Sette anni fa, in quella notte tremenda del 6 aprile 2009,
ero a L'Aquila. Realizzai molti video, molte inchieste, molte interviste. Alcune
mi valsero premi, altre finirono
agli atti della Procura. Rimasi diversi mesi. Mi occupai anche di un ricercatore indipendente che, attraverso i suoi rilevatori di gas radon, sosteneva di poter prevedere l'epicentro, l'intensità e il momento di un sisma. I media lo trattavano come un ciarlatano, ma incontrai moltissime persone che giurarono che quel ricercatore aveva salvato loro la vita. Il suo nome era
Giampaolo Giuliani. In seguito aprì una fondazione e ora
lavora tra gli Stati Uniti, Taiwan e l'Italia.
Dal vostro desiderio di capire, e dall'assenza di qualunque informazione ufficiale in merito, nacque un documentario molto "On The Road", realizzato con una piccola videocamera. Ma con qualche donazione (e con quella piccola videocamera), riuscii a portare la scienza ufficiale, l'INGV, a dialogare con il mondo "eretico" dei ricercatori indipendenti: Antonio Piersanti, direttore di ricerca all'Istituto di Geofisica e Vulcanologia di Roma, venne in quel piccolo laboratorio di Coppito e si confrontò con Giampaolo Giuliani.
Il risultato fu un'indagine divisa in quattro parti. Nella prima, Giuliani racconta la sua storia e la storia degli eventi di quella tragica notte del 6 aprile. Nella seconda, Piersanti spiega i terremoti dal punto di vista della scienza e vi mostra il centro di elaborazione dati dell'INGV. Nella terza, è di nuovo Giuliani a portarvi nel suo laboratorio, per spiegare nel dettaglio come funziona la sua "tecnica di previsione dei terremoti". Infine, nella quarta parte, in quel piccolo laboratorio di Coppito arriva anche Piersanti, per realizzare un confronto che a quei tempi era giudicato impossibile. E, se me lo consentite, anche oggi. Un modus operandi che dovrebbe essere preso ad esempio su come affrontare le questioni controverse, in luogo della censura e in luogo della sterile divisione tra i sostenitori di tesi diverse.
Un terremoto si può prevedere? Scienza e ricercatori indipendenti a confronto
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