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03 maggio 2019
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URANIO IMPOVERITO / LA VITTIMA NUMERO 365
L’uranio impoverito continua a uccidere. Si tratta della vittima numero 365, una per ogni giorno dell’anno: è infatti morto il quarantacinquenne Daniele Nuzzi, calabrese.
Commenta l’‘Osservatorio militare’ che da anni monìtora una tragedia senza fine e che passa inosservata sui media di Palazzo: “dopo varie missioni in territori bombardati con uranio impoverito, rientrato in Italia, si era ammalato ma aveva dovuto ingaggiare una battaglia legale contro l’amministrazione militare per vedersi riconoscere la causa di servizio”.
Una seconda guerra, contro burocrazie e muri di gomma.
Ex parà del Reggimento Carabinieri Paracadutisti del Tuscania, Nuzzi aveva partecipato a numerose missioni estere. Quelle sempre “umanitarie” volute dai governi “democratici” che finiscono per uccidere i presunti “nemici” e gli stessi militari senza colpa. Aveva prestato servizio in Somalia e nella ex Jugoslavia, prima di rientrare in Italia, passando poi a lavorare nel comando provinciale di Catanzaro.
Secondo il legale dell’Osservatorio, Domenico Leggiero, è necessario approvare in parlamento una normativa ad hoc, in grado di superare quegli ostacoli burocratici che intralciano le erogazioni degli indennizzi. Una legge, però “sempre più osteggiata – osserva Leggiero – dall’apparato militare. Le famiglie e gli ammalati sono stanchi. Basta prendere in giro o illudere persone che soffrono. La questione dell’uranio impoverito va affrontata e risolta. La legge c’è e va approvata, perché così non si può più andare avanti”.
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02 maggio 2019
GIALLO PANTANI / UN GENERALE ALL’ANTIMAFIA ACCUSA
Giallo Pantani. "Nella morte del campione di ciclismo ci sono alcune anomalie".
Davanti alla Commissione Antimafia lo dichiara un ex generale della Guardia di finanza, convocato per rendere una testimonianza, Umberto Repetto.
Ha fatto riferimento, infatti, all'anomalia di alcune macchie di sangue nella stanza del residence Le Rose di Rimini, dove il 14 febbraio 2003 venne trovato il cadavere. E all'anomalia del posizionamento del braccio di Marco, incompatibile con uno spostamento effettuato dal ciclista, e invece spiegabile con la presenza di un altro soggetto (o un paio di soggetti) nella stanza: "Pantani non era solo in quella stanza".
Ancora. Secondo le conclusioni processuali Pantani non sarebbe uscito dal residence negli ultimi due-tre giorni di vita: ma il generale non condivide questa ipotesi, così come hanno documentato le Iene, un paio di mesi fa, in un servizio, dove due commercianti della zona hanno confermato di aver visto Marco il giorno prima della tragedia.
Non è finita. Repetto sottolinea una circostanza non da poco: nel Le Rose c'erano un ampio sotterraneo ed un garage, dai quali si poteva passare per accedere alle camere. Quindi, si poteva entrare ed uscire senza essere osservati né visti. Mancava un qualsiasi controllo, di fotocamere o di altro tipo.
Sorge spontanea la domanda. Visto che la Commissione Antimafia aveva aperto un fascicolo circa tre anni fa, per il solo fatto che alcuni membri (della passata legislatura) erano rimasti sorpresi dal giallo Pantani del quale non conoscevano i dettagli, cosa è stato mai combinato – dalla stessa Commissione – in questi tre anni? Chi hanno nel corso di almeno due anni (molti mesi sono trascorsi via elezioni) ascoltato? Come mai solo oggi, d'improvviso, arriva questa testimonianza?
Si tratta, d'altro canto, di particolari arcinoti, già contenuti nella memoria delle "100 anomalie" redatta dal legale della famiglia Pantani, Antonio De Renzis. Ma i giudici di primo, secondo e terzo grado se ne solo altamente fregati, archiviando il caso nonostante, appunto, le clamorose evidenze che non si poteva trattare di suicidio, ma di chiaro omicidio: un po' come è successo per il caso di David Rossi.
Ufficialmente resta solo in vita un filone investigativo alla procura di Napoli, in particolare alla Direzione distrettuale antimafia, affidato al pm Antonella Serio. Il filone riguarda il taroccamento del Giro d'Italia del 1999, quando Marco venne fermato a Madonna di Campiglio per un ematocrito appena sopra la norma, evidente conseguenza di una manipolazione della provetta. E tutto frutto di maxi scommesse della camorra sulla sconfitta del Pirata.
Ma da oltre due anni non arriva lo straccio di una novità, con ogni probabilità manca solo l'archiviazione.
La seconda pietra tombale sul caso di Marco Pantani. Il campione che non doveva arrivare a Milano in quel Giro, e poi "doveva morire" perché le sue rivelazioni avrebbero potuto costare molto caro a non pochi.
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