07 aprile 2018

Verso il dopoguerra del Medio Oriente Allargato, di Thierry Meyssan

Contestando le finzioni della propaganda atlantista, Thierry Meyssan interpreta le relazioni internazionali collocandole in una prospettiva di lungo termine. Secondo Meyssan, negli ultimi sette anni non c'è stata guerra civile in Siria, ma una guerra regionale nel Medio Oriente Allargato che dura da diciassette anni. Da questo conflitto così vasto, da cui la Russia esce vincitrice nei confronti della NATO, sta emergendo gradualmente un nuovo equilibrio mondiale.

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Tutte le guerre finiscono con vincitori e vinti. La guerra di diciassette anni nel Medio Oriente Allargato non fa eccezione. Eppure, benché Saddam Hussein e Muammar Gheddafi siano stati eliminati e la Siria stia per uscirne vincente, il vero perdente di questa guerra è il popolo arabo.
Si può anche fingere di credere che il problema sia limitato alla Siria; e che in Siria il problema sia solo nella Ghuta; e che nella Ghuta l'Esercito dell'Islam abbia perso. Ma quest'episodio non basta a mettere fine ai conflitti che stanno devastando la regione, distruggendo intere città e uccidendo centinaia di migliaia di persone.
Ebbene, la favola del contagio delle "guerre civili" [1] consente ai 130 Stati e organizzazioni internazionali che partecipano ai summit degli "Amici della Siria" di negare le proprie responsabilità e di mantenere alta la testa. E, siccome non accetteranno mai lo smacco subito, continueranno le loro angherie in altri scenari operativi. In altri termini: la loro guerra nella regione finirà ben presto, però continuerà altrove.
Guardando i fatti da questa angolatura, quanto accaduto in Siria dalla dichiarazione di guerra degli Stati Uniti – il Syrian Acountability Act – del 2003, quasi 15 anni fa, avrà forgiato l'Ordine del mondo che ora si sta formando. Infatti, mentre quasi tutti gli Stati del Medio Oriente Allargato sono stati indeboliti, talvolta distrutti, solamente la Siria è ancora in piedi e indipendente.
Sicché il Pentagono non potrà più mettere in atto, né qui né altrove, la strategia dell'ammiraglio Cebrowski, rivolta a distruggere società e istituzioni di Paesi non globalizzati e a taglieggiare i Paesi globalizzati per aver accesso alle materie prime e alle fonti di energia.
Su spinta del presidente Trump, le Forze armate USA stanno lentamente cessando di sostenere gli jihadisti e cominciano a ritirarsi dal terreno di battaglia. Fatto che non li trasforma in filantropi, ma in realisti. Dovrebbe trattarsi della svolta che mette fine alla loro militanza per la rovina degli Stati.
Riallacciandosi alla Carta Atlantica, patto con il quale Londra e Washington nel 1941 si accordarono per controllare insieme gli oceani e il commercio mondiale, gli Stati Uniti ora si preparano al sabotaggio delle ambizioni commerciali del loro rivale cinese. Per limitare gli spostamenti della flotta cinese nel Pacifico, Donald Trump riforma i Quad (con Australia, Giappone e India) e contemporaneamente nomina consigliere per la Sicurezza John Bolton, che sotto Bush Jr. compì l'impresa di coinvolgere gli Alleati nella sorveglianza militare degli oceani e del commercio globale.
Nei prossimi anni il grande progetto cinese delle vie della seta (terrestre e marittima) non dovrebbe andare in porto. Poiché Bejing ha deciso di far passare le merci dalla Turchia, invece che dalla Siria, e dalla Bielorussia, invece che dall'Ucraina, in questi due Paesi stanno per nascere "disordini".
Già nel XV secolo la Cina tentò di riaprire la via della seta, costruendo una gigantesca flotta di 30.000 uomini, comandati dall'ammiraglio mussulmano Zheng He. Nonostante l'accoglienza calorosa nel Golfo Persico, in Africa e nel Mar Rosso di questa pacifica armata, il progetto fallì. L'imperatore fece bruciare l'intera flotta. Per cinque secoli La Cina si ripiegò su se stessa. Per ideare "la Via e la Cintura", il presidente Xi si è ispirato all'illustre predecessore, l'imperatore Ming Xuanzong, ma, come costui, potrebbe essere indotto ad affossare l'impresa, qualunque sia l'entità degli investimenti e, quindi, delle perdite.
Da parte sua, il Regno Unito non ha rinunciato al piano di una nuova "rivolta araba", sul modello di quella che nel 1915 portò al potere gli wahabiti dalla Libia all'Arabia Saudita. Tuttavia, la "primavera araba" del 2011, che avrebbe dovuto consacrare i Fratelli Mussulmani, si è infranta contro la resistenza siriano-libanese.
Londra intende mettere a profitto il "pivot verso l'Asia" degli Stati Uniti per ritrovare lo splendore del suo antico impero. Il Regno Unito si appresta a lasciare l'Unione Europea e dirige la propria potenza offensiva contro la Russia. Strumentalizzando il caso Skripal, ha tentato di radunare attorno a sé il maggior numero possibile di alleati, ma è incorso in alcuni inconvenienti, per esempio il rifiuto della Nuova Zelanda di continuare nel ruolo di dominion docile. Come nel caso delle guerre in Afghanistan, Jugoslavia e Cecenia, la logica suggerisce a Londra di reindirizzare i propri jihadisti contro Mosca.
La Russia, unica grande potenza a uscire vittoriosa dal conflitto in Medio Oriente, ha conseguito l'obiettivo che fu della zarina Caterina II: l'accesso al Mediterraneo e la salvezza della culla del cristianesimo, su cui la sua cultura si fonda.
Mosca ora dovrebbe dare impulso all'Unione Economica Euroasiatica, cui la Siria è candidata dal 2015, quando però la sua adesione fu sospesa per richiesta dell'Armenia, preoccupata dall'ingresso nello spazio economico comune di un Paese in guerra. La situazione attuale è però diversa.
Da quando la Russia ha rivelato il nuovo arsenale nucleare, l'equilibrio mondiale è diventato bipolare. Non sarà una cortina di ferro a dividere il mondo in due, ma la volontà degli occidentali, che già stanno separando i sistemi bancari e, presto, separeranno internet. L'equilibrio dovrebbe fondarsi sulla NATO, da un lato e, dall'altro, non più sul Patto di Varsavia, bensì sull'Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva. In trent'ani la Russia ha voltato la pagina del bolscevismo e ha spostato la propria zona d'influenza dall'Europa Centrale al Medio Oriente.
Con movimento oscillatorio l'Occidente, da ex "mondo libero", si sta trasformando in un insieme di società coercitive e fintamente consensuali. L'Unione Europea si sta dotando di una burocrazia più pervasiva e opprimente di quella dell'Unione Sovietica. Per contro, la Russia torna a essere il campione del Diritto Internazionale.

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06 aprile 2018

Newsletter Agende Rosse 31 marzo 2018

Newsletter Agende Rosse


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26 marzo 2018
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26 marzo 2018
E-Venti di Giustizia. Agliè (TO) 24 marzo 2018
a cura di Roberto Tassinari  - Movimento Agende Rosse  Torino  gruppo 'Paolo Borsellino' Si è svolta sabato 24 marzo 2018 presso la struttura polivalente Alladium di Agliè, nell'ambito dell'iniziativa E-Venti…
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26 marzo 2018
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04 aprile 2018

MILITARI, URANIO E VACCINI: la verità di Stato censurata dai media


Nata alla fine del 2004, in seguito alle tante polemiche e alle pressioni dei militari e delle famiglie, la Commissione Parlamentare di Inchiesta sull'Uranio Impoverito è giunta alla conclusione dei lavori nella sua quarta legislatura.
Molta strada è stata fatta in questi anni: ricordiamo le prime indagini e le prime drammatiche testimonianze, quando si studiavano gli effetti delle munizioni Nato nelle missioni nei Balcani. La Nato, che dapprima negava, finì con l'ammettere pubblicamente la presenza di uranio, e fu l'allora ministro della Difesa a comunicarlo ufficialmente al Parlamento: era Sergio Mattarella.
I lavori della quarta Commissione sono confluiti nella Relazione Finale presentata alla stampa il 7 febbraio scorso, un documento da cui si evince come la Commissione oggi abbia rivolto la sua attenzione a moltissimi altri aspetti della salute e dell'integrità psicofisica del nostro personale militare, e anche della cittadinanza: dagli inquinanti ambientali nelle missioni all'estero alle cautele da adottare sulla missione in Niger; dall'amianto in Marina all'insufficienza di prevenzione e vigilanza; dalle emergenze ambientali nei poligoni di tiro alle conseguenze delle massive vaccinazioni a cui è sottoposto il personale militare. Si esamina, a questo proposito, anche il Progetto Signum del Ministero della Difesa (qui la relazione), ribadendo come più di 5 vaccini somministrati contemporaneamente rappresentino un rischio genotossico per i nostri soldati.
progetto signum estratto vaccini
Le conclusioni della Commissione, in questa legislatura, sono state durissime. Nel documento si mettono in evidenza anche il "negazionismo" dei vertici e il silenzio delle autorità. E non si tratta di meri commenti o valutazioni politiche: è da tenere ben presente che i lavori delle Commissioni Parlamentari di Inchiesta, ciò che scrivono, le conclusioni a cui giungono, sono verità giudiziarie. E in questo senso, la Relazione Finale rappresenta una drammatica sentenza sull'attenzione dello Stato verso la salute del proprio personale militare.
Vicepresidente della Commissione di Inchiesta sull'Uranio Impoverito, nella XVII legislatura, è stato l'ex parlamentare Ivan Catalano. Il 27 Marzo Ivan ha partecipato ad una conferenza dal titolo "Militari, uranio e vaccini", svoltasi a Torino e organizzata dal Movimento Roosevelt Piemonte, in cui ha illustrato nei particolari gli scottanti risultati del lavoro della Commissione.
Byoblu era presente, e quello che vi proponiamo in cima al post è il video integrale della serata.
Guarda anche la conferenza di Luc Montagnier, virologo, premio Nobel, noto per essere il padre della scoperta del retrovirus dell'HIV, al convegno organizzato a Roma dall'Ordine Nazionale dei Biologi: "Nuove frontiere delle biologia", anch'esso ripreso dalle telecamere di Byoblu.


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03 aprile 2018

Andrea Marcucci / Affari, conflitti & misteri del super renziano neo capogruppo PD

 Quale mai sarà la ricetta magica inventata da Andrea Marcucci per sedurre a tal punto l'ormai ex premier e segretario del Pd Matteo Renzi da volerlo così fortissimamente come capogruppo al Senato, tanto da sacrificare la testa del fedelissimo Lorenzo Guerini alla Camera?
Solo una questione di toscanità? O forse c'entrano i grandi affari di casa Marcucci che ruotano  intorno alla corazzata Kedrion, quinto player mondiale e primo in Italia nel ricco settore degli emoderivati?
E pensare che – al voto del 4 marzo – Marcucci ha fatto una figuraccia, ancora peggio del 'compagno' Marco Minniti che a Pesaro è stato stracciato da un inesistente 5 Stelle. Lui, il prode Andrea, è stato ridicolizzato nei suoi feudi di Massa e Lucca sia da Maurizio Mallegni, di Forza Italia, che da Sara Paglini dei 5 Stelle. Poi ripescato grazie al solito proporzionale salvatutti. E adesso, invece di essere cacciato a pedate da quel Senato, è stato addirittura investito della strategica carica – soprattutto in questo delicato frangente politico – come capogruppo. Misteri di casa Pd.
Cerchiamo di ripercorre la sfolgorante carriera del pasdaran di Matteo, il suo storico braccio destro a palazzo Madama.

SOTTO L'ALA PROTETTIVA DI SUA SANITA' DE LORENZO

Francesco De Lorenzo al tempo del processo.

Politicamente nasce sotto la più che protettiva ala di Franco De Lorenzo, all'epoca ministro della Sanità e con il ciclone di Mani pulite condannato per la Farmatruffa e la maxi tangenti da 600 milioni di lire per favorire i vaccini (anche allora per decreto reso obbligatorio, quello per l'epatite B) della SmithKline: mazzetta spartita con il re mida Duilio Poggiolini.
Al voto del 5 aprile 1992 Andrea Marcucci diventa il più giovane parlamentare italiano, appena 25 anni: "sotto il vessillo tricolore dell'Altissimo (Renato, all'epoca segretario del Pli, ndr). E l'amico De Lorenzo, non a caso, si è presentato proprio nel collegio di Firenze: 'si sono dati un buon aiuto scambievole – raccontano in ambienti politici fiorentini: i Marcucci hanno appoggiato De Lorenzo, il ministro ha sponsorizzato il giovane rampollo'. Missione compiuta, con reciproca gran soddisfazione".
Sono alcuni stralci dal libro "Sua Sanità – Viaggio nella De Lorenzo spa, un'azienda che scoppia di salute", edito dalla Voce con la trentina Publiprint a febbraio 1993, appena qualche mese dopo lo scoppio della Tangentopoli partenopea (settembre 1992, con una maxi inchiesta sul voto di scambio).
Così continuava "Sua Sanità", circa gli stretti rapporti – politici e finanziari – tra la dinasty dei Marcucci e quella dei De Lorenzo. "Il legame, comunque, è di vecchia data. Anche con Renato De Lorenzo, che ha fatto capolino nello staff di vertice della Sclavo, la perla farmaceutica del gruppo Marcucci, 40 miliardi di capitale, quartier generale a Siena e diramazioni operative un po' in tutta la penisola".
Quella Sclavo che, negli anni seguenti, passerà dai Marcucci alla già citata Smithkline, la quale poi – per completare il giro di valzer – finirà nelle ricche braccia di Glaxo, oggi leader mondiale sul fronte dei vaccini, come la Voce ha documentato nell'inchiesta che potete leggere cliccando sul link in basso.
Protagonista ai giorni nostri, Glaxo, di un incredibile conflitto d'interessi, visto che un autorevole membro del cda della sua Fondazione è al tempo stesso al vertice di una strategica direzione al ministero della Sanità: proprio quella che ha di recente varato la normativa per l'obbligatorietà dei dieci vaccini! Ai confini della realtà.

UN CONFLITTO CHIAMATO KEDRION

Una sede della Kedrion.

E non meno ai confini della realtà è un altro conflitto d'interessi alto come un grattacielo. Quello cresciuto proprio a casa Marcucci, sotto il vigile sguardo del senatore Andrea. Un conflitto che coinvolge in pieno la corazzata di famiglia, Kedrion.
Un'azienda che scoppia di salute, proprio come la De Lorenzo spa un tempo: e sei anni fa oltre tutto miracolata. Non solo un mega cadeau natalizio deciso dal governo Monti, ma addirittura l'entrata in partecipazione della Cassa Depositi e Prestiti, un altro regalo da 100 milioni di euro. Un nuovo Iri – quello targato Cassa – oggi guidato dal super renziano (un tempo prodiano) Claudio Costamagna, in scadenza di mandato: un autentico carrozzone che distribuisce soldi non alle imprese in difficoltà o realmente innovative, ma agli amici degli amici.
Andrea Marcucci occupa la sua dorata poltrona all'interno del cda di Kedrion, ed è perfino presidente della controllata americana, Kedplasma Llc. Sul ponte di comando, fino a tre anni fa, il patriarca Guelfo Marcucci, il quale ha poi passato il testimone all'altro rampollo di famiglia, Paolo, mentre la sorella Marialina, coeditore dell'Unità nel 2000-2001, poi impegnata fra antenne e tivvù, è oggi al timone della Fondazione che si occupa del Carnevale di Viareggio.
Appena un anno dopo l'ingresso della prodiga Cassa nell'azionariato di Kedrion, i 'compagni' del Pd al Senato hanno pensato bene di elaborare un progetto di legge anti conflitti, in tema di "incompatibilità parlamentare": in soldoni, il ddl targato Pd puntava ad evitate che deputati e senatori potessero avere "interessi rilevanti e determinanti nelle imprese che sono in rapporti con la pubblica amministrazione": proprio il caso di Kedrion, che punta molto, in Italia, sulle ricche convenzioni con Asl e Regioni per la vendita dei suoi emoderivati. Quel disegno riguardava, in particolare, i rappresentanti legali e dirigenti di imprese "costituite in qualsiasi forma, anche a partecipazione pubblica", come Kedrion in legami con la Cdp.


Valeria Fedeli

Firmato da big con la casacca Pd, come Luigi Zanda (il capogruppo uscente di palazzo Madama) e Valeria Fedeli (altra super trombata al voto del 4 marzo proprio in Toscana, e ripescata come Marcucci), il ddl non venne firmato da Marcucci, che in quel frangente dimostrò un minimo di 'coerenza' (sic). Quel ddl, comunque, non venne mai approvato: solo fumo negli occhi, tanto per far finta di combattere i conflitti d'interesse, come a suo tempo faceva finta Massimo D'Alema super impegnato a non ostacolare Silvio Berlusconi nelle sue gestioni Fininvest.
Una 'coerenza' – quella di Marcucci – che va a farsi benedire quando, pochi mesi fa, sempre a proposito di quei conflitti dei quali farebbe meglio a non parlare, ha attaccato Casaleggio e i 5 Stelle. Su Facebook, infatti, così scriveva: "Avanza un gigantesco conflitto di interessi", perchè la Casaleggio Associati è "un'azienda che si alimenta con i soldi pubblici del M5S" e i cui "vertici non eletti ne determinano la linea politica".
Tornando al glorioso pedigree griffato Andrea Marcucci, dopo le prime esperienze con i liberali dell'Altissimo e di Sua Sanità, ormai travolto il Pli dal ciclone di Mani puliti, appena germogliata la Margherita corre subito alla corte dell'amico Francesco Rutelli. Quindi nel 2006 diventa sottosegretario per i beni culturali nel governo Prodi; poi eletto nel 2008 senatore con il Pd e segretario della quinta commissione di palazzo Madama per la pubblica istruzione e i beni culturali. Come senatore, i suoi biografi riescono a ricordare solo una risposta ad un collega, Mauro Bulgarelli, in tema di diritto d'autore. Non da Guinness.
Può quindi dedicare il suo tempo alle celebrazioni di Garibaldi: è infatti presidente del comitato nazionale per il bicentenario. Infine l'approdo alla commissione istruzione e cultura del Senato.
La Kedrion di famiglia, intanto, fiorisce sempre più rigogliosa e fa affari in mezzo mondo. Con 2200 dipendenti, di cui poco meno della metà in Italia, mette su 6 stabilimenti produttivi negli Usa, 3 in Italia (due in Toscana e uno in Campania, a Sant'Antimo), 3 in Ungheria. Sotto un'altra ala protettiva, quella del governo Renzi, Kedrion stipula un maxi accordo in Russia, proprio in occasione dell'incontro tra l'allora premier e Vladimir Putin.



QUELLA STRAGE PER SANGUE INFETTO
Ma c'è qualcosa che nessuno vuol ricordare a casa Marcucci: la tragedia del sangue infetto, le migliaia di vittime (5 mila secondo le stime più attendibili) immolate ai mega interessi di Big Pharma, quando per tutti gli anni '70, poi '80, fino almeno al '91, i colossi degli emoderivati a stelle e strisce ed europei – in prima fila le aziende del gruppo Marcucci – importavano allegramente sangue senza controlli: dall'Africa fino alle carceri Usa, un sangue di 'qualità', evidentemente, non eccelsa.
Come sta dimostrando il processo cominciato vent'anni fa a Trento, passato dieci anni fa a Napoli e ora alle battute finali. Tra gli altri, ha testimoniato Kelly Duda, il regista americano che nel 2006 ha realizzato uno choccante docufilm "Fattore VIII – Il sangue infetto nelle carceri dell'Arkansas".
Al processo partenopeo sono alla sbarra ex dirigenti, funzionari e dipendenti delle società un tempo Marcucci e oggi radunate sotto l'ombrello di Kedrion; nonché Duilio Poggiolini (Guelfo Marcucci, imputato, è nel frattempo deceduto). La sentenza è prevista per metà giugno.
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SANGUE INFETTO / DALLE GALERE DELL'ARKANSAS FINO AGLI STABILIMENTI DEI MARCUCCI A RIETI 
5 dicembre 2017
BUSINESS SANGUE / RENZI & PUTIN FOR MARCUCCI
23 giugno 2016
SANGUE & MILIARDI / ECCO PERCHE' IL MONOPOLIO DELLA KEDRION DI CASA MARCUCCI NON AVRA' MAI FINE
14 novembre 2015

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02 aprile 2018

La politica estera di Theresa May, di Thierry Meyssan

Thierry Meyssan prosegue l'analisi delle politiche estere nazionali. Dopo aver esaminato la politica estera della Francia, ora si dedica a quella del Regno Unito. Se, nel caso francese è considerata "dominio riservato" del presidente della repubblica e, per questa ragione, sfugge al dibattito democratico, nel Regno Unito è messa a punto da una élite che ruota intorno al monarca e quindi è, a maggior ragione, sottratta a ogni forma di controllo popolare. Il primo ministro eletto si limita a mettere in atto le scelte di una Corona ereditaria. Di fronte al fallimento del progetto statunitense di un mondo unipolare, Londra tenta di restaurare l'antico potere imperiale.
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Global Britain

Il 13 novembre scorso Theresa May ha approfittato del discorso annuale del primo ministro al municipio di Londra per abbozzare la nuova strategia britannica dopo la Brexit [1]. Il Regno Unito vuole ristabilire il proprio Impero (Global Britain) promuovendo, con l'aiuto della Cina, il libero scambio a livello mondiale [2] ed estromettendo dalle istituzioni internazionali la Russia, con l'aiuto dei suoi alleati militari: gli Stati Uniti, la Francia, la Germania, la Giordania e l'Arabia Saudita.
Retrospettivamente, tutti gli elementi che ora prendiamo in esame erano già presenti nel discorso di May, sebbene non l'avessimo immediatamente capito.
Facciamo un passo indietro. Nel 2007 il presidente russo, Vladimir Putin, intervenne alla Conferenza sulla Sicurezza di Monaco con un discorso nel quale osservava che il progetto di mondo unipolare perseguito dalla NATO era per natura antidemocratico e dunque si appellava agli Stati europei perché si dissociassero da questa fantasticheria degli Stati Uniti [3]. Senza rispondere all'osservazione sostanziale sulla mancanza di democrazia nelle relazioni internazionali, la NATO denunciò la volontà della Russia d'indebolire la coesione dell'Alleanza al fine di poterla meglio minacciare.
Il discorso retorico della NATO è stato in seguito affinato da un esperto britannico, Chris Donnelly: per indebolire l'Occidente, la Russia starebbe tentando di delegittimarne il sistema economico e sociale sul quale esso fonda la propria potenza militare. Questo sarebbe lo scopo dissimulato delle critiche russe, soprattutto attraverso i media. Osserviamo che, come la NATO, Donnelly non risponde all'osservazione di fondo di Putin: non c'è ragione di mettersi a discutere di democrazia con un individuo sospettato a priori di autoritarismo.
Io penso che l'analisi di Donelly sia corretta e, al tempo stesso, che la Russia abbia ben individuato il proprio obiettivo. Regno Unito e Russia esprimono infatti due culture diametralmente opposte.
Il Regno Unito è una società classista con tre livelli di nazionalità fissati per legge, menzionati sui documenti d'identità di ciascun britannico; la Russia – come la Francia – è una nazione istituita dal diritto, in cui tutti i cittadini sono "uguali di fronte alla legge" e dove la distinzione britannica tra diritti civili e diritti politici è inconcepibile [4].
Il fine dell'organizzazione sociale del Regno Unito è l'accumulazione di beni, per la Russia invece è offrire la possibilità a ciascuno di costruire la propria personalità individuale. Dunque, nel Regno Unito, diversamente da Russia e Francia, la proprietà fondiaria è massicciamente concentrata in poche mani. È pressoché impossibile acquistare un appartamento a Londra. Al più si può, come a Dubai, acquistare un affitto per 99 anni. Da secoli la città appartiene quasi per intero a un pugno di persone. Un britannico decide liberamente a chi andrà il proprio patrimonio, gli eredi non devono essere necessariamente i figli. Al contrario, quando muore un russo, la Storia può ricominciare da capo: i beni sono ripartiti equamente tra i figli, qualunque sia la volontà del defunto.
Sì, la Russia tenta di delegittimare il modello anglosassone, operazione tanto più facile in quanto esso è un'eccezione che, quando compresa, fa inorridire il mondo intero.
Torniamo alla politica di Theresa May. Due mesi dopo l'intervento del primo ministro al banchetto di Lord Mayor, il 22 gennaio 2018 il capo di stato-maggiore di Sua Maestà, il generale Sir Nick Carter, ha pronunciato un importantissimo discorso, interamente dedicato alla futura guerra contro la Russia e fondato sulla teoria di Donnelly [5]. Traendo insegnamento dall'esperienza siriana, Carter ha descritto un nemico dotato di un nuovo arsenale, estremamente potente (questo accadeva due mesi prima che il presidente Putin rivelasse il possesso di nuovi armamenti nucleari [6]) e ha affermato che il Regno Unito deve disporre di più truppe terrestri, sviluppare il proprio arsenale e prepararsi a una guerra in cui l'immagine diffusa dai media sarà ancor più importante delle vittorie sul campo.
All'indomani di questa conferenza choc al Royal United Services Institute (il think tank della Difesa), il Consiglio per la Sicurezza Nazionale ha annunciato la creazione di un'unità militare per la lotta alla "propaganda russa" [7].

A che punto è il progetto britannico?

Benché la Commissione degli Esteri della Camera dei Comuni ne abbia messa in dubbio l'esistenza [8], numerosi punti del progetto Global Britain sono stati portati avanti, nonostante un grosso scoglio.
È importante capire che May non sta tentando di cambiare la politica del proprio Paese, bensì di riordinarla. Negli ultimi cinquant'anni il Regno Unito ha tentato di integrarsi nella costruzione europea, al prezzo della perdita progressiva dei vantaggi ereditati dal proprio ex Impero. Adesso, non si tratta di abbandonare quanto è stato fatto, ma di ristabilire l'antica gerarchia del mondo, quando i funzionari di Sua Maestà e la gentry vivevano in club sparpagliati ovunque nel mondo, serviti dalle popolazioni locali.
• La settimana successiva al discorso di Carter, Theresa May, in viaggio in Cina, ha negoziato molti contratti commerciali ma si è scontrata con la politica dei propri ospiti. Beijing si è rifiutata di prendere le distanze da Mosca, Londra si è rifiutata di sostenere il progetto della via della seta. Libero scambio sì, ma non attraverso le vie di comunicazione controllate dalla Cina. Dal 1941 e dalla Carta Atlantica, Regno Unito e Stati Uniti si spartiscono l'insieme degli "spazi comuni" (marittimi e aerei). Le loro flotte sono concepite per essere complementari, benché quella dell'US Navy sia molto più potente di quella dell'Ammiragliato. Successivamente, la Corona ha attivato il governo del suo dominion australiano per fargli ricostituire i Quad, il gruppo anticinese, che si riuniva durante il mandato di Busch Jr. [9], composto, oltre che all'Australia, da Giappone, India e Stati Uniti.
Già ora il Pentagono sta studiando la possibilità di provocare disturbi lungo la via della seta marittima, nel Pacifico, e lungo quella terrestre.
• L'Alleanza militare annunciata si è costituita sotto forma del segretissimo "Gruppo Ristretto" [10]. La Germania, che stava attraversando una cristi di governo, inizialmente non ha partecipato; sembra però che all'inizio di marzo abbia recuperato il ritardo. Tutti gli attori della congiura si sono coordinati per agire in Siria. Nonostante gli sforzi, hanno fallito tre tentativi di organizzare nella Ghuta occidentale un attacco chimico sotto falsa bandiera. Gli eserciti siriano e russo sono infatti riusciti a sequestrare i laboratori di Aftris e di Chifonya [11]. Ciononostante, il "Gruppo Ristretto" è riuscito a pubblicare un comunicato comune anti-Russia sul caso Skripal [12] e a far mobilitare contro la Russia sia la NATO [13] sia l'Unione Europea [14].

Quale la possibile evoluzione?

È certamente strano vedere Francia e Germania sostenere un progetto esplicitamente organizzato contro di loro: il Global Britain lo è, perché la Brexit non è tanto una manifestazione della volontà britannica di sottrarsi alla burocrazia federale dell'Unione Europea, quanto piuttosto della volontà di rivaleggiare.
Comunque sia, oggi Global Britain si riassume in:
• Promozione del libero-scambio mondiale, però esclusivamente nel quadro talassocratico, ossia alleandosi con gli Stati Uniti per ostacolare le vie di comunicazioni cinesi;
• Tentativo di escludere la Russia dal Consiglio di Sicurezza e di spartire il mondo in due. Da qui le manovre sulle armi chimiche e il caso Skripal.
Si possono anticipare diverse incidentali conseguenze di questo programma:
• La crisi attuale ripresenta elementi paragonabili a quella di fine mandato di Obama, con la differenza che al centro del gioco ora non c'è più Washington, bensì Londra. Il Regno Unito, che non può più appoggiarsi al segretario di stato Rex Tillerson, si dovrà rivolgere al nuovo consigliere nazionale per la Sicurezza USA, John Bolton [15]. Contrariamente alle dichiarazioni della stampa americana, Bolton non è affatto un neo-conservatore, è vicino a Steve Bannon. Rifiuta che il suo Paese sia sottomesso al diritto internazionale e sbraita contro i comunisti e i mussulmani, ma in realtà non intende scatenare nuove guerre tra Stati, desidera unicamente starsene tranquillo a casa propria. Certo firmerà tutte le dichiarazioni contro la Russia, l'Iran, il Venezuela, la Corea del Nord ecc. Tuttavia, Londra non riuscirà a manipolarlo per ottenere l'esclusione di Mosca dal Consiglio di Sicurezza, perché l'obiettivo personale di Bolton non è riformare l'ONU, bensì sbarazzarsene. Viceversa, sarà un fedele alleato per il mantenimento del controllo degli "spazi comuni" e per la battaglia contro la via della seta cinese, tanto più che nel 2003 Bolton fu il promotore dell'Iniziativa di Sicurezza contro la Proliferazione (Proliferation Security Initiative – PSI). Qui e là, si dovrebbe vedere nascere, sul tracciato delle vie cinesi, nuove pseudo guerre civili, alimentate dagli anglosassoni.
• L'Arabia Saudita prepara la creazione di un nuovo paradiso fiscale nel Sinai e sul Mar Rosso, il Neom. Dovrebbe sostituire Beirut e Dubai, ma non Tel Aviv. Londra lo collegherà con i vari paradisi fiscali della Corona – tra cui la City di Londra, che non è inglese, ma dipende direttamente dalla regina Elisabetta – per garantire l'opacità del mercato internazionale.
• La moltitudine di organizzazioni jihadiste che si ritirano dal Medio Oriente continua a essere controllata dall'MI6, attraverso i Fratelli Mussulmani e l'Ordine dei Naqchbandis. Questo congegno dovrebbe tornare di nuovo utile, soprattutto contro la Russia, non contro la Cina o nei Caraibi come s'ipotizza ora.
Dopo la seconda guerra mondiale abbiamo assistito alla decolonizzazione degli imperi europei, dopo la guerra del Vietnam alla finanziarizzazione dell'economia mondiale da parte degli anglosassoni e, infine, dopo il crollo dell'Unione Sovietica, al tentativo degli Stati Uniti di dominare il mondo da soli. Oggi, con l'incremento della potenza della Russia moderna e della Cina, la fantasia di un mondo culturalmente globalizzato e governato in maniera unipolare sta sfumando; nel frattempo, le potenze occidentali – il Regno Unito in particolare – ritornano al loro sogno imperiale. Naturalmente, l'attuale alto livello di educazione nelle ex colonie le costringe a ridefinire i modi di dominazione.

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Questo articolo è il seguito di «La politica estera del presidente Macron», di Thierry Meyssan, Rete Voltaire, 13 marzo 2018.