17 gennaio 2011

Chi Beneficia della Produzione di Oppio Afghana?

di M. Chossudovsky (articolo del 2006)
Traduzione a cura di Anticorpi

Le Nazioni Unite hanno annunciato che la coltivazione del papavero da oppio in Afghanistan è cresciuta a dismisura, e prevedono un aumento del 59% nel 2006. La produzione di oppio si stima sia aumentata del 49% rispetto al 2005. 

I media occidentali addebitano la colpa ai talebani ed ai signori della guerra locali. L'amministrazione Bush continua a dichiararsi impegnata nella lotta contro il traffico di droga afghano: "Gli Stati Uniti sono il principale sostenitore della liberazione dello Afghanistan dal traffico di oppio ..." 

Eppure, amara ironia, la presenza militare degli Stati Uniti è servita a ripristinare, piuttosto che sradicare il traffico di droga. 

Ciò che i rapporti evitano di riconoscere è che il governo talebano era stato determinante nella attuazione di un efficace programma di guerra alla droga, con il sostegno e la collaborazione delle Nazioni Unite. 

Implementato nel 2000-2001, il programma antidroga aveva condotto ad una riduzione del 94 per cento nella coltivazione di oppio. 

Nel 2001, secondo i dati Onu, la produzione di oppio era diminuita a 185 tonnellate. Dopo l'ottobre del 2001 e la invasione da parte degli USA la produzione è nuovamente cresciuta drammaticamente, riguadagnando i suoi livelli storici. 

Il dipartimento antidroga delle Nazioni Unite, con sede a Vienna, stima che la "vendemmia" del 2006 sarà nell'ordine delle 6.100 tonnellate, 33 volte il suo livello di produzione nel 2001 sotto il governo dei talebani (3200% di aumento in 5 anni). 

La coltivazione nel 2006 ha raggiunto un record di 165.000 ettari rispetto ai 104.000 del 2005 e 7.606 nel 2001 sotto i talebani. 

UN COMMERCIO MULTIMILIONARIO

Secondo le Nazioni Unite, il solo Afghanistan nel 2006 provvedeva a circa il 92 percento della fornitura mondiale di oppio, a sua volta utilizzato per sintetizzare la eroina. 

L'Onu stima che per il 2006 il contributo del traffico di droga per la economia afgana sarà nell'ordine di 2,7 miliardi di euro. Quello che non specifica è che oltre il 95 per cento dei ricavi generati da questo lucroso contrabbando spetta a consorzi d'affari, criminalità organizzata e istituzioni bancarie e finanziarie. Mentre solo una minima percentuale è attribuita agli agricoltori e ai commercianti del paese produttore. 

(Vedi anche UNODC, l'economia dell'oppio in Afghanistan, 

Sulla base dei prezzi all'ingrosso e al dettaglio nei mercati occidentali, i guadagni generati dal traffico di droga afghana sono colossali. Nel luglio 2006, i prezzi della eroina al dettaglio in Gran Bretagna sono stati nell'ordine di 54 sterline, o 102 dollari, al grammo. 

LE VIE DEGLI STUPEFACENTI IN EUROPA OCCIDENTALE

Un chilo di oppio produce circa 100 grammi di eroina pura. 6100 tonnellate di oppio consentono la produzione di 1220 tonnellate di eroina con un rapporto di purezza del 50 per cento. 

La purezza media della eroina al dettaglio può variare. E' in media del 36%. In Gran Bretagna, la purezza è raramente superiore al 50 per cento, mentre negli Stati Uniti può essere nell'ordine del 50-60 per cento. 

Sulla base della struttura dei prezzi al dettaglio inglesi, i proventi del commercio della eroina afghana si attesterebbero nello ordine di 124,4 miliardi di dollari, ipotizzando un rapporto di purezza del 50 per cento.

Ipotizzando un rapporto medio di purezza del 36 per cento associato al prezzo medio britannico, il valore in contanti dell'eroina afghana sarebbero nell'ordine di 194,4 miliardi di dollari. 

Sebbene queste cifre non forniscano le dimensioni precise, possono comunque trasmettere la vastità di questo commercio multimiliardario al di fuori dallo Afghanistan. Sulla base del primo dato che fornisce una stima conservativa, il valore in denaro di tali vendite, una volta immesso sui mercati occidentali sono di oltre 120 miliardi di dollari all'anno. 

SECONDO SOLO AD ARMI E PETROLIO

Le stime precedenti sono in linea con la valutazione delle Nazioni Unite relative alle dimensioni e la portata del commercio mondiale di droga. 

Il commercio afghano di oppiacei (92 per cento del totale della produzione mondiale di oppiacei) costituisce una quota importante del fatturato mondiale annuo di sostanze stupefacenti, che è stato stimato dalle Nazioni Unite ad essere dell'ordine di $ 400-500 miliardi. 

(vedi: Douglas Keh, Drug Money - Changing World, Technical document No. 4, 1998, Vienna UNDCP, p. 4. Vedi anche United Nations Drug Control Program, Rapporto della International Narcotics Control Board per il 1999, E/INCB/1999, p. 49-51, e Richard Lapper - United Nations Fears Growth of Heroin Trade, Financial Times, 24 febbraio 2000). 

In base ai dati del 2003, il traffico di droga costituisce "il terzo più grande mercato in termini di proventi, dopo il petrolio e il commercio di armi". (The Independent, 29 febbraio 2004). 

Afghanistan e Colombia sono i maggiori produttori di droga al mondo, produzione che alimenta una fiorente economia criminale. Si tratta di paesi fortemente militarizzati nei quali il commercio di droga risulta protetto


Come ampiamente documentato, la CIA ha giocato un ruolo centrale nello sviluppo dei triangoli della droga latino-americani ed asiatici. 

Il FMI ha stimato che la attività di riciclaggio a livello mondiale si attesti tra i 590 miliardi ed i 1.500 miliardi di dollari l'anno, pari al 2-5 per cento del PIL mondiale. (Asian Banker, 15 agosto 2003). Una parte cospicua del riciclaggio di denaro a livello mondiale - come stimato dal FMI - è connessa al traffico di sostanze stupefacenti. 

L'INTRECCIO TRA AFFARI LEGALI E COMMERCIO ILLECITO

Potenti interessi finanziari e affaristici dominano il mercato degli stupefacenti. Da questo punto di vista, il controllo geopolitico e militare sulle vie della droga è strategico come quello degli oleodotti e del petrolio (e c'è chi sostiene che ingenti partite di droga siano mosse proprio attraverso gli oleodotti - n.d.t.) 

Inoltre, le cifre di cui sopra, comprese quelle sul riciclaggio di denaro, confermano che la maggior parte delle entrate associate al commercio mondiale di stupefacenti non siano affatto fruite da gruppi terroristici e signori della guerra, come suggerito dal rapporto dell'UNODC. 

Nel caso dell'Afghanistan, l'ente appartenente alle Nazioni Unite UN Office on Drugs and Crime stima per l'Afghanistan entrate di appena 2,7 miliardi di dollari derivanti dalla produzione ed il commercio di droga.

Secondo il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti: "i profitti derivanti dalla droga sostengono i talebani ed i loro intenti terroristici contro gli Stati Uniti, i loro alleati ed il governo afghano." (Dichiarazione del 12 settembre 2006) 

Tuttavia la droga rappresenta una notevole fonte di risorse oltre che per la criminalità organizzata, per lo apparato di intelligence degli Stati Uniti, attore sempre più un potente sulla scena bancaria e finanziaria.

Questa relazione è stata documentata da numerosi studi tra cui gli scritti di Alfred McCoy (Drug Fallout: the CIA's Forty Year Complicity in the Narcotics Trade - The Progressive, 1 agosto 1997). 

In altre parole, agenzie di intelligence, potenti giri di affari privati e crimine organizzato competono per il controllo strategico delle rotte della eroina. Una parte cospicua dei ricavi multi-miliardi provenienti dal traffico di narcotici sono depositati nel sistema bancario occidentale.

La maggior parte delle grandi banche internazionali con l'ausilio di affiliati nei paradisi offshore riciclano grandi quantità di narco-dollari. 

Questo mercato non può che prosperare se i principali attori coinvolti nel narcotraffico hanno "amici politici in alto loco". Imprese legali ed illegali sono sempre più intrecciate, la linea di demarcazione tra "imprenditori" e "criminali" si è assottigliata. I rapporti affaristici tra criminali, politici e membri dei servizi segreti hanno corrotto le strutture dello stato ed il ruolo delle sue istituzioni, comprese quelle militari.



Michel Chossudovsky è l'autore del best seller: America's "War on Terrorism", edito da Global Research. E' docente di Economia presso la Università di Ottawa e Direttore del Center for Research on Globalization. 


Articolo in lingua inglese pubblicato sul sito Global Research
Link diretto all'articolo:
http://www.globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=3294

Traduzione a cura di Anticorpi


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