora, per amore della verità – che dovrebbe rappresentare l’unico punto di riferimento per quanti decidono di intraprendere la strada del giornalismo –, occorre restituire a Chiesa qualche merito e, al tempo stesso, rinviare ai vari mittenti un po’ del fango che, per anni, hanno riversato su di lui.
10 ottobre 2022
Propagandisti d'Italia
04 ottobre 2022
Rete Voltaire: I principali titoli della settimana 4 ott 2022
03 ottobre 2022
LA MIA PATRIA E’ MULTINAZIONALE
Qui di seguito troverete il discorso integrale (praticamente introvabile) tenuto da Eugenio Cefis all’Accademia Militare di Modena nel 1972.
https://www.dropbox.com/s/ti2idg4keifuy1t/Cefis%201972_Patria%20multinazionale.pdf?dl=0
Se avrete la pazienza di arrivare fino in fondo e di leggere anche le
interessantissime note a margine capirete per quale motivo Pier Paolo
Pasolini rimase profondamente turbato da questo testo. Fu sconvolto al
punto da sentire l’esigenza di costruirci attorno un romanzo, quel
Petrolio che non riuscì mai ad ultimare.
Grazie al discorso di Cefis, Pasolini si trovò come d’incanto di fronte
alla fotografia più nitida del mutamento degli assetti di potere nel
mondo di allora, scattata nel momento stesso in cui la trasformazione si
stava compiendo. Cefis in pratica gli aveva fornito il tassello
mancante per comprendere fino in fondo le origini della mutazione
politico-antropologica dell’Italia del dopoguerra che ossessionava il
poeta da anni.
“Il consumismo può creare dei ‘rapporti sociali’ immodificabili, sia
creando, nel caso peggiore, al posto del vecchio clerico-fascismo un
nuovo tecno-fascismo (che potrebbe comunque realizzarsi solo a patto di
chiamarsi anti-fascismo), sia, com’è ormai più probabile, creando come
contesto alla propria ideologia edonistica un contesto di falsa
tolleranza e di falso laicismo: di falsa realizzazione, cioè, dei
diritti civili.
In ambedue i casi lo spazio per una reale alterità rivoluzionaria
verrebbe ristretto all’utopia o al ricordo: riducendo quindi la funzione
dei partiti marxisti ad una funzione socialdemocratica, sia pure, dal
punto di vista storico, completamente nuova.
[…] Ora, la massa degli intellettuali che ha mutuato da voi, attraverso
una marxizzazione pragmatica di estremisti, la lotta per i diritti
civili rendendola così nel proprio codice progressista, o conformismo di
sinistra, altro non fa che il gioco del potere: tanto più un
intellettuale progressista è fanaticamente convinto delle bontà del
proprio contributo alla realizzazione dei diritti civili, tanto più, in
sostanza, egli accetta la funzione socialdemocratica che il potere gli
impone abrogando, attraverso la realizzazione falsificata e totalizzante
dei diritti civili, ogni reale alterità. Dunque tale potere si accinge
di fatto ad assumere gli intellettuali progressisti come propri
chierici. Ed essi hanno già dato a tale invisibile potere una invisibile
adesione intascando una invisibile tessera. ”