28 marzo 2018

Siria: l'Occidente continua ad abbeverarsi alla fonte della propaganda jihadista


Come accadde durante la guerra libica del 2011 e come accade ormai da sette anni n Siria, da quando iniziò la guerra civile, è la propaganda jihadista a ispirare la comunità internazionale e il mondo dei media. Come è successo ad Aleppo e oggi a Ghouta Est, l’Occidente si indigna per le stragi di civili provocate dalle forze di Bashar Assad e ignora i morti provocati dai ribelli, premendo per instaurare tregue e cessate il fuoco che andranno a tutto vantaggio delle milizie jihadiste.
Per inciso, le stesse che ideologicamente propugnano lo Stato islamico retto dalla sharia e appoggiano e giustificano il terrorismo e il jihad contro gli infedeli (cioè noi) che colpisce negli Usa e in Europa.
Difficile distinguere tra buoni e cattivi in una guerra civile ma, pragmaticamente, pare evidente che l’alternativa al governo di Damasco non è la democrazia cantonale svizzera ma uno Stato islamico basato sulla legge coranica e in cui non ci sarebbe spazio per sciti, cristiani o altre fedi diverse dal più ortodosso islam sunnita.
Ciò nonostante Usa ed Europa continuano a sostenere i ribelli siriani appoggiati da Turchia e monarchie sunnite del Golfo benchè questo conflitto abbia comportato una serie di minacce devastanti per il Vecchio Continente, dalla fuga dei cristiani all’immigrazione illegale, dai foreign fighters al terrorismo.
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Una cecità spiegabile solo con la valutazione che la nostra classe politica non sa quello che fa o che i miliardi di petrodollari investiti in Europa dai monarchi del Golfo hanno permesso di comprare non solo aziende, armi, alberghi e squadre di calcio ma anche molte coscienze politiche.
Non si può interpretare diversamente la credibilità accordata dai governi e dai media Occidentali, così come dalle organizzazioni internazionali, alle notizie provenienti da Ghouta, sobborgo di Damasco in mano da anni a diverse milizie jihadiste, alle notizie a senso unico fornite da Ong e fonti tutte legate a doppio filo agli insorti.
Certo l’assenza di fonti neutrali è dovuta anche al rischio di omicidio e rapimenti che corrono i giornalisti che dovessero spingersi nelle aree in mano ai ribelli ma è altrettanti evidente che queste aggressioni compiute più volte ai danni dei media hanno il chiaro obiettivo di tenere lontane dal fronte le fonti neutrali per poter spacciare a piene mani la propaganda jihadista.
Gli esempi più eclatanti? I supposti attacchi con armi chimiche attribuiti al regime di Damasco sono stati maldestramente documentati da “Aleppo media center” e “Idlib media center”, cioè dagli uffici stampa delle milizie di al-Qaeda in Siria amplificati da diverse tv e media arabi per lo più basati nelle monarchie del Golfo ma hanno ugualmente avuto ampia eco e patenti di credibilità in tutto l’Occidente
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Un copione già visto nel 2011 durante la guerra libica che determinò la caduta e la morte di  Muanmmar Gheddafi.  Ciò nonostante da sette anni i media italiani e di tutto il mondo riportano quasi sempre acriticamente le informazioni diffuse dall’Osservatorio siriano per i diritti umani (Ondus), Ong con sede a Londra e a tutti gli effetti vicina ai ribelli.
L’Ondus diffonde dati sullòe vittime dei raid aerei e dei bombardamenti di artiglieria governativi su Ghout impossibili verificare ma che vengono ciò nonostante riportati dai media senza esporre dubbi circa la loro veridicità o circa l’affidabilità della fonte, di parte come lo è, dall’altro lato della barricata, l’agenzia di stampa governativa siriana SANA.
Per questo è ridicolo che Ue e Onu si straccino le vesti per le condizioni dei civili a Ghouta, sotto attacco in seguito all’offensiva delle truppe di Assad ma non si preoccupino della popolazione di Damasco bersagliata dai mortai e dai razzi dei ribelli (di cui peraltro parlano in pochissimi).
Eppure fonti di tenore opposto o meno allineate, come quelle del clero cristiano siriano, non mancherebbero per cercare di offrire un’informazione quanto meno bilanciata.
Esercito conquista al Nusra
Ad Aleppo come a Raqqa e ora a Ghouta i jihadisti non consentono l’evacuazione dei civili perché li utilizzano come scudi umani e per sacrificarli sull’altare della propaganda. Lo hanno fatto in precedenza anche i miliziani dello Stato Islamico a Sirte e Mosul e quelli di Hamas a Gaza, a conferma che si tratta di una tattica comune ai gruppi insurrezionali.
In questo contesto appare chiaro per quale ragione la comunità internazionale chieda il ripristino di un cessate il fuoco a Ghouta che ha l’obiettivo non certo di soccorrere i civili ma di dare respiro alle milizie jihadiste circondate e condannate alla sconfitta.
Qualcuno vuole forse farci credere che cibo e medicinali consegnati a Ghouta Orientale vengano distribuiti alla popolazione invece che gestiti direttamente dai miliziani islamisti?
Le truppe governative appoggiate dalle milizie scite alleate e dalle forze aeree russe avanzano su tutti i fronti applicando la stessa tattica utilizzata con successo per espugnare il centro di Aleppo, città tornata a una parvenza di vita normale dopo la cacciata dei ribelli, in gran parte stranieri.
Inevitabili, come in tutti i conflitti, le vittime tra i civili ma attribuirle a una sola fazione in campo significa voler diffondere “fake news” (quelle che fino a ieri definivamo “bufale”) in modo consapevole.
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Eppure lo stesso Occidente che piange per i ribelli jihadisti di Ghouta , dove i governativi evacuano i civili per completare le operazioni belliche, sembra aver dimenticato i curdi che pure celebravamo come eroi quando combattevano lo Stato Islamico a Kobane. Ora che combattono gli invasori dell’esercito turco e delle milizie “moderate” dell’Esercito Siriano Libero, l’Europa si volta dall’altra parte.
Del resto c’è poco da aspettarsi dai “Cuor di Leone” che governano l’Europa, proni ai petrodollari del Golfo e al “sultano” di Ankara che ci prende ormai da anni a calci da Cipro alla Libia, dal fronte dei flussi migratori a quello del gas senza mai perdere occasione di accusare gli europei di nazismo e islamofobia.
Certo alla Turchia si può rimproverare la mancanza di scrupoli ma non certo di coerenza nel perseguire i propri interessi nazionali: negli anni scorsi Ankara non ha esitato a sostenere lo Stato Islamico, acquistandone il petrolio estratto nei pozzi occupati in Iraq e Siria e favorendo l’attacco jihadista a Kobane, pur di cacciare o vedere sottomessi i curdi in Siria.
Ciò nonostante non c’è bisogno di scomodare grandi giuristi per sapere che l’invasione turca di Afrin viola il diritto internazionale, così come la presenza militare statunitense in Siria. Possibile che in quella grande coniglieria che è divenuta l’Europa nessuno senta il bisogno di mostrare un sussulto di dignità?
FILE - This Jan. 28, 2018 file photo, Turkish troops take control of Bursayah hill, which separates the Kurdish-held enclave of Afrin from the Turkey-controlled town of Azaz, Syria. Nearly a month into Turkey's offensive in the Syrian Kurdish enclave of Afrin, hundreds of thousands of Syrians are hiding from bombs and airstrikes in caves and basements, trapped while Turkish troops and their allies are bogged down in fierce ground battles against formidable opponents. (DHA-Depo Photos via AP, File)
Anche in virtù dei nostri interessi considerato che ogni occupazione militare porta alla fuga di masse di persone che almeno in parte cercheranno di riversarsi in Europa, anche perchè le ricche monarchie sunnite del Golfo che hanno voluto la guerra civile siriana non li vogliono.
D’altra parte quali equilibri guidino oggi la cosiddetta “comunità internazionale” anche nell’ambito della gestione dei conflitti è apparso chiaro l’anno scorso quando un rapporto dell’Onu accusò i sauditi e le altre monarchie del Golfo Persico impegnate nel conflitto nello Yemen di colpire volontariamente i civili nelle regioni in mano ai ribelli sciti Houthi.
Riad minacciò di togliere i suoi cospicui finanziamenti alle Nazioni Unite se il documento di condanna non fosse stato ritirato e il segretario generale, all’epoca Ban Ki-moon, obbedì al diktat saudita pur esprimendo “profondo rammarico”.
Foto Reuters, AP e AFP
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27 marzo 2018

VACCINI / IL MANUALE ANTI FAKE NEWS FIRMATO DAL VIROLOGO GIULIO TARRO

Un vero manuale anti bufale, un volume che tutti i genitori e le famiglie dovrebbero leggere per districarsi nella giungla dei vaccini, un libro da far adottare in tutte le scuole, da imporre ai politici di ogni colore, in particolare alla ministra (per fortuna ex) della Salute Beatrice Lorenzin, un must per il Mago di ricette & provette Stefano Burioni, che su questo fronte considera tutti "Somari", anche il Nobel Luc Montagnier, protagonista, lo scorso 2 marzo in occasione dei 50 anni dell'Ordine Nazionale dei Biologi, di un pesantissimo j'accuse sull'uso obbligatorio di massa dei vaccini. Come neanche ai tempi della Gestapo.
Autore del fresco di stampa è il virologo napoletano Giulio Tarro, già candidato al Nobel per la Medicina, allievo di Albert Sabin e presidente della Commissione sulle biotecnologie della virosfera all'Unesco. "10 cose da sapere sui vaccini", il titolo dell'e book appena in rete per i tipi di Newton Compton.



Il libro del professor Giulio Tarro, che vediamo nella foto in alto
Un libro scientificamente super attrezzato, corredato da una imponente bibliografia, arricchito da documenti, cifre, statistiche e dichiarazioni dei più accreditati scienziati a livello internazionale e soprattutto con un pregio che lo caratterizza: l'estrema chiarezza, la lucidità nell'analisi, la capacità di trasmettere con semplicità ed efficacia notizie e fatti di per sé complessi, e qui affrontati con la pacatezza della ragione, lontana mille miglia dall'arroganza di tanti tromboni che popolano accademie e salotti parascientifici, ben protetti e foraggiati dai ricchi rubinetti di Big Pharma.
Ci sembra oltre che un diritto all'informazione, anche un dovere civile riportare alcuni passaggi salienti del volume, trattandosi, appunto, di una materia estremamente delicata, che coinvolge la vita di tutti e soprattutto di tanti bimbi, spesso neonati, che i Vati al soldo dell'industria farmaceutica e la scodinzolante politica di casa nostra (in testa il Pd di Matteo Renzi) costringono a raffiche di vaccinazioni. Come mandrie al macello.
Partiamo proprio da questo punto bollente, e dolente, l'obbligo vaccinale introdotto da lady Lorenzin & C. e del tutto inesistente nella maggior parte dei paesi europei.

UN OBBLIGO VACCINALE CAMPATO PER ARIA
La "soglia di sicurezza è un concetto basato su contestati algoritmi, ma in nome del quale è stato giustificato lo strumento del decreto per imporre una campagna vaccinale di cui nessuno – tranne gli addetti ai lavori – sentiva il bisogno". E ancora: "Considerato che non era imminente alcuna epidemia, ci sarebbe da domandarsi il perchè di un provvedimento di urgenza, come il 'decreto Lorenzin', invece di un disegno di legge che avrebbe garantito una discussione più pacata e certamente più produttiva".
E poi, nel capitolo "Una sbalorditiva campagna vaccinale", prosegue Tarro: "le innumerevoli polemiche sorte a seguito della malaccorta campagna vaccinale hanno dato vigore a mantra salmodiati in Tv quali 'La scienza non è democratica' o 'Due più due fa sempre quattro anche se il mondo votasse che fa cinque' che avrebbero dovuto rintuzzare le obiezioni di chiunque pone qualche osservazione critica su alcune vaccinazioni". Ovvio il riferimento al Mago dei vaccini Burioni e alle vergognose pagine e pagine disinformative dei grandi media – sic – a cominicare da Repubblica.


Beatrice Lorenzin

Ma eccoci al merito del problema, ossia perchè la vaccinazione obbligatoria non solo è profondamente sbagliata ma soprattutto pericolosa per eserciti di bimbi.
"I vaccini sono farmaci veri e propri ed è quindi ovvio che possano causare reazioni avverse". "Se usati in modo generalizzato possono essere utili in alcuni soggetti, inutili in altri e dannosi in altri ancora".
Quindi: "l'efficacia delle vaccinazioni non è così sicura e generalizzata come alcuni sostengono. La mortalità da molte malattie era calata nel Paesi industrializzati ben prima dell'introduzione delle vaccinazioni", perchè "i fattori di igiene e di nutrizione hanno un ruolo determinante".
Circa le forti perplessità verso le vaccinazioni di massa vengono citati i pareri di non pochi scienziati. Ad esempio quello del professor Eric Hurwitz della prestigiosa Ucla School of Public Health, secondo cui "la vaccinazione è un salto nel buio" e "la mancanza di fiducia nella loro sicurezza non si può definire un equivoco ma una paura scientificamente giustificabile".

LE NON IMPREVEDIBILI REAZIONI AVVERSE
Eccoci al nodo delle 'reazioni avverse'. Sottolinea il più noto allievo di Sabin: "da un punto di vista immunologico si sa che la reazione che la vaccinazione innesca, sia a livello del sistema immunitario sia a livello di altri sistemi, generalmente ha una durata nel tempo molto lunga e in alcuni casi può addirittura durare per tutta la vita. Ebbene, altrettanto lunga può essere la durata delle reazioni avverse".
E ancora: "Si dice che le vaccinazioni sono sicure, ma spesso si tralascia di considerare l'altro lato della questione: la vaccinazione può innescare reazioni immunopatologiche anche a distanza di tempo, proprio perchè stimola il sistema immunitario per un lungo periodo sia per la via non fisiologica di somministrazione, sia per l'aggiunta di adiuvanti (in particolare l'alluminio, come viene ampiamente documentato, ndr). Ciò si può tradurre in patologie nuove oppure in scatenamento o peggioramento di patologie immunomediate che erano latenti nel momento della vaccinazione".
Non è certo finita: "la letteratura scientifica attuale conferma l'evidenza clinica che quanto maggiore è il numero dei vaccini somministrati contemporaneamente e quanto più piccolo, immaturo e/o nato prematuramente il bambino, tanto maggiori sono i rischi di reazioni avverse: ospedalizzazioni per gravi patologie o addirittura morte".
Drammatiche le cifre riportate nello studio di due scienziati statunitensi, Gary Goldman e Nail Miller, basato su dati VAERS (Vaccine Adverse Events Reporting System). Nella maggior parte dei casi le reazioni avverse registrate sono "lievi effetti indesiderati" (come febbre e reazioni locali), ma nel 13 per cento dei casi si tratta di "reazioni gravi", come pericolo di vita, ospedalizzazione, invalidità permanente o morte. Ma – viene precisato – i dati sono abbonantemente sottostimati, perchè lo stesso Vaers "è un sistema di farmacovigilanza passivo, intrinsecamente soggetto a sotto-segnalazione": secondo alcune rilevazioni, "una sottostima pari a 50 volte di eventi avversi". Tragico il bilancio stilato da David Kessler, ex commissario della Food and Drug Administration, che sovrintende al sistema Vaers: "vengono segnalati solo circa l'1 per cento degli eventi avversi gravi". Cifre e percentuali che fanno venire i brividi.
Commenta Tarro: "si può ritenere che i vaccini, analogamente agli inquinanti ambientali e alle sostanze chimiche in generale (xenobiotici) svolgano un effetto disorganizzante il sistema immunitario e quindi squilibrante / scatenante le patologie latenti che ogni organismo ha. Ciò è particolarmente facile in quei soggetti più deboli o geneticamente predisposti in cui la vaccinazione può scatenare, tanto più facilmente quanto più il bambino è immaturo, la patologia sottostante e, in casi veramente eccezionali, anche la morte".

SOS VACCINAZIONI MULTIPLE
Clamoroso il caso dei militari deceduti a causa di "vaccinazioni multiple", come documentato nel 'progetto Signum', condotto su quasi mille soldati impegnati nell'operazione 'Babilonia' in Iraq, che ha portato a concludere: "le vaccinazoni, e in particolare le modalità di somministrazione scorrette, sono tra i fattori di rischio per la salute dei militari".
A questo punto si domanda e domanda Tarro: "se in giovani adulti (i militari) è stato accertato da una Commissione parlamentare che i vaccini, specie quelli somministrati in numero maggiore di cinque, hanno causato gravi danni immunitari e oncologici agendo come concause o fattori scatenanti in un organismo già immunocompromesso a causa di altri agenti stressanti, non è forse legittimo sospettare che i medesimi vaccini possano a maggior ragione fungere da fattori scatenanti anche in neonati o comunque in individui con un sistema immunitario immaturo o immunocompromesso?".
E' molto frequente il caso, osservato nella esperienza clinica, di bambini non vaccinati ma più sani di quelli vaccinati: meno soggetti a patologie infettive, intestinali oppure neurologiche, per fare solo alcuni esempi. I motivi possono essere molteplici e il virologo partenopeo li rammenta: "le vaccinazioni non sono state personalizzate ma vengono effettuate anche a bambini che non le necessitavano e che vengono danneggiati da queste; le vaccinazioni disorganizzano il sistema immunitario in bambini predisposti; le vaccinazoni vengono somministrate a bambini immaturi; le vaccinazioni sono numericamente troppe".
Il pericolo per il futuro: "Non si sa ancora quali saranno le conseguenze a lungo termine sulla popolazione delle vaccinazioni quando vengono effettuate in modo massivo. Alcuni si pongono questa domanda: come mai negli ultimi decenni sono in continuo e preoccupante aumento molte malattie pediatriche?".
Ancora: "Come possiamo accettare con leggerezza le vaccinazioni di massa non personalizzate in neonati immunologicamente immaturi dei quali non conosciamo nulla e ai quali inoculiamo una miscela di farmaci biologici e chimici i cui effetti a lungo termine sono del tutto sconosciuti e il cui rapporto rischi / benefici è ancora meno noto?".

E BIG PHARMA CONTA LE SUE MONTAGNE DI EURO & DOLLARI
Chi ha solo una montagna di benefici senza correre alcun rischio è l'industria farmaceutica, che può contare dollari ed euro sul pallottoliere e tuffarsi come nella piscina di Paperone. Mentre i media strombazzano che lo fanno per puro spirito di servizio, autentico slancio umanitario e missionario perchè con i vaccini si guadagna poco e niente.
Un'altra fake news, una vera bufala che pascola nei prati dell'ignoranza, della malainformazione e soprattutto della malafede. I dati che Tarro riporta nel suo libro sono chiari e incontrovertibili: quello dei vaccini è un gigantesco, sterminato business.
"E' vero che nel fatturato farmaceutico globale i vaccini occupano un posto limitato (2-3 per cento), ma stanno godendo di un inaspettato esponenziale sviluppo economico. Estremamente interessante e chiarificatore è un documento pubblicato da Miloud Kaddar, senior adviser e health economist dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, che ci riporta il fatturato e alcuni suggerimenti su come sviluppare il mercato delle vaccinazioni, confermando che la vendita dei vaccini è diventata per l'industria una miniera d'oro che deve essere curata e preservata per mezzo di politiche sanitarie che nei vari Paesi sostengano, promuovano e incentivino le vaccinazioni: triplicazione del fatturato da 5 miliardi di dollari nel 2000 a quasi 24 miliardi nel 2013; le vendite di vaccini nei Paesi sviluppati hanno un incremento del 10-15 per cento all'anno contro una crescita del 5-7 per cento di altri farmaci; mentre solo il 15 per cento della popolazione appartiene ai Paesi industrializzati, l'82 per cento della vendita dei vaccini è effettuata in questi; obiettivo per i prossimi anni: raggiungere i 100 miliardi di dollari entro il 2025 grazie ai 120 nuovi prodotti che sono stati programmati e di cui 60 vengono dichiarati rilevanti per i Paesi in via di sviluppo. Kaddar sostiene che 'i vaccini stanno diventando il motore dell'industria farmaceutica'".


Miloud Kaddar

Continua la disamina 'economica' del business vaccini: "In questo suo documento Kaddar afferma la necessità di far spendere ai governi dei Paesi in via di sviluppo miliardi di dollari in vaccini, quando una delle priorità per quelle aree del mondo è investire in qualcosa che per la salute è ben più vitale, come alimentazione adeguata, istruzione, migliori condizioni igienico-sanitarie negli ambienti di vita e di lavoro, accesso a strutture ospedaliere efficienti, disponibilità di acqua potabile, senza i quali i vaccini nulla possono per migliorare le aspettative di vita. Comunque – aggiunge lo scienziato partenopeo – anche nei Paesi industrializzati ci chiediamo quante risorse utilmente incanalabili verso un miglioramento delle prestazioni del sistema sanitario vengano disperse grazie alla esponenziale politica di espansione economica dei manager dei vaccini". Parole che pesano come macigni.
Nel corso del suo intervento all'Ordine Nazionale dei Biologi, Luc Montagnier ha sottolineato la basilarità del concetto – oltre che di Prevenzione – anche e soprattutto di Precauzione. A questo proposito Tarro rammenta le parole dell'oncologo Lorenzo Tomatis dell'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro: "Adottare il principio di precauzione e quello di responsabilità significa accettare il dovere di informare e impedire l'occultamento di informazioni su possibili rischi per la salute ed evitare che si continui a considerare l'intera specie umana come un insieme di cavie sulle quali saggiare tutto quanto è capace di inventare il progresso tecnologico".
Parole che dovrebbero entrare nella zucca di tanti, troppi giornalisti al servizio di Big Pharma e di tanti, troppi scienziati alla Burioni.

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26 marzo 2018

I “ribelli moderati” della Ghouta, di Thierry Meyssan

Nel momento in cui le forze della Repubblica e della Russia stanno liberando la Ghouta orientale e ogni ora 800 siriani trovano rifugio a Damasco, pubblichiamo questo studio sui combattenti che gli occidentali qualificano "ribelli moderati".
I media occidentali asseriscono che, nella Ghouta orientale, Siria e Russia stanno annientando valorosi difensori della democrazia.
Secondo i governi di Regno Unito e Francia si tratta di tre distinti gruppi armati: l'Esercito dell'Islam, la Legione Rahman e Ahrar el-Sham.
Secondo Siria e Russia invece, i nomi di questi tre gruppi non designano una diversa ideologia. Queste tre formazioni non difenderebbero in realtà ciascuno una propria idea sulla Siria, bensì gli interessi dei rispettivi sponsor. Si sarebbero uniti grazie alla risoluzione 2401 e all'attacco che ora stanno subendo.
Molti sono i dati che circolano sul numero dei soldati di ciascuno di questi gruppi e sul numero degli abitanti della Ghouta orientale. In realtà sono cifre non verificabili, tant'è vero che l'ONU ha rinunciato a quantificarli. Non vi è dubbio che i civili della Ghouta sono siriani, non si ha certezza invece della nazionalità dei combattenti. Sicuramente alcuni di loro sono siriani, spesso pregiudicati, molti altri sono invece stranieri (che per definizione non possono essere qualificati "ribelli"). Anche in questo caso si tratta di stime non verificabili.
Due sole cose si sanno con certezza di questi gruppi:
-  Innanzitutto sappiamo di quali armi disponeva nel 2015 l'Esercito dell'Islam. È un dato superato, però verificabile grazie al video di una parata militare, organizzata nel 2015 nella Ghouta dal capo del gruppo, in cui sfilano quattro blindati e circa 2.000 uomini, ossia un numero di combattenti dieci volte inferiore a quello rivendicato.
-  In secondo luogo le informazioni che si possono ricavare dagli strumenti di propaganda: loghi, bandiere, siti internet, account Twitter, portavoce.
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Logo di Jeïch el-Islam

Jeïch el-Islam

Jeïch el-Islam, ossia Esercito dell'Islam, è l'unica organizzazione radicata localmente. È stato creato a settembre 2013 dalla famiglia Allouche, a partire da un altro gruppo, la Brigata dell'Islam. Agisce con i metodi da gang, imponendo la propria legge ai commercianti della Ghouta e giustiziando pubblicamente, senza esitare, chi ne contesta il potere.
Jeïch el-Islam all'inizio fu diretto da Zahran Allouche, figlio del predicatore Abdallah Allouche, membro dei Fratelli Mussulmani, rifugiatosi in Arabia Saudita. Dal 2009 al 2011 Zahran Allouche è stato in prigione perché affiliato alla Confraternita dei Fratelli Mussulmani. Fu liberato grazie a un'amnistia generale, decretata dal presidente el-Assad su richiesta di Paesi terzi. Per parecchi anni Zahran Allouche ha terrorizzato gli abitanti di Damasco dichiarando che avrebbe "ripulito" la città. Ogni venerdì [1] annunciava gli attacchi che avrebbe sferrato alla capitale. Nel 2013 ad Adra rapì delle famiglie alauite [2]. Utilizzò alcuni alauiti come scudi umani e ne portò a spasso, rinchiusi in gabbie, un centinaio. Giustiziò poi gli uomini perché gli "infedeli" sapessero quale sorte li aspettava. Alla sua morte gli subentrò un uomo d'affari, lo sceicco Isaam Buwaydani, detto "Abu Hamam".
Il cugino di Zaharan Allouche, Mohammed Allouche, si rese celebre per la repressione dei costumi. Creò il Consiglio Giudiziario Unificato, che impose a tutti gli abitanti della Ghouta la versione saudita della sharia. È noto in particolare per aver organizzato esecuzioni di omosessuali, lanciandoli dai tetti delle case. Costui è ora il rappresentante di Jeïch el-Islam ai negoziati dell'ONU a Ginevra.
La famiglia Allouche oggi vive confortevolmente a Londra.
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Il blasone della Brigata dell'Islam (a sinistra) si è trasformato nel blasone dell'Esercito dell'Islam quando il secondo gruppo si è formato partendo dai combattenti del primo.
Quando fu creato, l'Esercito dell'Islam riunì una cinquantina di gruppuscoli. In un comunicato ampiamente divulgato in Asia, l'organizzazione si è presentata come difensore dei mussulmani, chiamando a raccolta i mussulmani del mondo intero per fare la jihad in Siria.
Come risultato della mediazione egiziano-saudita, a luglio 2017 l'Esercito dell'Islam ha accettato di riconoscere la Ghouta orientale "zona di de-escalation" sotto controllo russo.
Il suo account Twitter: https://twitter.com/islamarmy_eng3
Il suo canale YouTube è da poco stato chiuso.
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Su questa schermata del sito dell'Esercito dell'Islam (consultato il 15 marzo 2018) si può leggere una preghiera contro i non-sunniti, siano mussulmani sciiti o cristiani o ebrei. Si conclude così: «Uccideteli. Dio li tormenta per mezzo delle vostre mani. Dio vi concederà la vittoria».
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Logo della Legione l'Immensamente Misericordioso
Faylaq al-Rahman
Faylaq al-Rahmane, ossia la "Legione dell'Immensamente Misericordioso" è un gruppo mercenario del Qatar, da cui viene equipaggiato con armamenti moderni, soprattutto RPG [lanciagranate portatile anticarro, ndt]. È composto massicciamente da stranieri.
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Nel calligramma della Legione dell'Immensamente Misericordioso, il sottotitolo in inglese "Corpo Al-Rahman" indica che si rivolge principalmente agli jihadisti occidentali che non leggono l'arabo.
Il suo account Twitter diffonde molti video che esaltano la missione del terrorista: https://twitter.com/alrahmancorps
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Logo di Ahrar el-Cham

Ahrar el-Cham

Harakat Ahrar al-Sham al-Islamiyya, abbreviato in Ahrar al-Sham, si traduce con Movimento Islamico degli Uomini Liberi del Levante. Gli "uomini liberi" non sono tali in rapporto al concetto occidentale di libertà. Non si sono liberati da una dittatura, ma sono stati liberati dalla condizione umana attraverso la pratica dell'islam salafita. Per fugare ogni dubbio sull'interpretazione dell'aggettivo, sul logo c'è un minareto.
Questo gruppo di carattere internazionale fu creato dagli egiziani quando Hosni Mubarak fu rovesciato dagli Stati Uniti [3]. Diversi membri siriani dei Fratelli Mussulmani, incarcerati perché appartenenti a quest'organizzazione terrorista, dopo essere stati amnistiati nel 2011 su richiesta di Paesi terzi, si unirono al Movimento Islamico. Molti di loro sono stati collaboratori di Osama Bin Laden, prima in Afghanistan poi in Jugoslavia, il che spiega la loro vicinanza ai Talebani, da loro spesso citati come esempio di fede.
Nelle loro pubblicazioni il gruppo si definisce «movimento islamico completo, che combatte per Allah e difende la religione».
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La bandiera di Ahrar al-Sham, nelle mani di un combattente a cavallo che sfila in parata militare.
Il gruppo è comandato da Hassan Sufan, detto "Abu al-Bara", che ha passato in prigione una decina d'anni perché membro della Confraternita dei Fratelli Mussulmani.
Il ministro degli Esteri di Ahrar al-Sham, Labib al-Nahahs, circola liberamente in occidente. È un britannico, ufficiale dell'MI6 (servizi segreti). A luglio 2015 ha pubblicato articoli d'opinione sul Washington Post e sul Daily Telegraph.
Il gruppo è sostenuto da Qatar e Turchia. Gli Emirati Arabi Uniti lo considerano invece un'organizzazione terrorista.
Il loro sito internet: ahraralsham.net
Il loro account Twitter: https://twitter.com/ahrar_alsham_en
Il loro canale YouTube: https://www.youtube.com/channel/UCCAgcKXwipFldow9ipQH2oA/videos

Punti comuni di questi tre gruppi

Non ci sono differenze ideologiche fra questi tre gruppi. Tutti si richiamano al pensiero dei Fratelli Mussulmani [4]. Secondo loro, la vita di ogni giorno si divide tra ciò che, alla luce della loro concezione dell'islam, è lecito e ciò che non lo è.
Ci sono tuttavia differenze nel modo in cui ritengono debbano essere trattate le persone che non condividono la loro ideologia. In ogni caso, non c'è più persona che viva sotto il loro dominio che non sia sunnita.
Come accade per tutti i combattenti della "rivoluzione islamica", queste tre organizzazioni di frequente si combattono e si alleano fra loro e i loro uomini cambiano spesso bandiera. Sarebbe assurdo trarne conclusioni di fondo. In questi scontri e alleanze al più si possono vedere dispute dei capi per il territorio e opportunismo dei soldati.
Questi tre gruppi, al pari di molti altri, dispongono di bandiere e di loghi ben disegnati e diffondono video di qualità. Tutto questo materiale di propaganda è prodotto nel Regno Unito, che, nel 2007, si è dotato di un'unità per la propaganda di guerra, il RICU (Research, Information and Communications Unit), diretto da un ufficiale dell'MI6, Jonathan Allen. A iniziare dalla vicenda delle armi chimiche dell'estate 2013, il RICU si avvale dei servizi di una società esterna che assiste nella propaganda i combattenti in Siria (nonché quelli in Yemen). Dapprima fu la compagnia Regester Larkin, poi Innovative Communications & Strateies (InCoStrat), entrambe dirette da un ufficiale dell'MI6, il colonnello Paul Tilley.
Quanto a Jonathan Allen, il cui grado non è noto, è diventato il numero due della rappresentanza permanente britannica alle Nazioni Unite. È lui che, al presente, conduce nel Consiglio di Sicurezza l'attacco alla Russia e alla Siria.
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L'ufficiale dei servizi segreti britannici e incaricato degli affari di Sua Maestà, Jonathan Allen, mentre tiene una conferenza stampa all'ONU in compagnia dell'alleato privilegiato, l'ambasciatore di Francia, François Delattre.

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25 marzo 2018

[Reseau Voltaire] Les principaux titres de la semaine 21 03 2018


Réseau Voltaire
Focus




En bref

 
Le Royaume-Uni tente trois attaques chimiques sous faux drapeau dans la Ghouta
 

 
Les États-Unis évacuent des chefs de Daesh depuis le Nord de la Syrie
 

 
L'islamisation de l'Indonésie
 

 
Les Émirats formeront la police et l'armée du Somaliland
 

 
Le général McMaster renvoyé pour avoir participé au complot
 

 
Vladimir Poutine réunit le Conseil national de sécurité
 

 
La Ghouta orientale en cours de libération
 

 
Général Başbuğ : les USA dirigent le PKK depuis l'emprisonnement d'Öcallan
 

 
Deux laboratoires d'armes chimiques découverts chez les « rebelles modérés » syriens
 

 
Pompeo au secrétariat d'État et Haspel à la CIA
 

 
Évolution du marché des armes
 

 
L'armée russe dément les allégations du général Mattis
 

 
Vers une relance du Guam contre la Russie
 

 
Moscou prêt à lancer ses propres systèmes Internet et Swift
 

 
Des réfugiés majoritairement islamistes en Allemagne (témoignage)
 
Controverses
« L'Art de la guerre »
Libye, sept ans de malheur infligés par l'Otan
par Manlio Dinucci
 Rome (Italie) |
7 ans après l'intervention militaire de l'Otan contre la Libye, tous les observateurs s'accordent à reconnaître qu'elle était fondée sur d'énormes mensonges et contrevenait au mandat du Conseil de sécurité. Si les Occidentaux reconnaissent désormais que la population de ce pays était la plus riche d'Afrique et que son niveau de vie s'est effondré provoquant son exil massif, ils ne sont pas encore conscients que Mouamar Kadhafi y avait vaincu l'esclavage et le racisme. En détruisant l'État, l'Otan a délibérément ouvert les portes de l'enfer. Non seulement les travailleurs immigrés noirs ont été persécutés, mais aussi les citoyens libyens noirs de Tawergha. En outre, l'œuvre de la Jamahiriya de coopération africaine entre Arabes et Noirs a été réduite à néant dans l'ensemble du (...)
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