09 settembre 2010

Siete pronti a fare la rivoluzione?

Siete pronti a fare la rivoluzione?

velvet

 Ieri Michele Placido difendeva Renato Vallanzasca, parlando di una vera e propria etica del male, rispetto a quelli che dal Parlamento orchestrano le loro malefatte facendo di peggio.

Oggi Mario Martone, intervistato in occasione della presentazione di "Noi credevamo", il suo ultimo film dedicato a Giuseppe Mazzini, dice dei carbonai:
« Credevano nella democrazia, nella giustizia, nella lotta armata per un'Italia unita. »
  E, riconoscendo che viviamo in una democrazia incompiuta, si augura che il suo lavoro sia da sprone per i cittadini dormienti, stimolando gli italiani a impegnarsi per l'unità.

  Il sospetto francamente viene. Stiamo forse assistendo ai primi segnali di un'Italia stanca di subire, esasperata, i cui intellettuali iniziano in qualche modo, in sordina, a sdoganare l'uso della violenza come uno strumento accettabile per fermare questo lento, progressivo e inesorabile decadimento?

  Questo blog è frequentato perlopiù da persone insofferenti al degrado etico e morale del sistema, per cui rappresenta un campione attendibile per fornire una stima sulle massime temperature che la febbre da esasperazione collettiva può raggiungere.

 Rispondi a questa domanda:
Giustificheresti una nuova lotta armata?
 Sì, ormai non vedo altre soluzioni
      Sì, se le cose dovessero peggiorare ulteriormente
      No, concepirei l'uso della violenza solo come ultima, estrema risorsa
      No, la violenza è sempre e comunque inaccettabile
       
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