“Ferite inspiegabili trovate sui corpi di combattenti palestinesi” denuncia Rainews24 il direttore delle pubbliche relazioni dell’ospedale di Alshefa a Gaza Il Dr. Joma Alsaka Direttore delle pubbliche relazioni dell’Ospedale di Alshefa a Gaza denuncia effetti specifici ed inspiegabili trovati sui corpi dei palestinesi ricoverati nel principale ospedale di Gaza “. Si trattava di lacerazioni gravi dei tessuti e i tratti facciali completamente distrutti tanto che nessuno riusciva a riconoscere la vittima, nemmeno le persone più vicine e gli amici più stretti. Dopo le operazioni chirurgiche a volte a volte abbiamo notato che esternamente non si trovavano i frammenti dei proiettili, ma solo dei segni , quindi abbiamo eseguito una radiografia, ma non siamo riusciti a trovare questi frammenti dei proiettili nemmeno con la radiografia-“ Secondo il dott . Joma Alsaka i corpi presentavano ustionasi 4 grado fino alle ossa “. Inoltre”continua il Dottore “ abbiamo riscontrato che il fegato è completamente distrutto e l’intestino è totalmente lacerato e ustionato, i polmoni sono ustionati e così via. Non ci sono frammenti dei proiettili, abbiamo trovato anche che il fegato è ridotto a pezzi e il pezzo più grande è di circa 2 o 3 millimetri. Inoltre l’intestino è completamente distrutto e i polmoni sono distrutti e così via. A questo possiamo aggiungere che le ossa stesse erano completamente ustionate e non c’è alcuna possibilità di rinnovare i tessuti e ricostruire questi arti. Finora abbiamo avuto circa 40 pazienti feriti che hanno subito delle amputazioni di uno o più arti. Il dott. Joma chiede che sia creata una commissione internazionale sopra le parti che indaghi su questi misteri”. Credo che siano siano state usate delle sostanze come il fosforo o armi come quelle ad energia o al laser o simili. Occorre una commissione internazionale al disopra delle parti che studi questo fenomeno per arrivare a una relazione conclusiva, sono sicuro che queste armi siano proibite a livello internazionale ma si continua a usarle e si compiono ancora esperimenti sul popolo palestinese, e questo è proibito a livello internazionale. Contattata da Rainews24 per commentare questa intervista , l’Ambasciata Israeliana ha dichiarato:“ Israele respinge categoricamente ogni accusa poiché non fa in alcun modo uso di armi proibite dalle leggi e dai trattati internazionali”. Fonte: www.rainews24.rai.it video.google.com |
04 agosto 2006
Ferite inspiegabili
03 agosto 2006
Guerre stellari in Iraq.
Guerre stellari in Iraq è una nuova inchiesta di Maurizio Torrealta e Sigfrido Ranucci. Il lavoro parte dall’ inquietante testimonianza di Majid Al Ghezali, primo violinista dell’ orchestra di Baghdad, che ha assistito ai duri combattimenti per la conquista dell’aeroporto da parte dell’esercito Usa. Al Ghezali racconta di aver visto i corpi delle vittime della battaglia ridotti nelle loro dimensioni e di aver sentito parlare dell’utilizzo di armi al laser. Anche il primario del General Hospital di Hilla, Saad al Falluji , racconta un episodio riguardante le orribili mutilazioni dei passeggeri di un autobus colpito a un posto di blocco americano da un’arma misteriosa e silenziosa. Il medico iracheno si stupisce di non aver riscontrato sui morti e feriti la presenza dei proiettili. I giornalisti di Rai News 24 hanno chiesto informazioni al Pentagono sull’ eventuale utilizzo letale di armi al laser , sui loro effetti e sul loro impiego nelle zone di guerra, ma fino a oggi non hanno ottenuto risposte. Partendo proprio da queste testimonianze, l’inchiesta di Rai news 24, analizza l’attuale impiego di una nuova tipologia di armamenti, destinata a segnare il passaggio epocale dalle armi "cinetiche" a quelle a energia. Dispositivi laser montati su Humvee sono già stati sperimentati in Afghanistan ed Iraq, ufficialmente per fare brillare mine ed ordigni occultati Nell' inchiesta si descrive, in particolare, anche un'arma considerata "non letale": il raggio del dolore. Le caratteristiche di questo strumento, che utilizza un raggio invisibile e provoca un intensissimo dolore ma non la morte, suscitano la preoccupazione delle organizzazioni che agiscono in difesa dei diritti umani che vedono in questa nuova arma il rischio di uno strumento di tortura graduale e legalizzata. Un allarme motivato anche dal fatto che gli studi degli effetti di queste armi sull'organismo umano, sono ancora coperti da segreto militare. Scheda in PDF: Le armi a energia diretta Fonte: www.rainews24.it |
25 luglio 2006
Lettera di Giulietto Chiesa ai firmatari del manifesto sull'11 settembre.
il 30 giugno scorso le perdite militari Usa in Iraq e in Afghanistan hanno superato le 2.833, cioè il numero delle vittime degli attacchi terroristici dell'11 Settembre 2001 contro New York e Washington. Lo indicano i dati del ufficiali Pentagono, secondo cui le perdite militari americane in Iraq sono state almeno 2527 e quelle in Afghanistan e sugli altri fronti della guerra al terrorismo almeno 308.
Questa lettera è rivolta a tutti voi che avete sottoscritto il nostro manifesto "11 Settembre: rompere il muro del silenzio". Se lo avete fatto probabilmente è perché condividete il nostro spirito e il nostro approccio alla materia, fondato su un'analisi rigorosa dei fatti e sulla serietà nella valutazione delle fonti. Avete compreso quanto il tema sia dirompente, come sia essenziale studiarlo per capire il nostro presente e avere qualche chance di influire sul futuro. Si, perché il futuro appare minaccioso, è un futuro di guerra, di Guerra Infinita.
Gli scontri in Palestina e l'aggressione di Israele al Libano sono sviluppi della stessa trama.
Chi ha interesse a mantenere il pianeta in un perenne stato di mobilitazione fonda tutta la sua strategia propagandistica sui fatti dell'11 settembre 2001, con l'aiuto di una potente macchina della menzogna e della manipolazione fondata sull'opera instancabile dei grandi network dell'informazione globale.
Noi crediamo che impegnarsi a far luce sull'11 settembre significhi portare avanti un'importantissima operazione politica al servizio della Pace. Mettere chi di dovere in serio imbarazzo e costringerlo a dare spiegazioni esaurienti su tutti i punti controversi della versione ufficiale, può ostacolare ulteriori iniziative belliche. Se si pone in discussione il Grande Pretesto per tutte le "guerre preventive" dell'amministrazione americana, possono essere salvate molte vite, possono essere risparmiate le vittime dei prossimi conflitti basati sulla medesima menzogna.
Come agire? Noi abbiamo un'idea: andare lì dove si manipolano le menti e i cuori dei cittadini del mondo, ovvero nei mass media, e lanciare un bastone in mezzo agli ingranaggi. La versione ufficiale, con tutte le sue sbalorditive contraddizioni e assurdità, viene diffusa, alimentata e rafforzata dall'opera dei media: attacchiamola lì dove si alimenta la sua credibilità.
Da tempo Megachip lavora alla produzione di un film-documentario. Ve ne sono già altri in circolazione, ma solo su Internet. Noi non stiamo parlando della Rete. Stiamo parlando del Cinema e della Televisione. È lì che vogliamo arrivare, uscendo dal Web. E' nella vita reale che si decide cosa è vero e cosa è falso. È lì che vogliamo irrompere con le nostre scomode domande su cosa è accaduto l'11-9-2001.
Arrivare a proiettare il nostro documentario al cinema e poi in televisione è un'impresa difficile, ma non impossibile. Abbiamo bisogno del vostro aiuto. Non possiamo promettere di riuscire nell'impresa, ma possiamo garantire che verranno messe in campo la massima serietà, professionalità e impegno civile.
Siete quasi 3500 persone, un numero che continua a crescere. Se ognuno di voi dà un piccolo contributo economico, possiamo raggiungere un budget sufficiente a portare a termine la lavorazione del documentario. Accanto a questa lettera troverete tutti i dettagli dell'operazione e più sotto il link per effettuare una sottoscrizione.
Voglio precisare che questa iniziativa non coinvolge l'Associazione Megachip, da me presieduta, in quanto tale. Megachip ha ospitato il Dossier sull'11 settembre; dalle fila di Megachip è emerso il gruppo di lavoro che sta costruendo il film; non fosse esistita Megachip, associazione per la democrazia nella comunicazione, nemmeno questo discorso sarebbe stato possibile. Megachip inoltre si occuperà della raccolta dei vostri contributi. Tuttavia è possibile che non tutti i membri e simpatizzanti dell'Associazione siano del tutto d'accordo sugli obiettivi che ci siamo proposti. E non vogliamo forzarli a condividerli.
Per queste ragioni la presente lettera viene inviata ai firmatari del manifesto, ed esclusivamente a loro.
Saluti di Pace,
Giulietto Chiesa
www.megachip.info/sostieni911.htm
16 luglio 2006
Gruppo di lavoro sull'11 settembre 2001 dell'associazione Megachip
12 luglio 2006
La Nsa sapeva dove era Calipari
"L'Nsa, la National Security Agency, la più importante agenzia di sicurezza americana sapeva esattamente la posizione di Nicola Calipari al momento della sua uccisione". È l'accusa lanciata da Wayne Madsen, ex agente del Nsa, in un'intervista rilasciata all'inviato di Rai News 24 Sigfrido Ranucci. Madsen, parlando dell'ex agente del sismi ucciso a Bagdad poco dopo la liberazione della giornalista Giuliana Sgrena, ha affermato di avere notizie certe provenienti dai suoi ex colleghi di lavoro su quanto è accaduto la sera del 4 marzo del 2005. "L' Nsa - spiega Madsen - in una zona di guerra come quella dell' Iraq, ha un registro con tutti i numeri dei telefoni cellulari, le frequenze usate e i nomi delle persone, che vengono monitorate continuamente". Madsen è stato agente segreto sotto la presidenza Reagan, con il compito di proteggere i dati sensibili degli Usa da eventuali intrusioni dell' ex Unione Sovietica. È stato consulente della commissione europea sul sistema d'intercettazione Echelon, di cui Madsen ha rivelato la funzione dei satelliti per la telefonia mobile nell'ambito delle intercettazioni. Fonte: www.rainews24.rai.it video.google.com La conferma implicita di Giuliana Sgrena |
07 luglio 2006
La madre di tutte le menzogne.
02 luglio 2006
Giulietto Chiesa : « A proposito di 11 settembre di che complotto parliamo? »
A proposito dell'11 settembre: chi è il complottista? Quello che accetta la versione ufficiale, secondo cui 19 spostati, guidati da un signore che non sa quasi niente di cosa stanno facendo, e che è a 20 mila chilometri di distanza, in una grotta afghana, riescono a realizzare il 75% dei loro obiettivi (tre aerei su quattro) ammazzando circa 3000 persone e mettendo nel panico più totale la prima e unica superpotenza mondiale?

Nonostante il complotto sia, con ogni evidenza, quello descritto e fornito dall’Amministrazione americana; nonostante si abbia tutti la prova che il presidente degli Stati Uniti, e il suo vice sono dei bugiardi matricolati; nonostante che costoro abbiano già fatto morire (in Irak) mandandoli a combattere sulla base di una serie di clamorose menzogne, almeno tanti americani quanti quelli che morirono negli attentati dell’11 settembre (senza contare i morti civili in Afghanistan e in Irak, che per l’occidente non contano infatti nulla); nonostante tutto questo sia già largamente noto, sono quelli che chiedono la verità a essere definiti «complottisti» e le loro idee «teorie del complotto». E chi sono gli accusatori? Tutti i più importanti organi d’informazione del mondo. I quali, invece di fare del giornalismo, sottoponendo la versione ufficiale alle normali verifiche che si merita ogni versione ufficiale, sono diventati propagandisti megafoni, addetti stampa del governo statunitense. Da cinque anni una cappa di silenzio pesante come il piombo è calata sulla vicenda che «ha cambiato la storia del mondo». Niente di meno. Dell’11 settembre si è continuato a parlare, come in un mantra ripetuto all’ossessione; delle sue conseguenze - la guerra contro il terrorismo internazionale - sono piene le pagine e gli schermi del mondo intero. Ma ogni interrogativo è stato taciuto. Anzi, i pochi che cercavano di riproporre qualche timida obiezione, basandosi sulle più gigantesche incongruenze della versione ufficiale, cioè del complotto ufficiale, venivano semplicemente irrisi, quando non squalificati come pazzi, dementi, o pericolosi alleati degli stessi terroristi islamici. A tal punto il mainstream informativo ha taciuto, mentito, distorto i fatti, intimidito, censurato autocensurandosi, da costringere alla conclusione che se un complotto c’è stato, è stato quello dei grandi media informativi: per impedire che il complotto vero, ufficiale, venisse scoperto e denunciato. Una colossale operazione di stornamento dell’attenzione è stata compiuta e l’inganno è diventato un fatto storico di tale pietrosa possanza da non poter essere non dico demolito, ma nemmeno scalfito dalla minima ombra di dubbio. Ma, a cinque anni di distanza, le crepe nel muro di silenzio si sono fatte larghe. E tacere non è più possibile, neanche negli Stati Uniti dove parlare equivale a essere bollati come terroristi (in Italia solo un po’ meno). Così si spiega che Matrix abbia deciso di parlare dell’11/9 per ben due volte in pochi giorni . E’ avvenuto dopo che Beppe Grillo, sul suo blog, aveva deciso di pubblicare una mia lettera, con l’invito a «Rompere il muro del silenzio». E come conseguenza non solo il blog è stato invaso di commenti, di sollievo in gran parte, di gente che aspettava da un momento all’altro che saltasse il tappo, ma il sito di Megachip (www.megachip.info) e il suo dossier 9/11 è stato assaltato da oltre 220 mila accessi individuali nello spazio di tre giorni. Cose italiane, da periferia dell’impero, si dirà. E invece non è così. Perchè pochi giorni prima, precisamente il 23 maggio, il primo sondaggio d’opinione in materia, condotto negli Stati Uniti dall’autorevole Zogby, per conto del gruppo di studio «Verità sul 9/11» (quello che ha organizzato un grande incontro a Chicago che si apre in questi giorni) ha permesso di scoprire che il 45% degli americani pensano che sia accettabile l’idea di riaprire l’inchiesta sugli attacchi dell’11 settembre, mentre il 42% sono dell’opinione che vi sia stato un complotto (cover up), ma che a compierlo, per coprire la verità, sono state le autorità federali. Sono minoranza, quelli che la pensano così, ma non sono più «marginali». Forse è per questa ragione che qualcosa comincia a trapelare, per impedire che il piccolo rivolo diventi un torrente. Così escono filmati misteriosi che prima erano tenuti segreti. E usciranno altre cose, per alzare cortine di fumo, e confondere le piste. Il bello sta per arrivare, basta stare attenti, e con gli occhi aperti. Giulietto Chiesa
Nonostante il complotto sia, con ogni evidenza, quello descritto e fornito dall’Amministrazione americana; nonostante si abbia tutti la prova che il presidente degli Stati Uniti, e il suo vice sono dei bugiardi matricolati; nonostante che costoro abbiano già fatto morire (in Irak) mandandoli a combattere sulla base di una serie di clamorose menzogne, almeno tanti americani quanti quelli che morirono negli attentati dell’11 settembre (senza contare i morti civili in Afghanistan e in Irak, che per l’occidente non contano infatti nulla); nonostante tutto questo sia già largamente noto, sono quelli che chiedono la verità a essere definiti «complottisti» e le loro idee «teorie del complotto». E chi sono gli accusatori? Tutti i più importanti organi d’informazione del mondo. I quali, invece di fare del giornalismo, sottoponendo la versione ufficiale alle normali verifiche che si merita ogni versione ufficiale, sono diventati propagandisti megafoni, addetti stampa del governo statunitense. Da cinque anni una cappa di silenzio pesante come il piombo è calata sulla vicenda che «ha cambiato la storia del mondo». Niente di meno. Dell’11 settembre si è continuato a parlare, come in un mantra ripetuto all’ossessione; delle sue conseguenze - la guerra contro il terrorismo internazionale - sono piene le pagine e gli schermi del mondo intero. Ma ogni interrogativo è stato taciuto. Anzi, i pochi che cercavano di riproporre qualche timida obiezione, basandosi sulle più gigantesche incongruenze della versione ufficiale, cioè del complotto ufficiale, venivano semplicemente irrisi, quando non squalificati come pazzi, dementi, o pericolosi alleati degli stessi terroristi islamici. A tal punto il mainstream informativo ha taciuto, mentito, distorto i fatti, intimidito, censurato autocensurandosi, da costringere alla conclusione che se un complotto c’è stato, è stato quello dei grandi media informativi: per impedire che il complotto vero, ufficiale, venisse scoperto e denunciato. Una colossale operazione di stornamento dell’attenzione è stata compiuta e l’inganno è diventato un fatto storico di tale pietrosa possanza da non poter essere non dico demolito, ma nemmeno scalfito dalla minima ombra di dubbio. Ma, a cinque anni di distanza, le crepe nel muro di silenzio si sono fatte larghe. E tacere non è più possibile, neanche negli Stati Uniti dove parlare equivale a essere bollati come terroristi (in Italia solo un po’ meno). Così si spiega che Matrix abbia deciso di parlare dell’11/9 per ben due volte in pochi giorni . E’ avvenuto dopo che Beppe Grillo, sul suo blog, aveva deciso di pubblicare una mia lettera, con l’invito a «Rompere il muro del silenzio». E come conseguenza non solo il blog è stato invaso di commenti, di sollievo in gran parte, di gente che aspettava da un momento all’altro che saltasse il tappo, ma il sito di Megachip (www.megachip.info) e il suo dossier 9/11 è stato assaltato da oltre 220 mila accessi individuali nello spazio di tre giorni. Cose italiane, da periferia dell’impero, si dirà. E invece non è così. Perchè pochi giorni prima, precisamente il 23 maggio, il primo sondaggio d’opinione in materia, condotto negli Stati Uniti dall’autorevole Zogby, per conto del gruppo di studio «Verità sul 9/11» (quello che ha organizzato un grande incontro a Chicago che si apre in questi giorni) ha permesso di scoprire che il 45% degli americani pensano che sia accettabile l’idea di riaprire l’inchiesta sugli attacchi dell’11 settembre, mentre il 42% sono dell’opinione che vi sia stato un complotto (cover up), ma che a compierlo, per coprire la verità, sono state le autorità federali. Sono minoranza, quelli che la pensano così, ma non sono più «marginali». Forse è per questa ragione che qualcosa comincia a trapelare, per impedire che il piccolo rivolo diventi un torrente. Così escono filmati misteriosi che prima erano tenuti segreti. E usciranno altre cose, per alzare cortine di fumo, e confondere le piste. Il bello sta per arrivare, basta stare attenti, e con gli occhi aperti. Giulietto Chiesa
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