22 gennaio 2020

Craig Roberts: salvare il mondo, l’ora di Putin si avvicina

Vladimir PutinVladimir Putin è il leader più impressionante sul palcoscenico mondiale. Sopravvisse e sorse da una Russia corrotta da Washington e Israele durante gli anni di Eltsin e ha ristabilito la Russia come potenza mondiale. Ha affrontato con successo l’aggressione americana-israeliana contro l’Ossezia del Sud e contro l’Ucraina, incorporando su richiesta della Crimea la provincia russa di nuovo nella Madre Russia. Ha tollerato infiniti insulti e provocazioni da Washington e dal suo impero senza rispondere in solido. È conciliante e pacificatore da una posizione di forza. Sa che l’impero americano basato sull’arroganza e sulle bugie sta fallendo economicamente, socialmente, politicamente e militarmente. Capisce che la guerra non serve alcun interesse russo. L’omicidio di Washington di Qasem Soleimani, un grande leader iraniano, anzi, uno dei rari leader nella storia del mondo, ha offuscato la leadership di Trump e ha posto le luci della ribalta su Putin. Il palcoscenico è pronto perché Putin e la Russia assumano la guida del mondo.
L’omicidio di Washington di Soleimani è un atto criminale che potrebbe iniziare la Terza Guerra Mondiale proprio come quando l’omicidio serbo dell’arciduca austriaco mise in moto la Prima Guerra Mondiale. Solo Putin e la Russia, con l’aiuto della Cina, può fermare questa guerra che Washington ha messo in moto. Putin ha capito che la destabilizzazione della Siria da parte di Washington e Israele era rivolta alla Russia. Senza preavviso, la Russia è intervenuta, ha sconfitto le “forze per procura” finanziate e armate da Washington e ha ripristinato la stabilità in Siria. Sconfitti, Washington e Israele hanno deciso di aggirare la Siria e portare l’attacco alla Russia direttamente in Iran. La destabilizzazione dell’Iran serve sia a Washington che a Israele. Per Israele la morte dell’Iran interrompe il sostegno a Hezbollah, la milizia libanese che ha sconfitto due volte l’esercito israeliano e ha impedito l’occupazione israeliana del Libano meridionale. A Washington la morte dell’Iran consente ai jihadisti sostenuti dalla Cia di portare instabilità nella Federazione Russa.
A meno che Putin non si sottometta alla volontà americana e israeliana, non ha altra scelta che bloccare qualsiasi attacco Washington-israeliano contro l’Iran. Il modo più semplice e pulito per fare questo, da parte di Putin, è annunciare che l’Iran è sotto la protezione della Russia. Questa protezione dovrebbe essere formalizzata in un trattato di mutua difesa tra Russia, Cina e Iran, forse con anche India e Turchia come membri. Questo è difficile da fare per Putin, perché gli storici incompetenti hanno convinto Putin che le alleanze sono la causa della guerra. Ma un’alleanza come questa impedirebbe la guerra. Neanche il folle criminale Netanyahu e i neoconservatori americani impazziti, anche se completamente ubriachi o illusi, Qasem Soleimanidichiarerebbero guerra all’Iran, alla Russia e alla Cina, inclusi nell’alleanza con India e Turchia. Significherebbe la morte dell’America, di Israele e di qualsiasi paese europeo sufficientemente stupido da partecipare.
Se Putin non è in grado di liberarsi dall’influenza di storici incompetenti, che in effetti stanno servendo interessi a Washington, non in Russia, ha altre opzioni. Può calmare l’Iran dando all’Iran i migliori sistemi di difesa aerea russi, con equipaggi russi per addestrare gli iraniani, e la cui presenza serva da monito a Washington e Israele: un attacco alle forze iraniane sarebbe un attacco alla Russia. Fatto ciò, Putin può quindi insistere sulla mediazione. Questo è il ruolo di Putin, poiché non c’è nessun altro con il potere, l’influenza e l’oggettività per mediare. L’obiettivo di Putin non è tanto salvare l’Iran, quanto far uscire Trump da una guerra persa che distruggerebbe lo stesso Trump. Putin potrebbe stabilire il suo prezzo. Ad esempio, il prezzo di Putin può essere il rilancio del trattato Inf/Start,Paul Craig Robertsil trattato sui missili anti-balistici, la rimozione della Nato dai confini russi. In effetti, Putin è posizionato per richiedere tutto ciò che vuole.
I missili iraniani possono affondare qualsiasi nave americana ovunque, vicino all’Iran. I missili cinesi possono affondare qualsiasi flotta americana ovunque, vicino alla Cina. I missili russi possono affondare le flotte americane in qualsiasi parte del mondo. La capacità di Washington di proiettare la sua potenza in Medio Oriente è zero, ora che tutti (ex sciiti e sunniti e gli ex delegati di Washington come l’Isis) odiano gli americani con passione. Il Dipartimento di Stato ha dovuto ordinare agli americani di uscire dal Medio Oriente. In che modo Washingon conta come una forza in Medio Oriente quando nessun americano è al sicuro, lì? Naturalmente Washington è stupida nella sua arroganza. E Putin, la Cina e l’Iran, deve tenerne conto. Un governo stupido è in grado di rovinare non solo se stesso, ma anche gli altri. Quindi ci sono rischi, per Putin, ma anche rischi di cui Putin non può farsi carico. Se Washington e Israele lanciano un attacco sull’Iran, che Israele tenterà di provocare con un evento “sotto falsa bandiera” mentre affonda una nave da guerra americana e incolpa l’Iran, la Russia sarà comunque in guerra. Meglio che l’iniziativa sia nelle mani di Putin. E meglio per il mondo, e la vita sulla Terra, che al comando sia la Russia.
(Paul Craig Roberts, “L’ora di Putin è a portata di mano”, dal blog di Craig Roberts del 4 gennaio 2020. Economista liberale e già viceministro di Ronald Reagan, Craig Roberts è un acuto analista indipendente degli scenari geopolitici).

20 gennaio 2020

Si prepara una nuova guerra di Thierry Meyssan



JPEG - 51.1 Kb
Il presidente Fayez Al-Sarraj mette a punto il piano d’intervento turco con il sottosegretario alla Difesa, generale di brigata Salah Al-Namroush.


L’arrivo in Libia di nuove armi e di altri combattenti preannuncia una nuova guerra contro la popolazione. Dopo l’attacco della NATO, compiuto in conformità alla strategia della guerra senza fine di Rumsfeld/Cebrowski; in realtà la situazione non s’è mai acquietata. Compiendo un ulteriore passo i protagonisti, lungi dal risolvere alcunché, estenderanno l’area del conflitto.

Tutti sono d’accordo nel riconoscere che la drammatica situazione della Libia e del Sahel è conseguenza dell’intervento illegale della NATO del 2011. Eppure pochi hanno analizzato questo periodo e si sono sforzati di capire come si è arrivati al conflitto attuale. In assenza di ponderazione, ci avvieremo verso una nuova catastrofe.
È importante tener presente alcuni fatti, che invece ci ostiniamo a non ricordare: – La Jamahiriya libica, istituita con un colpo di Stato eccezionalmente poco cruento, non è stata la presa di potere d’un dittatore nevrotico, ma un atto di liberazione nazionale dall’imperialismo britannico. È stata anche espressione di volontà di modernizzazione, concretizzatasi nell’abolizione della schiavitù, nonché un tentativo di riconciliazione delle popolazioni arabe e nere africane. – La società libica è organizzata in tribù. È perciò impossibile, di fatto, instaurarvi la democrazia. Muammar Gheddafi aveva strutturato la Jamahiriya Araba Libica sul modello delle comunità immaginate dai socialisti utopici francesi del XIX secolo: una vita democratica a livello locale, abbandonando però l’ideale democratico a livello nazionale. Del resto, la Jamahiriya è morta per assenza di una politica di alleanze, dunque per non aver potuto difendersi. – La Coalizione che ha attaccato la Libia era guidata dagli Stati Uniti, che per tutto il conflitto hanno nascosto agli alleati il loro vero obiettivo e li hanno messi di fronte al fatto compiuto (leading from behind). Per mesi hanno proclamato che un intervento della NATO era fuori questione: eppure è stata quest’ultima a comandare le operazioni. Mai Washington ha cercato di proteggere i civili, né d’installare un governo al proprio servizio: ha voluto invece issare rivali al potere e impedire con ogni mezzo la pace (dottrina Rumsfeld/Cebrowski). – Mai c’è stata rivoluzione popolare contro la Jamahiriya, bensì l’entrata in azione di Al Qaeda in loco, il rinnovarsi della frattura tra Cirenaica e Tripolitania, e infine l’intervento coordinato dalla NATO (gli Alleati dal cielo, la tribù dei Misurata e le Forze speciali del Qatar al suolo).
La rivalità tra il governo di Tripoli e quello di Bengasi ha origine dalla divisione del Paese in due Stati, Tripolitania e Cirenaica, antecedente il 1951, nonché dal rinfocolarsi di questa divisione, grazie all’aggressione della NATO. Al contrario di quanto viene spontaneo pensare, per ristabilire la pace non bisogna sostenere un campo perché abbia il sopravvento sull’altro, bensì fare in modo che i due campi si uniscano contro i nemici del Paese.
Al momento il governo di Tripoli è sostenuto da ONU, Turchia e Qatar; quello di Bengasi da Egitto, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, Francia e Russia. Coerenti con la propria strategia, gli Stati Uniti sono l’unico Paese a sostenere entrambe le parti, affinché si combattano tra loro per un tempo indefinito.
JPEG - 26 Kb
Risoluzione della Grande Assemblea Nazionale turca che autorizza il dispiegamento di truppe in Libia.
Il 2 gennaio 2020 la Grande Assemblea Nazionale ha adottato ad Ankara un provvedimento che autorizza l’intervento militare turco. L’atto può essere interpretato in tre modi, che si sommano: – La Turchia appoggia la Confraternita dei Fratelli Mussulmani al potere a Tripoli. Ciò spiega il sostegno al governo di Tripoli anche del Qatar (favorevole alla Confraternita), nonché l’opposizione di Egitto, Emirati e Arabia Saudita. – La Turchia dà corso alle proprie ambizioni regionali appoggiandosi ai discendenti degli antichi soldati ottomani di Misurata. – La Turchia utilizza gli jihadisti che non è più in grado di proteggere a Idlib (Siria). Per questa ragione li sta trasferendo in Tripolitania per poi partire all’assalto di Bengasi.
Sul piano del diritto internazionale l’intervento turco è legale e si fonda sulla richiesta del governo di Tripoli, legalizzato dall’accordo di Skhirat (Marocco) del 17 dicembre 2015, e sulla risoluzione 2259 del 23 dicembre 2015. Ogni altro intervento estero è invece illegale, benché il governo di Tripoli sia formato da Fratelli Mussulmani, Al Qaeda e Daesh. Si assiste perciò a un’inversione dei ruoli: i progressisti si trovano ora nell’Est della Libia, i fanatici nell’Ovest.
Per il momento, schierati con il governo di Tripoli non ci sono che pochi soldati turchi, ma con Bengasi ci sono soldati egiziani, francesi, russi e degli Emirati. L’annuncio dell’invio ufficiale di altri soldati turchi non muterà l’equilibrio, mentre il trasferimento di jihadisti può coinvolgere centinaia di migliaia di combattenti e rovesciare lo scacchiere.
Ricordiamo che, diversamente dalla narrazione occidentale, sono combattenti libici di Al Qaeda – non già disertori siriani – ad aver creato agli inizi della guerra contro la Siria l’Esercito Siriano Libero. È prevedibile che ora si apprestino al viaggio di ritorno.
Per ora solo le milizie siriane turcomanne e la Legione del Levante (Faylaq al-Sham) si sono messe in movimento: circa cinquemila combattenti. Se la migrazione degli jihadisti prosegue attraverso la Tunisia potrebbe durare diversi anni, fino alla liberazione completa del governatorato di Idlib. Sarebbe un’eccellente notizia per la Siria, ma una catastrofe per la Libia, in particolare, e per il Sahel in generale.
Si ripresenterebbe in Libia la stessa situazione della Siria: gli jihadisti sostenuti dalla Turchia e le popolazioni locali sostenute dalla Russia; le due potenze attente a non affrontarsi direttamente, fintantoché la Turchia è membro dell’Alleanza Atlantica.
Installandosi a Tripoli, la Turchia controllerà anche il secondo flusso di migranti, quello verso l’Unione Europea. Potrà perciò rafforzare il ricatto che già esercita su Bruxelles grazie alle migrazioni dalla Turchia.
In assenza di frontiere fisiche, gli eserciti jihadisti sicuramente deborderanno nel deserto, passando dalla Libia all’insieme del Sahel. Renderanno i Paesi del G5-Sahel (Mauritania, Mali, Burkina Faso, Niger e Ciad) ancora più dipendenti dalle forze antiterroriste francesi e dall’AfriCom. Minacceranno l’Algeria, ma non la Tunisia, già in mano ai Fratelli Mussulmani e gestore del transito di jihadisti a Djerba.
Le popolazioni sunnite del Sahel saranno allora epurate e i cristiani espulsi, come lo furono i cristiani d’Oriente.
Verrà il momento in cui gli eserciti jihadisti attraverseranno il Mediterraneo; le isole italiane (in particolare Lampedusa) e Malta si trovano a 500 miglia nautiche. In virtù dei Trattati dell’Alleanza Atlantica e di Maastricht, la VI flotta USA interverrà immediatamente per respingerli, ma il caos si propagherà inevitabilmente all’Europa Occidentale.
Agli europei che rovesciarono la Jamahiriya Araba Libica non resteranno che gli occhi per piangere.

18 gennaio 2020

EFFector List 18 gen 2020: Don't Sell Out Nonprofits


EFFector

Don't Sell Out Nonprofits - EFFector 32.18

In our 762nd issue:
Join EFF
Members make it possible for EFF to fight for your rights. Become a member today.

Top Features

Over 21,000 people, 600 organizations, and now several senators have asked ICANN—the organization that regulates the Internet's domain name system—to halt a $1 billion deal that would turn control over the .ORG domain registry to private equity. We need your help to tell ICANN: .ORGs are not for sale. Before any change in who operates the .ORG registry can take place, the nonprofits and non-governmental organizations that make .ORG their home must be given a voice, and ICANN must answer important questions about the deal.
American tech companies are currently acting on sanctions through an overbroad lens, making it much harder for Iranian people to be able to share their stories with each other and with the broader world.
A new report, called Out of Control: How Consumers Are Exploited by the Online Advertising Industry, published by the Norwegian Consumer Council (NCC), looks at the hidden side of the data economy and its findings are alarming. The NCC report shows that a huge surveillance industry has built up around us. Instead, we need a user-oriented tech ecosystem that does not treat user data like a free resource to be exploited. To build alternative solutions to the incumbent online advertising systems, we need new laws that create strong privacy rights.

EFF Updates

EFF has spent the past year defending this law in the California legislature, but we realize that not everyone has been following it as closely as we have. So here are answers to ten frequently asked questions we've heard about the CCPA.
If you live in Virginia, now's a chance for a big step forward. Tell your lawmaker you want to pass H.B. 759, and protect free speech in Virginia.
EFF strongly opposes any targeting of people for digital surveillance based on their race, religion, or nationality, at our border and in our interior. And we remind all members of the public to practice surveillance self-defense.
In January, EFF filed an amicus brief asking the court to reject trademark protection for "Booking.com," pointing out that other travel companies that use variations of the word "booking" in their domain names could face legal threats if the mark were granted.
Ring is attempting to place the blame for recent security breaches squarely at the feet of their customers for reusing passwords, using weak passwords, and not turning on two-factor authentication. The truth is that Ring itself deserves the largest share of blame for every attack that their users have suffered.
A recent constitutional challenge launched by a coalition of activist and media groups could change mass surveillance in Germany. Will the court's decision have any impact on surveillance in the United States?
If 2018 was the year of communities standing together in the fight for democratic control over whether or not police may acquire surveillance technology, 2019 was the year that many of these same communities led the charge to ban government face surveillance. 

Announcements

January 21, 2020 - 6:00pm
Portland, OR
Smart City PDX is preparing two separate ordinances to ban face recognition — one for public agencies and another for private entities — and both are tentatively scheduled for City Council hearings this spring. Bring your questions and join the discussion!
January 24, 2020 - 9:00am to 11:00am
Los Angeles
Location: ICANN, 12025 E Waterfront Dr, Playa Vista, CA 90094
Don't let a private equity firm take over .ORG! On Friday, January 24th, join EFF, NTEN, Fight for the Future, Demand Progress, and other nonprofits for a rally outside ICANN's offices in Los Angeles. We'll be delivering our petition, signed by over 21,000 individuals and 600 organizations and NGOs, to ICANN staff. This is an important moment in the SaveDotOrg campaign and we want you to join us!
January 25, 2020 - 2:20pm
Oakland, CA
Location: Mills College
Cell phones often act like an extension of ourselves, so security is of growing importance. What happens when law enforcement wants to see your phone? How can you browse on your phone more safely?  
January 28, 2020 - 7:00pm
San Francisco
Hyatt Regency San Francisco
5 Embarcadero Center
San Francisco, CA 94111
At USENIX's Enigma 2020 Conference, please join the Coalition Against Stalkerware for a conversation about how online tools can perpetuate harassment, stalking, abuse,  violence, and, most importantly, the role of Silicon Valley technologists and companies in addressing the intimate partner threat model.
January 31, 2020 - 12:00pm to February 2, 2020 - 2:00pm
Washington, DC
EFF is thrilled to be part of ShmooCon 2019. Stop by the EFF booth to chat with some of our team and learn about the latest developments in defending digital freedom for all. You can even pick up a special gift as a token of our thanks when you take advantage of our membership specials or donate!

MiniLinks

Take a look at this New York Times deep dive into the uses and limits for face recognition.
EFF's Eva Galperin has been leading the fight against stalkerware.

Supported by Donors

Our members make it possible for EFF to bring legal and technological expertise into crucial battles about online rights. Whether defending free speech online or challenging unconstitutional surveillance, your participation makes a difference. Every donation gives technology users who value freedom online a stronger voice and more formidable advocate. Check out our FAQ for information on memberships, donations, shop orders, corporate giving, matching gifts, and other ways to give. https://www.eff.org/pages/membership-faq
If you aren't already, please consider becoming an EFF member today.
Join EFF
Activism | Impact Litigation | Technology
This newsletter is printed from 100% recycled electrons.
815 Eddy Street, San Francisco, CA 94109 United States
EFF appreciates your support and respects your privacy.
815 Eddy Street
San Francisco, CA 94109-7701
United States

17 gennaio 2020

Tesla, fine anno record in Borsa


Tesla è stata forse la più grande rivelazione tra i costruttori automobilistici dell’ultimo decennio. La società di Elon Musk - tra i ceo più anticonformisti in circolazione - sta battendo ogni record possibile e si prepara a chiudere il 2019 con una serie di risultati positivi.
Nel 2020 si aggiungono due nuovi modelli alla gamma: oltre a Model 3, S e X arriverà la crossover compatta Model Y. Bisognerà attendere invece l'avvio di produzione del 2021 per il Cybertruck: il pickup, secondo quanto dichiarato da Musk, ha già ricevuto preordini per oltre 200mila unità.
Il titolo in Borsa del costruttore ha raggiunto - nel momento in cui scriviamo - il valore massimo di oltre 419 dollari ad azione che ha permesso di raggiungere una capitalizzazione di più di 73 miliardi di dollari: una cifra enorme, che supera il valore del nuovo gruppo Fca-Psa (circa 50 miliardi), del doppio quello di Ford (37 miliardi di dollari) e del 37% quello di General Motors, fermandosi al terzo posto dopo Toyota (230 miliardi) e Volkswagen (98 miliardi).

Azioni a un +1.190% dal 2010 

Nel terzo trimestre di quest’anno Tesla ha guadagnato circa 1,89 dollari ad azione andando contro le previsioni della maggior parte degli analisti che stimavano una perdita di circa 0,24 centesimi per ognuna. Sale di conseguenza anche la fiducia degli investitori: da giugno le vendite allo scoperto delle azioni Tesla sono diminuite di circa il 20%, attestandosi intorno al 9,2%, un valore ancora alto ma in costante calo.
Il titolo del costruttore californiano ha guadagnato il 22% quest'anno, superando la media del 14% raggiunta dalle 10 maggiori case automobilistiche al mondo. Il dato che impressiona di più è forse quello della crescita registrata dalla “prima volta” sul mercato nel 2010: da quel giorno il valore è salito del 1.190%.

16 gennaio 2020

Rete Voltaire: I principali titoli della settimana 14 gen 2020


Rete Voltaire
Focus




In breve

 
L'ONU sospende il diritto di voto di sette Stati
 

 
Twitter chiude account ufficiali venezuelani
 

 
In Venezuela Juan Guaidó persevera
 

 
Vladimir Putin a Damasco
 

 
Una fazione iraniana offre 80 milioni di dollari per assassinare Donald Trump
 

 
Juan Guaidó perde la legittimità
 

 
La NATO sospende le attività in Iraq
 

 
La giustificazione USA dell'assassinio del generale Soleimani
 

 
Medio Oriente e Stati Uniti in allerta
 
Controversie

 
abbonamento    Reclami


15 gennaio 2020

Blog Emanuela Orlandi: Laura Sgrò al Papa: “Risponda a richiesta verità”

Le privatizzazioni ci stanno riportando al Feudalesimo


L’America è il paese degli scandali. L’ultimo è l’uso da parte del multi-miliardario ebreo Mike Bloomberg di call center operati da carcerati per la pubblicità della sua campagna presidenziale.
A me sembra che lo scandalo sia l’attacco di Bloomberg alla Costituzione americana, non il suo utilizzo del lavoro carcerario. Bloomberg vuole abrogare il Secondo Emendamento e disarmare il popolo americano, proprio nel momento in cui il paese sta crollando spiritualmente, moralmente, economicamente e politicamente.
In un passato non lontano, avevo riferito sull’uso diffuso del lavoro penitenziario da parte delle principali aziende statunitensi e del Dipartimento della Difesa. Apple è una di queste aziende e stivali e abbigliamento per i militari vengono prodotti facendo lavorare i detenuti. Chiaramente, le autorità hanno legittimato le carceri private e l’appalto del lavoro penitenziario a basso costo ad entità private che lo utilizzano a scopo di lucro.
Bloomberg, secondo The Intercept, vale 54 miliardi di dollari ed Apple molto di più, almeno in base al mercato azionario. Se Apple può usare il lavoro dei carcerati, perché non può farlo Bloomberg?
Sono gli appaltatori che affittano i detenuti-lavorari a Bloomberg, ad Apple, al Dipartimento della Difesa, quelli che ci guadagnano. Incassano il salario minimo statale per i lavori penitenziari, mentre i carcerati sono retribuiti con pochi dollari al mese.
In passato, e forse ancora oggi in alcune regioni del paese, i detenuti lavoravano alla manutenzione delle strade pubbliche e non venivano pagati. Quindi, secondo logica, non c’è nulla di nuovo nell’utilizzo del lavoro carcerario. Questa argomentazione non tiene conto del fatto che, in precedenza, i detenuti lavoravano per la comunità, che, a sua volta, pagava le spese della loro incarcerazione. Oggi lavorano per le aziende private e generano profitti per le aziende private.
Quello che stiamo vivendo è il ritorno del Feudalesimo. Ecco come funziona il sistema penitenziario privato: lo stato arresta la gente e la incarcera nelle prigioni private. Lo stato poi usa i soldi dei contribuenti per pagare le aziende private che gestiscono queste prigioni. Questi centri di detenzione privati affittano il lavoro dei prigionieri ad altre società private che, a loro volta, rivendono i prodotti di questo lavoro a multinazionali e ad enti governativi sulla base del salario minimo sindacale.
Questo totale sfruttamento del lavoro è perfettamente legale. Ma non è diverso dai signori feudali che mettevano sotto servaggio gli uomini liberi e si appropriavano del loro lavoro. Il 96% circa dei carcerati non ha mai ricevuto un processo. Sono stati costretti ad autoincriminarsi, accettando un “patteggiamento,” per evitare una punizione più severa. Il restante 4%, se ha avuto un processo, non si è trattato di un processo equo, perché i processi equi non garantiscono le massime percentuali di condanne e le carriere dei funzionari di polizia, dei pubblici ministeri e dei giudici vengono prima della giustizia.
Oggi, una pena detentiva andrebbe considerata alla stregua di un servaggio, anche più pesante di quello dell’era feudale. All’inizio del periodo feudale esisteva ancora una certa reciprocità. Gli uomini liberi, che coltivavano i propri terreni, non avevano protezione contro le bande dei predoni, Vichinghi, Saraceni, Magiari, ed entravano al servizio di un signore in grado di dar loro la protezione di una fortezza e dei cavalieri con la corazza. La reciprocità era terminata con la fine delle incursioni, con gli ex-uomini liberi sotto servaggio e debitori verso il signore di un terzo di tutto il loro lavoro. Il servo della gleba di oggi deve dare alla prigione privata tutto il suo lavoro .
Le privatizzazioni sono il canto delle sirene dei libertari fautori del libero mercato. Hanno però bisogno di un’analisi più attenta di quella fatta dai libertari, visto che, nella maggior parte dei casi, le privatizzazioni avvantaggiano gli interessi privati a spese dei contribuenti. Nel caso delle carceri privatizzate, i contribuenti forniscono profitti alle società private che gestiscono le carceri. Queste aziende guadagnano ulteriormente affittando il lavoro dei prigionieri. Le grandi multinazionali beneficiano del basso costo del lavoro. Forse questo è un motivo per cui gli Stati Uniti hanno non solo la più alta percentuale di popolazione carceraria, ma anche il più alto numero di detenuti in assoluto. L’America ha più persone in carcere di quante ne abbia la Cina, un paese la cui popolazione è quattro volte maggiore.
Anche la privatizzazione del settore pubblico è ben avviata. Prendete in considerazione l’esercito americano. Molte attività precedentemente svolte dagli stessi militari sono ora affidate a società private. I cuochi dell’esercito e la corvè cucina sono spariti. Anche il settore rifornimenti è stato dato in appalto. Ho letto che persino la vigilanza armata nelle basi militari è fornita da compagnie private. Tutti questi esempi rappresentano l’uso del denaro pubblico per la creazione di profitti privati, tramite l’esternalizzazione di quelle che dovrebbero essere le funzioni di un governo. La privatizzazione dei servizi dell’esercito è una delle ragioni per cui le spese degli Stati Uniti nel settore della difesa sono così elevate.
In Florida, da circa tre anni, l’ispettorato della motorizzazione ha smesso di inviare le etichette per il rinnovo della validità delle targhe. Il governo dello stato lo ha affidato invece ad una società privata. Lo ricordo bene, perchè il mio rinnovo era arrivato di venerdì e il mio permesso era scaduto il lunedì precedente. Avevo chiesto alla motorizzazione perché il rinnovo fosse arrivato così in ritardo. La risposta era stata che i politici avevano esternalizzato il servizio rinnovi ai loro grandi amici e finanziatori.
Sempre in Florida, succedeva che, nel caso di una multa per un’infrazione al codice della strada, si poteva contestarla andando in tribunale o pagarla inviando direttamente un assegno. Oggi si può ancora andare in tribunale, o in un’autoscuola privata, ma non si può più spedire un assegno. Bisogna pagare con un assegno certificato da una banca o con un vaglia postale. Per evitare tempo e problemi, si può pagare con la carta di credito, ma anche quel servizio è stato privatizzato e la commissione per la comodità di utilizzare una carta di credito è abbastanza salata. In altre parole, i politici hanno creato un’altra società privata nella quale incanalare fondi statali, che poi vengono girati allo stato, non prima però che la società privata abbia riscosso la sua commissione sulla transazione elettronica.
Le privatizzazioni delle società pubbliche, spinte forse dagli oneri di segnalazione che la legge Sarbanes-Oxley impone alle società pubbliche, insieme alle fusioni, hanno ridotto il numero di società private di oltre la metà, tra il 1997 e il 2017. Vi sono ancora abbastanza aziende per un portafoglio azionario pensionistico diversificato. Tuttavia, le scelte si stanno restringendo. Se questo processo continua, le persone in cerca di investimenti favoriranno rapporti prezzo/utili più elevati anziché avere un portafoglio pensionistico vuoto.
In sostanza, le privatizzazioni delle funzioni pubbliche sono un modo per trasformare i pagamenti delle tasse in profitti per gruppi privati particolari. L’affermazione secondo cui le privatizzazioni riducono i costi è falsa. Aggiungendo ulteriori passaggi che generano profitti privati, le privatizzazioni aumentano i costi. Nella maggior parte dei casi, le privatizzazioni sono un modo per favorire chi è ben ammanigliato.
Le privatizzazioni, oltre a creare flussi di reddito per interessi privati, creano anche ricchezza privata trasferendo beni pubblici in mani private a prezzi sostanzialmente inferiori al valore di mercato. Questo è stato certamente il caso delle privatizzazioni delle società statali britanniche e francesi e del servizio postale britannico. Le privatizzazioni forzate imposte alla Grecia dall’UE hanno creato ricchezza per gli Europei del nord a spese della popolazione greca.
In una parola, le privatizzazioni sono un metodo di saccheggio. Dal momento le opportunità per un profitto onesto sono sempre di meno, si fanno strada le razzie. Aspettatevene sempre di più.
Aggiornamento: un lettore sottolinea che la popolazione carceraria degli Stati Uniti è superiore di 21.100 unità rispetto alle popolazioni carcerarie combinate di Cina e India, i due maggiori paesi in termini di popolazioni che, sommate tra loro, sono otto volte quella degli Stati Uniti.
Paul Craig Roberts