Come riportato da Ria Novosti, il 3 novembre il presidente ucraino Petro Poroshenko e il patriarca Bartolomeo hanno firmato un accordo di collaborazione e cooperazione tra l’Ucraina e il Patriarcato di Costantinopoli.
Il presidente ucraino su twitter, ha definito l’evento “storico”, aggiungendo: “L’accordo che oggi abbiamo firmato completa il processo di conferimento del “tomos” (decreto ecclesiastico) secondo tutti i canoni della Chiesa ortodossa”.
Il Patriarca di Costantinopoli, da parte sua, ha affermato che questo accordo contribuirà ad accelerare la concessione dell’autocefalia alla Chiesa ortodossa in Ucraina. Inoltre, è convinto che sarà importante sia per le relazioni bilaterali, sia per l’ortodossia nel suo insieme.
Poroshenko è intenzionato ad ottenere da Costantinopoli il conferimento dell’autocefalia alla struttura non canonica (secondo il Patriarcato di Mosca) della chiesa ucraina (patriarcato di Kiev). A metà ottobre, il Patriarcato di Costantinopoli con l’annuncio di dare avvio a tale procedura, ha abrogato l’atto del 1686 che sanciva il trasferimento della “Metropolia” di Kiev sotto la giurisdizione del Patriarcato di Mosca, togliendo, contemporaneamente, anche l’anatema posto dalla Chiesa ortodossa russa sui due leader delle strutture ecclesiastiche non canoniche ucraine: a Filarete, capo del “Patriarcato di Kiev” e a Macario, capo della Chiesa ortodossa autocefala ucraina (Filarete fondò la sua struttura nel 1992 con il sostegno dell’allora presidente ucraino Leonid Kravchuk. la Chiesa ortodossa autocefala ucraina venne fondata dal Direttorio della Repubblica Popolare dell’Ucraina nel 1920 n.d.r.).
Il Sinodo della Chiesa ortodossa russa ha interpretato l’azione di Costantinopoli come “scisma” e ha annunciato la rottura delle sue relazioni con Costantinopoli su tutto il proprio territorio canonico, che comprende anche l’Ucraina e la Bielorussia. Secondo il metropolita Hilarion (presidente del Dipartimento delle relazioni estere del Patriarcato di Mosca n.d.r.), Costantinopoli con questo atto ha perso il diritto di venir considerato il centro di coordinamento dell’Ortodossia.
Ecco, in esclusiva, l’opinione del famoso politologo russo professor Aleksandr Dugin riguardo la delicata questione:
“Si tratta di uno scisma tra il patriarcato di Costantinopoli e il patriarcato di Mosca. L’aspetto più negativo di tutta la questione è che il governo ucraino potrà utilizzare questo fatto come pretesto per prendere, anche con la violenza, le parrocchie e le chiese del patriarcato di Mosca presenti sul territorio ucraino. Le chiese del patriarcato di Mosca in Ucraina sono predominanti, rappresentano la forza più grande nel contesto religioso. Inoltre, con questa decisione di pianificare la metropolia indipendente, il governo di Kiev avrà la possibilità di esercitare pressione sulla Russia addirittura per provocare la guerra. Se inizierà a scorrere il sangue Mosca dovrà reagire. Questo è molto grave.
Per ciò che riguarda l’aspetto storico. Il patriarcato di Mosca da secoli non dipende da quello di Costantinopoli. Anche da un punto di vista gerarchico il patriarcato di Costantinopoli ha un’autorità, ma senza potere concreto all’interno della chiesa ortodossa. Ha solo un potere simbolico, non è più alto gerarchicamente, possiamo definirlo come “primo tra uguali”. Il patriarcato di Costantinopoli non ha mai giocato un ruolo importante nella nostra storia.
Da un punto di vista della fede, non c’è nessuna eresia, niente di dottrinale, questa decisione va semplicemente contro gli interessi del nostro patriarcato. Questo è uno “scisma” autentico. Più grave, come conseguenza, sarà invece la rottura con il Monte Athos, (che si trova sotto la giurisdizione ecclesiastica del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli n.d.r.) che per noi rappresenta un punto di riferimento spirituale, mistico molto importante. Penso comunque che i pellegrini russi continueranno a visitare il Monte Athos”.
Eliseo Bertolasi
Fonte: www.comedonchisciotte.org
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