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23 gennaio 2018
Un murale per gli scomparsi con i volti di Mirella ed Emanuela e gli auguri di Maria Pezzano alla figlia
22 gennaio 2018
Newly Discovered 1964 MLK Speech on Civil Rights, Segregation & Apartheid South Africa | Daily Digest 01/15/2018
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21 gennaio 2018
Evento in streaming con Mauro Biglino (anche dal vivo a Cesena)
La caduta degli dei
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20 gennaio 2018
L'altro terrorismo - Report
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Nuovo Ordine Mondiale,
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19 gennaio 2018
Le fake news e le fake memories
La morte del giudice Imposimato, ex parlamentare PDS poi staccatosi per partecipare alla formazione dei Socialisti Democratici Italiani (in quella occasione lo conobbi, proprio a Reggio Calabria) quindi candidato Presidente dei 5S, ancora una volta mi induce ad una riflessione su quanto il regime storiografico e giornalistico sia intriso di giustizialismo e su quanto, per passare quale eroe anche postumo, sia necessario cancellare ogni pericoloso sbandamento da un cursus honorum “antimafia”, specie se si tratta di sbandamento garantista. Tutti, oggi, ne parlano come di un integerrimo magistrato, impegnato nella lotta alla mafia, al terrorismo, alla corruzione e ai misteri d'Italia e Imposimato lo era. Come era stato parlamentare di chiara onestà intellettuale al punto da assumere posizioni “contro-corrente”, in epoca di Mani Pulite, a difesa di Bettino Craxi e contro l'allora pool milanese in occasione della mancata autorizzazione a procedere o quando esortò Achille Occhetto a dire tutta le verità sul finanziamento soprattutto sommerso di cui godette il PCI e i suoi successori. La maggior parte dei giornalisti, però, dimentica, oggi, un'altra pagina di onestà e coraggio di Ferdinando Imposimato allorquando manifestò pubblicamente, negli anni '90 (a partire dal massimo palcoscenico televisivo di allora, il Maurizio Costanzo Show) roso dai morsi della coscienza, la convinzione dell'innocenza di un uomo che aveva rinviato a giudizio, quale giudice istruttore dell'epoca, convinto che il processo avrebbe dipanato alcune ombre indiziarie. Quell'uomo era di Platì, Domenico Papalia, che si trovava condannato all'ergastolo per l'omicidio di un altro calabrese, Antonio D'Agostino, figlio dell'ex sindaco comunista di Canolo, Nicola D'Agostino. Fu intrapresa una iniziativa a sostegno della grazia per Domenico Papalia, all'indomani di un enorme gesto d'amore e d'altruismo da parte dell'ergastolano di Platì. Era avvenuto che l'ergastolano calabrese aveva prestato il consenso alla donazione degli organi dell'unico figlio maschio, Pasqualino, colpito a morte da un proiettile rimbalzato sulla campana della chiesa di Platì la notte di Capodanno del 1993. Un nobile gesto avvenuto anzitempo rispetto a quello del povero bimbo americano Nicholas Green. Ovviamente in pochi ricordano la donazione platiese perché il gesto d'amore di uno 'ndranghetista non merita memoria.
Imposimato sostenne quell'iniziativa assieme a mio padre, al giornalista Totò Delfino, all'allora sindaco Franco Mittiga e altri.
Ricordo che anche Saverio Zavettieri, allora deputato del Psi, avanzò una interrogazione all'allora Ministro della Giustizia Claudio Martelli per perorarne la causa.
Questo impegno di Imposimato in favore di uno ndranghetista, però, non poteva essere accettato. Iniziò una contro-offensiva. Non andava proprio giù ai magistrati milanesi che stavano, in quegli anni, procedendo nei confronti dei platiesi trapiantati a Milano con un'operazione giudiziaria denominata “Nord-Sud”. I vertici della Procura milanese si affrettarono a chiamarlo rassicurandolo che non avrebbe dovuto sentirsi in colpa perché aveva visto bene, aveva fatto il “suo dovere” nel rinviarlo a processo. Ovviamente, oltre alle rassicurazioni, il sospetto di “intelligenza col nemico” cominciò ad emergere. In un provvedimento giudiziario, un Gip milanese si espresse duramente verso Imposimato, autore “di una campagna insistente e ossessiva, finalizzata a caldeggiare la concessione della grazia a Domenico Papalia”, con “una vera arringa difensiva”, “un’agghiacciante propaganda in favore di Domenico Papalia”. Imposimato, secondo il giudice, “è stato utilizzato da scaltri manovratori, senza contare il suo preoccupante, se vera l’ipotesi, non potersi tirare indietro da pressioni o minacce provenienti da ambienti non certo di frati trappisti”. L’idea che si fanno alla procura di Milano è che l’ex magistrato sia oggetto di pressioni, di minacce, forse di ricatti. La possibile connivenza rimane sotto-traccia. Imposimato si indigna, ritiene inaccettabile che si possa ritenere condizionabile uno come lui che, da magistrato, subì l'assassinio, da parte della camorra, di un fratello sindacalista. Rilancia al punto da mostrarsi in pubblico con la figlia di Papalia per sottolineare come la perizia balistica era del tutto incerta e dimostrava che Papalia non poteva essere considerato esecutore materiale come avvenne in sentenza. Alcuni mesi fa, la Corte di Appello di Perugia, con una nuova e accurata perizia balistica e dichiarazione di un altro collaboratore, a distanza di oltre venticinque anni da quell'iniziativa, ha cancellato l'ergastolo a Domenico Papalia per l'omicidio di Totò D'Agostino, ritenendo, così come aveva sempre sostenuto Imposimato, nonostante pentiti e magistrati avessero messo in dubbio la sua onestà intellettuale, che l'ergastolano di Platì non avrebbe potuto essere l'esecutore materiale.
Non è poi così strano che su alcuni episodi significativi si possa omettere ogni ricordo. In epoca di fake news al Sud, in Calabria, terra criminale, si aggiungono le “fake memories”.
Imposimato sostenne quell'iniziativa assieme a mio padre, al giornalista Totò Delfino, all'allora sindaco Franco Mittiga e altri.
Ricordo che anche Saverio Zavettieri, allora deputato del Psi, avanzò una interrogazione all'allora Ministro della Giustizia Claudio Martelli per perorarne la causa.
Questo impegno di Imposimato in favore di uno ndranghetista, però, non poteva essere accettato. Iniziò una contro-offensiva. Non andava proprio giù ai magistrati milanesi che stavano, in quegli anni, procedendo nei confronti dei platiesi trapiantati a Milano con un'operazione giudiziaria denominata “Nord-Sud”. I vertici della Procura milanese si affrettarono a chiamarlo rassicurandolo che non avrebbe dovuto sentirsi in colpa perché aveva visto bene, aveva fatto il “suo dovere” nel rinviarlo a processo. Ovviamente, oltre alle rassicurazioni, il sospetto di “intelligenza col nemico” cominciò ad emergere. In un provvedimento giudiziario, un Gip milanese si espresse duramente verso Imposimato, autore “di una campagna insistente e ossessiva, finalizzata a caldeggiare la concessione della grazia a Domenico Papalia”, con “una vera arringa difensiva”, “un’agghiacciante propaganda in favore di Domenico Papalia”. Imposimato, secondo il giudice, “è stato utilizzato da scaltri manovratori, senza contare il suo preoccupante, se vera l’ipotesi, non potersi tirare indietro da pressioni o minacce provenienti da ambienti non certo di frati trappisti”. L’idea che si fanno alla procura di Milano è che l’ex magistrato sia oggetto di pressioni, di minacce, forse di ricatti. La possibile connivenza rimane sotto-traccia. Imposimato si indigna, ritiene inaccettabile che si possa ritenere condizionabile uno come lui che, da magistrato, subì l'assassinio, da parte della camorra, di un fratello sindacalista. Rilancia al punto da mostrarsi in pubblico con la figlia di Papalia per sottolineare come la perizia balistica era del tutto incerta e dimostrava che Papalia non poteva essere considerato esecutore materiale come avvenne in sentenza. Alcuni mesi fa, la Corte di Appello di Perugia, con una nuova e accurata perizia balistica e dichiarazione di un altro collaboratore, a distanza di oltre venticinque anni da quell'iniziativa, ha cancellato l'ergastolo a Domenico Papalia per l'omicidio di Totò D'Agostino, ritenendo, così come aveva sempre sostenuto Imposimato, nonostante pentiti e magistrati avessero messo in dubbio la sua onestà intellettuale, che l'ergastolano di Platì non avrebbe potuto essere l'esecutore materiale.
Non è poi così strano che su alcuni episodi significativi si possa omettere ogni ricordo. In epoca di fake news al Sud, in Calabria, terra criminale, si aggiungono le “fake memories”.
Autore: Giampaolo Catanzariti
18 gennaio 2018
Missioni sulla luna
Missioni sulla luna from Mario Rossi Network on Vimeo.
L'uomo è stato sulla luna? Con la tecnologia nota a quel tempo? Come da filmati che hanno fatto vedere, oltre che a noi cittadini, anche a sovietici e cinesi? E se fossero solo "filmati paravento" fatti per non cedere know-how ad altri paesi?
17 gennaio 2018
IN MEMORIA DI FERDINANDO
"La libertà è come l'aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare"
La triste notizia della morte improvvisa del giudice Ferdinando Imposimato, un fratello maggiore conosciuto negli anni novanta, compagno di tante battaglie nella tutela dei diritti, della legalità e dei valori inalienabili della Costituzione, candidato dal M5S alla presidenza della Repubblica nel gennaio 2015, mi ha sconvolto.
Giudice istruttore di importanti processi che hanno segnato la storia ed i misteri irrisolti della Repubblica negli anni del terrorismo, come la morte di Aldo Moro ucciso dalle Brigate Rosse, l'attentato a Papa Giovanni Paolo II, l'omicidio del vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura Vittorio Bachelet, la strage di piazza Nicosia. Magistrato integerrimo, negli ultimi anni era impegnato come avvocato nella difesa delle vittime di ingiustizia; dei risparmiatori traditi da Bankitalia e dallo Stato col Bail-in (esproprio criminale del risparmio); di Chico Forti, il velista italiano condannato all'ergastolo da un tribunale della Florida nel 2000, che si è dichiarato vittima di un errore giudiziario.
Ferdinando Imposimato, nella prefazione al libro La sporca guerra di Habib Souiada (gennaio 2001), aveva previsto l'offensiva di Al Qaeda e del terrorismo islamico contro l'occidente: "Il terrorismo va combattuto senza mezzi termini e senza incertezze, ma anche smascherando coloro che si giovano del terrorismo con il pretesto di combatterlo. L'Europa e gli Stati Uniti non si illudano. Fingendo di non vedere e di non capire, prima o poi dovranno pagare un conto molto salato. L'islamismo sta dilagando a vista d'occhio in tutto il mondo come il nuovo alfiere della libertà e della giustizia dei popoli oppressi. I segnali sono numerosi e non si possono ignorare. Basta vedere quello che oggi sta accadendo in Italia e in Europa".
"La libertà è come l'aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare"- ripeteva come un mantra la lezione di Pietro Calamandrei, nell'autunno 2016, nei viaggi comuni in treno in lungo ed in largo per l'Italia nei numerosi comizi, nelle piazze e nelle Università, per spiegare ai giovani il valore della Costituzione nata dalle lotte partigiane, che il governo Renzi voleva riformare in ossequio ai desiderata della Banca di affari Jp Morgan, che in un documento del 28 maggio 2013, indicava la ricetta alla crisi economica provocata dal neo liberismo dittatoriale e dall'egemonia delle banche e della finanza sulla politica, indicando l'intralcio all'agire economico nelle "Costituzioni troppe socialiste dei paesi periferici" (come l'Italia), nella "debolezza dei governi rispetto al Parlamento", nelle "proteste contro ogni cambiamento", vizi congeniti del sistema italiano", replicando il Piano di Rinascita Nazionale evocato dalla P2 di Licio Gelli.
"Questa riforma – ripeteva negli incontri pubblici- è un attentato alla democrazia, come ben disse Calamandrei qualunque riforma la può fare solo il parlamento, non il governo, il governo non può stare nemmeno nei banchi del parlamento quando si fa la riforma, ed infatti è tutto il contrario la riforma l'ha fatta il governo e non il parlamento".
Pietro Calamandrei (il grande giurista che aveva partecipato ai lavori della Costituente),davanti agli studenti universitari milanesi nel 1955, aveva definito la Costituzione "un testamento di centomila morti".
Ferdinando, che non si era risparmiato nonostante l'età avanzata nelle decine di manifestazioni pubbliche in giro per l'Italia, arrivando a tenere anche 4 incontri in una sola giornata per difendere la Costituzione, che anche grazie al suo impegno ed a quello del M5S e dei suoi portavoce, è stata preservata dal disegno eversivo delle banche di affari e della finanza criminale che volevano stravolgerla, con gli italiani (specie i giovani ai quali la politica ha rubato speranza e futuro ai quali parlava nelle aule gremite delle Università per ascoltarlo), che hanno respinto con il 60% dei NO il Referendum Renzi, Boschi, Napolitano del 4 dicembre 2016, concludeva gli interventi con il discorso di Calamandrei: "Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra costituzione.". "Dietro ogni articolo della Costituzione o giovani, voi dovete vedere giovani come voi che hanno dato la vita perché la libertà e la giustizia potessero essere scritte su questa Carta".
Una delle ultime battaglie comuni con Ferdinando, una guida sicura ed un grande italiano che mi onorava della sua amicizia, a tutela delle 500.000 famiglie espropriate da Bankitalia e dallo Stato dei loro risparmi, con la sua partecipazione attiva perfino nei sit in e nelle manifestazioni pubbliche a fianco dei truffati di Banca Etruria, Banca Marche, CariChieti, CariFerrara, Veneto Banca, Banca Popolare di Vicenza. Da magistrato e giurista insigne, non si rassegnava alla violazione dell'articolo.47 della Costituzione, con "La Repubblica che incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l'esercizio del credito", ai decreti 'salva banche' dei Governi Renzi e Gentiloni, che oltre a regalare 20 mld di euro alle banche, impedisce ai risparmiatori di potersi rivalere sia con le banche fallite che con le nuove. Riteneva scandaloso ed in violazione della Costituzione l'ultimo decreto del Governo Gentiloni che regala ad Intesa San Paolo le due banche venete, con una dotazione di 5 miliardi di euro ed una garanzia statale di 12 miliardi di euro, contro il quale dovevamo predisporre insieme un ricorso giudiziario per tentare di scardinarlo. Ferdinando mi mandava le sue riflessioni ed i suoi appunti, sia sul M5S al quale era profondamente legato come progetto per far rinascere su basi nuove un Paese divorato dalla illegalità, ai primi posti per corruzione tra gli ultimi per libertà di stampa, le due facce della stessa medaglia, che sulla politica, bene comune.
"Vogliamo che sia risolto il conflitto di interessi impedendo ai titolari di una o varie concessioni TV la elezione in Parlamento, che siano garantiti pluralismo della informazione e libertà di stampa, cardini della democrazia, siano attuate l' eguaglianza dei diritti sociali riducendo le enormi diseguaglianze tra una piccola classe di privilegiati e enorme massa di cittadini; la tutela del lavoro dignitoso riconoscendo meno lavoro a tutti e più lavoro a tutti, riducendo la settimana lavorativa a 35 ore, la tutela delle pari opportunità dei cittadini all'accesso delle cariche elettive, tutela della scuola pubblica come presidio di libertà e garanzia di sviluppo, riconoscendo agli insegnanti stipendi dignitosi, il reddito sociale per i portatori di handicap e disoccupati involontari, che sia realizzata una società che non abbia settori marginali, zone d'ombra alle quali , quasi per una congenita e insuperabile diversità , sia riservata una sorte meno fortunata, una partecipazione meno intensa al valore della vita sociale , una diseguaglianza di posizione, un incolmabile dislivello sotto ogni riguardo. Occorre rimuovere questi settori marginali
Vogliamo che i giovani, spesso assenti dalla vita sociale e politica, indifferenti, privi di ideali, in preda a precoce scetticismo, siano protagonisti. L' assenza dei giovani significa l'esaurirsi della speranza di avvenire della nostra società.Tutto questo porta a considerare che occorre sventare il pericolo dell'omicidio della democrazia e della rappresentanza popolare'.
Diceva Calamandrei: "Per fare buona politica non c'è bisogno di grandi uomini, ma basta che ci siano persone oneste, che sappiano fare modestamente il loro mestiere. Sono necessarie la buona fede, la serietà e l'impegno morale. In politica, la sincerità e la coerenza, che a prima vista possono sembrare ingenuità, finiscono alla lunga per diventare un buon affare".
Non aveva voluto che lo andassimo a trovare in clinica prima di Natale io, ed i portavoce del M5S Riccardo Fraccaro e Daniele Pesco, mandandoci un messaggio affettuoso. Ci eravamo proposti di vederci a gennaio. L'ultimo messaggio venerdì 29 dicembre alle ore 15,00: 'Caro Elio, grazie per quello che stai facendo con intelligenza e prudenza".
Ferdinando Imposimato, segnato dal grave lutto del fratello Franco ucciso dalla camorra nel 1983, impegnato nella difesa dei diritti umani, scelto dall'Onu per il riconoscimento come simbolo della giustizia in occasione dell'anno della gioventù, autore di numerosi libri sullo stragismo, l'assassinio di Aldo Moro, i delitti impuniti, lascia un grande vuoto, non soltanto ai suoi cari, all'amato moglie ed alle due figlie, ma all'intero Paese che si riconosce nei valori e negli ideali di giustizia e legalità.
Il testamento di Ferdinando Imposimato e di Pietro Calamandrei, pietre miliari del diritto, devono illuminare il cammino da percorrere insieme ad uomini e donne traditi dalla partitocrazia avida e corrotta, soprattutto ai giovani senza futuro ed agli anziani costretti ad espatriare, alle famiglie taglieggiate perseguitate dal fisco e dalle banche, ai quali deve essere restituita la speranza ed il coraggio per far prevalere i valori di onesta', trasparenza, dignità umana, con la politica al servizio del bene comune e degli interessi generali del Paese.
Addio Ferdinando ! Un grande abbraccio da noi tutti.
Nella foto Ferdinando Imposimato con Elio Lannutti
autore: ELIO LANNUTTI
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