20 agosto 2018

Julia Reda: il 26 agosto Copyright Action Day

Julia Reda: il 26 agosto Copyright Action Day

Un mese fa abbiamo fatto la storia: abbiamo stoppato una legge che avrebbe massicciamente ristretto la nostra libertà di espressione, e abbiamo inflitto a potenti lobby una "sconfitta senza precedenti". Grazie per aver contribuito a rendere tutto ciò possibile!

Abbiamo fermato il treno, ma il lavoro non è ancora finito: ora dobbiamo rimetterlo sui binari giusti.

Il giorno della decisione: 12 settembre
Il 12 di settembre il Parlamento deciderà su come procedere con la direttiva sul copyright. Le proposte possono essere inviate fino al 5 settembre.

Il nostro obiettivo è chiaro: il Parlamento deve adottare delle alternative per l'Articolo 11 e l'Articolo 13. Non si devono costringere le piattaforme ad installare filtri in upload e non si deve mettere il copyright sui link e gli snippet.

E bisogna anche ribaltare la pessima decisione della Commissione Affari Legali: con un singolo voto, la Commissione ha deciso di non adottare eccezioni per i contenuti generati dagli utenti (remix, doppiaggi o fan fiction), e non ha espressamente chiarito che linkare non è un'infrazione al copyright. Al contrario, ha richiamato gli organizzatori di eventi sportivi a garantire protezione al copyright, cosa che potrebbe rendere illegale anche le foto postate dai tifosi durante le partite (Emendamento 76). È stato anche proposto di richiedere ai motori di ricerca per immagini di acquistare costose licenze per permetterci di trovare immagini sul web (Emendamento 79).

Io lavorerò per raggiungere questi obiettivi nel Parlamento Europeo, con i nostri alleati. Nel frattempo, le persone là fuori possono comunque supportarci.

Il giorno dell'azione: 26 agosto
Non abbiamo ancora vinto. Dopo lo shock iniziale di aver perso nella votazione di Luglio, i proponenti dei filtri in upload e della tassa sui link sono tornati alla carica con una narrazione più accattivante per sgonfiare l'opposizione di massa che hanno dovuto fronteggiare.


Sostengono che la campagna era un fake, generato da bot e orchestrato dalle grandi aziende di Internet. Secondo loro, agli europei non interessa davvero la libertà d'espressione. Le leggi europee non ci interessano abbastanza da far sentire le nostre voci. Resteremo semplicemente immobili mentre il nostro Internet viene ristretto per salvaguardare interessi di parte.

Ma le persone in tutta Europa sono pronte a dimostrare il contrario: porteranno la protesta nelle strade. Se arriveremo ad 1 milione di firme online contro i filtri in upload e la tassa sui link, non potranno più ignorare l'opposizione. Questo il messaggio:

1 milione

Unisciti a noi Domenica 26 agosto in una città vicino a te. Vari gruppi (partiti locali, associazioni e individui) si stanno organizzando in tutta Europa.

Se sei a conoscenza di una protesta nella tua città o sei in grado di organizzare una, avverti il mio team, e aggiungeremo l'evento alla mappa. E non dimenticare di chiamare i politici tuoi connazionali che hanno votato contro la riforma, così come i media locali!

Io condividerò via Facebook e Twitter le località e i momenti della protesta, appena ne verrò a conoscenza.

Io sarò a protestare a Berlino. E tu?


See full screen

Fonte: www.partito-pirata.it

19 agosto 2018

Caso Orlandi, il fratello Pietro: 'C'è un fascicolo su Emanuela dove c'è la verità'



Il fratello di Emanuela Orlandi, Pietro, afferma che esiste un fascicolo in cui viene svelata la verità sulla sorte della sorella

Fonte:
www.la7.it

18 agosto 2018

[Reseau Voltaire] Les principaux titres de la semaine 16 8 2018


Réseau Voltaire
Focus




En bref

 
Censure d'Internet : après Alex Jones, TeleSur
 

 
Donald Trump retire l'habilitation Secret-Défense à un de ses opposants
 

 
Washington réarme des Kurdes en Syrie
 

 
La Turquie contraint les Églises juives et chrétiennes turques à signer une déclaration
 

 
L'Inde ne participera pas au plan du Pentagone contre la Chine
 

 
Un ministre d'un État membre de l'UE en visite officielle à Damas
 

 
Le PKK turc poursuit la kurdisation forcée du Nord de la Syrie
 

 
Iran : Ahmadinejad appelle le président Rohani à démissionner
 

 
Qui paiera 388 milliards de dollars de dommages de guerre pour la Syrie ?
 

 
Mahathir Mohamad libère la Malaisie de l'influence saoudienne
 

 
La Slovaquie impliquée dans un enlèvement à Berlin, en 2017
 

 
La grande purge commence sur Internet
 
Controverses

 

« Horizons et débats », n°18, 6 août 2018
Souveraineté et globalisation économique
Partenaires, 7 août 2018
abonnement    Réclamations

 

17 agosto 2018

Rete Voltaire: I principali titoli della settimana 16 ago 2018


Rete Voltaire
Focus




In breve

 
Censura in internet: dopo Alex Jones, TeleSur
 

 
Donald Trump revoca il diritto d'accesso al Segreto di Stato a uno dei suoi oppositori
 

 
Washington riarma i kurdi nel nord della Siria
 

 
La Turchia costringe le chiese ebraiche e cristiane turche a firmare una dichiarazione
 

 
L'India non parteciperà al piano del Pentagono contro la Cina
 

 
Un ministro di uno Stato membro dell'UE in visita ufficiale a Damasco
 

 
Il PKK turco prosegue nella kurdizzazione forzata del nord della Siria
 

 
Iran: Ahmadinejad chiede le dimissioni del presidente Rohani
 

 
Chi pagherà alla Siria 388 miliardi di dollari di danni di guerra?
 

 
Mahathir Mohamad libera la Malesia dall'influenza saudita
 

 
La Slovacchia implicata in un sequestro a Berlino nel 2017
 

 
Comincia la grande purga su internet
 
Controversie

 
abbonamento    Reclami

 

16 agosto 2018

Il crepuscolo della guerra, di Thierry Meyssan

Se si considera la guerra in Siria non un avvenimento a sé stante, bensì l’esito d’un conflitto mondiale durato un quarto di secolo, è d’obbligo interrogarsi sulle conseguenze della fine delle ostilità, ormai prossima. L’epilogo di questa guerra segna la disfatta di un’ideologia, quella della globalizzazione e del capitalismo finanziario. Le nazioni che non l’hanno capito, soprattutto dell’Europa occidentale, si emargineranno da sole dal resto del mondo.

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Donald Trump e Vladimir Putin durante il vertice bilaterale di Helsinki del 16 luglio 2018.
Le guerre mondiali non finiscono semplicemente con un vinto e un vincitore: il loro esito traccia i contorni di un nuovo mondo.
La prima guerra mondiale si è conclusa con la sconfitta degli imperi tedesco, russo, austroungarico e ottomano. La fine delle ostilità è stata suggellata dalla nascita di un’organizzazione internazionale, la Società delle Nazioni (SDN), incaricata di eliminare la diplomazia sotterranea e di regolare i conflitti tra gli Stati membri per mezzo dell’arbitraggio.
La seconda guerra mondiale si è conclusa con la vittoria dell’Unione Sovietica sul Reich nazista e sull’Impero del Giappone dell’hakkō ichi’u [1], cui ha fatto seguito una rincorsa degli Alleati per occupare le spoglie della Coalizione vinta. Ne è nata una nuova struttura, l’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), incaricata di prevenire nuove guerre impostando il diritto internazionale attorno a una duplice legittimazione: l’Assemblea Generale, dove ogni Stato conta uno, indipendentemente dalle dimensioni, e il Consiglio di Sicurezza, direttorio formato dai cinque principali vincitori.
La guerra fredda non è stata la terza guerra mondiale. Non si è conclusa con la sconfitta, bensì con l’implosione dell’Unione Sovietica. Non ha dato origine a nuove istituzioni e gli Stati dell’ex Unione Sovietica sono stati assorbiti da organizzazioni preesistenti.
La terza guerra mondiale è iniziata in Jugoslavia, è proseguita in Afghanistan, Iraq, Georgia, Libia, Yemen, e ora sta per concludersi in Siria. Il campo di battaglia è stato circoscritto ai Balcani, al Caucaso e a quello che ormai viene chiamato Medio Oriente Allargato. È costata la vita a tante popolazioni mussulmane e cristiano-ortodosse, senza troppo dilagare nel mondo occidentale. Dopo il vertice Putin-Trump di Helsinki, questo conflitto mondiale ora sta finendo.
Le profonde trasformazioni che hanno modificato il mondo negli ultimi 26 anni hanno trasferito parte del potere dei governi ad altre entità, amministrative e private, e viceversa. Si è visto, per esempio, un esercito privato, Daesh, proclamarsi Stato sovrano. Nonché il generale David Petraeus organizzare, quando era a capo della CIA, il più vasto traffico d’armi della storia e, dopo le dimissioni, proseguirlo in nome d’una società privata, il fondo speculativo KKR [2].
Questa situazione può essere descritta come scontro tra una classe dirigente transnazionale, da un lato, e governi responsabili di fronte ai governati, dall’altro.
Diversamente da quel che vuol far credere la propaganda, che addossa le cause delle guerre a circostanze contingenti, i conflitti hanno radici in rivalità e ambizioni profonde e d’antica data. Occorrono anni prima che gli Stati si ergano gli uni contro gli altri. È spesso è solo con il tempo che possiamo comprendere i conflitti che ci divorano.
Per esempio, pochissimi hanno capito quel che stava accadendo con l’invasione giapponese della Manciuria (1931); ci è voluta l’invasione tedesca della Cecoslovacchia (1938) per comprendere che le ideologie razziste avrebbero condotto alla seconda guerra mondiale. E sono rari quelli che hanno capito sin dalla guerra di Bosnia-Erzegovina (1992) che l’alleanza tra NATO e islam stava per aprire la via alla distruzione del mondo mussulmano [3].
Nonostante i lavori di storici e giornalisti, ancor oggi molti non hanno preso coscienza dell’enormità della macchinazione di cui tutti siamo stati vittime. Costoro si rifiutano di ammettere che la NATO coordinava truppe ausiliarie saudite e iraniane sul continente europeo. Eppure, è un fatto incontestabile [4].
Si rifiutano anche di ammettere che al Qaeda, accusata dagli Stati Uniti di aver compiuto gli attentati dell’11 settembre, ha combattuto poi agli ordini della NATO in Libia e Siria. Eppure, è un fatto incontestabile [5].
Il piano iniziale, che prevedeva di far ergere il mondo mussulmano contro il mondo ortodosso, si è modificato strada facendo. Lo «scontro di civiltà» non c’è stato. L’Iran sciita si è rivoltato contro la NATO, di cui era al servizio in Jugoslavia, e si è alleato alla Russia ortodossa per salvare la Siria multiconfessionale.
Dobbiamo aprire gli occhi sulla storia e prepararci all’alba di un nuovo sistema mondiale dove alcuni amici di ieri potrebbero diventare nostri nemici, e viceversa.
A Helsinki, l’accordo con la Federazione di Russia non è stato concluso dagli Stati Uniti, bensì dalla Casa Bianca: il nemico comune di Putin e di Trump è un gruppo transnazionale che esercita un potere negli Stati Uniti. Ritenendo di essere lui, e non il presidente eletto, il rappresentante degli USA, questo potentato non ha esitato ad accusare immediatamente il presidente Trump di tradimento.
Questo gruppo transnazionale è riuscito a convincerci che le ideologie sono morte e che la Storia è finita. Ha presentato la globalizzazione, ossia la dominazione anglosassone per mezzo della diffusione della lingua e dello stile di vita americano, come conseguenza dello sviluppo delle tecniche di trasporto e di comunicazione. Ci ha assicurato che un sistema politico unico, la democrazia (ossia il «governo del Popolo, da parte del Popolo, per il Popolo»), sarebbe stato ideale per tutti gli uomini e che era possibile imporlo ovunque con la forza. Infine, ha presentato la libera circolazione delle persone e dei capitali come la soluzione di tutti i problemi di manodopera e d’investimento.
Tuttavia, queste asserzioni, che noi tutti accettiamo nella vita di ogni giorno, non resistono un solo minuto alla riflessione.
Dietro queste menzogne, questo gruppo transnazionale ha sistematicamente eroso il Potere degli Stati e accaparrato ricchezze.
Lo schieramento che sta per uscire vincitore da questa lunga guerra difende invece l’idea che, per scegliere il proprio destino, gli uomini devono organizzarsi in Nazioni, definite in nome di un territorio, di una storia o d’un progetto comune. Sostiene quindi le economie nazionali contro la finanza transnazionale.
Abbiamo appena assistito alla Coppa del Mondo di calcio. Se l’ideologia della globalizzazione avesse vinto, avremmo dovuto sostenere non solo la squadra della nostra nazione, ma anche quella di altri Paesi, in ragione dell’appartenenza a strutture sovranazionali comuni. Per esempio, belgi e francesi avrebbero dovuto sostenersi reciprocamente, agitando bandiere dell’Unione Europea. Ma a nessun tifoso è venuta l’idea di farlo. È un indice che serve a misurare il fossato che separa, da un lato, la propaganda che ci propinano e che ripetiamo, e, dall’altro, il nostro comportamento spontaneo. Nonostante le apparenze, la vittoria superficiale dell’ideologia della globalizzazione non ha modificato quello che davvero siamo.
Non è evidentemente un caso che la Siria, dove migliaia di anni fa fu pensata e attuata l’idea di Stato, sia la terra su cui questa guerra si conclude. Ed è perché sono sostenuti da un vero Stato, che mai ha smesso di funzionare, che Siria, popolo siriano, esercito, e suo presidente hanno potuto resistere alla più gigantesca coalizione della storia, formata da 114 membri delle Nazioni Unite.

13 agosto 2018

VACCINI / IL MAGO DEI PRO VAX BURIONI ORA COME ALDO MORO…


Siamo alle comiche – o alle tragiche – finali. Un'intera pagina dedicata da Repubblica al Mago Pro  Vax, Roberto Burioni, l'Eroe dei due mondi che sta propalando al popolo bue il Verbo sull'uso super obbligatorio e super miracoloso dei vaccini.
Stavolta la paginata del quotidiano diretto da Mario Calabresi – ormai da quasi due anni genuflessa davanti ai desiderata di Big Pharma – dedica un'intervistona al Mago dei Vaccini, con una foto emblematica: lui, il Vate, con una nastro adesivo sulla bocca, ad indicare che non ha il diritto di parola; sullo sfondo il simbolo delle Brigate Rosse. Come se si trattasse di Aldo Moro, un martire che ha dato la sua vita per il Paese. Un oltraggio. Una vergogna.
Se non ci fosse da piangere per tutti i bambini che muoiono per effetti da vaccini sbagliati – perchè non nelle giuste condizioni di salute, perchè le dosi erano troppo massicce, perchè la qualità dei prodotti era scarsa e via di questo passo – ci sarebbe solo da ridere per una fake photo che cerca solo di portare un po' di pubblicità al Mago Silvan di sieri & provette, il cui ultimo volume è dedicato a tutti i "Somari" che in questa materia non ne capiscono niente, mentre è solo lui il Mago Merlino, con tanto di cappucci e grembiulini al seguito, visto che è iscritto al Grande Oriente d'Italia, la prima loggia nel nostro paese che a questo punto farebbe bene a prendere una netta posizione sul delicato tema: Roberto Burioni risulta iscritto al Goi con tanto di numero di tessera, luogo di nascita e data nascita? Lui, il Vate, smentisce. Ci sono due gemelli addirittura con lo stesso nome al mondo? Prodigi della genetica?
Perchè il Gran Maestro del Grande Oriente, Stefano Bisi, che si proclama in tutte le occasioni pubbliche a favore della trasparenza, una buona volta non scioglie l'angosciante dilemma? Burioni è massone oppure no? Non può essere, di tutta evidenza, un mezzo incappucciato: esistono solo gli "assonnati" che però restano massoni per tutta la vita, come abbiamo chiarito più e più volte. Perchè – ribadiamo – il trasparente Bisi non fa una buona volta chiarezza?


Stefano Bisi, Sopra, Burioni nel travestimento di Aldo Moro

E poi, come mai un Vate di grande spessore scientifico come Burioni, che esibisce un pedigree chilometrico, si vergogna di ammetterlo, anche davanti ai confratelli? Quale male c'è? Quale vergogna provare? E' peggio negarlo, facendo la magra figura di un povero vigliacco.
Ma torniamo all'intervista kolossall di Repubblica che nutre una particolare simpatia per lo scienziato massone, interpellato praticamente tutte le settimane e stavolta dissimulato sotto le sembianze di uno statista del calibro di Aldo Moro, che a questo punto su rivolterà nella sua povera tomba.
Esordisce Burioni nell'intervista strappalacrime: "Mi hanno paragonato a Hitler e a Goebbels, ai satanisti e agli alieni. Ma questo fotomontaggio come prigioniero delle Br con il bavaglio e la stella a cinque stelle punte mi inquieta particolarmente".
E ancora, mostra il villoso petto: "Paura di questi attacchi? No, non esageriamo, non ho bisogno di una scorta, ma queste minacce squadriste generano violenza".
Gli domanda, genuflessa, Maria Novella De Luca di Repubblica: "Il suo libro più famoso è 'La congiura dei Somari'. Lei afferma che la scienza non può essere democratica".
E il Vate: "Di scienza e di vaccini può parlare soltanto chi ne sa. Non chi si informa per un quarto d'ora su Google e poi vuol dire la sua. Facendo danni pazzeschi".
Riteniamo che il premio Nobel per la Medicina Luc Montagnier e il due volte candidato al Nobel Giulio Tarro, allievo di Albert Sabin, lo scienziato che ha scoperto il vaccino antipolio, non si siano formati via Google. E abbiano diritto ad un confronto con il Mago Burioni, che giudica tutti quelli i quali non la pensano una virgola come lui dei "Somari". Ne hanno diritto, ad un simile confronto chiarificatore, soprattutto le famiglie, i genitori.
Ora perchè il Genio Burioni non si concede, dall'alto della sua inarrivabile Scienza, ad un confronto con Montagnier e Tarro?
Perchè non mostra il suo Sapere davanti a scienziati che la pensano in modo diametralmente opposto rispetto ad un così drammatico problema, quello dei vaccini che coinvolge tutti gli italiani?
Ha paura di qualcosa, Burioni? Ha qualche altarino da nascondere o conflitti d'interesse da tenere ben celati? Oppure cosa? Siamo in attesa di concrete risposte.   

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12 agosto 2018

Movimento Agende Rosse - Video: nuove ipotesi sul furto dell’Agenda Rossa di Paolo Borsellino

Dove è finita l'agenda rossa
Video: nuove ipotesi sul furto dell'Agenda Rossa di Paolo Borsellino
Il 19 luglio 2018 abbiamo presentato a Palermo in via D'Amelio un documentario inedito frutto del lavoro di anni di raccolta e analisi dei video della strage in cui persero la vita Paolo Borsellino e 5 agenti della sua scorta.
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