Nel corso del 2016 il direttore della CIA John Brennan e il direttore dell’FBI James Comey, insieme al corrotto partito democratico, iniziarono ad orchestrare il Russiagate per tentare di impedire a Trump di riportare alla normalità i rapporti con la Russia, riducendo così il rischio di una guerra nucleare. L’ex presidente Trump cercò anche di stroncare sul nascere una nuova Guerra Fredda, ma questo non favoriva gli interessi di potere e profitto del complesso militar-industriale, che ha invece un disperato bisogno della “minaccia russa” per giustificare la propria stessa esistenza.
Stephen Cohen, assieme a me ed altri esprimemmo le nostre preoccupazioni sul fatto che le tensioni tra le due maggiori potenze nucleari si fossero inasprite molto di più di quanto lo fossero durante la Guerra Fredda del XX secolo. Molti siti web unirono le forze per mettere in evidenza come il “Russiagate” fosse solo una montatura.
Per screditare queste nostre voci, nel 2016 vide la luce improvvisamente un nuovo sito, PropOrNot, che presentava un elenco di 200 “agenti e/o marionette della Russia”. Quelli di noi che avevano richiamato l’attenzione sul Russiagate e sul rischio di aggravare la situazione erano in quell’elenco. Il Washington Post aggiunse credibilità all’accusa riportando quella di PropOrNot secondo la quale coloro che erano contrari ad una politica ostile nei confronti della Russia erano “agenti di Putin”.
Alcuni siti web ingiustamente accusati si trovarono messi alle strette e scelsero di lasciar pedere la verità, mentre CounterPunch andò anche oltre, abbandonando alcuni tra i suoi scrittori migliori, come Mike Whitney e Diana Johnstone. Inoltre CounterPunch, che fino a poco tempo prima aveva collezionato, pubblicato e commercializzato in un libro una raccolta dei miei saggi, scoprì improvvisamente che preferiva la narrativa ai fatti reali. Altri siti web, che pubblicavano frequentemente tutte le mie rubriche, sono ora diventati estremamente selettivi su quali parti della narrazione ufficiale possono essere ospitate sui loro siti. Questo è stato forse l’inizio del movimento per togliere la piattaforma a tutti coloro che sfidano la narrazione.
La minaccia per chi sfida la verità si è aggravata a causa dell’ultimo decreto esecutivo del ladro di elezioni Joe Biden, il quale annuncia una “emergenza nazionale” per affrontare la minaccia russa. Pepe Escobar riporta che il nuovo decreto del presidente apre la possibilità che ogni americano venga accusato di essere un agente russo impegnato a minare la sicurezza degli Stati Uniti. “Un sottoparagrafo che descrive dettagliatamente azioni o politiche che minacciano i processi o le istituzioni democratiche degli USA è abbastanza vago da essere utilizzato per eliminare qualsiasi giornalismo che supporti le posizioni della Russia negli affari internazionali”.
La frase “sostenere la posizione della Russia” include una descrizione oggettiva ed una analisi imparziale della politica dello stato più grande del mondo. Il punto nevralgico è che, effettivamente, il decreto esecutivo di Biden fa apparire come una potenziale minaccia per gli Stati Uniti una persona che parla in modo oggettivo della Russia. https://www.unz.com/pescobar/putin-rewrites-the-law-of-the-geopolitical-jungle/ (pubblicato su CDC)
Se siamo onesti, dobbiamo riconoscere il fatto che in questo momento storico stiamo assistendo al collasso degli Stati Uniti. La verità è proibita nei media, nelle istituzioni scolastiche e nelle università se va contro le versioni ufficiali. Il Primo Emendamento è morto e sepolto. La libertà di parola è riservata alle versioni ufficiali come quella del “razzismo sistematico” e quella della “minaccia russa”. Coloro che esercitano il loro diritto costituzionale si trovano privati della loro piattaforma web o licenziati.
Per comprendere meglio come la vittoria della propaganda sulla verità elevi la probabilità di un Armageddon nucleare, esaminiamo adesso le differenze tra la guerra fredda del ventesimo secolo e l’attuale.
Nella [prima] Guerra Fredda sia i leader sovietici che quelli americani lavorarono per allentare le tensioni. Furono stabiliti accordi sul controllo degli armamenti, anche attraverso un trattato sui missili anti-balistici. Si organizzavano regolarmente incontri o summit tra i leader dei due paesi. Il senso della diplomazia fu mantenuto. Furono fatti accordi che permettevano a entrambe le parti di verificare l’osservanza degli accordi da parte dell’altra.
Questo processo iniziò con John F. Kennedy e Nikita Khrushchev, allora Segretario Generale del PCUS; proseguì con Reagan e, più o meno, anche con il presidente Bush Sr., per terminare poi con il regime di Clinton, e da allora è andato sempre peggio. Il presidente Trump intendeva ridurre le pericolose tensioni con la Russia, ma non gli è stato permesso. Di fatto, questo suo intento è stato il motivo per il quale l’establishment ha tentato di destituirlo ed è così che il 2020 ha visto un colpo di stato, non un’elezione presidenziale.
Nel XX secolo molti esperti della Guerra Fredda avevano opinioni contrastanti su ciò che stava accadendo, che venivano espresse pubblicamente liberamente. Le valutazioni contrastanti venivano discusse e i dissenzienti non erano demonizzati come agenti russi. Oggi, invece, gli esperti americani hanno scoperto che essere russofobici “mette il turbo” alla carriera. Nel XX secolo il Washington Post e il New York Times erano allineati con le politiche di pace; oggi, invece, fanno parte del ministero della propaganda dei guerrafondai neoconservatori.
La conclusione allarmante è che dal regime di Clinton in poi, il governo americano ha lavorato di costantemente per peggiorare le relazioni con la Russia, fino al punto di demonizzare pubblicamente il presidente Putin e di stroncare qualsiasi dibattito sull’argomento Russia. Questo è il presupposto perfetto per l’inizio di una guerra.
Per tutti questi anni, gli americani hanno eletto con noncuranza governi che, in seguito, hanno aumentato la probabilità di un reciproco annientamento nucleare, mentre chiudevano le orecchie alle preoccupazioni dei dissidenti. Come ho già detto il 17 marzo, “negli Stati Uniti gli studi di “russistica” sono diventati propaganda. Recentemente due membri del ‘think tank’ Atlantic Council, Emma Ashford e Matthew Burrows, hanno affermato che la politica estera americana potrebbe trarre dei benefici da rapporti meno ostili con la Russia. Poco dopo, i restanti 22 membri di Atlantic Council hanno denunciato l’articolo di Ashfors e Burrows”.
Oggi sia nei circoli repubblicani che in quelli conservatori, obiettare alla demonizzazione di Putin suscita immediata disapprovazione (lo stesso vale per Cina e Iran). L’establishment statunitense è riuscito a far etichettare qualsiasi analisi obiettiva come “pro-russa” (o pro-cinese o pro-iraniana). Questo significa che per i governanti statunitensi una visione obiettiva delle relazioni USA/Russia è fuori discussione.
La “minaccia russa” è solo un’altra bufala, ma può distruggere il mondo.
Fonte: www.unz.com
Traduzione di Francesco Paparella per comedonchisciotte.org
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