L’attrice vincitrice del premio FERSEN per la drammaturgia VI edizione 2010 asostegno della petizione per la verità su Emanuela.
Continua ad occupare grandi spazi nel mondo dell’informazione la scomparsa “misteriosa” di Emanuela Orlandi ad una fermata d’autobus il 22 giugno 1983. Per questo motivo e per il grande successo di pubblico e di critica, riscosso nel mese scorso, la compagnia ed il Teatro dell’Orologio hanno deciso di riproporre lo spettacolo dal 18 al 30 maggio.
I tanti fili interrotti che compongono la trama della scomparsa di Emanuela Orlandi trovano solamente muri di silenzio. Le telefonate dei ”rapitori”, le dichiarazioni di Papa Giovanni Paolo II, le possibili connessioni con Ali Agca, il Fronte Turco…, quasi 27 anni di buio, fino alle rivelazioni di Sabrina Minardi, la superteste compagna di uno dei Boss della Banda Della Magliana che continua ad aprire scenari sui mandanti di questo insolito rapimento…
Tante tessere che danno vita a un giallo che non sembra trovare soluzione.
“Nostra figlia” ha dichiarato il padre, Ercole Orlandi, “è stata rapita da un’organizzazione così potente, così efficiente, che non aveva nessun timore degli inquirenti italiani. È un intrigo internazionale. Dietro la scomparsa di Emanuela si sono mossi grossi apparati. Servizi segreti, centrali di spionaggio straniere, ben organizzate, ben protette, con infinita libertà di movimento.”
Nello spettacolo che Federica Festa e Matteo Festa hanno dedicato a uno dei più oscuri misteri degli anni Ottanta, tre personaggi femminili danno voce e corpo alla storia: una venditrice di souvenir del Colonnato di San Pietro, una suora, la sorella della Orlandi. Tutte e tre toccate in modo diverso da questa scomparsa. La ricostruzione dell’intricato destino di Emanuela diventa una grande sfida al silenzio, all’omertà, ai depistaggi che hanno lasciato la famiglia Orlandi sola, accanto all’ombra di un’assenza.
“Lo spettacolo nasce da un commistione di sensi del dovere: di donna, di romana, di italiana, di attrice, di coetanea” è così che Federica Festa presenta il suo nuovo spettacolo, diretto e interpretato come di consueto da lei stessa.
“Io avrei la stessa età di Emanuela “dice” se lei non fosse stata sottratta all’attesa di quell’autobus. Come lei, da adolescente passeggiavo spesso tra san Pietro e Largo Argentina, come lei suonavo il flauto, indossavo jeans e scarpe da ginnastica. Mio zio era Monsignore, viveva nella Canonica del Vaticano e ho respirato a lungo nelle domeniche in visita a Zio Don Mario l’aria mista di Talco Roberts e mirra di quelle sale silenziose e vuote, dove si poteva parlare solo sottovoce e camminare a testa bassa.
Sono cresciuta con la storia della scomparsa di Emanuela e i primi giorni dopo quel 22 giugno 1983 i miei genitori mi dissero che non volevano che uscissi più da sola.”
Oggi questo mistero Federica e Matteo Festa lo vogliono guardare in faccia. Per conoscerlo meglio, per averne meno paura, mostrando dall’inizio alla fine e attraverso una puntuale analisi delle diverse sentenze della Procura di Roma e delle interviste ai protagonisti, ai testimoni, ai familiari, lo scenario completo di questa insoluta tragedia.
18 E 19 MAGGIO 2012 ORE 21.30DOMENICA 20 MAGGIO ORE 18.30TEATRO DELL’OROLOGIO SALA ORFEOVIA DEI FILIPPINI 17-A WWW.TEATROROLOGIO.ITTEL 066875550 BIGLIETTO 10 EURO
Supervisione Marco Delle Fratte
LA voce di Emanuela è di Francesca La Scala
Tecnico Raffaele Cannavacciuolo
Foto di scena di Enzo Maniccia
“Il volo delle falfalle”: semplicemente grazie, Federica.
Definire “Il volo delle farfalle” una rappresentazione teatrale è davvero riduttivo: non è una semplice sequenza di battute. È difficile da spiegare a chi non l’abbia visto, ma ci voglio ugualmente provare. Federica e Matteo Festa, autori di questa meraviglia, hanno raccolto in poco più di un’ora 29 anni di storia. Una storia fatta però non di cronaca asettica ma di sentimenti vivi.
Federica, unica e sublime attrice di questo spettacolo, interpreta diversi personaggi, dando vita a momenti leggeri e a momenti di profonda sofferenza, alternati a voci fuori campo che riportano le novità, che in questi anni si sono susseguite. La vediamo quindi interpretare una suora, l’insegnante di canto corale di Emanuela che si prende cura della basilica di Sant’Apollinare prima, poi Natalina Orlandi e infine Imma, una simpatica venditrice ambulante che ha perso i suoi risparmi con lo scandalo del Banco Ambrosiano. Attraverso questi personaggi veniamo dunque a conoscenza delle varie piste che si sono seguite in questi anni: la banda della Magliana, il terrorismo internazionale, la fuga volontaria… Ma tutto avviene in maniera blanda senza puntare il dito contro questo piuttosto che quell’altro personaggio. I protagonisti, infatti, non sono le accuse ma i sentimenti: quelli di Natalina, quelli di Ercole, quelli di mamma Maria, quelli di tutti coloro che hanno conosciuto Emanuela. Chi ha letto il libro “Mia sorella Emanuela” a stento può riuscire a trattenere le lacrime quando viene riportato l’episodio della convocazione in caserma dei carabinieri, quando ad Ercole veniva offerto whisky mentre i militari setacciavano la zona, alla ricerca del corpo di Emanuela (in seguito al ritrovamento di una busta contenente dei sassolini, simbolo della via crucis, ndr). Difficile non sorridere amaramente alla lettura del diario di Emanuela: “ho 15 anni, frequento il liceo scientifico e forse mi daranno due materie a fine anno”… Eccoli i pensieri semplici e genuini di un’adolescente come tante a cui sono state strappate le ali della libertà. Come non provare rabbia alla lettura del passo biblico “la verità vi renderà liberi”. Come non provare tenerezza alle parole della suora “Ah, Emanuela… Aveva un sorriso così dolce che non potevi non contraccambiare!”. E il pensiero vola inevitabile a quella foto della sorridente ragazza con la fascetta.
Federica, unica e sublime attrice di questo spettacolo, interpreta diversi personaggi, dando vita a momenti leggeri e a momenti di profonda sofferenza, alternati a voci fuori campo che riportano le novità, che in questi anni si sono susseguite. La vediamo quindi interpretare una suora, l’insegnante di canto corale di Emanuela che si prende cura della basilica di Sant’Apollinare prima, poi Natalina Orlandi e infine Imma, una simpatica venditrice ambulante che ha perso i suoi risparmi con lo scandalo del Banco Ambrosiano. Attraverso questi personaggi veniamo dunque a conoscenza delle varie piste che si sono seguite in questi anni: la banda della Magliana, il terrorismo internazionale, la fuga volontaria… Ma tutto avviene in maniera blanda senza puntare il dito contro questo piuttosto che quell’altro personaggio. I protagonisti, infatti, non sono le accuse ma i sentimenti: quelli di Natalina, quelli di Ercole, quelli di mamma Maria, quelli di tutti coloro che hanno conosciuto Emanuela. Chi ha letto il libro “Mia sorella Emanuela” a stento può riuscire a trattenere le lacrime quando viene riportato l’episodio della convocazione in caserma dei carabinieri, quando ad Ercole veniva offerto whisky mentre i militari setacciavano la zona, alla ricerca del corpo di Emanuela (in seguito al ritrovamento di una busta contenente dei sassolini, simbolo della via crucis, ndr). Difficile non sorridere amaramente alla lettura del diario di Emanuela: “ho 15 anni, frequento il liceo scientifico e forse mi daranno due materie a fine anno”… Eccoli i pensieri semplici e genuini di un’adolescente come tante a cui sono state strappate le ali della libertà. Come non provare rabbia alla lettura del passo biblico “la verità vi renderà liberi”. Come non provare tenerezza alle parole della suora “Ah, Emanuela… Aveva un sorriso così dolce che non potevi non contraccambiare!”. E il pensiero vola inevitabile a quella foto della sorridente ragazza con la fascetta.
Ieri, al Teatro dell’Orologio, prima dello spettacolo, tra il pubblico in attesa eccoli lì i soliti discorsi da bar, le fastidiose teorie da Cluedo. Dopo la rappresentazione, invece, solo il silenzio, un silenzio che sa di riflessione. Il primo aggettivo che mi è venuto in mente per descrivere “Il volo delle farfalle” è stato “catartico”. Federica Festa con la sua incredibile interpretazione tocca i cuori di ogni singolo spettatore che non può più rimanere un algido inquisitore. Viene trascinato dentro ai fatti, dentro al turbinio di emozioni, che, ovviamente, non possono essere le stesse che la famiglia Orlandi patisce da 29 anni, ma che fanno comunque star male, fanno smuovere le coscienze. Sono contenta che queste repliche siano coincise con il weekend che precede la marcia del prossimo 27 maggio perché, a mio avviso, gli spettatori non potranno non sentirsi coinvolti, non potranno non scendere in piazza. Grazie quindi a Federica e Matteo Festa che in questo lavoro hanno messo cuore e passione. In ogni singola scena, in ogni singola battuta si sentiva la convinzione di quello che si stava pronunciando. Tutto ciò fa bene alla “causa Orlandi”, ma fa bene anche a tutti noi, membri di una società in cui l’individualismo e l’egoismo sono “valori” che cercano di farsi strada sempre più. Grazie, Federica, per il tuo lavoro, per la tua interpretazione e per averci dimostrato che è ancora possibile dedicarsi al prossimo con abnegazione.
Mel
Hanno già scritto:
Lo spettacolo molto toccante è, forte della licenza poetica, un duro attacco al silenzio del Vaticano, parte questa particolarmente apprezzata dai familiari della vittima Laura Landolfi, Il Riformista
Il volo delle farfalle è una vertigine che ci fa ridere amaramente ed indignare, un bell’esempio di teatro civile per non perdere del tutto la memoria, mai come oggi, destinata all’oblio. Gabriella Gallozzi, L’Unità
C’è l’intenzione di utilizzare il teatro per guardare in faccia un mistero, per conoscerlo meglio, per averne meno paura, mostrando dall’inizio alla fine e attraverso una puntigliosa analisi delle sentenze della Procura di Roma e delle interviste ai protagonisti, ai testimoni, ai familiari, lo scenario completo di questa mai risolta tragedia umana. Emilia Costantini, Corriere della sera
Un atto unico sconvolgente e lucido, in cui lo spettatore è coinvolto fino all’ osso, Tania Croce, Culturanet
La venditrice di souvenir, assolutamente il carattere più riuscito, che guarda la storia dall’esterno. Paola Polidori, Il Messaggero
Uno spettacolo che merita di essere visito perché realizzato con garbo; col garbo di chi vuol raccontare una storia senza sfruttarne i lati più oscuri ed inquietanti soltanto per rendere più appetibile la messa in scena.Camilla Barbieri, Recensito.net
Soffermarsi sul mestiere, sul talento innegabile di quest’attrice e della sua regia, è praticamente superfluo; basta assistere a questi sessanta minuti coinvolgenti, che non disdegnano neanche di suscitare sorrisi e commenti divertiti, senza mai perdere di vista quel filo rosso, accorato, legato al viso dolce di una ragazza scomparsa nel nulla, e al dolore e al ricordo di chi l’ha conosciuta. Un volo di farfalle lieve come il loro battito d’ali sottolinea i passaggi d’animo e d’intenzione delle molteplici interpretazioni della Festa, aiutata dalla sua fisionomia intensa e attenta. Luisa Monnet, Teatro.org
Questo è il vero teatro civile. Valentino de Luca, FUORI LE MURA. COM
Gli autori ringraziano Natalina Orlandi e Pietro Orlandi per il sostegno e il prezioso aiuto dato allo spettacolo.
emanuelaorlandi.altervista.org
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