07 luglio 2018

GIALLO ALPI / ENNESIMO DEPISTAGGIO: TORNA IL MISTER X COPERTO DAL SISDE



Dopo ventiquattro anni di interminabili attese, di giustizia negata, di clamorosi depistaggi di Stato, di vertici istituzionali che hanno remato palesemente contro, pur tra non pochi chiaroscuro si accende un barlume di speranza per far luce sull'assassinio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin a Mogadiscio.
Il gip della procura di Roma, Andrea Fanelli, che avrebbe dovuto decidere sulla archiviazione tombale dell'inchiesta, così come per due volte chiesto dal pm Elisabetta Ceniccola con la strategica controfirma del procuratore capo Giuseppe Pignatone, ha ottenuto altri sei mesi di indagini per focalizzare alcuni punti bollenti e capire se una verità processuale è ancora alla portata di un Paese che osa definirsi civile.
Tutta la vicenda, anche negli ultimi sviluppi, è coperta da un totale silenzio mediatico: solo i siti scrivono qualcosa, i media di regime, Repubblica e Corsera in testa, calano il consueto muro di gomma. I sindacati, dal canto loro, inscenano qualche 'girotondino', niente di più.

L'ORDINANZA DEL GIP FANELLI



Il Tribunale di Roma. In alto
Ilaria Alpi

Ma partiamo dalle 14 pagine dell'ordinanza pronunciata il 26 giugno dal gip Andrea Fanelli.
In primo luogo la toga ritiene che l'incompetenza territoriale di Roma, come chiesto dagli avvocati di parte civile, non sia fondata. Eppure c'era il clamoroso precedente della sentenza pronunciata circa un anno fa da Perugia che, nel prosciogliere da ogni accusa il povero Hashi Omar Hassan che ha scontato ben sedici (16) anni di galera da innocente, aveva scritto espressamente di "Depistaggio di Stato" per l'immensa mole di prove raccolte su infedeli servitori dello stato e inquirenti tutti tesi ad incastrare il somalo innocente, addirittura costruendo a tavolino un teste taroccato, Ahmed Ragi, alias Gelle.
In un lungo excursus storico-processuale, il gip ricostruisce le prime vicende della story, quando il fascicolo processuale venne letteralmente scippato dalle mani dell'unico pm che voleva far luce sul giallo, Giuseppe Pititto, come del resto hanno sempre sostenuto i genitori di Ilaria. 
Fanelli scrive di "rapporti molto tesi all'interno dell'ufficio della Procura di Roma" e in particolare fra l'allora procuratore capo Salvatore Vecchione e lo stesso Pititto. Un braccio di ferro che vede evidentemente soccombere il subordinato Pititto, il quale per la consueta "incompatibilità ambientale" viene allontanato da Roma: pur potendo contare su una serie di ragguardevoli risultati in breve raggiunti, come l'attivazione di contatti con la Digos di Udine che aveva raccolto materiali non poco scottanti. Materiali che, evidentemente, era meglio mettere a marcire nei cassetti, coperti di polvere.


Giuseppe Pititto

L'inchiesta passa al più malleabile Andrea De Gasperis, il quale non brillerà certo per attivismo negli anni successivi. Lo stesso Fanelli rammenta, nella sua odierna ordinanza, le forti lamentele di Pititto a proposito della revoca dell'incarico, proprio mentre aveva intenzione di ascoltare testi da non poco. Scrive Fanelli: "In definitiva, secondo Pititto, per conoscere la causa della morte di Ilaria Alpi bisognava partire dal motivo per il quale l'indagine gli era stata sottratta". Se vi par poco…
Minimizza comunque Fanelli: l'esclusione di Pititto dalle indagini non era dovuta a motivi di "merito", ossia ad un dissidio sulle indagini, ma circa le "modalità" nell'organizzazione del lavoro d'ufficio.
Alcuni anni fa lo stesso Pititto ha scritto un thriller che sembra il copione perfetto del caso Alpi: una giornalista indaga su strani traffici di armi in un paese africano e viene eliminata. A capo della band c'era nientemeno che il ministro degli Interni (italiano) che nel frattempo diventerà capo dello Stato. Un 'giallo' non poi troppo di fantasia. Una seconda edizione, annunciata per la scorsa estate e già prenotata dalle librerie, stranamente, non ha mai visto la luce. Misteri nei misteri.

TOGHE CONTRO TOGHE 
Ma non è certo finita la catena delle toghe che si sono interessate al caso. Fa capolino anche il nome di Franco Ionta, su cui però Fanelli mette la mano sul fuoco: "ha proseguito le indagini rispettando il medesimo programma tracciato dallo stesso Pititto", afferma con sicumera. Perchè non domandare a Pititto se è dello stesso avviso?
Prosegue Fanelli: "Nè sussistono elementi per ritenere che il depistaggio sia stato posto in essere dal pm Ionta al momento dell'audizione di Gelle, il quale – nel corso della successiva escussione avvenuta a Birmigham il 31 marzo 2016 in sede di rogatoria (e prima ancora nel corso dell'intervista rilasciata alla giornalista Rai Chiara Cazzaniga) – ha smentito le dichiarazioni rese al pm Ionta, addirittura disconoscendo la sottoscrizione dei verbali ed affermando che essi sarebbero stati in parte alterati: ebbene, tali dichiarazioni, già di per sé poco verosimili, sono rese ancor più inattendibili dal fatto che il Gelle è risultato essere un soggetto complessivamente non credibile, avendo reso, nel corso del tempo, versioni sempre diverse tra di loro e sempre rispondenti al proprio interesse".


Franco Ionta

Alla fine del tortuosissimo ragionamento viene così sottolineato: "si conferma l'assenza di elementi per poter sostenere il coinvolgimento di un magistrato nella decisione del Gelle di accusare ingiustamente Hashi Omar Hassan".
Un ragionamento che fa letteralmente a pugni con quello portato avanti dai pm perugini e che ha finalmente portato al proscioglimento di Hashi Omar Hassan per quelle accuse taroccate e poi ritrattate davanti alla giornalista Cazzaniga, elemento cardine per la sentenza di Perugia che ha completamente ribaltato il precedente scenario processuale.
Sorge a questo punto un conflitto 'istituzionale'? Perugia crede al Gelle che ritratta, mentre Roma crede prima a Gelle per condannare Hashi e poi ne fa un unico fagotto etichettandolo come "non credibile"? Altri incredibili misteri nei misteri.
Passiamo alla seconda parte dell'ordinanza firmata Fanelli e che concerne il versante delle indagini inviate dalla procura di Firenze a quella capitolina e che sono servite per "non far chiudere" tombalmente il caso.
Eccoci alle intercettatazioni telefoniche tra somali nel 2012. Nelle conversazioni si parla dei due giornalisti italiani uccisi. Viene fatto cenno alla famigerata informazione "che Ilaria Alpi era stata uccisa da militari italiani". Torna alla ribalta il ruolo di un faccendiere della prima ora, il cui nome era subito salito agli onori delle cronache, anche perchè era stato l'ultimo a vedere viva Ilaria, Giancarlo Marocchino. Infine si parla ad una somma corrisposta all'avvocato di Hashi Omar Hassan, Douglas Duale, che dopo anni di battaglia legale è riuscito a far scagionare il suo assistito.

PARLA L'AVVOCATO DOUGLAS DUALE
Abbiamo raggiunto telefonicamente l'avvocato Duale al suo studio romano, nei pressi di piazza Cavour
Cade dalle nuvole, Duale, quando sente che il gip Fanelli intende procedere alla sua "nuova escussione".


Giancarlo Marocchino

"Ma se io non sono mai stato sentito – balza sulla sedia – quale nuova escussione! Sono l'avvocato di Hashi, mi sono prodigato per lui, ma non sono mai stato sentito in nessun modo per altre ragioni".
E sulle somme percepite racconta: "Io non ho mai avuto contatti con il governo somalo, nè con alcun suo rappresentante. Ho soltanto avuto contatti con i familiari del ragazzo. Del resto sapete come funziona la società somala, basata su clan e tribù. E' stata fatta una raccolta di fondi per fronteggiare le spese, in tempi brevi ho ricevuto il minino, lo stretto necessario, 2000-3000 euro. Il resto della somma è stata raccolta in molti mesi e anni successivi ma sempre attraverso i familiari, gli amici, i conoscenti, quelli delle tribù. Ho ricevuto i soldi con quei money transfer da Mohamed Gedi Bashi. In tutto 29 mila euro che per un processo penale di quel calibro e durato più di vent'anni è poca roba".
Si tratta di uno dei nomi, quello di Bashi, che vengono fatti nell'ordinanza di Fanelli. Dell'altro, Abdi Badre Hayle, l'avvocato Duale dice di non saperne nulla.
A proposito di Marocchino e della fonte confidenziale dei Servizi – a questo punto strategica per dipanare la matassa – nota Duale: "Di Marocchino si è parlato fin da subito. Poi il silenzio. La fonte del servizio segreto civile è stata ritenuta fondamentale. Ma è subito calata la scure del ministero degli Interni, che esattamente dieci anni fa, nel 2008, ha comunicato che quella fonte andava tutelata in maniera assoluta".
Come, del resto, il ministero degli Interni ha coperto tutta la "Gelle story": dal taroccamento del teste al suo perfetto addestramento, dalle confessioni al primo pm, fino alla strategica fuga che ha impedito la rituale verbalizzazione in dibattimanto, tanto che la sentenza – incredibile ma vero – è stata pronunciata a carico del giovane somalo senza che Gelle abbia riconfermato in aula le sue accuse.
Non è certo finita: perchè Gelle è stato poi protetto e nascosto dalla polizia (evidentemente su input del Viminale) per alcuni mesi, gli hanno perfino trovato lavoro presso un'officina meccanica romana, lo sono andati a portare la mattina al lavoro e a prendere la sera: servizi perfetti. Fino a che non è stato spedito libero come un fringuello in Germania, e poi in Inghilterra.
Se ne è mai fregato qualcuno dei nostri Vertici Istituzionali di andarlo a cercare? Macchè. Lo ha fatto ed è riuscita a scovarlo e intervistarlo, certo non potendo disporre di grandi mezzi d'intelligence, Chiara Cazzaniga di Chi l'ha Visto.
Ai confini della realtà.

ARIECCO GIANCARLO MAROCCHINO
Passiamo alla terza parte dell'ordinanza firmata Fanelli, in cui si parla di un'anomalia temporale, riemerge la "fonte confidenziale" e torna alla ribalta la figura del faccendiere Giancarlo Marocchino.
Cominciamo dall'informativa partita dalla procura di Firenze. Nota il gip: "ebbene, effettivamente appare anomalo che la nota della Guardia di Finanza di Firenze sia stata materialmente inviata alla procura di Roma oltre 5 anni dopo il provvedimento di trasmissione da parte del dott. Squillace Greco, cosicchè è necessario effettuare i dovuti accertamenti sul punto"


Luciana Riccardi con Hashi

E continua: "Passando ora ad esaminare le richieste istruttorie contenute nell'atto di opposizione all'archiviazione, deve ritenersi che l'unica indagine che appare rilevante sia quela relativa all'escussione della fonte confidenziale citata nella relazione del Sisde del 3 settembre 1997 (da cui emergerebbe il coinvolgimento di Giancarlo Marocchino nell'omicidio Alpi-Hrovatin nonchè in traffici di armi), previa nuova richiesta al direttore pro tempore del Sisde in ordine all'attuale possibilità di rivelarne le generalità: tale atto istruttorio era già stato richiesto nella prima opposizione all'archiviazione".
Destinatario il gip Emanuele Cersosimo a dicembre 2007: ma il ministero dell'Interno aveva risposto, mesi dopo, che "perduranti esigenze di tutela della fonte non consentivano di fornire elementi atti a rivelarne l'identità". Continua Fanelli: "A distanza di oltre 10 anni appare utile verificare la persistenza delle ragioni di segretezza addotte dal Sisde".
Altrimenti, di tutta evidenza, ci troveremmo di fronte ad un secondo, clamoroso "Depistaggio di Stato".
Questo il punto nodale della richiesta Fanelli. Il quale invece non ritiene utile sentire alcuni testi invece strategici: come l'ambasciatore italiano all'epoca a Mogadiscio, Giuseppe Cassini, che secondo la sentenza di Perugia sa molto e può ancora raccontare circostanze da non poco; così come dovrebbero fornire tutte le spiegazioni del caso quei vertici di polizia che hanno dato una "manina" a Gelle nella sua latitanza prima e fuga all'estero poi.
La Voce ha più volte scritto a proposito di Giancarlo Marocchino e della sua opaca figura. Ma a questo proposito è d'obbligo scorrere alcuni passaggi del volume "Giornalismi & Mafie", curato da Roberto Morrione ed uscito esattamente 10 anni fa, maggio 2008.
Un capitolo scritto da Giorgio Alpi, Luciana Riccardi (padre e madre di Itaria) e da Mariangela Gritta Grainer si intitola "L'Omicidio di Ilaria Alpi. Alta mafia fra coperture, deviazioni, segreti". Una lettura oggi più che mai appropriata, anche in memoria di Luciana, che si è spenta – senza che Giustizia sia stata fatta – un mese fa.
Ecco uno stralcio: "E' utile aggiungere che altri testi sentiti dal dottor Pititto avevano sostenuto ipotesi simili anche se non sono stati ritenuti credibili. Ci sono, altresì, alcune informazioni che sono in sintonia con l'ipotesi sostenuta dal colonnello Ali Jiro Shermarke (nell'attività investigativa della Digos di Udine, nell'attività d'intelligence del Sisde e nell'attività della Digos a Roma emergono tre fonti confidenziali diverse a quanto appreso dalla commissione – che ha individuato e interrogato quelle di Udine – che sollevano interrogativi sull'intera vicenda e sul ruolo di Marocchino in quel che accadde quel 20 marzo)".
E ancora: "Su Marocchino, sfiorato da pesanti sospetti relativi a presunti traffici illeciti, di armi e di rifiuti tossici, anche prima del duplice delitto, non è mai stata fatta una indagine, un approfondimento serio..

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06 luglio 2018

Nella Terza Repubblica non c’è posto per i finti progressisti

MagaldiFine della farsa: siamo nella Terza Repubblica, dove le parole di ieri – per lo più false – non valgono più. Per Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt, si apre sotto i migliori auspici una nuova stagione, il ritorno alla democrazia, dopo la Notte della (Seconda) Repubblica fondata sull'equivoco di slogan europeisti snocciolati per mascherare l'inganno di politiche a senso unico – austerity, tagli, privatizzazioni, guerra al deficit – progettate dall'oligarchia finanziaria ai danni dei popoli europei. Ne è la prova il terremoto politico in corso in Italia, che sta gettando nel panico sia i rottami del Pd che i suoi padrini, italiani e non. «Sono forze politiche, economiche, meta-politiche e massoniche europee e internazionali quelle che guardano con paura e avversione a questo governo Conte, che potrebbe avviare un cambiamento epocale, non solo nei rapporti Italia-Europa ma proprio nella rivisitazione politica, economica, sociale di questa Disunione Europea», sostiene Magaldi, ai microfoni di "Colors Radio". «Proprio per questo, accanto a Lega e 5 Stelle, conviene pensare ad altri soggetti politici del tutto nuovi, utili per la Terza Repubblica. Ed è con questo spirito – annuncia – che a Roma, il 14 luglio, faremo la prima tavola rotonda sul "partito che serve all'Italia"».

Premessa: massimo rispetto dell'asse gialloverde. Salvini? «Lo giudico uno dei politici più interessanti, oggi, per l'Italia e per l'Europa, e continuerò a difenderlo da ogni accusa pretestuosa di razzismo, xenofobia e atteggiamenti fascistoidi: ogni volta che viene attaccato, puntualmente, basta andare oltre i titoli e i lanci sensazionalistici di agenzia per scoprire che ha detto cose spesso condivisibili e comunque pacate, sobrie e ragionevoli». Magaldi parla (anche) a nome dei circuiti massonici progressisti che sostengono il "governo del cambiamento". Sia chiaro, avverte: «Non faremo sconti, né a Salvini né a Di Maio né al governo Conte, rispetto a quello che ci aspettiamo da loro. Su certi temi, se vi fossero scivoloni di natura illiberale o non democratica saremo i primi a denunciarli». Ma intanto, aggiunge, Salvini è stato soprattutto «oggetto di campagne di odio e disinformazione, da parte di chi vorrebbe che tutto restasse così com'è». La Lega come vettore di cambiamento, che – da Pontida – propone addirittura trent'anni di governo in tandem con i 5 Stelle? «Sono felice del reciproco riconoscimento tra questi due partiti, che l'elettorato ha premiato», dichiara Magaldi. «La Lega si è completamente rinnovata proprio grazie a Salvini e ad altri giovani dirigenti, e anche i 5 Stelle sono in corso di progressiva maturazione».

L'elettorato semmai ha bastonato il centrodestra, ridimensionando Forza Italia, e ha sanzionato anche le forze del sedicente centrosinistra, cioè «gli epigoni della Seconda Repubblica, bocciati dagli elettori che hanno invece espresso una fiducia chiarissima alla Lega e ai 5 Stelle». Futuro gialloverde? Ottima prospettiva: «Sarebbe molto utile se Lega e 5 Stelle si presentassero insieme, in future competizioni elettorali», ipotizza Magaldi, impegnato con il Movimento Roosevelt a «supportare e consolidare un futuro asse tra leghisti e pentastellati». E non è tutto: bisogna anche «offrire una occasione di partecipazione politica a quei soggetti, cittadini, gruppi sociali e associazioni che non si riconoscono nella Lega e nei 5 Stelle ma neppure più nel centrodestra e nel centrosinistra, e quindi cercano un nuovo veicolo politico nel quale vedere rappresentata la loro sovranità». Da qui l'assise romana del 14 luglio, anniversario della Presa della Bastiglia, con politologi e sociologi, storici e giuristi: «E' un modo per festeggiare la democrazia: prima l'idea, poi l'utopia e infine la realtà della democrazia, quella democrazia che noi vogliamo difendere da chi l'ha calpestata, vilipesa e svuotata di sostanza», dice Carlo CalendaMagaldi. «Lega, 5 Stelle e governo Conte, del resto, nascono proprio per ridare democrazia sostanziale ai cittadini – e quindi diritti, prospettive economiche».

Salvini a Pontida annuncia la volontà di negoziare in Europa condizioni economiche che siano a vantaggio dei popoli, mentre Di Maio presenta finalmente iniziative di sviluppo dell'economia. Magaldi non teme di usare parole altisonanti: «Forse è l'avvio di una rivoluzione, la nascita della Terza Repubblica in Italia e l'alba di una nuova Europa», checché ne pensino i reduci del renzismo. A proposito: che dire dell'ex ministro Carlo Calenda e dei suoi ripensamenti "salviniani" sulla politica per i migranti, in linea con il blocco dei porti che avrebbe voluto attuare lo stesso Minniti? Su Calenda, Magaldi è scettico: «E' un personaggio che potrebbe fare l'interprete di un film, "Renzi 2 – la vendetta"». In fondo, Calenda «è un Renzi aggiornato alla situazione attuale, sgangherata, dove in tanti dicono di voler andare oltre il Pd». Tutte chiacchiere: l'ex ministro già montiano «appartiene allo stesso establishment che ha mal gestito politica ed economia italiana». E poi, cosa propone Calenda? «Non riconosco particolare spessore né a lui né ad altri candidati a ereditare quel che resta di quella forza politica», afferma Magaldi. «Anziché Salvini a Pontidasottoscrivere queste ammissioni di colpa fuori tempo massimo, Calenda e soci dovrebbero dirci cosa vogliono fare, nel presente e nel futuro».

Il problema del Pd, aggiunge Magaldi, non sta nella mancata chiusura dei porti, all'epoca di Minniti. Il vero guaio è che «ha preteso di essere l'erede di una tradizione progressista, laddove invece – da molti anni – si è fatto interprete del conservatorismo e della reazione neoliberista più becera, nonostante le aspettative anche di quei ceti popolari che un tempo hanno votato partiti sedicenti progressisti, di cui il Pd è erede». Proposte concrete? Non pervenute. A dire il vero «Nicola Zingaretti qualcosina l'ha detta, ma è anche molto bravo ad arrivare a cose fatte: ai tempi in cui il Pd veniva gestito in una certa direzione, non ricordo uno Zingaretti che si fosse messo a fare un'opposizione dura e pura alla traiettoria renziana. Adesso, certo, arrivano tutti e si accreditano come rinnovatori». Magaldi li esorta a riflettere su un punto chiave: «La scena politica della Terza Repubblica sarà di coloro i quali smetteranno di fingersi quello che non sono, e cercheranno di rappresentare le istanze della sovranità popolare». Istanze che ovviamente «sono molto diverse da quelle linee-guida di governo della politica e dell'economia che hanno caratterizzato la Seconda Repubblica, cioè gli ultimi 25 anni». Per intenderci: «Chi si fa paladino dei diritti civili ha trascurato del tutto quelli sociali ed economici. Avrà la capacità di capire che tutti i diritti vanno saldati insieme? Solo allora ci sarà una speranza, anche per quell'area politica, di rigenerarsi». E dunque porte aperte, nel "partito che serve all'Italia", anche «ai dirigenti del Pd in crisi di coscienza e di identità, oltre che a tutti gli elettori che sono in crisi di appartenenza e di fiducia».

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Non ci sarà più la morte e vivremo meglio: il futuro è transumano? (La rivoluzione tecnologica del 21° secolo sta trasformando la vita dell’uomo in tutto il mondo)



I transumanisti credono che dovremmo potenziare il corpo con le nuove tecnologie. Foto: Lynsey Irvine/ Getty

È un obiettivo che ci piace? I sostenitori del transumanesimo credono che saremo ripagari in modo spettacolare se andremo oltre le barriere e della natura e i limiti dell’uomo normale. Ma questo solleverebbe una serie di problemi etici e seri dilemmi. Come si legge nel libro di O’Connell, le ambizioni del transumanesimo adesso stanno facendo emergere una nuova agenda intellettuale. Ma questo è solo l’inizio del dibattito.
Non c’è dubbio che il modo per migliorare l’essere umano sta diventando sempre più sofisticato – come sarà dimostrato alla mostra The Future Starts Here che si apre al V & A museum di Londra questa settimana. Gli articoli esposti in fiera includeranno  degli “abiti potenziati” prodotti dalla società USA Seismic.  Abiti che possono essere indossati sotto i normali vestiti e che permettono di aiutare il corpo umano con la biomeccanica, offrendo agli utenti – in genere anziani – una discreta forza per alzarsi da una sedia, per salire le scale o per restare in piedi per lunghi periodi.
In molti casi questi approcci tecnologici o medici sono stati inventati per aiutare feriti, malati o anziani, ma poi vengono usati da gente sana o da giovani per migliorare il loro stile di vita e le loro prestazioni. Una Droga come la Eritropoietina (EPO) aumenta la produzione di globuli rossi nei pazienti con una forma grave di anemia, ma è anche considerata un additivo illecito se usata dagli atleti per migliorare la capacità del loro flusso sanguigno e per portare ossigeno ai muscoli.
La domanda è: quando la tecnologia raggiunge un certo livello, sarà etico permettere ai chirurghi di sostituire gli arti naturali di un uomo, con delle lame in fibra di carbonio, per poter vincere una medaglia d’oro? Whitby è sicuro che molti atleti chiederanno di sottoporsi a queste operazioni chirurgiche. “Certo è che se una operazione del genere viene mi richiesta prima che una qualsiasi commissione etica mi abbia convinto del contrario di quanto io credo, non la prenderei nemmeno in considerazione. È un’idea ripugnante – sostituire un arto sano per una gloria transitoria. ”


Gli scienziati pensano che arriverà un momento in cui gli atleti con protesi al carbonio saranno in grado di superare i rivali normodotati. Foto: Alexandre Loureiro / Getty Images
Ma non tutti in questo campo concordano con questo punto di vista. L’esperto di cibernetica Kevin Warwick, della Coventry University, non vede nessun problema nell’approvare la sostituzione di arti naturali con lame artificiali. “Cosa c’è di sbagliato nel sostituire pezzi imperfetti di un corpo con parti artificiali che permettono di raggiungere prestazioni migliori – o che potrebbero permettere di vivere più a lungo?” 
Warwick è un appassionato di cibernetica che, nel corso degli anni, si è fatto impiantare, nel suo corpo, diversi dispositivi elettronici. “Uno di questi mi ha permesso di provare gli input ultrasonici. Mi ha fatto sentire come un pipistrello, per così dire. Ho anche interfacciato il mio sistema nervoso con un computer per poter controllare una mano robotica e sentire quello che toccava. L’ho fatto quando io ero a New York, ma la mano era in un laboratorio in Inghilterra “.
Quest’ultimo punto è un dettaglio importante per chi è interessato al movimento transumanista e crede che la recente moderna tecnologia offra agli esseri umani la possibilità di vivere in eterno, senza restare bloccati – come oggi – nelle fragilità del corpo umano. Gli organi consumati verrebbero sostituiti da versioni high-tech più durature, proprio come le lame in fibra di carbonio possono sostituire la carne, il sangue e l’osso degli arti naturali. Quindi metteremo fine alla dipendenza dell’umanità dai “nostri fragili corpi umani della vecchia versione 1.0 per una nuova versione 2.0 molto più valida e più duratura”.
Comunque, la tecnologia necessaria per raggiungere questi obiettivi si basa su sviluppi non ancora realizzati in ingegneria genetica, nanotecnologia e in molte altre scienze e per raggiungerli ci potrebbero volere ancora dei decenni. Di conseguenza, molti – come l’inventore e affarista USA Ray Kurzweil,  pioniere delle nanotecnologie Eric Drexler e fondatore di PayPal e il venture capitalist Peter Thiel  – sono dell’idea di far mettere i loro corpi in azoto liquido e di conservarli criogenicamente fino a quando la scienza medica non avrà raggiunto una fase in cui potranno essere rianimati e potranno farli risorgere più forti e più belli che prìa.
Sono stati costruiti quattro impianti criogenici: tre sono negli USA e uno in Russia. Il più grande è la Alcor Life Extension Foundation in Arizona, i cui frigoriferi contengono più di 100 corpi (definiti dallo staff “pazienti”) nella speranza  di un futuro scongelamento e di una risurrezione fisiologica. È “un luogo costruito per ospitare i cadaveri degli ottimisti”, come scrive O’Connell in To Be a Machine.
La Alcor Life Extension Foundation dove i ‘pazienti’ vengono immagazzinati criogenicamente in attesa di un futuro risveglio. Foto: Alamy 

Non tutti sono convinti della fattibilità di questa tecnologia o della sua desiderabilità. “Una volta sono stato intervistato da un gruppo di appassionati criogenici – in California – che si facevano chiamare  società per l’abolizione della morte involontaria“- ricorda l’astronomo Royal Martin Rees- “Ho detto che preferirei finire i miei giorni in un cimitero inglese piuttosto che in un frigorifero californiano. Mi hanno preso in giro e definito mortalista – troppo old-fashioned “.
Questi sono obiettivi remoti e, per molti, obiettivi molto fantasiosi e il fatto che gran parte della spinta verso certe forme così estreme di tecnologia transumana venga dalla California e dalla Silicon Valley fa essere ancora più critici. Il fondatore di Tesla e di SpaceX, Elon Musk,  quello che vuole inviare la razza umana su Marte, crede anche che per evitare di diventare meno intelligenti,rispetto allo sviluppo dell’intelligenza artificiale, gli umani devono fondersi con le macchine e rendere più acuto il loro intelletto.
Questa è quella parte del mondo in cui la cultura della giovinezza viene perseguita con fanaticamente e dove l’invecchiamento è temuto molto più che in qualsiasi altro posto della terra. Da qui l’irresistibile voglia di provare a usare la tecnologia per superare gli effetti dell’invecchiamento.
Ma la California è anche una delle regioni più ricche del mondo e molti di quelli che mettono in discussione i valori del movimento transumano mettono in guardia sui rischi di creare tecnologie che creeranno solo degli abissi più profondi in una società che è già divisa: una società in cui solo pochi saranno in grado di potersi permettere di stare al passo con i progressi transumani, mentre molti altri resteranno indietro.


Da parte loro, i transumanisti dicono che il costo di impianto per questi miglioramenti caleranno inevitabilmente e fanno l’esempio del telefono cellulare che, all’inizio, era tanto costoso che solo i più ricchi potevano permetterselo, ma che oggi è diventato un gadget universale che possiedono ormai quasi tutti gl uomini della terra. Questa ubiquità diventerà una caratteristica delle tecnologie per rendere migliori (e più potenti) gli uomini e le donne.
Molte di questi problemi ci sembrano molto lontani da noi, ma gli esperti avvertono che ci sono delle implicazioni  etiche che devono essere discusse con urgenza. Un esempio ce lo fornisce la mano artificiale, sviluppata dall’università di Newcastle. Le protesi attuali presentano un limite nella velocità di risposta. Ma il capo del progetto Kianoush Nazarpour crede che presto sarà possibile creare delle mani bioniche in grado di valutare un oggetto e decidere istantaneamente quale tipo di presa dovranno usare.
“Sarà un beneficio enorme, ma un uso del genere fa sorgere molte domande. Di chi sarà la proprietà della mano: di chi usa la mano artificale-pensante o della NHS? E se è la  mano fosse usata per commettere un crimine, alla fine, chi sarà il responsabile del crimine? Noi non stiamo ancora pensando a queste possibilità, ma questo è preoccupante “.
La posizione è riassunta dal Prof. Andy Miah , bioeticista della Salford University.
Il transumanesimo è prezioso e interessante dal punto di vista filosofico perché ci fa pensare in modo diverso alla gamma di cose che gli esseri umani potrebbero essere messi in grado di fare – ma è interessante anche perché ci fa pensare in modo critico ad certi limiti che pensiamo esistano nella realtà, ma che possono essere superati ” – “Dopotutto stiamo parlando del futuro della nostra specie.”

La Conta delle parti

Arti
Gli arti artificiali di Luke Skywalker e di Six Million Dollar Man sono invenzioni della fiction. In realtà, gli arti bionici possono soffrire di parecchi problemi: ad esempio, mentre sono in movimento possono diventare rigidi. Ma ora le nuove generazioni di sensori rendono già possibile che gambe e braccia artificiali si comportino in modi molto più complesso e più umano.
Sensi
La luce visibile dagli esseri umani esclude sia le radiazioni infrarosse che quelle ultraviolette, però i ricercatori stanno lavorando sul modo per estendere la lunghezza d’onda delle radiazioni che possiamo rilevare, permettendoci di vedere qualcosa in più di questo mondo – e sotto una luce diversa. Idee come queste sono particolarmente apprezzate dai ricercatori militari che cercano, da sempre, di creare dei soldati-cibernetici.
Forza fisica
Tute elettriche e esoscheletri sono macchine mobili indossabili che consentono di muovere gli arti con più forza e più resistenza. L’esercito USA ne ha sviluppato diverse versioni, mentre i ricercatori medici stanno lavorando su versioni facili da indossare che potrebbero aiutare a muoversi naturalmente  persone con gravi condizioni mediche o che hanno perso l’uso degli arti.
Cervello
I transumanisti pensano al giorno in cui chip della memoria e percorsi di neuroni saranno effettivamente incorporati nel cervello delle persone, evitando così l’uso di dispositivi esterni come i computer per accedere ai dati e per effettuare calcoli complicati. La linea tra umanità e macchine diventerà sempre più sfocata.
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Esoscheletri robotici come questo possono aiutare persone che hanno subito lesioni spinali. Foto: Alamy


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Fonte: www.theguardian.com

6.07.2018 Il testo di questo articolo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali, citando la fonte comedonchisciotte.org  e l’autore della traduzione Bosque Primario

05 luglio 2018

25 MILA SPARTANI CONTRO LA CENSURA DEL WEB – ControRassegna Blu #21



Ecco la nuova edizione della Controrassegna Blu, la rassegna stampa di Byoblu: le notizie che i radar dell’informazione mainstream non rilevano.
Buonasera, è partita la settimana cruciale che cambierà i destini di Internet. Il voto sulla Riforma del Copyright, che cambierà per sempre la rete, è stato spostato a giovedì. Byoblu ha raccolto oltre 25 mila firme contrarie in poco più di una settimana e in queste ore stiamo cercando di consegnarle al Parlamento europeo. Nel frattempo, la settimana scorsa, è arrivata la dura presa di posizione anche del Governo. Di Maio ha detto che, qualora questa direttiva venisse votata al Parlamento europeo, l’Italia dovrebbe prendere in considerazione l’opportunità di non ratificarla. E allora abbiamo chiesto a un giurista di chiara fama internazionale se questo potrebbe essere possibile, se potrebbe essere una soluzione. Sentiamo che cosa ci ha risposto Ugo Mattei.
Ecco, questa – purtroppo – è una buona intenzione politica, ma non ha nessunissimo senso dal punto di vista giuridico. Dal punto di vista giuridico le direttive, oggi, sono immediatamente vincolanti per gli Stati membri indipendentemente dalla trasposizione. C’è stata una lunga evoluzione giurisprudenziale in questo senso. Il famoso caso Francovich contro Repubblica italiana ha stabilito addirittura la responsabilità civile degli Stati qualora queste… una direttiva non trasposta dovesse comportare dei danni a dei cittadini. Cioè, un effetto direttamente orizzontale, come dicono i giuristi. Inoltre, bisogna sempre considerare che, di fronte alle questioni della rete Internet, qualsiasi velleità sovranità decade. Internet è uno spazio universale e la regolamentazione di un Paese, soprattutto di un Paese forte, finisce necessariamente per colpire anche tutti gli altri perché, alla fine, i grandi provider privati, quelli che sono gli unici ad avere una vera attività a livello globale, mireranno probabilmente al diritto di uno o due Stati forti, ma certamente non si preoccupano, non si fanno assolutamente un baffo di quelle che sono le indicazioni che derivano da una piccola semi-periferia come la nostra. Quindi è molto importante scongiurare questa direttiva, è molto importante farlo adesso mentre c’è ancora un po’ di tempo. Nei prossimi giorni bisogna contattare tutte le persone che hanno dei deputati parlamentari, le persone che potrebbero, in qualche modo, influire in questo processo, per scongiurare questa disgrazia.
Comunque, da ieri sera è scesa in campo anche Wikipedia, che su tutte le sue pagine mostra questa schermata [ndr: guardare video]. Certo, muoversi due giorni prima forse è un po’ tardi, ma in ogni caso, a difendere questa riforma è rimasta solo la SIAE (la Società Italiana Autori Editoriappena intervistata per Byoblu da Glauco Benigni), perché il mondo della Rete è compatto e sta reagendo. Ecco la vignetta che Marione ha realizzato apposta per la ControRassegna Blu:
Marione - Questo è il Web
È inutile negarlo, c’è un’Italia che si informa ormai in rete perché delusa da decenni di pensiero unico. E mentre Di Maio allude esplicitamente all’opportunità di avviare una nuova fase di multimedialità in internet, perché la televisione è morta – e non vi nego che il progetto di Byoblu punta anche proprio alla costruzione di una piccola Netflix dell’informazione libera – nuove minacce si addensano all’orizzonte. Facebook annuncia che i contenuti generati dagli utenti saranno sottoposti al giudizio di autorevolezza degli utenti stessi: chi verrà giudicato positivamente dalla comunità vedrà i suoi post premiati, viceversa chi avrà un “rating” negativo vedrà cadere i suoi post nell’oblio. Inoltre, Zuckerberg stringe i patti con i fact checkers per contrastare la diffusione delle cosiddette “notizie false”. E adesso perfino Whatsapp, che molti utenti usano per diffondere informazioni ai loro amici, parenti e colleghi, avrà un bollino che identificherà i messaggi inoltrati. Ricordiamo che anche Whatsapp è di Facebook e quindi di Zuckerberg. Su tutte queste iniziative aleggia, però un’ombra: le prossime elezioni europee del 2019, che potrebbero ribaltare gli equilibri e riconsegnare le chiavi di casa di Bruxelles al popolo e sfilarle dalle mani delle élite. Allora tutte queste manovre, potrebbero in realtà solo celare l’intenzione di spegnere l’informazione libera e lasciare in campo una squadra sola, quella del mainstream, quella del pensiero unico, quella di chi vuole avere il monopolio delle idee…

I “campi in Libia”: ecco la verità: sono gestiti dall’ONU.

Dove porta la Guardia Costiera Libica i migranti salvati in mare? Secondo i media, in orridi lager. Ma è proprio così? Ovviamente la Libia non è un posto tranquillo. È un Paese destabilizzato dai progetti colonialisti di Sarkozy nel 2011, e mai riappacificato. Solo Gheddafi riuscì a garantire la pace tra le diverse tribù che popolano la Libia. Ricordiamo anche la frase profetica del Rais“Se i terroristi conquistano il Nord Africa, il Mediterraneo diventerà un mare di caos. Senza me, vi invaderanno”.
Da mesi, però i media stanno facendo una voluta confusione tra i rifugi dei trafficanti, quelli sì veri lager dove i migranti sono stipati come merce in attesa della partenza verso l’Italia, e i centri di detenzione governativi gestiti dalle autorità libiche del Presidente al-Serraj in collaborazione con due agenzie delle Nazioni Unite: l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni e l’Alto Commissariato per i Rifugiati. E questa volontaria confusione non è certamente un caso.
I campi dei trafficanti, in Libia, sono i luoghi dove realmente avvengono torture e violenze ai danni dei migranti, ma quasi mai uccisioni. Questo perché i trafficanti hanno un forte interesse nel fare arrivare “sani e salvi” i migranti in Italia, in modo da stimolare nuova clientela. Tutt’altra cosa sono invece i centri di detenzione governativi, dove vengono condotti i migranti salvati dalla Guardia Costiera libica. In questi centri operano attivamente le agenzie delle Nazioni Unite, portando aiuti umanitari e assistenza nella gestione delle persone detenute.  E gli operatori umanitari dell’ONU non sono certamente in Libia per torturare i migranti.
Certe immagini dei centri libici dove si vedono i migranti imprigionati in celle anguste, riportate dalla maggioranza della stampa nazionale e internazionale, e da diverse ONG risalgano al periodo antecedente agli accordi Italia-Libia e all’intervento delle Nazioni Unite.
La presenza delle Nazioni Unite in Libia è garantita dall’inviato speciale, Ghassan Salamé. Altre autorità hanno visitato i centri di detenzione governativi come Bettina Muscheidt, capo delegazione dell’Unione Europea, Filippo Grandi, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati, e l’Ambasciatore italiano a Tripoli, Giuseppe Perrone. Nessuno di loro ha riscontrato lager e torture, anzi: l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni organizza il rimpatrio dei migranti in accordo con l’Unione Africana e con il supporto dell’Unione Europea.
Ora è chiara la notevole differenza tra i covi dei trafficanti, e i centri di detenzione governativi a cui si appoggia la Guardia Costiera Libica? Speriamo lo diventi anche per i media.

Nato addio? Trump vuole cambiare il mondo

Per capire quello che sta davvero accadendo in Italia e in Europa, in questo momento è obbligatorio guardare con attenzione al resto del mondo. In particolare, a quegli Stati Uniti che con l’avvento di Trump hanno avuto una trasformazione senza precedenti e che inciderà profondamente sulla situazione mondiale. Sono tre le notizie degli ultimi giorni che la dicono lunga.
Anzitutto, tra i leader europei serpeggia il timore che Trump si stia preparando ad uno smantellamento della Nato: malgrado la letterina che ha inviato a tutti, in cui auspica un aumento del budget di ciascun Paese a favore dell’alleanza, qualcosa lascia presagire che Trump abbia intenzione di modificare gli assetti che vanno avanti dal dopoguerra. Lo capiamo dalla seconda notizia, che ha fatto il giro del mondo: il Pentagono sta in questi giorni analizzando i costi di un ritiro generale delle truppe americane dalla Germania. Un clamoroso “tutti a casa” che farà contenti i pacifisti tedeschi, ma che lancia anche un chiaro messaggio alla Merkel. Un altro pizzino viene invece spedito a Macron: secondo Geopolitical Center, gli Stati Uniti starebbero valutando un appoggio operativo e politico alla futura missione italiana in Niger, che servirà a controllare i flussi migratori ma che andrà anche a pestare i piedi nel cortile di casa francese.
Insomma, nessuno osa dirlo ma pare proprio che l’Italia sia tutt’altro che isolata, e possa vantare invece nuovi amici che promettono interessanti sviluppi.

Giovani troppo istruiti e troppo poco occupati

Drammatica la situazione dell’occupazione giovanile, secondo un’indagine dei Consulenti del Lavoro basata sui dati Istat. L’analisi evidenzia principalmente come i giovani italiani siano in massa “sotto-occupati”, ovvero per il 30% impiegati in part-time e “lavoretti”, e soprattutto siano sovra-istruiti: il 28% ha un titolo di studio assai più qualificato rispetto al lavoro che svolge.
Negli ultimi 10 anni, l’Italia ha perso un milione e mezzo di posti di lavoro a tempo indeterminato tra i giovani, guadagnandone appena 112 mila a tempo determinato o parziale. Eppure, il 74% dei disoccupati vorrebbe ancora un lavoro stabile. E forse è per questo che sempre più gente emigra: oltre 200 mila sono i trasferimenti all’estero ogni anno, praticamente cifre da dopoguerra. In buona parte si tratta di giovani laureati, che sono costati al Paese e alla famiglia circa 160 mila euro a testa. Competenze e investimenti che vengono così regalati a Paesi esteri. E dire che invece in Italia ce ne sarebbe tanto bisogno!

Marittimi italiani, la battaglia va in porto

Grazie a una vecchia legge del 1998 gli armatori navali in Italia godevano di ottimi sconti fiscali, a patto che imbarcassero prevalentemente marittimi italiani. Ma, naturalmente, molti armatori da sempre preferiscono assumere extracomunitari per risparmiare ancora di più, lasciando a casa gli italiani che costano quasi quattro volte tanto. La solita storia, insomma.
Uno di questi armatori, tuttavia, Vincenzo Onorato, patron di MobyTirrenia e Toremar, ha rifiutato di prestarsi a tali scorrettezze e da anni impiega solo personale italiano, dando lavoro a quasi 5 mila famiglie di esperti marittimi italiani. Non solo: si è battuto affinché il governo precedente varasse una legge più severa rispetto alle norme del ’98, e ora attende che il nuovo governo la faccia applicare anche a quei suoi colleghi che si ostinano a fare i furbetti. Inoltre Onorato ha dimostrato anche che, malgrado la narrazione vigente sul “costo del lavoro”, ai maggiori costi del personale italiano non corrispondono affatto disastrosi fallimenti. Al contrario, le sue compagnie prosperano, gli utili crescono e i passeggeri anche. Si può fare, insomma!

Rinvio vaccini, e scuole aperte a tutti

Sappiamo che la revisione della legge Lorenzin sull’obbligo vaccinale fa parte del contratto del governo gialloverde. Sia Salvini che il ministro della Salute Giulia Grillo hanno di recente riaffermato la volontà di agire in tal senso. Ma i tempi stringono: entro il 10 luglio si devono concludere le iscrizioni scolastiche che prevedono la consegna di tutti e 10 i certificati vaccinali obbligatori. Non c’è quindi tempo per rivedere la legge nella sua interezza. Così, il governo ha deciso per un  rinvio: è già pronta al Ministero della Salute una circolare che cancella o, più correttamente, congela l’obbligo di certificare le avvenute vaccinazioni. I bambini potranno così, a settembre, entrare tutti a scuola senza più il rischio di essere lasciati fuori dalla porta.
Fonte: www.byoblu.com

Vaccini, nanoparticelle, ambiente e salute: morire di polveri - Stefano Montanari

04 luglio 2018

Rete Voltaire: I principali titoli della settimana 4 lug 2018


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